INTRODUZIONE
8
preciso o di un territorio delimitato e circoscritto.
L’affermazione potrebbe risultare ovvia, se non
fosse che, molto spesso, entrando in una videoteca
si veda catalogato il “cinema spagnolo” come un
genere a sé, come si fa con il thriller, la commedia
o il documentario.
1
In realtà, una delle poche caratteristiche che
accomuna i film prodotti in Spagna a partire dagli
anni ’90 riguarda proprio la forte eterogeneità di
generi e storie narrate. Non è certo un caso, se si
considera quello che è il dato più importante e
sorprendente: 336 registi debuttanti dal 1990 al
2003, di cui 47 donne (nei precedenti novant’anni
di cinema spagnolo, la società iberica aveva
conosciuto solo 11 registe).
Già due anni fa il professore e critico di cinema
Carlos F. Heredero pubblicava tre opere che
dipingevano un quadro ottimista, analizzando gli
anni ‘90 appena trascorsi, guardando ad essi ed al
trionfale 2001 come a dei “Semi di futuro”
2
1
Anche sulla natura di genere del documentario il dibattito
potrebbe essere ampio. Cfr. paragrafo 4.2
2
Titolo di uno dei libri dell’autore spagnolo. Cfr. Heredero,
Santamarina, 2002
INTRODUZIONE
9
promettenti per il terzo millennio. Allora Heredero,
Santamarina e Monterde registravano con
trionfalismo il numero rotondo di 251 registi in soli
12 anni, con una quota di mercato passata dal
10,40% del 1990 al 18% del 2001. Nei due anni
seguenti quindi il numero è aumentato e hanno
esordito altri 85 nuovi registi, attirando l’interesse
degli analisti sociali e dell’opinione pubblica su un
rinnovamento generazionale importante e senza
precedenti, soprattutto per quanto riguarda la
regia cinematografica, ma che coinvolge in realtà
tutta la società spagnola.
Importanti intellettuali, come Manuel Vázquez
Montalbán in letteratura e Victor Pérez-Díaz in
politica, registrano negli anni ’90 l’emergere di una
nuova generazione di spagnoli. Particolarmente
interessante la fotografia che lo scrittore catalano
fornisce della nuova generazione di spagnoli sul
quotidiano El País nel settembre del 1995. Lo
scrittore ironizza sulle vecchie generazioni e sui
mezzi di comunicazione di massa, i quali sembrano
negare l’esistenza di una nuova generazione di
scrittori, che narra di una nuova generazione di
INTRODUZIONE
10
spagnoli, troppo spesso liquidata con una “x”.
Ormai, a punto di diventare x, y, z questa
generazione sembra non conoscere la letteratura,
né la Storia della Spagna. Ma più che di amnesia,
si tratta di una forte volontà di raccontare il
presente rispetto al passato. I modelli si trovano,
infatti, nella cultura popolare, nel cinema, nella
televisione, nella pubblicità. “La memoria logica
della generazione x, y, z inizia con la morte di
Franco e non è stata sua né l’aspettativa della
transizione, né lo spirito della movida come catarsi
alla fine del franchismo.”
3
La presente analisi si concentra quindi sulle
peculiarità del cinema spagnolo attuale attraverso
quello che è stato l’apporto creativo di un numero
vastissimo di giovani registi, molto diversi tra loro,
ma accomunati da una connotazione generazionale
forte: si possono considerare, infatti, la prima
generazione post-postfranchista del cinema
spagnolo.
3
M.V. Montalbán, La generación x y z, «El País», 2 settembre
1995
INTRODUZIONE
11
L’aver girato il loro primo lungometraggio ad
almeno 15 anni di distanza dala fine dela
dittatura costituisce, infatti, un elemento
fondamentale nell’inquadrare e in differenti modi
condizionare il loro lavoro. La maggior parte di loro
vive la propria formazione artistica dopo l’avvento
della democrazia: “Per la prima volta accede
all’industria del cinema spagnolo un vastissimo
contingente di registi che non solo non ha
conosciuto la guerra civile, ma che non ha neppure
vissuto da un punto di vista morale o sociale
cosciente l’esperienza della dittatura”.
