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INTRODUZIONE
Il problema della pedofilia, spesso dimenticato, è vecchio quanto il
mondo: tutte le civiltà che si sono susseguite nella storia dell’umanità
hanno rivelato l’esistenza, spesso elevata a prassi, di rapporti sessuali tra
adulti e minori, con l’unica variabile dell’età del minore posta a discrimine
del rapporto descritto come «contro natura».
Ovviamente, spetta alla politica sociale il diritto, e, fors’anche, il
dovere, di stabilire dei criteri obiettivi per determinare quando ed in che
modo si possa presumere la parità di rapporti di potere da cui far discendere
la legittimità del consenso.
Per tale motivo è richiesto uno sforzo congiunto da parte di molti
settori: certamente, insieme allo psicanalista anche il sociologo,
l’educatore, ma, soprattutto, il politico ed il legislatore sono investiti del
compito, interpretando i nuovi fenomeni sociali e proponendo nuove leggi,
di proteggere l’individuo e la comunità, armonizzando dinamicamente
l’esigenza individuale con quella del vivere collettivo.
Si tenga conto che la pedofilia è un fenomeno sommerso, che
dispone di complicità e di sostegno impliciti nell’intero corpo sociale:
inoltre, la casistica esclusiva di manifestazioni decodificate sotto tale
termine è quella fornita da soggetti che hanno commesso reati sessuali su
minori e che, quindi, la frequenza del fenomeno viene ad essere,
generalmente, valutata sulle attività criminose; in altri termini, si parla di
pedofili solo in casi eccezionali (reati), cioè quando accadono eventi che
mettono completamente a nudo la nostra difficoltà di comprendere i
fenomeni di scarsa portata conoscitiva1.
1
Nella maggioranza dei casi, vedremo nel prosieguo del lavoro, i casi scoperti avvengono nelle famiglie,
nelle scuole, nei luoghi dove si pratica lo sport, cioè proprio dove i bambini devono essere educati.
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Comprensione che è, invece, la premessa per l’elaborazione di
qualsiasi seria strategia di intervento che non proceda per ondate emotive e
che favorisca una considerazione collettiva del fenomeno in grado di
evitare, da un lato, cecità, sottovalutazioni e rimozioni e, dall’altro, i toni
isterici con cui, di quando in quando, la questione esplode sui media: “se ne
parla molto e, in genere, molto male. Il clamore mediatico che circonda il
tema, con tutto il suo alone di isterismi collettivi e di creazione di mostri, è
profondamente in continuità con il silenzio e l’omissione; è l’esorcismo del
male che non si vuol vedere e testimonia quanto il tema si presti a
esprimere un’inquietudine profonda che riguarda le identità dei gruppi
sociali, la rottura dei patti e dei vincoli transgenerazionali, così garantita,
una volta, dalla forza degli apparati simbolici collettivi; o almeno
apparentemente garantita, poiché la pedofilia, come del resto ogni
perversione, è sempre esistita”2.
Invero, ciò che sembra stupire è la facilità di accesso del pedofilo al
mondo infantile: vero è che la pedofilia è un fenomeno molto complesso,
non solo per la molteplicità dei suoi aspetti, ma anche per la difficoltà di
poterne quantificare l’entità: spesso molti casi non vengono denunciati né
tantomeno scoperti, specie se si consumano all’interno delle mura
domestiche.
Si consideri, inoltre, che prima dell’avvento della Rete, i pedofili
cercavano di avvicinare i bambini attraverso modalità ben precise, quali il
recarsi nei luoghi solitamente frequentati dai bambini, l’intraprendere
professioni od attività che permettano di stare a stretto contatto con
l’oggetto del desiderio, l’avvicinare i fanciulli approfittando della loro
parentela o dell’amicizia con i loro genitori.
2
Cfr. F. BARALE, Prefazione, in C. SCHINAIA, Pedofilia pedofilie. La psicoanalisi e il mondo del
pedofilo, Bollati Boringhieri, Torino 2001, p. 15.
