6
Tv interattiva: un nuovo modo di fruire la tv, modificandola a proprio
piacimento.
La Tv digitale oggi si presenta con un’offerta più ampia e più diversificata,
legata alle potenzialità tecnologiche del digitale stesso.
La compressione numerica aumenta il numero dei canali, permette di poter
offrire un maggior numero di prodotti e, quindi, di avere dei canali molto
più attraenti di quelli presenti nella Tv analogica. Si tratta, allora, di uno
sviluppo soprattutto quantitativo rispetto all'offerta analogica, che, tuttavia,
rispetto al consumo, non cambierebbe profondamente, almeno finora, il
rapporto tra lo spettatore e modalità di fruizione dei prodotti.
Ritengo che oggi due siano i fenomeni da tenere in considerazione: il
primo riguarda l’atteggiamento del consumatore, che tende a rimanere
conservativo rispetto ad una tecnologia che invece è molto innovativa; il
secondo aspetto, invece, concerne una modalità di fruizione che molto
spesso è collegata anche alla tecnologia di distribuzione e che potrebbe
portare a forme di fruizione molto più avanzate e molto più evolute,
permettendo un livello di interattività quasi totale.
Ma è davvero così? Lo spettatore si sente davvero attivo? Quali sono i
mezzi a sua disposizione? E inoltre, è davvero questo ciò che desidera o
vuole mantenere quella dimensione di tranquilla ricezione e silenziosa
accondiscendenza? E ancora, quali sono le esperienze televisive che
rendono lo spettatore realmente attivo?
A questo si cercherà di dare risposta, nella coscienza che una dimensione
così ampia come quella della comunicazione poco può essere esemplificata
in dati e statistiche.
Si comincerà dando uno sguardo al passato, tracciando brevemente le tappe
fondamentali che hanno portato alla situazione attuale, facendo particolare
7
riferimento alla Rivoluzione digitale che, sebbene cominciata da qualche
anno, non accenna ad arrestarsi, trovando nuove soluzioni al limite tra la
realtà e i più famosi romanzi di fantascienza.
Sarà presentata la cosiddetta «Rivoluzione copernicana» nei suoi aspetti
tecnici, lo sviluppo di sistemi di compressione e trasmissione del segnale
televisivo, di sistemi di ricezione e decodifica del segnale digitale, e pratici,
facendo particolare riferimento alle nuove possibilità offerte dalla banda
larga, dal satellite, dal cavo e dall’interattività ad essi connessa.
Verranno analizzati tre livelli di interattività, requisiti indispensabili per la
TV digitale affinché si possa parlare effettivamente di comunicazione
interattiva per ciò che riguarda gli esiti e i risultati del dialogo interattivo
che l’utente instaura con e attraverso il televisore. A tal proposito, saranno
distinte due tipologie di interattività: di selezione e di contenuto.
Nel terzo Capitolo verrà dato uno sguardo alla situazione europea,
evidenziando le esperienze fino ad oggi realizzate nello sviluppo di servizi
digitali e dell’offerta televisiva digitale in ogni singolo paese.
Dal confronto con le esperienze europee emergerà come la realtà televisiva
sia un fenomeno legato a ciascuna Nazione, e come essa assorba e rifletta i
tratti sociali e culturali del paese in cui si origina. Vedremo, allora, come
ciascuna nazione opti per una scelta nazionale per il passaggio al tutto
digitale, e come questo derivi dalle condizioni economico-sociali del paese.
Il quarto Capitolo è dedicato alla presentazione dell’excursus evolutivo
teorico che ha caratterizzato la letteratura mediatica dai primi tentativi
teorici fino alle interessanti e promettenti derive etnometodologiche.
In un secondo momento, prenderò in considerazione l’ambito dei servizi
offerti dai nuovi media, in particolare dalla Tv digitale interattiva, nelle sue
differenti tipologie, con riferimento particolareggiato per la Tv On Demand,
8
e il nuovo ruolo del spettatore televisivo ormai sempre più attivo e
indipendente nelle pratiche di consumo.