4
Gli sguardi dei nuovi autori sono inoltre
profondamente legati al presente e anche quando
affrontano gli anni della guerra civile o della
dittatura, non sentono il bisogno di veicolare uno
sguardo morale sui fatti, sul periodo che
descrivono. Certo vi sono delle eccezioni, ma non
c’è nessuna volontà programmatica che accomuna
i loro differenti modi di “raccontare storie”.
4
Heredero, 2002, p. 27
INTRODUZIONE
12
Un elemento fondamentale che unisce questa
nuova generazione di cineasti è il forte desiderio di
esprimersi attraverso le immagini, dopo una
giovinezza vissuta nella promiscuità audiovisiva
degli anni ‘80.
5
Cambiata la generazione di autori, sono
cambiati quindi i temi affrontati e di conseguenza è
cambiato il profilo del pubblico, o forse si potrebbe
dire che i due processi si sono reciprocamente
condizionati. Ora il cinema spagnolo affronta
problematiche legate a temi più “internazionali”, e
spesso ci si trova di fronte ad opere che destano
interesse proprio per la loro capacità di ibridazione
tra i generi classici del cinema americano e generi
autoctoni come l’españolada
6
, il sainete
7
o
l’esperpento
8
.
5
Cfr. capitolo 4
6
Si riferisce soprattutto al cinema popolare degli anni ’60, che
faceva eccessiva mostra di eroismo patriottico e astuzia
meridionale
7
“Opera teatrale generalmente comica con ambientazione e
personaggi popolari” (Cfr. Gubérn, 2002)
8
Fa riferimento al genere letterario creato dallo scrittore
Ramón del Valle-Inclán e alle opere del maestro del cinema
spagnolo Luis Garcia Berlanga, puntando sui tratti più
grotteschi e assurdi della realtà. Fa uso di un linguaggio
colloquiale, ricco di espressioni ciniche e gergali
INTRODUZIONE
13
Il nuovo cinema spagnolo riesce con agilità ad
affrontare tematiche pienamente inserite nella
post-modernità.
9
Già dagli anni ’80 con le prime
opere del giovane mancego
10
Almodóvar il post-
moderno ha cominciato ad essere un referente
privilegiato di fronte alla mancanza di scuole di
cinema o di importanti cineasti, da cui il cinema
spagnolo avrebbe dovuto attingere per vivere la sua
“modernità”.
Nonostante i cambiamenti sociali e i forti
entusiasmi, si è lontani dal dipingere un quadro
roseo della situazione, soprattutto se si analizza in
profondità tutto il sistema cinematografico. Una
delle caratteristiche più strettamente legate al
concetto di cinema spagnolo, secondo i suoi storici,
è stata da sempre il concetto di crisi. É mancata
negli anni una visione d’insieme nei progetti e nelle
leggi per il cinema ed è venuta meno la capacità
d’autocritica da parte di tutti gli “attori”: artisti,
produttori, critici e politici di turno.
9
Cfr. capitolo 5
10
Nato nella regione di Castiglia-La Mancia, famosa per il
capolavoro di Miguel de Cervantes Saavedra Don Chisciotte
della Mancia (1605-1615)
INTRODUZIONE
14
Il dibattito stimolato negli ultimi anni dalla
forte vitalità creativa ha destato però l’interesse
degli analisti e dei festival internazionali,
culminando in due importantissime tavole rotonde
che hanno avuto luogo nelle città di Siviglia e
Santander nell’autunno del 2001.
11
Dai dibattiti è
emersa la volontà e la necessità di analizzare per la
prima volta la situazione del cinema spagnolo,
come del cinema europeo, nel suo insieme,
mettendo da parte la tentazione delle storiche
considerazioni semplicistiche elaborate ogni anno.
