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Capitolo 1
La rivoluzione digitale del Web 2.0
1.1 Internet nel “villaggio globale” della comunicazione
Nel 1968 il sociologo canadese Marshall McLuhan parlava di “villaggio globale ”,
un ossimoro metaforico
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tramite il quale indicava come, con l'evoluzione dei mezzi di
comunicazione grazie ai quali si è resa possibile la comunicazione in tempo reale e a
distanza, il mondo abbia smarrito il suo carattere di infinita grandezza, sia divenuto
“piccolo” e abbia assunto di conseguenza i comportamenti tipici di un villaggio.
«Oggi, dopo più di un secolo di tecnologia elettrica, abbiamo esteso il nostro sistema
nervoso centrale fino a farlo diventare un abbraccio globale, abolendo limiti di spazio e
tempo per quanto concerne il nostro pianeta»
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Il termine “villaggio” esprime qualcosa di piccolo; al contrario il termine “globale” indica l’intero
pianeta.
.
Alla base di questa affermazione vi è dunque la credenza di McLuhan nel fatto che,
grazie alla tecnologia elettronica divenuta estensione dei nostri sensi, in particolare della
vista e dell’udito, le nuove forme di comunicazione abbiano trasformato il globo in uno
spazio fisicamente molto più contratto di un tempo, uno spazio in cui il movimento di
informazione da una parte all'altra è istantanea.
Nonostante siano passati più di quarant’anni, questa metafora è ancora attuale.
Grazie a nuovi media, accessibili da ogni luogo e dotati di un elevato livello di
interattività, infatti, l’odierna società della comunicazione è diventata sempre più
interconnessa.
Una delle infrastrutture necessarie per la sopravvivenza del villaggio McLuhaniano è
sicuramente Internet: attraverso la rete e nella rete, i punti lontani si fanno più vicini.
Con l’avvento di Internet, il computer si è trasformato da semplice calcolatore a vero e
proprio medium, cioè ad uno strumento che consente ai soggetti coinvolti nel processo
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McLuhan, M., 1964, Understanding Media: The Extensions of Man, New York, McGraw-Hill.
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comunicativo di superare i vincoli della comunicazione faccia a faccia.
L’inserimento di un medium nella comunicazione cambia radicalmente le caratteristiche
della comunicazione tradizionale, basata sulla contiguità spazio-temporale, sul dialogo e
sulla molteplicità dei canali comunicativi (codice verbale, codice paraverbale – tono
della voce, ritmo e velocità, volume del parlato – e codice non verbale – postura,
mimica facciale, gestualità e gestione della distanza).
Esso non implica una semplice rivoluzione tecnologica, ma, come sostiene Giuseppe
Riva, docente di Psicologia della Comunicazione, «una vera e propria riconfigurazione
delle opportunità di mediazione culturale a disposizione dei soggetti»
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.
Questo perché, a differenza di quanto sostengono Shannon e Weaver nella loro Teoria
matematica della comunicazione
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∼ dimensione fisica: per essere efficace dal punto di vista comunicativo, il
soggetto deve adattare la propria azione alle caratteristiche fisiche, naturali ed
intrinseche del medium stesso;
- secondo cui la comunicazione non è altro che la
mera trasmissione di un’informazione attraverso un messaggio inviato da emittente a
ricevente in modo neutrale e indipendente dal canale comunicativo - il medium
modifica il processo comunicativo attraverso l’interazione delle sue tre dimensioni
parallele:
∼ dimensione pragmatica: obbligando il soggetto a adattarsi alle proprie
caratteristiche fisiche, il medium produce dei cambiamenti nel comportamento
degli individui, che a loro volta influenzano i contesti nei quali gli utenti sono
inseriti;
∼ dimensione simbolica: introducendosi nella relazione fra due soggetti
interagenti, il medium sostituisce l’esperienza diretta con una percezione
mediata.
Per rendere la comunicazione mediata il più possibile efficace, il soggetto deve
riuscire ad adattare al medium non solo i propri comportamenti ma anche gli
strumenti simbolico/espressivi usati nella comunicazione.
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Riva, G., 2009, Psicologia e Nuovi Media: Dalla Tecnologia alla Presenza mediante l’Intuizione,
Atti del Congresso “CKBG FORMAZIONE, INNOVAZIONE E TECNOLOGIE”,
http://www.cybertherapy.info/Riva_CKBG_2009.pdf.
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Shannon, C.E. e Weaver, W., 1983, La teoria matematica delle comunicazioni, Milano, ETAS LIBRI
(1a ed. 1971), ed. it. di The Mathematical Theory of Communication, University of Illinois Press, 1949.
