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INTRODUZIONE
Le transazioni che nascono dall’e-commerce hanno presupposti diversi
da quelle che avvengono nell’ambito degli scambi commerciali
tradizionali: l’assenza di intermediazioni e vincoli di natura fisica,
geografica e temporale costituisce l’aspetto distintivo del nuovo
business basato sull’avvento delle nuove tecnologie che stanno
rendendo sia la produzione che il web-marketing sempre piø customer
oriented a seconda della domanda del consumatore; un consumatore
che oggi appare sempre piø come soggetto agente e protagonista nella
delicata fase della transazione, perchØ ricerca informazioni sui
prodotti e servizi, confronta le loro caratteristiche, compie vere e
proprie ricerche di mercato, facendo quindi scelte ragionate e non
d’impulso come invece può accadere nel mondo fisico-reale; il
cyberconsumatore approda alla rete con una gerarchia di bisogni già
strutturata e in quanto soggetto attivo va convinto con metodi di
ancoraggio dedicati.
Ma non per questo è ammissibile un ‘abbassamento di guardia’ nella
questione relativa alla tutela del cyberconsumatore che, come si vedrà
nel resto della trattazione, acquista un’importanza centrale per lo
sviluppo dell’ e-commerce.
Il problema della definizione terminologica di e-commerce o
commercio elettronico va affrontato respingendo ogni tentativo di
incasellarlo in categorie concettuali troppo rigide, che mal si adattano
alla sua continua evoluzione.
Non potendo comunque rimanere privi di almeno un’idea sostanziale
di ciò che esso rappresenta, si riporta la definizione di una delle piø
autorevoli riviste internazionali l’Harvard Business Review che lo
definisce, nell’ambito dell’economia mondiale, come “l’innovazione
4
piø importante nel campo del marketing, dall’avvento del brand
management e delle reti televisive, innovazione resa possibile dai
risultati piø significativi della tecnologia dell’informazione.
1
”
Infatti, i vantaggi offerti dall’avvento delle nuove tecnologie, prima tra
tutte Internet, la Rete delle reti, e lo svilupparsi del commercio
elettronico, consentono indubbi vantaggi almeno sotto due aspetti: per
chi sfrutta il nuovo canale come opportunità di aumento della
competitività aziendale e per chi alla rete si rivolge per la domanda di
determinati beni.
Sotto il primo profilo infatti, l’e-commerce si traduce in un
accrescimento dell’efficacia della comunicazione aziendale verso
l’esterno, al fine di sollecitare l’interesse dei clienti attuali e
potenziali, il tutto con enormi vantaggi in termini di velocità e di
costi: l’ utilizzazione delle rete come canale di vendita fa si che l’e-
commerce non sia semplicemente una nuova modalità di vendita ma
un vero e proprio modo, del tutto inedito, di stare sul mercato che sta
modificando le basi stesse dell’economia e che spinge quindi a
ridefinire, entro ambiti specifici, quelle che sono le tradizionali
categorie concettuali di commercio, consumatore, consumo, tutti
aspetti che saranno approfonditi nel primo capitolo.
Per quanto riguarda il secondo profilo, il vantaggio del commercio
elettronico si manifesta per i consumatori sotto diversi punti di vista:
con Internet essi riescono ad accedere a un numero illimitato di
informazioni commerciali, servizi, prodotti; seduti davanti al
computer possono confrontare le offerte di tutti i venditori, arrivando
così ad ottenere ciò che meglio soddisfa le loro esigenze al prezzo piø
basso.
1
Citato in M. Morelli, Il commercio elettronco: dall'immagine al profitto, Milano,
2005, p.28.
5
Allo stesso tempo c’è da prendere atto dei diversi fattori di ostacolo
ad un pieno sviluppo del commercio elettronico, come ad esempio una
cultura aziendale che ritiene sufficiente trasporre on line lo stesso stile
organizzativo di cui l’azienda si avvale nel mondo reale (anzichè
adottare un modello specifico) e, piø in generale, nonostante siano
introdotte nuove norme, una insufficiente regolamentazione in questo
campo che fa avvertire come esigenza primaria la tutela del
consumatore lungo tutto il processo di acquisto.
Il presente lavoro, quindi, dopo una prima analisi sociologica sulle
origini del consumo, sulle differenze tra cyberconsumatore e
consumatore del mondo reale e un approfondimento sugli aspetti
specifici del commercio elettronico e della sua normativa di
riferimento, nel secondo capitolo vorrà qualificare il valore da
attribuire all’attività svolta in rete, passaggio essenziale per mettere
ancora in luce quelle che sono le differenze o punti in comune delle
modalità di formazione dell’accordo telematico rispetto alle
disposizioni del Codice Civile; il tutto con l’obiettivo finale di
analizzare il corpus di norme sulla tutela del consumatore, mettendo
in evidenza quelle applicabili, nello specifico, al commercio
elettronico.
