LA CRITICA SPAGNOLA
PEREDA E GALDÓS LETTORI DE “LA REGENTA”
La scrittura della prima opera narrativa di Clarín avvenne totalmente in segreto. Fino
al maggio del 1884, quando Clarín portò il primo tomo de La Regenta al suo editore,
non vi fu alcuna allusione all'opera e da lì la notizia si diffuse subito. Don José de
Pereda fu probabilmente il primo ad avvertire l'autore sulla dura accoglienza che il suo
libro avrebbe ricevuto, soprattutto i colleghi da Clarín screditati erano molto curiosi di
leggere il libro del critico. Ecco un frammento di una lettera di J. Pereda del 12 marzo
1884 a Clarín
No necesito decirle cuánto deseo que ese libro se publique. Muchas gentes lo desearán también
y una buena parte de ellas con la candorosa esperanza de vengar en las flaquezas de la obra las
ronchas de las palizas del autor.
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Le pressioni intorno a lui portarono Clarín a confessare all'amico Galdós, all'inizio
dell'estate di quell'anno, le sue paure riguardanti l'elaborazione de La Regenta e il suo
futuro da critico letterario; un'elaborazione frutto della totale spontaneità della scrittura
dell'autore, una scrittura rapida ed improvvisata, una caratteristiche che fu anche un
difetto dell'opera a causa della sua lunghezza. Amici e critici ebbero qualcosa da
obiettare di fronte agli effettivi due tomi, il primo eccessivamente lungo per essere solo
espositivo e non interessante quanto il secondo. Nuovamente Pereda in una lettera del
23 giugno 1884 scrisse a Clarín “..Lo que ignoraba y al saberlo ahora por V. no me
gusta, es que se publique en dos tomos”.
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Inoltre i timori di Clarín erano
particolarmente legati alla presenza di reali personaggi di Oviedo, la sua città natale, tra
i personaggi di Vetusta, il che poteva pregiudicare l'accoglienza della sua opera prima.
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Nel gennaio del 1883 si ebbero le prime notizie de La Regenta all'interno di due
quotidiani barcellonesi, La Avanguardia e La Dinastía, mentre in generale i quotidiani
della città non conservavano abbastanza spazi per articoli di opinione ed erano per la
maggior parte conservatori; solo un quotidiano liberale, El Barcelonés, espresse
1 Fragmento de una carta de J. Pereda a L. Clarín, publicada por D. G. Fierros, “En el 150 aniversario del nacimiento
de Pereda”, in La Voz de Asturias, VIII, 20-27, 1983 e IX, 4-11-18, 1983.
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3 Antonio Vilanova, La Nueva Lectura de “La Regenta” de Clarín, Anagrama Colección Argumentos
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un'opinione a riguardo. Il madrileno El Globo definì invece La Regenta una delle
migliori opere contemporanee, altri quotidiani commentarono brevemente mentre come
a Barcellona i più conservatori furono i primi detrattori che evitarono di citare l'opera.
Egli mantenne sempre nel corso della sua vita un contatto epistolare con molti dei
suoi colleghi e amici a cui sempre chiese un'opinione letteraria.
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Pereda, uno dei più
famosi personaggi dell'epoca, decantò le qualità della sua opera in un'epistola, il
realismo dei personaggi e le indagini psicologiche, “..nada me admira tanto como esas
exploraciones por los profundos de los hombres..”
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e criticò allo stesso tempo
l'atteggiamento di Doña Paula che ripetutamente affiancava al figlio Don Fermín serve
avvenenti. Questo è riportato nella lettera del 9 febbraio 1985
Considerando así lo que conozco de La Regenta, y en conjunto, encuentro en ello un completo
derroche de ingenio y de gracia; cuadros sueltos primorosos, figuras de segundo término, como
el arqueólogo y Ronzal, de un realismo delicioso..toques de un racional sentimiento y de lícita
poesía, como los que abundan en la mayor parte de la infancia y primera juventud de la heroína,
y en casi todo el Obispo, trazos y color de maestro en la figura del antipático Magistral y
particularmente en la figura de su madre, en mi opinión el personaje de mayor relieve artìstico
que hay en la obra. Para mí no tendría pero esta gigantesca figura sin la flaqueza que Vd le
atribuye de proporcionar a su hijo criadas guapas y ponerlas a dormir cerca de él para que todo
quede en casa.
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Ancora nella stessa lettera, dopo alcune righe, Pereda avverte Clarín della possibilità
che qualche sporadico lettore veda eccessiva minuziosità di particolari nel libro e
tuttavia non sarà uno di quei lettori perchè nulla è troppo minuzioso se necessario e non
dettaglio inutile
No faltará lector impaciente que le tache a Vd de minucioso y hasta de metafìsico en
determinados parajes, y se lamente de que en otros muchos se vea más al crítico que al
novelista. No seré yo seguramente ese lector. Para mí no hay nada largo ni minucioso cuando
viene al caso, está bien escrito y abundan la gracia y la amenidad en ello.