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Queste tre dimensioni sono in relazione sistemica ed interdipendente, per cui al variare
dell’una variano anche le altre, portando così alla creazione di nuovi processi e
significati, oltre che al cambiamento di quelli preesistenti.
L’inserimento di un medium nella comunicazione, inoltre, rimuove dall’interazione il
corpo ed i significati che questo porta con sé, dando autonomia al messaggio che si
separa dal soggetto ed acquisisce una propria stabilità.
Se nell’interazione faccia a faccia esso, una volta prodotto, scompariva, cioè era
evanescente e legato inscindibilmente alla presenza dei soggetti interagenti, ora
continua ad esserci e ad avere effetto.
1.2 L’evoluzione del computer, da semplice calcolatore
a medium
A caratterizzare la prima fase dell’evoluzione del computer come medium sono Internet
ed i servizi che esso offre, grazie ai quali si presenta come uno strumento di:
∼ informazione: l’utente, restando comodamente a casa, in ufficio, o in qualsiasi
altro luogo che offra una connessione, può tenersi aggiornato minuto per minuto
sui principali eventi accaduti in Italia e nel mondo intero;
∼ relazione: l’utente riesce ad organizzare ed estendere la propria rete personale, a
definire ed esprimere la propria identità sociale e ad analizzare l’identità sociale
degli altri membri della rete, confrontandosi con essi.
Internet venne concepita nei tardi anni sessanta dall’Agenzia per i progetti di difesa di
ricerca avanzata (Defence Advanced Research Projects Agency – Darpa) del ministero
della difesa degli Stati Uniti, un’organizzazione fondata in piena guerra fredda a causa
della riconosciuta necessità di fare ricerca e sviluppare idee e tecnologie avanzate che
potessero funzionare anche dopo un possibile disastro nucleare.
L’obiettivo principale era quello di collegare tra loro computer utilizzati per scopi
militari, dando vita ad una rete che potesse sopravvivere anche quando una parte di esso
non era funzionante.
A partire dall’idea secondo cui un computer, per poter comunicare con un altro, poteva
seguire diverse strade - se una di queste era ostacolata, era sempre possibile utilizzarne
un'altra per raggiungere il destinatario – i migliori esperti dell’epoca in campo
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informatico iniziarono a studiare e a elaborare metodi di trasmissione dei dati adatti allo
scopo.
Nacque così uno standard di comunicazione dei dati fra computer chiamato TCP/IP
(Trasmission Control Protocol/Internet Protocol) che, adottato dalla nuova rete
ARPAnet (Advanced Research Project Agency Network), consentiva la comunicazione
in modo efficace, pratico ed indipendente dal tipo di hardware utilizzato.
Questa fu la grande potenza della nuova rete: non era necessario che i computer
collegati fossero tutti dello stesso tipo, ogni persona nel network poteva acquistare un
qualsiasi tipo di computer ed avere la possibilità di comunicare con calcolatori di tipo
diverso.
Lo standard TCP/IP è tecnicamente composto da due distinti protocolli – il TCP e l’IP -
che svolgono funzioni diverse nel processo di trasmissione dei dati.
Il primo gestisce l'organizzazione dei dati che devono essere inviati, ridimensionandone
la grandezza, cioè suddividendoli in tanti piccoli pacchetti e ricomponendoli nel
momento in cui arrivano al singolo computer.
Il secondo, invece, si occupa della trasmissione vera e propria e della gestione del
traffico fra i diversi computer collegati: una volta impacchettati, tale protocollo invia i
dati in uscita trovando il percorso più rapido e sicuro per raggiungere la meta.
Essendo molto simile al metodo utilizzato per il recapito della corrispondenza postale,
questo sistema viene chiamato da Vinton Cerf e Robert Kahn, i due informatici
statunitensi inventori del protocollo TCP/IP, considerati dunque i padri di Internet,
Packet Switching, ossia “Commutazione di Pacchetto”.
«I pacchetti di Internet sono come delle cartoline, eccetto che corrono cento milioni di
volte più velocemente. Una cartolina ha un indirizzo “da” ed un indirizzo “a”, e c'è uno
spazio limitato su cui scrivere, un pacchetto Internet ha un “da” ed un “a” ed uno spazio
limitato per le informazioni. Inoltre, quando si imbuca una cartolina, non si è mai sicuri
che arriverà dall'altra parte, poiché a volte le cartoline si perdono. Questo è vero anche
per Internet: se si mettono tre pacchetti su Internet o si mettono tre cartoline nella buca,
non verranno fuori necessariamente nello stesso ordine, potrebbero non venire fuori
neanche nello stesso giorno.
Dunque, in Internet, si verifica la stessa situazione: i pacchetti possono perdere l'ordine
in cui sono stati inviati, possono andar persi, ed in circostanze molto strane possono
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venire copiati, e in questo modo possono venir fuori due copie invece di una.
