dei lavori di Alain Caillé, Serge Latouche e Jacques T. Godbout. Al lavoro di
A. Salsano è poi da aggiungere la recente nascita dell’Associazione
Antiutilitaristica di Critica Sociale
6
, la quale si propone di sviluppare le
tematiche anti-utilitaristiche, tipiche del movimento francese, pur
sviluppandole autonomamente in relazione al contesto sociale italiano.
Come appare già chiaro dall’intestazione del M.A.U.S.S., vi è un esplicito
riferimento all’opera dell’etnologo, sociologo e storico delle religioni Marcel
Mauss e in particolare al suo saggio “Essai sur le don”.
Caillé recupera dal testo di Mauss la teoria sul dono, espressa dal triplice
obbligo di donare, ricevere e ricambiare, dalla quale trae spunto per fondare il
terzo paradigma, ovvero il paradigma del dono, attraverso il quale risanare la
società dalla deriva utilitarista: «La scommessa sulla quale si basa il
paradigma del dono è che il dono costituisca il performatore per eccellenza
delle alleanze. Ciò che le suggella, le simboleggia, le garantisce e le rende
vive…E’ donando che ci si dichiara concretamente pronti a giocare il gioco
dell’associazione e dell’alleanza…»
7
.
Ritengo che l’opera di Caillé, come voce del M.A.U.S.S., giunga ad esprimere
in una nuova prospettiva i principi fondamentali che caratterizzano la
riflessione politica e sociale in ambito filosofico, quali le questioni inerenti la
genesi della società ed il rapporto tra essa stessa e gli individui.
A partire da tali considerazioni, il mio scritto intende indagare il pensiero di
Alain Caillé seguendo due linee guida: una prima rivolta all’analisi del
momento propriamente analitico e critico, finalizzato a smantellare il
paradigma dell’utile attraverso l’analisi dell’utilitarismo e la messa in luce dei
limiti intrinseci a questo orizzonte interpretativo, e una seconda tesa a cogliere
gli elementi propositivi della speculazione, manifestati nell’elaborazione del
terzo paradigma.
6
L’Associazione Antiutilitaristica di Critica Sociale e’ attualmente presieduta da Claudio
Bazzocchi ed ha sede in Bologna
7
Caillé 1998, pag. 12
4
1 Tre registri dell’utilitarismo
La volontà di fondare un pensiero antiutilitarista passa inevitabilmente
attraverso la necessità di inquadrare le dimensioni della prospettiva
utilitarista. Affinché l’analisi di quest’ultima non risulti limitata, ma riesca a
dare ragione dell’ampiezza e delle diverse sfaccettature che la riflessione
utilitarista assume, è primariamente importante prendere in considerazione la
suddivisione dell’utilitarismo attuata da Caillé
8
.
L’autore distingue tre diversi registri dell’utilitarismo: il registro pratico,
quello teorico, definito anche come scientifico o cognitivo, e il registro
normativo o filosofico. A loro volta questi registri si manifestano in due
modalità distinte: l’utilitarismo sofisticato, o distinto, e l’utilitarismo volgare;
un’ulteriore precisazione analitica, introdotta da Caillé nel testo: “Il tramonto
del politico”, introduce una terza modalità, ossia, l’utilitarismo economicista.
Il registro dell’utilitarismo pratico descrive il piano dell’azione strumentale,
ovvero, dell’azione calcolata e rivolta a un fine. Caillé nell’esprimere il
significato pratico dell’utilitarismo si serve del concetto di
«consequenzialismo pratico»
9
per indicare il valore “matematico” e
“calcolatorio” che viene dato all’agire umano all’interno di questa prospettiva.
Le tre modalità in cui si manifesta l’utilitarismo pratico si definiscono in
relazione al tipo di interesse perseguito. Pertanto: l’utilitarismo pratico
volgare si riferisce a quegli individui che pongono fini esclusivamente
egoistici al proprio agire, mentre la variante pratica sofisticata si riferisce a
individui che agiscono non tanto per ottenere il proprio interesse in senso
esclusivo ed egoista, ma interessi superiori quali possono essere quelli
immateriali o comunque altruistici. In questo insieme possono trovare spazio
le azioni di soggetti religiosi come di soggetti politici; l’azione di questi
individui è definibile utilitarista nel caso in cui l’obiettivo religioso o politico
8
Cfr. Caillé 1991, pagg. 127-128; Cfr. Caillé 1995, pagg. 118-119
9
Caillé 1991, pag. 128
5
sia sottoposto, per l’appunto, a un processo di calcolo strumentale come unica
metodologia strategica per l’ottenimento di tali risultati. Il concetto di
utilitarismo pratico economicista riguarda, invece, l’attività pratica finalizzata
al raggiungimento e alla soddisfazione di interessi economici, ovvero,
strettamente egoistici e soprattutto materiali.