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CAPITOLO 1
ORIGINI DELL’E-COMMERCE
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1.1. Il consumatore tra commercio tradizionale ed e-commerce
Negli ultimi decenni il consumo è stato continuamente oggetto di
attenzione da parte degli studiosi che ne indagano in profondità le
conseguenze, dirette e indirette, sul piano economico, sociale e
giuridico.
E’ infatti solo nel nostro secolo che il consumo, come fenomeno di
massa, è divenuto una caratteristica essenziale e fondamentale della
società.
Uno dei momenti principali nello sviluppo della cultura dei consumi è
stato senza dubbio l’introduzione dei grandi magazzini a metà del XIX
secolo; quest’innovazione si ebbe grazie ai mutamenti verificatisi nel
sistema produttivo: le fabbriche immettevano sul mercato sempre piø
beni ed era quindi necessario trovare nuovi sbocchi per queste merci;
il processo di industrializzazione favorì quindi la realizzazione di
enormi empori in cui si poteva trovare di tutto. Lo shopping nei grandi
magazzini aveva caratteristiche diverse da quello che avveniva nei
negozi tradizionali: i prezzi erano fissi e questo comportava la
sparizione di quell’interminabile contrattare e tirare sul prezzo che
fino ad allora aveva caratterizzato l’acquisto; inoltre l’ingresso era
libero e questo comportava che non si era piø obbligati a comprare.
Nei nuovi negozi inoltre potevano entrare persone di ogni classe
sociale e quindi ognuno poteva accedere, a suo modo, a una forma di
consumismo, realizzando quella che viene chiamata la
“democratizzazione del lusso.”
2
Infatti prima dell’avvento dei grandi magazzini i negozi erano
caratterizzati da una grande specializzazione, poichØ non vendevano
una serie di prodotti, ma un’unica tipologia merceologica.
2
P. Corrigan, La sociologia dei consumi, Milano, 1999, p.92.
8
In secondo luogo, una caratteristica ben precisa riguardava il modo in
cui si svolgeva la compravendita dopo che il cliente era entrato nel
negozio. Tale prassi è ben descritta da Rudi Laermans
3
:
“Il cliente si impegnava implicitamente in un doppio contratto
con il mercante: doveva effettuare l’acquisto ad un prezzo che
era sempre soggetto a contrattazione. Nella maggior parte dei
casi, il cliente non aveva un’idea molto precisa di quale tipo di
merce avrebbe portato a casa. I prodotti non erano pubblicizzati e
non erano neppure in esposizione; il venditore prendeva la merce
da cassetti o armadi chiusi, la raccomandava e ne faceva gli elogi
in maniera indiscriminata e, su richiesta, menzionava un prezzo
che poi bisognava contrattare.”
Quindi chi decideva di entrare in un negozio di tipo tradizionale
doveva uscire con un acquisto: c’era quindi una sorta di contratto
tacito sul fatto che se il negoziante investiva una certa quantità di
tempo per cantare le lodi delle sue merci e nel persuadere il cliente
all’acquisto, tale sforzo doveva essere remunerato. Il cliente sembrava
quindi acquistare non solo la merce, ma anche lo sforzo compiuto dal
venditore per promuoverla.
Inoltre con tale sistema gli oggetti erano spesso nascosti alla vista,
quindi non era possibile guardare le vetrine; a peggiorare le cose si
aggiungeva il fatto che non era possibile rendere la merce nØ effettuare
cambi.
I punti essenziali del commercio tradizionale delle origini, che
denotano la mancanza assoluta di forme di tutela degli interessi dei
compratori, sono ben descritti da Peter Corrigan
4
:
“Un acquirente di oggi che viaggiasse nel tempo, si troverebbe
quindi di fronte a molte stranezze fra le quali: negozi che
3
Laermans (1993) citato in Peter Corrigan, op.cit., p.94.
4
P. Corrigan, op.cit., p.95.
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vendono un solo tipo di merci, impossibilità di entrare in un
negozio solo per guardare, l’obbligo di acquisto, l’assenza di
prezzi fissi e persino di un prezzo di mercato cui fare
riferimento, nessuna indicazione precisa del tipo di merci che si
possono trovare in quel negozio, nessuna possibilità di cambiare
o restituire la merce e quindi nessun indennizzo in caso di
problemi”.