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L’avvento di Internet, invece, con le sue illimitate possibilità di
stabilire contatti in tempo reale con persone di tutto il mondo, con la
facilità con la quale permette di acquisire informazioni e materiale di ogni
genere e con il suo sistema di garanzia della privacy dei suoi utenti, ha
offerto ai pedofili nuove opportunità per soddisfare le loro fantasie, dando
loro anche il modo di entrare in contatto: tutto questo ha permesso, in poco
tempo, la nascita di organizzazioni pedofile aventi l’intento di promuovere
la loro ideologia, la creazione di una serie di siti che offrono servizi illegali
inerenti lo sfruttamento dei bambini e di battersi contro la
criminalizzazione indifferenziata della pedofilia3: “se la pedofilia viene
eretta a sistema di vita, che richiede altrettanto riconoscimento sociale di
qualunque altra modalità esistenziale, se diventa una filosofia e tale
operazione permette una sua giustificazione che elude e rende inaccessibile
il senso di colpa, si può giungere alla sua trasformazione in una singolarità
valorizzata che potrebbe addirittura conferire una sorta di superiorità
universale. L’elaborazione di una neo-morale, la costruzione di una
filosofia individuale in cui il soggetto può ricollocare le sue condotte
devianti servono spesso a tenere a bada ogni possibilità di insorgenza del
sentimento di colpa. La frequente evocazione dei costumi della Grecia
antica da parte dei pedofili partecipa dello stesso meccanismo difensivo”.
Ma se, da una parte, la Rete ha permesso ai pedofili di entrare in
stretto contatto tra loro, unendosi in associazioni ed incrementando lo
scambio di materiale pedopornografico, dall’altra, ha permesso di
conoscere, studiare e perseguire i «predatori» di bambini, offrendo
l’opportunità di conoscere più da vicino la pedofilia, la sua ideologia e le
strategie dei pedofili e, quindi, di tentare un monitoraggio del fenomeno.
3
Cfr. C. SCHINAIA, Aspetti sociali e culturali che favoriscono il discorso pedofilo, in C. SCHINAIA,
Pedofilia pedofilie. La psicoanalisi e il mondo del pedofilo, Bollati Boringhieri, Torino, 2001, p. 55.
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In tal senso, chi si è occupato del fenomeno nella realtà italiana ha
parlato di stereotipi, osservando come tra di essi vada ricordato “quello
della percezione della «pedofilia» come un fenomeno proprio di questi
anni. In realtà, è ben noto che l’abuso sessuale dei minori, da sempre
presente nella storia dell’umanità, fino a pochi decenni orsono era
notevolmente diffuso in ambito rurale e nei ceti maggiormente sfavoriti
(ma certamente non solo in essi), ed è stato efficacemente contrastato
solamente dopo la diffusione della consapevolezza circa il diritto del
minore a fruire di uno sviluppo psico-affettivo coerente con le sue
necessità, favorita dalle innovazioni sociali e pedagogiche degli ultimi anni
del secolo scorso [XIX secolo]. Un altro stereotipo, tuttora radicato nella
collettività, identifica l’immagine dell’abusatore in un soggetto estraneo
alla famiglia del minore, mentre le ricerche condotte sull’argomento
evidenziano come, nella quasi totalità dei casi, questa figura si identifichi in
soggetti presenti all’interno del nucleo, o comunque investiti della funzione
di accadimento dei minori stessi”.un terzo stereotipo, che curiosamente
coesiste con il precedente, identifica la figura dell’abusatore in quella del
padre del minore, senza tener conto del fatto, già ampiamente noto in
ambito statunitense, che in una notevole percentuale dei casi denunciati
l’allegato abuso non è effettivamente sussistente, ma viene riferito come
tale dalla madre affidataria del bambino, nel contesto delle vicende
giudiziarie di separazione maggiormente conflittuali”4.