Lo spettatore può, finalmente libero da ogni vincolo di palinsesto, scegliere
cosa vedere in qualsiasi momento. L’offerta di contenuti è molto ampia
rispetto alla programmazione generalista e proviene sia dall'archivio delle
emittenti sia dalla programmazione corrente, nonché dalla programmazione
cinematografica e sportiva recente.
L’ utente televisivo, non più solo spettatore, potrà far cadere la scelta tra i
programmi di una lista molto lunga di canali, che permetteranno di
prenotare film (Video On Demand) e punteranno sul gioco e sulla
possibilità di costruirsi i propri programmi (Tv interattiva).
Si tratta, come si vedrà in seguito, di un percorso sinusoidale, per nulla
coerente con le classificazioni tradizionali che sanciscono lo spazio
televisivo diviso in fasce orarie e determinano il target-pubblico in base alla
disponibilità di tempo libero ipotizzato.
Nel quinto e sesto Capitolo si analizzerà, a tal proposito, il caso Rai Click,
la prima Tv On Demand in Italia. Saranno analizzati l’architettura
informativa, il processo di produzione dei contenuti digitali, la linea
editoriale e, infine, l’interfaccia del sistema. Per fare ciò, la tecnica di
analisi impiegata sarà la Task Analysis - tra le nuove metodiche di indagine
- che permette di indagare il livello di usabilità dei prodotti multimediali
interattivi.
Nel settimo Capitolo verranno presentati i dati di una ulteriore e
complementare ricerca, realizzata con l’idea di tentare di indagare il
rapporto che si sta instaurando tra le nuove tecnologie e l’utente modello,
ormai non più solo spettatore inconsapevole della programmazione
televisiva. Questo è sembrato essere un ottimo spunto d’analisi che possa,
9
da qui e in futuro, rispondere ai più diffusi interrogativi circa la natura del
dialogo e gli effetti che tale rapporto possa generare nella relazione
dell’individuo con il mezzo elettronico e degli individui tra di loro. Le
prime domande che sono sorte riflettendo sul nuovo concetto di
telespettatore e sui nuovi media hanno riguardato, in una prima fase, il
punto di vista dell’utente rispetto a tale rapporto, la sua propensione alla
crescita sociale, oltre che alla creazione di una nuova impostazione sociale
che lo vede attento protagonista del processo di rimediazione dello scenario
comunicativo, di un sé mediato, rimediato e ipermediato. Conoscere le
implicazioni che soggiacciono a tale cambiamento di rotta, nel processo di
creazione e maturazione del sé, è necessario anche per conoscere quale
possano essere gli sviluppi futuri che l’utente si aspetta o che prevede
possano essere realizzati e utilizzati quali strumenti di crescita ulteriore, di
sviluppo e mantenimento della propria individualità e collettività.
L ’obbiettivo è di rispondere agli interrogativi più sopra formulati e arrivare
a delle conclusioni che possano fare chiarezza ad entrambi i soggetti
dell’interazione (Emittenti e Riceventi) sulla relazione da essi stretta
proprio grazie alle risposte di un pubblico molto particolare gli internauti,
ferrato nell’uso di nuove tecnologie.
11
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare il mio relatore, prof. Alberto Marinelli per la fiducia
avuta in me e per l’autonomia concessami nella stesura del presente lavoro,
spero di aver parzialmente soddisfatto le sue aspettative; Alessandro
Carbone, Valeria Panfili, Ornella Nicotra e gli altri colleghi di Rai Net,
grazie ai quali ho trascorso tre mesi formativi nel mondo della televisione
che hanno pienamente soddisfatto le mie previsioni, Alessandra Solarino
per la disponibilità e la fiducia dimostratami; la mia famiglia che ha
creduto in me e nelle mie possibilità sostenendomi sia economicamente e
soprattutto moralmente in questa mia esperienza universitaria, sono
orgogliosa di ciascuno di loro; un ringraziamento speciale a Marco
D’Amico, che da tre anni ormai condivide con me successi e delusioni,
incoraggiandomi a non mollare mai e ad essere orgogliosa di ciò che sto
per realizzare, a lui devo molto, grazie davvero.