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Galdós, famoso autore e tra i più cari amici di Clarín, espresse la sua opinione
sull'opera in due differenti lettere: la prima del 6 aprile 1885 e la seconda del 26 ottobre
1885, dopo aver letto rispettivamente il primo e il secondo tomo. Nella lettera a Clarín
del 6 aprile, Galdós sottolineava i due difetti del primo tomo, la preoccupazione della
lussuria e le dimensioni.
Bien se me alcanza que toda la vida humana, como la tierra sobre sus polos,gira sobre el pivote
de la reproducción de la especie; pero así como en la vida no aparece éste sino en ciertas y
4 María José Tintoré, La Regenta de Clarín y la critica de su tiempo, Editorial Lumen
5 Ibidem, pagina 6
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7 Ivi
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determinadas ocasiones, porque la cultura lo disimula y como que quiere aparentar otra cosa, el
libro debe a mi juicio ofrecer una veladura semejante.
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Le dimensioni sono invece influenzate dalla tendenza al naturalismo dell'autore, egli ha
visto troppo e ha voluto dipingere tutto senza distinzioni. La critica di Galdós appare
quindi molto velata nel contesto.
No es un errór de ejecución la causa de este defecto (y lo llamo así, quizá con impropiedad),
sino de concepción. Vd demuestra en esta obra condiciones excepcionales para encontrar la
impresión del natural por procedimientos de intensidad antes que por los de extensión. Pero Vd
ha visto demasiado. Ha querido pintar todo lo que ve y vaciarlo en una sola obra.
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Allo stesso modo Galdós rimase incantato dalla grazia dei personaggi, dal loro
linguaggio flessibile e dalla satira utilizzata per descriverne i tratti; anzi, è proprio nei
personaggi che secondo lui Clarín ha dato il meglio. Gli intrighi clericali gli sembrano
addirittura identici a quelli da lui stesso visti nella sua terra e tutto ciò che accade nella
chiesa gli pare assolutamente ben scritto e degno di nota. In generale egli rimase molto
colpito dalla capacità di Clarín di collegare tra di loro così tanti personaggi “con la
desenvoltura que lo hace vd atendiendo a todos y formando con las inflexiones de cada
uno un conjunto admirable”.
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En los caracteres es principalmente donde Vd ha hecho sus proezas más señaladas. (..) No me
ocupo ahora de la Regenta y del Magistral, a quienes dejo intactos hasta conocer el segundo
tomo. Lo único que anticipo es que el segundo (don Fermín de Pas) me gustó más que la
primera (Ana Ozores) aunque ésa también me gusta y mucho. (..) Las intrigas de aquel mundo
catedralesco están tan bien, que me parecía, cuando lo leí, estar viendo los tipos y sucesos que
en otros tiempos vi y gocé en la catedral de mi tierra. (..) Admirable es todo lo que pasa en la
iglesia y sacristía, y en la torre y panteón.
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Qualche riga più avanti Galdós aggiunse la sua opinione su alcuni dei personaggi; doña
Visita e Obdulia sono due persone graziose e dice “(..) Me entusiasman esos dos
personajes tan de pueblo y tan humanos” e allo stesso modo anche il personaggio di
don Víctor Quintanar nonostante risulti debole, poco fermo nelle sue decisioni e la sua
ingenuità contrasti con il lavoro di magistrato da lui esercitato per anni, infatti di lui
scrisse “(..) Es imposible que un hombre que ha estado en tratos tan intímos con la
miseria y debilidades humanas sea tonto y no vea el peligro que tiene al lado con su
mujer, guapa de 27 años” e concludendo “La inocencia de este señor no se compadece
8 Fragmento de una carta de Galdós a Clarín publicada por Dionisio Gamallo Fierros, “Las primeras reacciones de
Galdós ante La Regenta”, La Voz de Asturias, 30-VII,6,10,13,27-VIII-1978.
9 Ivi
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con su oficio, que es oficio de experiencia y de estudios de la malicia humana”
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. Altro
personaggio secondo Galdós ben delineato era don Álvaro de Mesía, un personaggio
completo e mirabile nella sua leggerezza e corruzione tipicamente provinciale, è l'uomo
desiderato e il meglio del romanzo nell'arricchimento del quadro di costume dell'epoca.
Infine la madre del Magistral, un personaggio seducente per il rilievo dato dallo stesso
Clarín, una figura più grandiosa che vera soprattutto per la presenza di alcuni dettagli
poco materni, “(..)por ejemplo, aquello de ponerle criadas guapas al hijo cura, para que
no se vaya a j... fuera de casa
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” ma è uno di quei tratti che dona grandezza a questa
figura. L'estremizzazione del naturalismo è comunque un tratto comune ne La Regenta
e un esempio, citato anche da Galdós nella prima lettera, è dato dalle inverosimili e
maldicenti conseguenze dell'episodio infantile della barca, quando Ana trascorse una
notte fuori casa con un altro bambino, episodio che la influenzò durante tutta la sua
vita; tuttavia Galdós espresse un parere favorevole nei confronti del padre e delle zie di
Ana, “(..)Más aquel que éstas. En todo lo demàs hay cosas admirables, al lado de otras
que no lo son tanto(..)