L’utilitarismo teorico o scientifico si fonda, al contrario, sull’idea che gli
individui siano assolutamente e inevitabilmente degli utilitaristi pratici,
ovvero, dei soggetti strumentali, calcolatori, indipendenti ed egoisti. La
modulazione dell’utilitarismo teorico nelle tre forme: volgare, sofisticato ed
economicista, avviene a seconda che si fondi la riflessione teorica a partire dal
postulato che l’individuo sia un utilitarista pratico volgare, sofisticato o
economicista. Pertanto una speculazione teorica che concepisca l’uomo, ad
esempio, come utilitarista pratico volgare sarà riconducibile all’utilitarismo
teorico volgare, e così via.
Caillé ritiene che il registro dell’utilitarismo teorico sia rappresentato
dall’assiomatica dell’interesse
10
e che questa sia l’ipotesi che sta a
fondamento delle scienze sociali e umane, nonché ciò che espone le stesse
alla critica antiutilitarista. Per comprendere appieno il significato del registro
teorico dell’utilitarismo è quindi importante focalizzare l’attenzione sul
concetto di assiomatica dell’interesse. Nel testo: “Mitologia delle scienze
sociali”, dedicato all’analisi del legame tra scienze sociali e utilitarismo,
l’autore dà questa definizione: «L’assiomatica dell’interesse si definisce così
in tre proposizioni strettamente legate tra loro.
Una proposizione formale: quella che afferma l’universalità del calcolo dei
loro interessi da parte dei soggetti dell’azione.
Una metaproposizione: la scienza (sociale) e la ragione consistono nel
delucidare e riprodurre i calcoli dei soggetti pratici. Viceversa, proprio
perché tali soggetti calcolano effettivamente può esistere una scienza
razionale.
10
Caillé 1995, pag. 118
6
Una proposizione semantica: il sistema di mercato, concepito come luogo
geometrico dell’azione economica degli individui o delle classi è universale
in teoria e largamente universale in pratica.»
11
.
Se si prende in considerazione la proposizione formale si può considerare
l’utilitarismo teorico come una generalizzazione del registro pratico
dell’utilitarismo, ovvero, la definizione della prassi utilitaria viene concepita
in senso universale riducendo, così, lo spazio dell’agire umano a quello
dell’agire interessato. Questo processo riduttivo non permette di pensare la
prassi in altro modo e, così facendo, esclude a priori la possibilità dell’azione
disinteressata. Tale situazione teorica colpisce inevitabilmente lo spazio etico,
infatti, l’azione etica viene a coincidere con l’azione interessata non
permettendo, dato il valore universale di quest’ultima, di concepire
positivamente la prassi non rivolta all’utile. Il processo riduttivo viene
ulteriormente amplificato dalla seconda proposizione che riduce il campo di
attività della scienza e della ragione al calcolo utilitario; questo secondo
passaggio determina un concetto di scienza e di ragione che porta a concepire
le stesse come riproduzioni e speculazioni ridondanti del processo utilitario
pratico. La seconda parte della metaproposizione va oltre affermando che la
scienza definisce la sua stessa razionalità proprio in virtù del fatto che l’uomo
è un soggetto “calcolante”; questo passaggio afferma l’avvenuta riduzione
della scienza e della ragione a mero calcolo interessato e va a determinare
coerentemente il significato di utilitarismo teorico o scientifico.
Pertanto ritengo possibile affermare che le prime due proposizioni, che
definiscono l’assiomatica dell’interesse, si propongono di interpretare l’uomo
come essere “calcolante”, e il suo metodo razionale come “processo di
calcolo”.