13
PRIMO CAPITOLO
LA TV: UN MEDIUM IN PERENNE EVOLUZIONE
1.1 Evoluzione del sistema televisivo
Il termine television è ideato dallo scrittore americano Gernsback che, nel
1909, pubblica un romanzo di fantascienza dal titolo “Ralph 124C41”, un
saggio di previsione tecnologica tuttora difficilmente superata, nel quale
sono annunciate una serie di invenzioni poi effettivamente realizzate: la
pubblicità volante, la radiodiffusione, la trasmissione di immagini (telefoto),
la televisione e la telefonia video, la registrazione su nastro (magnetica), il
juke-box.
Nove anni più tardi, nel 1918, avviene la prima trasmissione di immagini per
via radiotelegrafica attraverso il tubo elettronico, per opera di Dieckmann.
Sono gli anni Venti del Novecento e le sperimentazioni di trasmissioni si
sviluppano da un capo all’altro della Terra. E’ il 1924 quando Karolus
realizza, presso i laboratori della Telefunken di Berlino, il primo dispositivo
televisivo con il quale verranno realizzate trasmissioni fra la stessa Berlino e
Lipsia e poi ancora tra Roma e Rio de Janeiro.
14
Il primo apparecchio completamente elettronico verrà realizzato, però, solo
nel 1939 presso la Radio Corporation of America negli USA. Negli stessi
anni, sempre negli USA, avvengono le prime trasmissioni a colori, ad opera
della Columbia Broadcasting Corporation (CBC)
Ciò dimostra come la televisione sarebbe potuta diventare un medium
domestico già parecchi anni prima della sua effettiva diffusione, se non fosse
intervenuto un evento eccezionale che ne determinò il rallentamento: la
Seconda guerra mondiale.
Per tutta la sua durata, infatti, ogni sperimentazione è congelata, per
ripartire con maggiore forza al termine del conflitto. Nel 1951 viene
realizzata la prima trasmissione televisiva coast to coast della storia.
Naturalmente i primi apparecchi televisivi sono dotati di schermi dalle
dimensioni piuttosto ridotte e hanno un costo elevato (circa 300 dollari); ciò
comporta una limitata diffusione tra i ceti più abbienti e l’assenza quasi
totale tra i ceti medi.
Gli anni successivi vedono, però, una diminuzione del prezzo
dell’apparecchio e un contemporaneo miglioramento della qualità della
visione nonché dell’affidabilità tecnica. Per tutti gli anni Cinquanta le
trasmissioni avvengono in diretta: nella seconda metà degli stessi anni
avviene una invenzione che cambia radicalmente il concetto stesso di
televisione, consentendo non solo trasmissioni in diretta ma anche in
differita e , soprattutto, la possibilità di conservare i programmi e le
emissioni
1
.
1
Assante E. (A.A. 2003-2004), Materiale didattico, articolo reperibile al sito
http://www.comunicazione.uniroma1.it/nuovi_media/lezione3.doc
15
Negli anni ’60 e ’70, mentre gli Usa raggiungono circa i 55 milioni di
apparecchi televisivi e le trasmissioni cominciano ad essere trasmesse a
colori con una certa continuità, negli stati europei vengono installati le prime
reti televisive: la diffusione del televisore cessa di essere una caratteristica
prettamente statunitense. I numeri possono chiarire questa differenza: quasi
il 99% delle famiglie americane possiede un apparecchio all’inizio degli
anni ’70, al contrario dei paesi europei con un apparecchio ogni 4,4 abitanti.