Per evitare trionfalismi o depressioni
passeggere, è necessario guardare con attenzione
all’ultimo decennio, ma anche agli anni ’80, alla
transizione e, ancora più dietro, al tardo-
franchismo. E’ necessario considerare quale sia la
situazione dalla quale si partiva per capire dove il
cinema spagnolo sta andando. Le prospettive
future sono di certo ampie, ma è necessario
affrontarle con lungimiranza, per evitare di
11
Cfr. De Sevilla a Santander. Debates sobre el cine español a
comienzos del nuevo milenio, in Heredero, Santamarina, 2002
INTRODUZIONE
15
aggrapparsi, come in passato, ai successi
stagionali.
Il futuro del cinema spagnolo e, forse anche
del cinema europeo, passa soprattutto per le
coproduzioni internazionali e per iniziative che
investano sul lungo periodo. Emblematico è il
tentativo, in atto in quest’inizio millennio, di
costruire case di produzione solide attorno ad
iniziative di genere che sfruttino le indubbie
capacità dei nuovi registi.
12
Negli ultimi anni è
avvenuto soprattutto grazie alle produzioni di
cinema horror della Fantastic Factory, ma anche
grazie alle iniziative di numerosi produttori-registi.
E’ imprescindibile analizzare quindi i
cambiamenti sociali, economici e culturali avvenuti
in Spagna negli ultimi trent’anni per capire come
siano stati rappresentati nelle immagini, come
siano queste immagini arrivate fuori del Paese,
come il dispositivo cinematografico, sempre in
bilico tra arte e industria, sia stato di volta in volta
trattato con misure culturali o economiche.
12
Cfr. capitolo 6
INTRODUZIONE
16
Il cinema in Europa non può essere solo la
“settima arte”
13
o “l’ennesima industria”
14
, né può
essere accolto per il cinema europeo l’appellativo
holliwoodiano di “fabbrica dei sogni”.
15
Oggi più
che mai risulta valida l’affermazione di Luis Alonso
García, che definisce il cinema come “una pratica
socio-culturale inserita nel tessuto confuso della
modernità...inserita in reti d’informazione e modi di
consumo”.
16
Per questo è importante oggi uscire
dalla storica ambiguità del cinema come unione
d’arte e industria. “Passa in realtà con questo
binomio lo stesso che con la famosa illusione ottica
di una figura che, secondo come si osservi, è
papero o coniglio, e dove, per quanto ci si sforzi, lo
sguardo balla dall’una all’altra”.
17
Il mantenimento
di questa falsa credenza sembrerebbe l’unica via
d’esistenza per un cinema nazionale come quello
spagnolo, non molto distante dalla situazione del
cinema italiano. In realtà è solo la strada per
13
Canudo, 1927 (ed. italiana 1966)
14
Malraux, 1946 (ed.italiana 2002)
15
Ehrenburg, 1931
16
Alonso Garcìa, 2003, p. 203
17
Ibid., p. 208
INTRODUZIONE
17
sostenere un’industria precaria e un’arte
impoverita.
Lo studio di un sistema cinematografico così
prossimo come quello spagnolo, dimostra ancor di
più come il cinema in Europa possa essere
considerato un’arte e, come tale, le sue opere e i
suoi autori vanno promossi e protetti come
qualsiasi produzione artistica, soprattutto per ciò
che riguarda la formazione e la divulgazione di cui
hanno bisogno. Può essere anche un’industria e,
come tale, i suoi prodotti e i suoi mercati devono
essere difesi come il resto della produzione
economica, combattendo tutte le pratiche illecite
degli attori del mercato: dalle vendite in blocco
delle multinazionali americane fino agli aiuti
indiscriminati a produzioni nazionali di dubbio
interesse artistico.
18
RINGRAZIAMENTI
Vorrei ringraziare, innanzi tutto, il prof. Sergio
Brancato, mio relatore, per aver sostenuto il mio
progetto sin dall’idea embrionale, nata durante
l’esperienza Erasmus a Madrid nel 2002/2003, del
cui scambio era lui stesso responsabile. Lo
ringrazio inoltre per avermi dato la possibilità di
lavorare alla mia tesi in Spagna, grazie alla borsa
di studio per tesi all’estero dell’Università La
Sapienza.