La proposizione semantica, che chiude la definizione dell’assiomatica
dell’interesse, completa il significato delle prime due proposizioni in quanto
fornisce “lo spazio geometrico” all’interno del quale il principio
11
Caillé 1988, pag. 23
7
dell’utilitarismo trova il suo significato antropologico autentico. Il tentativo di
concepire astrattamente l’utilitarismo non permette di cogliere la sua reale
entità, ma se viene calato nella storicità umana non possiamo che ritrovarlo
nello spazio del mercato, ovvero, nello spazio economico. La definizione
semantica che collega il senso dell’azione interessata al senso dell’azione
economica funziona fintanto che si mantiene nell’orizzonte del mercato, ma il
processo di riduzione che afferma l’universalità antropologica ed
epistemologica dell’utilitarismo teorico
12
, esposto nella proposizione formale
e nella metaproposizione, determina l’universalizzazione dello spazio del
mercato stesso. Lo spazio mercantile, inteso come perimetro dell’azione
economica e referente reale dell’assiomatica dell’interesse, assume valenza
universale nel momento in cui l’interpretazione dell’agire umano come agire
interessato, e dell’uomo come soggetto egoista e calcolante, vengono
concepiti come attributi naturali della situazione umana.
Il processo di riduzione, attuato dall’utilitarismo teorico e pratico, si completa
con l’attribuzione di un valore naturale e universale allo spazio economico del
mercato; questo non permette di concepire l’uomo come essere non calcolante
e non egoista, e, inoltre, non permette di concepire il sistema mercantile
semplicemente come un momento nella storia della società umana, ma
pretende di legittimarlo come situazione originale della stessa. La definizione
del mercato e dell’azione interessata rivolta all’utile, che si ricava
dall’assiomatica dell’interesse, chiude definitivamente la possibilità teorica
per le scienze sociali di pensare l’uomo e la società in maniera complessa. Il
fatto che le scienze sociali e umane si trovino teoricamente e cognitivamente
incapaci di dare una risposta soddisfacente ai quesiti sulla società e sugli
aspetti sociali dell’uomo, è dovuto al loro precipitare nel riduzionismo
utilitarista.
Considero utile precisare che la trattazione analitica dell’utilitarismo pratico e
teorico, o scientifico, da parte di Caillè è presente principalmente nel testo:
12
Cfr. Caillé 1988, pag.23
8
“Critica della ragione utilitaria”. In questo testo, che riassume il lavoro del
M.A.U.S.S. tra il 1981 e il 1988
13
, l’autore cerca di tracciare un quadro della
storia dell’utilitarismo attraverso l’analisi del processo che ha portato alla
dominazione teorica dell’assiomatica dell’interesse sulle scienze sociali, e
attraverso la messa in luce dei limiti teorici di questo paradigma.
Per completare questa introduzione si deve ora passare alla definizione del
terzo registro dell’utilitarismo, ovvero, il registro dell’utilitarismo normativo
o filosofico. Un’analisi approfondita dei rapporti tra filosofia politica e
utilitarismo è possibile proprio all’interno del registro normativo; in queste
pagine cercherò di dare una prima definizione di utilitarismo filosofico, per
poi in un secondo momento, approfondire l’analisi di quest’ultimo e cercare
di situarlo all’interno della tradizione della filosofia morale e politica.
L’utilitarismo filosofico o normativo ha come obiettivo quello di dare risposta
a quesiti morali, politici e giuridici attraverso una definizione di giustizia che
affermi come giusta e virtuosa ogni ipotesi tendente alla: «…Massimizzazione
della felicità di tutti o del maggior numero.»
14
; la felicità collettiva da
massimizzare può essere così definita come la sommatoria delle utilità di ogni
singolo individuo.
Se consideriamo G = Giustizia e Ui = utilità dell’individuo, allora possiamo
definire l’utilitarismo normativo per mezzo dell’equazione: G = Max Σ Ui
15
;
la possibilità di tradurre il paradigma fondante il registro filosofico
dell’utilitarismo in una equazione matematica suggerisce il valore universale
che possiede il criterio di giustizia assunto in questo orizzonte di pensiero.
Contemporaneamente a ciò diventa evidente l’impossibilità di trovare spazio,
all’interno della concezione utilitarista, per un criterio di giustizia che
determini il valore del giusto e dell’ingiusto non soltanto a partire dalla
variabile dell’utilità, ma anche a partire da quei valori che non possono essere
ridotti al paradigma dell’utile, quali possono essere i diritti umani.
13
Cfr. Caillé 1995, pag. 118
14
Caillé 1995, pag. 118
15
Cfr. Caillé 1991, pag. 128 ; Caillé 1995, pag. 125
9