Proprio in questi anni, la televisione ha una crescita tecnologica repentina,
dovuta soprattutto all’invenzione e all’utilizzo dei transistor e dei circuiti
integrati che, oltre ad essere un ulteriore passo avanti nel processo di
miniaturizzazione degli apparecchi, eliminerà una serie di operazioni di
saldatura e cablaggio, diminuendo drasticamente i costi di produzione
2
.
Nello stesso periodo, si diffonde negli Stati uniti e nel Nord Europa un
sistema di trasmissione via cavo, che sfrutta cavi in fibra ottica o telefonici
per ovviare al problema della cattiva ricezione del segnale via etere. «La
trasmissione via cavo, molto simile a quella via etere, offre una maggiore
possibilità di scelta. Pagando un canone mensile si riceve un servizio basic,
comprendente i network trasmessi via etere più alcuni canali particolari che
trasmettono condizioni e previsioni del tempo, sport, programmi religiosi,
notizie, informazioni sui servizi pubblici […]. Pagando una quota
addizionale si possono aggiungere canali di film o altri servizi particolari
3
».
Parallelamente alla diffusione delle trasmissioni via cavo, si hanno le prime
esperienze di trasmissione satellitare, realizzate mediante i satelliti delle
aziende di telecomunicazione. Il costo alto della parabola e le dimensioni
2
Ibidem.
3
Ball -Rokeach, (1989) Teorie delle comunicazioni di massa, Il Mulino, Bologna.
16
piuttosto ingombranti della stessa hanno rappresentato un ostacolo alla sua
diffusione, limitandone l’uso alla sola comunicazione tra gli operatori e i
network o stazioni affiliate. Più tardi, lo sviluppo tecnologico ha portato
dentro l’ambito domestico la ricezione satellitare, con una percentuale di
diffusione simile sia in Europa che oltreoceano.
Gli anni Ottanta vedono il lancio dei primi servizi a pagamento: nasce la
Hbo, la prima pay-tv della storia americana, in grado di offrire servizi
specializzati e diretti ad uno specifico target di pubblico. Da questo punto in
poi, il ruolo del televisore cessa di essere quello di “scatola delle
meraviglie” per ricoprire quello di centralina multifunzionale alla quale è
possibile collegare diverse periferiche, dall’ormai vecchio videoregistratore
al più recente lettore dvd, fino ad arrivare all’integrazione col Personal
Computer. La sperimentazione comunque non si arresta e procede, col
nuovo millennio, verso il miglioramento dell’esperienza televisiva, legato
soprattutto all’abbandono della trasmissione analogica in favore del digitale
e delle opportunità ad esso connesse.
Possiamo a questo punto, tracciare una linea di sviluppo del sistema
televisivo, fissando degli intervalli di tempo (fasi) che, per evoluzione
tecnologica e ricchezza di contenuti, hanno caratterizzato la storia della
televisione (vedi tab. 1) .
17
Fase della scarsità
Anni ’40 - ‘70
Fase intermedia
Anni ’80 - metà anni ‘90
Fase dell’abbondanza
A partire da metà anni ‘90
Scarsità di frequenze
Distribuzione terrestre
Scarsità dei canali
TV come bene pubblico
Accesso universale
Scarsità delle frequenze terrestri
Aumento modalità distributive: cavo, satellite, terrestre
Incremento dei canali
TV come impresa economica
Accesso universale e selezionato
Numero illimitato di canali
Specializzazione dei consumi
Personalizzazione dell’offerta
Complementarità con il modello
analogico
TV analogica
generalista
TV analogica
generalista + canali tematici free/pay
TV Digitale
generalista + canali tematici free/pay +
servizi interattivi e a richiesta
Tabella 1 Fasi di sviluppo della televisione. Fonte: elaborazione Italmedia Consulting
1.1.1 Fase della scarsità
La prima fase caratterizza tutto il primo periodo prototelevisivo e
paleotelevisivo, sia esso statunitense che europeo.