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”.
E infine nell'epistola della fine di ottobre del 1885, Galdós scrisse a Clarín di aver
terminato da poco di leggere il secondo tomo de La Regenta, piacevole quanto il primo,
se non di più. Lo considerava un grande scrittore però insisteva nel credere che la
popolazione di Oviedo non fosse così corrotta nello spirito; riteneva fosse chiara
l'esistenza di una Vetusta nel mondo, rappresentata qui con la massima precisione
dall'autore.
Es Vd un gran novelista, y con esto le digo más que si fuera marcándole una tras otra las
bellezas que su libro tiene. Insisto en creer que no tienen una parte tan absoluta en las acciones
humanas los apetitos carnales, como Vd parece dar a entender en su magnífico cuadro de
Vetusta; pero esta opinión no quita que aquello esté muy bien, aunque excesivamente verde. Yo
dudo que Oviedo sea población tan corrompida. (…) Pero yo no sé lo que pasa con Vetusta y es
que reconociendo que Oviedo no puede ser así, aquello seduce por su ambiente de verdad y
parece arrancado de la misma naturaleza, de la cual yo deduzco, que sea o no Oviedo esa
Vetusta, hay una Vetusta en el mundo, y Vd la ha pintado magistralmente.
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Allo stesso modo Galdós criticò anche lo svolgimento troppo lento di alcune azioni,
nonostante fosse in generale adatto e l'eccessiva insistenza sulle incertezze della
Regenta; il finale dell'opera è quindi un'ovvia conseguenza anche se terribile e vera e il
1 2 Ibidem, pagina 8
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personaggio secondo Galdós più detestabile è infine don Víctor per la sua semplicità
troppo marcata. Ritornando al personaggio di Ana, nella sua figura si scoprono due o tre
donne invece di una e questo rappresenta un'impresa difficilissima per un autore, una
prova eroica per un critico come Clarín.
Quello che infine è più affascinante e unico ne La Regenta a parere di Galdós è la vena
satirica degna di Quevedo; Clarín era diventato l'iniziatore di qualcosa di nuovo, aveva
le qualità dello scrittore di costume ed ecco qui riportate le parole scritte da Galdós
Lo que verdaderamente es maravilloso y único en su obra de Vd es la vena satírica, aquella
gracia digna de Quevedo, con que se persigue los lugares comunes de la conversación, de la
literatura y del periodismo. En esto es Vd un iniciador. Le soy a Vd franco: pienso robarle a Vd,
en la parte pequeña que pueda, este método suyo; es decir pienso imitarle, o intentar hacerlo en
tan preciosa facultad. Claro que no lo consiguiré sino en parte; pero no importa. (…) También
tiene Vd golpes dramatícos que me pasman y sentimiento. Es Vd un gran pintor de
costumbres.
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Galdós fu un grande amico di Clarín e poco prima della sua morte, avvenuta nel
maggio 1901, scrisse il prologo de La Regenta, delineando la situazione storico-
letteraria e artistica alla pubblicazione dell'opera dell'amico e realizzando una
recensione utile ai lettori prima di iniziarne la lettura. E’ probabile che egli approfittò
dell’occasione datagli dall’editore per realizzare una critica del sistema letterario
partendo però da un costume affermatosi nella società, quella che lui chiamò critica
affermativa. “El estado presente de nuestra cultura, incierto y un tanto enfermizo (..) nos
impone la crítica afirmativa” che consiste “en hablar de lo que creemos bueno,
guardándonos el juicio desfavorable de los errores, desaciertos y tonterías”
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. La
continua critica negativa e pessimista, sfociata in molti casi nella negazione delle
qualità degli scrittori contemporanei ma non solo, aveva condotto a uno stato di ansia e
al timore di provare per la paura di fallire. Qui Galdós consigliò chiaramente ai
contemporanei e ai posteri di sospendere la critica negativa e di provare a infondere
maggior coraggio con queste parole come ad un malato “Tu debilidad no es más que
pereza, y tu anemia proviene del sedentarismo. Levántate y anda,tu naturaleza es fuerte:
el miedo la engaña, sugiriéndole la desconfianza de sí misma, la idea errónea de que
para nada sirves ya, y de que vives muriendo”
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. Tacciano i censori e parlino coloro che
rallegrano e hanno iniziativa.
1 6 Ibidem, pagina 8
1 7 Leopoldo Alas, La Regenta, Fernando Fe, Madrid, 1901.
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