Ringrazio quindi i numerosi professori spagnoli
dell’Università Complutense di Madrid che mi
hanno fornito preziosi suggerimenti, criticando ed
elogiando il mio lavoro: il prof. Eduardo Rodriguez-
Merchán che insegna Historia del cine español e i
professori Julio Montero e M. Atonia Paz Rebollo,
che insegnano Historia social del cine.
In maniera particolare ringrazio la prof.ssa
Valeria Camporesi che insegna Historia del cine y
otros medios audiovisuales presso l’Università
RINGRAZIAMENTI
19
Autonoma di Madrid, per aver risposto alle mie
domande e per avermi consigliato nella scelta
bibliografica, quando il mio lavoro era ancora en
construcción. Un grazie al mio amico Cesar Casado
Delgado che mi ha messo in contatto con la
professoressa.
Ringrazio il dott. Lorenzo Esposito per i preziosi
consigli nella stesura della tesi e per la continua
disponibilità.
Ringrazio il prof. Elio Girlanda per i consigli nel
reperimento dei dati relativi al confronto tra la
produzione italiana e la produzione spagnola,
nonché per la parte relativa all’analisi del film El
sol del membrillo, frutto della tesina elaborata per
sostenere il suo esame.
Ringrazio quindi l’Ambasciata spagnola e
l’Istituto Cervantes di Roma per avermi dato la
possibilità di accedere al loro materiale. In
particolare ringrazio l’Ufficio culturale, che mi ha
permesso di mettermi in contatto con i registi
spagnoli Achero Mañas e Isabel Coixet, disponibili
a rispondere a tutte le mie domande, e con
l’analista socio-politico Victor Pérez-Díaz che mi ha
RINGRAZIAMENTI
20
spronato e fornito preziosi suggerimenti riguardanti
il rinnovamento generazionale nella società civile
spagnola degli ultimi anni.
Ringrazio il quotidiano spagnolo «El País» per
l’efficienza e la disponibilità nel fornirmi gli articoli
di Montalbán e de la Iglesia in formato elettronico.
Ringrazio quindi tutte le istituzioni del cinema
spagnolo che ho contattato. In particolare
l’Academia de las Artes y las Ciencias
Cinematográficas de España, nella persona della
direttrice della rivista Atocha Aguinaga per avermi
inviato l’aggiornatissima copia della rivista
«Academia» del 2004; l’ICAA per avermi fornito i
dati mancanti da me richiesti e per il suo efficiente
sito internet; la Filmoteca Española, la Biblioteca
Nazionale e la biblioteca dell’Università
Complutense di Madrid per la possibilità d’accesso
alle loro fornite biblioteche, emeroteche e
videoteche.
Vorrei ringraziare quindi in modo particolare gli
amici che mi hanno aiutato: i miei colleghi della
Facoltà di Scienze dell’Informazione dell’Università
Complutense di Madrid, per le informazioni e i
RINGRAZIAMENTI
21
consigli; Ilaria Iaconi, Alessandra Saba, Elisa Barra
e Jose De Falco per avermi aiutato a reperire gli
ultimi numeri della rivista mensile «Fotogramas» ; i
borsisti e i responsabili del CISC e del box
Erasmus per i consigli e i confronti; Fabio
Moreschini e Grazia Scipioni per la grafica della
copertina e degli abstract; Alessandro Vella per i
suggerimenti e le correzioni.
Infine un ringraziamento particolare alla mia
famiglia che mi ha sempre sostenuto e dato la
possibilità di recarmi più volte in quella che è
ormai la mia seconda patria, la Spagna.
Il ringraziamento più importante va a Sara
Tomassini, che mi ha aiutato, mi ha criticato,
consigliato, sostenuto, spronato e molto altro.
Grazie, infine a Pedro Almodóvar e alla città di
Madrid, mie iniziali fonti d’ispirazione.