Negli Stati Uniti la tecnologia elettronica televisiva era stata messa a punto
già negli anni Venti e Trenta. Nel ’39, infatti, si hanno le prime trasmissioni
sperimentali. La diffusione del televisore, come anticipato sopra, fu
rallentata da due problemi: lo scoppio della Seconda guerra mondiale e il
congelamento decretato dal governo. Due anni più tardi la Federal
Communication Commition (FCC) dà il via libera alle prime trasmissioni per
uso domestico, approvando il conseguente avvio delle sperimentazioni dei
piani per lo sviluppo del mezzo.
In Italia il ’39 segna anch’esso l’inizio delle trasmissioni sperimentali, anche
se il ritardo accumulato dal paese per la sperimentazione sulla «radiovisione
18
circolare»
4
sarà uno dei motivi della tanto citata anomalia del caso italiano
(Morcellini, 1986). In Europa è la Germania nazista a realizzare il primo
spettacolo televisivo regolare, nel 1935, definito dagli stessi capi del regime
come il primo al mondo.
Ma è negli Stati Uniti che il mezzo conosce una crescita e una diffusione
senza precedenti. La fine del conflitto determinò il rifiorire del benessere
economico e l’aumento della possibilità di acquisto da parte delle famiglie
americane, ancora più marcato data l’uscita del paese dalla crisi economica
degli anni Trenta. L’incremento del potere d’acquisto e i dati di crescita
vertiginosi del televisore (fig. 1) resero necessario, come anni prima per la
radio, l’intervento del governo sul controllo delle frequenze televisive. La
crescita delle domande di nuovi permessi di trasmissione fu il risultato di
questa corsa al benessere.
0
20
40
60
80
100
120
1940 1950 1960 1970 1980 1990
Anno
T
e
l
e
v
i
s
i
o
n
e
totale apparecchi
Apparecchi a colori
Figura 1 Curva di diffusione della televisione. Percentuale di famiglie con Tv negli Stati Uniti (1945-1985)
5
4
Sorice Michele (2002), Lo specchio magico. Linguaggi, formati, generi, pubblici della
televisione italiana, Editori Riuniti, Roma.
5
Ball -Rokeach, (1989) Teorie delle comunicazioni di massa, Il Mulino, Bologna, pag. 127.
19
Il fatto che, fino ad allora, la televisione era in grado di trasmettere solo
tredici canali VHF in tutto il paese determinò l’intervento severo del
governo per evitare il verificarsi di interferenze del segnale. Era necessario
capire in che modo si producevano le interferenze nelle trasmissioni terrestri
e organizzare, di conseguenza, un piano che arrivasse ad una razionale
dislocazione degli impianti di trasmissione. In questa situazione la FCC si
pronunciò per il blocco temporaneo dei permessi a trasmettere che si
protrasse fino al 1952, quando fu revocato il blocco delle licenze, e le
domande da parte di nuove stazioni arrivarono da regioni del paese del tutto
scoperte.
Si può notare come, negli anni seguenti alla fine del conflitto, soprattutto in
Europa, l’ atteggiamento accentratore caratterizzi l’intera disciplina del
sistema televisivo. Questo atteggiamento a favore di un regime pubblicistico
derivò delle caratteristiche tecniche del mezzo.
Inizialmente, il nuovo medium ereditò gran parte della tradizione
radiofonica, sia riguardo le strategie di finanziamento che i generi di
trasmissione, operando un vero e proprio travaso di esperienze e
competenze: l’idea stessa di network si sviluppa con la radio.
In Italia il fenomeno televisore ebbe una diffusione decisamente inferiore
rispetto agli Stati Uniti e questo derivò sicuramente dal livello di benessere
delle famiglie americane, ma anche dalla situazione di lenta ripresa del
nostro paese, che fiorirà di colpo negli anni Sessanta.