Lo sviluppo urbano, la produzione di massa, la rivoluzione nei
trasporti e infine la ridefinizione dell’assetto urbano delle città ebbero
tutti la loro importanza nello sviluppo dei grandi magazzini e nel
porre fine a quelle restrizioni che caratterizzavano il commercio delle
origini; dopo la loro comparsa infatti merci di vario genere vengono
vendute nello stesso negozio, i prezzi sono fissi, l’ingresso è libero, è
possibile restituire o cambiare ciò che si è acquistato, e l’esposizione
delle merci e della pubblicità diventano essenziali per il successo
della compravendita.
1.2. Il consumatore tra commercio tradizionale ed e-commerce:
questioni definitorie
Quando parliamo di commercio elettronico si è in presenza di
un’ulteriore evoluzione del commercio “tradizionalmente” inteso: si è
infatti assistito ad una evoluzione delle modalità e dei luoghi tipici
dello scambio passando dalla bottega al supermercato, all’ipermercato
e infine all’e-commerce. L’elemento caratterizzante tale evoluzione è
stato quindi il passaggio dal contatto diretto ed abitudinario tra il
venditore e l’acquirente alla spersonalizzazione del rapporto nella
grande distribuzione, per approdare infine, con l’e-commerce, ad un
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sistema nel quale non c’è piø neanche lo spostamento fisico del
compratore nel luogo di vendita. Anzi, è assolutamente irrilevante la
distanza che separa i due contraenti.
Con la nascita di Internet sono state introdotte on-line tutte quelle
innovazioni che hanno permesso al commercio tradizionale in due
millenni di evolversi, come ad esempio una rete planetaria
(infrastrutture), l’ampiezza di banda (velocizzazione dei mezzi di
scambio), l’intermediazione di circuiti di pagamento internazionali e
sicuri (miglioramento della sicurezza e facilitazioni negli scambi
economici), l’utilizzo di browser e il consolidamento della lingua
inglese (abbattimento delle barriere e linguaggio universale). Tutto ciò
ha creato un nuovo modus di fare commercio che ha assunto carattere
di rilevanza economico-sociale tale da condizionare sempre di piø le
scelte d’acquisto dei consumatori nonchØ le strategie commerciali
degli operatori economici i quali, ad esempio, nell’adozione di forme
di comunicazione one to one – essenziali nel passaggio da ambienti di
vendita face-to-face ad ambienti di relazione virtuale – riescono, in
maniera piø incisiva, ad instaurare e mantenere un rapporto con il
cliente.
Infatti è solo con l’avvento di Internet che il commercio elettronico
consente di raggiungere moltissimi clienti, anche in modo mirato, e
oltretutto con enormi risparmi di costi perchØ le imprese che operano
in rete possono essere svincolate sia dall’apertura di nuovi punti
vendita, sia dalla gestione della rete distributiva.
Ma allo stesso tempo il commercio elettronico pone delle difficoltà
legate alla individuazione del regime dei contratti conclusi via
internet, alle comunicazioni commerciali, alla sicurezza delle
transazioni e ai metodi di risoluzione delle controversie e, piø in
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generale, alla tutela del consumatore.
Ed è proprio da tale ultimo aspetto che bisogna partire, sebbene nella
definizione dello stesso incidano aspetti economici, sociologici oltre
che giuridici
5
:
“La terminologia economica e sociologica dei consumi da
qualche tempo è usata anche nelle analisi dei giuristi, creando
qualche problema interpretativo..a questi equivoci si può
sfuggire collocando la problematica dei consumi e le questioni di
tutela del consumatore nella giusta prospettiva.”
L’indagine prospettica va quindi spostata sul piano oggettivo,
considerando la tutela del consumatore come quel “complesso
normativo volto a tutelare l’integrità fisica, la salute e il patrimonio
della persona da conseguenze negative derivanti dall’immissione sul
mercato di beni o servizi di consumo.”
6
Pertanto, se nella definizione di consumatore molteplici sono le fonti
normative che tentano di delinearne il significato
7
, si può invece
affermare che unica è la definizione di commercio elettronico, così
come per la prima volta si rinviene nella comunicazione del 15 aprile
1997 della Commissione Europea che lo definisce come:
“…Lo svolgimento di attività commerciali e di transazioni per
via elettronica e comprende attività diverse quali: la
commercializzazione di beni e servizi; la distribuzione on line di
contenuti digitali; l’effettuazione per via elettronica di operazioni
5
G. Alpa, Diritto privato dei consumi, Bologna, 1986, p.51.
6
G. Alpa, Tutela del consumatore e controlli sull’impresa, Bologna, 1977, pag.
55.
7
Nella costituzione non si parla espressamente di consumatore ma di “uomo”
(art.2), “persona” (art.2), “individuo”(art. 32), “lavoratore” (art. 3). Nel codice
civile si rinvengono poi altre figure collegate al consumatore: si parla infatti di
“acquirente” nel contratto di vendita, di “danneggiato”, di “contraente debole”
etc. Ibidem, p.52.