Bisogna fare in modo che questo network di comunicazione piuttosto inaffidabile - il
pacchetto o cartolina di Internet - diventi affidabile, perché i computer possano
comunicare tra loro»
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instradamento
.
L’altro compito del protocollo IP è la trasmissione dei dati basata sull’utilizzo di uno
schema di indirizzamento dei computer.
Ad ogni computer della rete è assegnato un indirizzo numerico (IP) composto da 4 byte
separati tra loro da un punto: ciascuno di questi byte è poi convertito, per essere
identificato, in formato decimale, cioè può assumere valori da 0 a 255.
L’indirizzo completo, formato da 32 bit (ad esempio: 192.168.0.12), può corrispondere
a diversi nomi, anche se in generale la prima parte identifica la rete e viene utilizzata per
l' nelle sottoreti, mentre la seconda parte individua i computer secondari
fino ad arrivare al computer destinatario.
I pacchetti, che riuniscono i diversi dati da trasmettere, vengono smistati da un
dispositivo chiamato router (dall’inglese ‘instradatore’) sulla base dell’indirizzo IP
identificativo del computer ricevente che ciascuno di loro contiene.
Internet è basata su una particolare modalità di interazione, chiamata architettura client-
server. Si tratta di un software costituito da due distinti programmi che interagiscono
per eseguire un determinato compito: il client funge da interfaccia fra l’utente finale ed
il server web e si occupa di richiedere e presentare ad esso i dati; il server, invece, si
occupa di ricevere le richieste di connessione in rete e di reperire, mantenere e
distribuire i dati al client che li ha richiesti.
Nella pratica, quando l’utente richiede un certa risorsa situata in un dato computer della
rete, il client invia, attraverso il protocollo TCP/IP, una richiesta al server, che a sua
volta ricerca i dati desiderati e li invia al computer su cui è installato il client.
Sarà poi quest’ultimo ad occuparsi di visualizzare le informazioni così ottenute.
Come in ogni processo di comunicazione, anche qui è necessario che i diversi attori
coinvolti, in questo caso i computer, condividano lo stesso linguaggio.
Tuttavia essi si basano spesso su sistemi operativi, codici di caratteri, strutture di dati
molto diversi fra loro, per cui, pur usando tutti lo stesso alfabeto (il codice binario),
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Estratto dall’intervista rilasciata da Vinton Cerf a Mediamente:
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/c/cerf.htm
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parlano linguaggi incompatibili l’uno con l’altro.
Questo problema viene risolto grazie ai protocolli di comunicazione, che stabiliscono le
regole comuni per inviare bit tra i computer collegati in una rete, in modo indipendente
da ambienti operativi ed architetture hardware di tali computer.
I protocolli di trasmissione di più frequente utilizzo sono i seguenti:
∼ l’Hypertext Transfer Protocol (Http), utilizzato per la trasmissione delle pagine
web contenenti diversi tipi di risorse (documenti, immagini, suoni, video);
∼ il Simple Mail Transfer Protocol (Smtp), impiegato per inviare messaggi di
posta elettronica, dopo avere specificato uno o più destinatari e verificato la loro
esistenza;
∼ il File Transfer Protocol (Ftp), utilizzato quando si desidera consentire ad un
utente di prelevare direttamente un determinato file dall'hard-disk di un sito
creato appositamente a tale scopo.
Il tipo di protocollo di trasmissione da utilizzare per accedere alla risorsa desiderata
viene specificato nella prima parte della URL (Uniform Resource Locator), una
sequenza di caratteri che identifica in maniera univoca l'indirizzo di quella risorsa in
Internet - sia essa una pagina html, un file immagine, video, audio o altro - associandola
ad un indirizzo alfabetico.
Ad esempio l’URL http://www.sce.unimore.it specifica in primo luogo che il protocollo
di comunicazione utilizzato è l’http; la seconda parte indica che la risorsa alla quale si
vuole accedere è una pagina Web (www), la terza specifica il nome del server in cui tale
risorsa si trova (sce.unimore) ed, infine, la quarta identifica il dominio
dell’organizzazione a cui il server appartiene (it).
1.3 Interattività e multimedialità: dalla posta elettronica alla
mailing list, dal newsgroup alla chat
«Le tecnologie dell’informazione e della trasmissione digitali, ovvero le tecnologie
informatiche, hanno aperto orizzonti assolutamente inediti in quasi tutti gli ambiti
dell’attività umana organizzata. In special modo, stanno creando eccezionali opportunità
per sviluppare nuove tipologie di servizi e strumenti, sempre più interattivi e
personalizzabili, e per migliorare in modo radicale quelli esistenti.