I primi televisori che compaiono nei negozi erano dei grandi mobili con
incastonati i primi cinescopi ancora circolari dal costo 250.000 lire,
diminuendo in un anno fino a 160 – 180 mila lire, sempre eccessivo se
paragonato alla una paga di un operaio di circa 40.000 lire al mese.
20
I bar, le locande e le cantine con televisore si trasformarono in vere e proprie
sale cinematografiche con ordinate file di sedie per gli spettatori.
Gli anni ’60 e ’70 vedono un periodo di intense trasformazioni istituzionali
determinati dall’affermarsi di nuovi principi e regole nei rapporti tra Stato e
emittenti e tra lo stesso e i cittadini.
In verità, la disciplina televisiva rimane sostanzialmente invariata per molti
anni, a favore del modello pubblicistico. In ambito europeo, l’abbandono di
tale modello era tutt’altro che facile, proprio per l’assenza di una espressa
disciplina del mezzo radiotelevisivo.
Da qui lo sviluppo di un intenso dibattito, soprattutto in ambito europeo
6
,
che ebbe come argomento centrale le caratteristiche prettamente tecniche del
mezzo, le frequenze via etere limitate e il suo impatto sociale sulla
informazione e sulla formazione sia culturale che politica dei cittadini. Su
questa base si è proceduto, in quegli anni, ad una riforma del regime
pubblicistico in favore di un rapporto equo tra servizio pubblico e
pluralismo informativo
7
. Si trattò di leggi che, seppur differenti nelle
applicazioni dei singoli stati europei, mantenevano un elemento base in
comune: il tentativo di elaborare un compromesso tra monopolio pubblico e
le esigenze di una informazione quanto più libera e imparziale possibile.
6
Negli Stati Uniti, infatti si sviluppò velocemente un tipo di trasmissione via cavo, che
garantiva una assenza di interferenze e una copertura totale del territorio.
7
Caretti P.(2001), Diritto dell’informazione e della comunicazione, stampa, radiotelevisione,
telecomunicazioni, teatro e cinema, Il mulino, Bologna.
21
1.1.2 Fase intermedia
Con l’inizio degli anni Ottanta prende il via la seconda fase dell’evoluzione
del sistema televisivo. E’ in questi anni, infatti, che in molti paesi si assiste a
una serie di cambiamenti sull’assetto del sistema televisivo europeo, che
comportò un grande salto qualitativo nel processo di riforma del regime
pubblicistico
8
.
Fu questa una fase molto delicata, caratterizzata da una serie di accelerazioni
tecnologiche (reti via cavo, satellite
9
e cosi via), che portarono al
superamento della limitatezza tecnica del mezzo e della crescente pressione
proveniente dal mondo imprenditoriale e pubblicitario, per una
liberalizzazione prima e per una successiva privatizzazione dell’attività
radiotelevisiva
10
.
La prima fase di liberalizzazione vide come protagonista il settore della tv
via cavo. Già nel decennio precedente questo tipo di comunicazione era stata
autorizzata secondo certi condizioni e limiti.
8
Ibidem.
9
Verso la fine degli anni Ottanta, i satelliti provenienti dal mondo delle telecomunicazioni di
Intelsat e Eutelsat coprivano vaste aree internazionali, quasi la totalità del territorio europeo. Il
primo a sperimentare questo tipo di trasmissione satellitare in Europa fu Rupert Murdoch, che
avviò nella metà degli anni ’80 la prima TV satellitare free-to-air, convito che le possibilità di
copertura territoriale garantite dall’uso del satellite, avrebbero fatto affluire alla sua iniziative
un grosso rientro economico dal mondo pubblicitario.
10
Caretti P.( 2001) Diritto dell’informazione e della comunicazione, stampa, radiotelevisione,
telecomunicazioni, teatro e cinema, Il mulino, Bologna.