Con il presente lavoro, osserveremo come nel corso dei secoli i
comportamenti sessuali degli uomini e le motivazioni che hanno spinto
alcuni di loro ad accompagnarsi sessualmente con i più piccoli sono stati
influenzati, attraverso le diverse epoche, dai costumi e dalla società in cui
4 U. FORNARI – M. LAGAZZI, in L. DE CATALDO NEUBURGER (a cura di), La pedofilia. aspetti
sociali, psico-giuridici, normativi e vittimologici, CEDAM, Padova, 1999, pp. 3 ss.
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essi hanno vissuto, assumendo talvolta connotazioni educative, altre volte
terapeutiche, altre volte ancora socialmente accettate; evidenzieremo, poi,
come il denaro all’interno del fenomeno in oggetto abbia relegato ancor più
i bambini al ruolo di oggetti ed alla loro conseguente mercificazione.
Vedremo, ancora, come nella nostra società questi aspetti siano quasi
tutti presenti, portando in tal modo a creare una certa confusione su chi sia
il pedofilo, sulle motivazioni che lo spingono a ricercare sessualmente i
bambini e, non ultimo, su che cosa è esattamente la pedofilia.
Attraverso l’inquietante problema dell’abuso sessuale di minore
allargheremo, dunque, l’indagine alla figura del pedofilo ed al fenomeno
della pedofilia in generale, tralasciando, comunque, gli aspetti più
propriamente psicopatologici5.
Vengono di seguito affrontate le tematiche di tragica attualità
riguardanti, in particolare, il modo di essere pedofili nel XXI secolo,
secondo le peculiarità proprie della contemporaneità, vale a dire la piaga
del turismo sessuale e l’uso di internet, passando, poi, ad una panoramica
degli strumenti di carattere legislativo attualmente disponibili, a livello
internazionale, comunitario ed interno, per frenare il fenomeno.
Last, but not least, approfondiremo l’incontro tra il ricco mondo
occidentale e la miseria dei popoli del Terzo Mondo evidenziando come
esso permetta, attraverso le forme del turismo sessuale, purtroppo sempre
5
Approfondimenti in merito possono effettuarsi tramite la lettura di alcune delle monografie che si sono
occupate dello studio del fenomeno pedofilia: cfr. V. RIGGI, Pedofilia. Indagine su un grave fenomeno
sociale, Girgenti, Milano, 2006; C. SCHINAIA, Pedofilia pedofilie. La psicoanalisi e il mondo del
pedofilo, Bollati Boringhieri, Torino, 2001; M. PICOZZI – M. MAGGI, Pedofilia. Non chiamatelo
amore, Guerini, Milano, 2003; A. OLIVERIO FERRARIS – B. GRAZIOSI, Pedofilia. Per saperne di
più, Laterza, Roma-Bari, 2001; F. VOGLINO, Pedofilia: difendiamo i bambini, Leumann, Rivoli, 2002;
M. FRASSI, Predatori di bambini. Il libro nero della pedofilia, Ferrari, Clusone, 2005; M. FRASSI, I
predatori di bambini sono intorno a noi. I poteri le ricchezze e le reti della pedofilia di massa, Macro,
Diegaro di Cesena, 2007; F. DI NOTO, La pedofilia: i mille volti di un olocausto silenzioso, Paoline,
Milano, 2002.
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più diffuse, che l’infanzia dei deboli venga violata sistematicamente su
scala mondiale, passando così da considerazioni etico-individuali a
valutazioni di ordine etico-sociale: “la pedofilia è l’esatta riproduzione di
una società incentrata sui poteri. Assolutamente verticistica assolutamente
consumista”6.
6
Cfr. C. CAMARCA – M. R. PARSI, Sos pedofilia. Parole per uccidere l’orco, Baldini & Castaldi,
Milano, 2000, p. 22
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CAPITOLO I
LA SESSUALITÀ TRA NORMALITÀ E PATOLOGIA
I.1. La sessualità nel tempo e nello spazio.
Quando si affronta il complesso fenomeno della sessualità umana
non è possibile considerare il solo lato biologico, dal momento che i
costumi, le tradizioni, le norme morali e sociali risultano altrettanto
importanti nel determinare e dirigere i comportamenti umani: mentre quello
biologico è un dato pressoché costante, altri aspetti della sessualità possono
variare nel tempo e nello spazio.
Occorre poi osservare come nessun governo ha mai potuto
disinteressarsi dei comportamenti sessuali degli uomini e delle donne
componenti la società chiamato a governare: il coinvolgimento di tutti in
tali pratiche e la connessione di esse con la generazione e, quindi, la
riproduzione-conservazione nel tempo della società stessa, ha fatto sì che il
controllo di tali comportamenti sia stato sempre considerato un’esigenza
«primordiale».
Ovviamente le forme di controllo sono state diverse, in relazione ai
tempi, ai luoghi ed ai bisogni che erano chiamate a soddisfare ed hanno
sempre manifestato gradi diversi di pervasività.
La risonanza che negli ultimi anni viene data al fenomeno della
pedofilia non deve, dunque, condurci a ritenerlo come un prodotto della
corruzione del nostro periodo.
Anche l’accettabilità o meno della sessualità infantile e di certe
pratiche sessuali risulta, infatti, essere legata ai tempi ed alle culture: “i
comportamenti di abuso sessuale su minori sono sempre esistiti in ogni
gruppo umano, per cui non possono essere considerati un incidente storico,
ma vanno inscritti e letti all’interno delle relazioni sociali e culturali,
8
assumendo un significato differente a seconda del periodo storico
considerato e della cultura dominante. Il diverso significato che viene ad
assumere la relazione pedofila, la sua relatività storica prescinde dalla
constatazione che c’è la costante presenza di un minimo comune
denominatore, che consiste nella dissimmetria esistente nel rapporto tra
l’adulto e il bambino o l’adolescente. Tale dissimmetria si costituisce in
ogni caso come il cardine di una relazione di abuso, al cui interno di
determina un divario di potere che nessuna passiva acquiescenza,
scambiata o contrabbandata per consenso, potrà annullare o ridurre”7.
È possibile osservare, in proposito, come gli abusi sessuali sui minori
abbiano radici profonde, che affondano nella storia dell’uomo sin dagli
albori della sua civiltà: “le prime informazioni a noi giunte su questi
costumi sessuali risalgono alla preistoria. Risulta infatti,
dall’interpretazione dei graffiti delle caverne, che già presso alcune
popolazioni si era soliti ricorrere all’uso di pratiche sessuali volte
all’iniziazione dei fanciulli per accoglierli nel mondo degli adulti. Intorno
all’anno 3000 a.C., presso alcune civiltà del Mediterraneo vi era la
consuetudine di mandare in sposa le ragazze in giovane età: ad esempio in
Mesopotamia e nelle tribù ebraiche l’età delle fanciulle si aggirava intorno
agli undici o dodici anni, mentre in Egitto addirittura spesso si verificava
che la sposa non avesse più di sei anni”8.
Si è sottolineato, comunque, come “Il valore attribuito all’essere-
donna metteva in primo piano la funzione riproduttiva. Ovviamente la
durezza delle condizioni materiali, la necessità di procurarsi la discendenza
7
Cfr. F. PEZZONI – C. SCHINAIA, Note sulla storia della pedofilia, in C. SCHINAIA, Pedofilia
pedofilie. La psicoanalisi e il mondo del pedofilo, Bollati Boringhieri, Torino, 2001, p. 110; L. DE
CATALDO NEUBURGER, L’ubi consistam della pretesa punitiva degli atti sessuali contra naturam, in
L. DE CATALDO NEUBURGER (a cura di), La pedofilia. Aspetti sociali, psico-giuridici, normativi e
vittimologici, CEDAM, Padova, 1999, pp. 3 ss.
8
Cfr. V. RIGGI, Pedofilia. Indagine su un grave fenomeno sociale, cit., p. 26.