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Introduzione
L'immigrazione è un tema che ha ottenuto un peso sempre maggiore nel corso degli anni, in Europa
e in Italia. Il nostro Paese è diventata la nuova casa di moltissime persone di origine, lingua,
religione e cultura molto differenti, creando così situazioni nuove e di grande impatto.
Un fenomeno molto rilevante è la sempre maggiore presenza dei figli degli immigrati sul territorio
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italiano, le cosiddette seconde generazioni; questo tema non viene però messo in risalto dai media e
dai dibattiti, perché viene data maggiore importanza ai continui arrivi di immigrati e alle
problematiche che ne conseguono.
La poca visibilità che ottiene l'argomento mi ha spinto a chiedermi: «Chi sono le seconde
generazioni? Quali sono i loro legami con il passato e quali invece le aspirazioni per il futuro?
Come vivono la loro doppia appartenenza?» V olevo sapere di più su questi giovani, figli di
immigrati che hanno trascorso la maggior parte della loro vita nel Paese d'adozione. Ho sempre
immaginato che l'esperienza di vita dei giovani di seconda generazione fosse più complessa di
quella dei coetanei italiani, più articolata e forse anche meno scontata, poiché essi fanno propri due
modelli culturali diversi, che si possono manifestare in diversa misura nella vita di tutti i giorni: il
mio obiettivo è scoprire come questi ragazzi vivono la loro quotidianità, se la contemporanea
appartenenza a due Paesi, spesso molto diversi tra loro, abbia in qualche modo influenzato la
propria percezione di sé e se questo abbia determinato delle particolari riflessioni. Il tema centrale
della mia ricerca riguarda proprio loro, la generazione di mezzo che fin troppo spesso viene lasciata
nell'ombra, al contrario di argomenti più “scottanti” che vengono quotidianamente trattati da
giornalisti e studiosi.
Per scoprire di più su quella che è ormai una realtà del nostro Paese, ho consultato studi, statistiche
e teorie già esistenti, ma ho anche voluto porre delle domande ai ragazzi stessi, per ascoltare le loro
esperienze di vita e le loro riflessioni, senza intermediari; il materiale raccolto è stato suddiviso in
quattro capitoli, dedicati ciascuno ad una prospettiva del tema.
Ho deciso di dedicare il primo capitolo all'immigrazione in Italia, così da fornire un quadro generale
della situazione: tramite dati e statistiche recenti ho analizzato la provenienza degli immigrati e le
motivazioni alla base della loro partenza, che variano nel tempo a seconda della fase del flusso
migratorio; consultando le ricerche più accreditate, ho descritto le principali teorie sull'integrazione
e mi sono interessata ai fenomeni di pregiudizio e discriminazione, descrivendone le caratteristiche
e indagandone la diffusione; ho osservato le modalità di distribuzione spaziale degli immigrati sul
territorio e i problemi connessi ed infine ho delineato il rapporto tra religione ed immigrazione.
Il secondo capitolo analizza invece i soggetti delle mie domande di ricerca: i figli di immigrati. Ho
preso in considerazione diverse sfaccettature dell'argomento: in primo luogo mi sono soffermata sul
termine “seconda generazione”, spiegandone il significato e le suddivisioni interne e ho proseguito
trattando il problema dell'identità e dell'integrazione; successivamente mi sono interessata alla vita
quotidiana dei giovani figli di immigrati, divisa tra scuola, amicizie, religione e lavoro; infine ho
descritto il valore che essi attribuiscono alla cittadinanza e in che modo questi ragazzi possono
ottenerla.
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Il terzo capitolo tratta anch'esso le seconde generazioni, ma considerando quelle di religione
musulmana: l'Islam viene ampiamente nominato dai media, soprattutto con un'accezione negativa e
ho pensato che questo potesse condizionare notevolmente l'esistenza di coloro che, pur essendo di
origine straniera, hanno vissuto prevalentemente in Italia, Paese non abituato alla presenza di una
religione forte diversa da quella cristiana. E' stato quindi interessante soffermarsi sul rapporto dei
giovani di seconda generazione con l'Islam, cercando di capire se ciò possa influenzarne l'identità,
l'integrazione e il rapporto con gli italiani.
Il quarto capitolo riporta invece i risultati ottenuti intervistando 12 giovani di seconda generazione:
dopo aver trascritto le interviste (riportate per intero nell'appendice), ho descritto i tratti comuni e le
principali differenze della loro vita quotidiana, includendo la scuola, le amicizie, il rapporto con i
genitori; inoltre ho analizzato le loro riflessioni riguardanti il Paese d'origine, i progetti futuri, i
primi tempi in Italia e l'identità.
1 Immigrati in Italia
Il tema della migrazione è sempre stato attuale in Italia, che di questo fenomeno ha conosciuto i due
lati della stessa medaglia: se in passato infatti è stata protagonista di partenze e di emigrazione, a
partire dagli anno '80 e ancor più oggi, è luogo di arrivo o di passaggio di moltissime persone alla
ricerca di una vita migliore.
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1.1. Immigrazione: qualche dato
L'immigrazione in Italia è un fenomeno in rapida espansione: in soli 14 anni infatti la popolazione
straniera è quasi quadruplicata, passando da poco più di 1 milione e 300 mila persone agli oltre 5
milioni del 2015.
Una caratteristica peculiare di questo fenomeno è la sua eterogeneità: nel nostro paese sono infatti
presenti circa 200 nazionalità diverse, di cui:
• il 50% proviene da un Paese europeo
• il 21% da uno Stato africano
• il 20% dall'Asia
• circa il 7% dall'America, prevalentemente dall'America latina.
Fonte: Istat, Bilancio demografico Nazionale, 2015
Le prime 5 cittadinanze in ordine di importanza numerica raggruppano oltre la metà del totale dei
residenti stranieri e sono quella rumena, albanese, marocchina, cinese ed ucraina. Siamo di fronte
quindi ad una migrazione plurale da più punti di vista: etnico, linguistico e religioso.
[Istat, Bilancio demografico nazionale, 2015;]
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Paesi di provenienza degli immigrati in Italia
Europa
Africa
Asia
America
1.2. Perché emigrare
Lasciare i proprio paese, la propria comunità e a volte anche la propria famiglia è una scelta
difficile, ma quando i bisogni degli individui non possono essere soddisfatti nel paese d'origine,
emigrare può diventare necessario.
Il pensiero comune ritiene che coloro che vivono in condizioni più svantaggiate nel loro paese
d'origine siano coloro che più spesso migrano. In realtà invece
«a emigrare più facilmente sono coloro che si trovano collocati nella parte più alta degli strati medi dei
paesi di origine, dato che essi più di altri avvertono la spinta ad avviare processi di mobilità sociale
ascendente e che, allo stesso tempo, dispongono di risorse per innescarli, mentre gli strati più sfortunati
hanno più difficoltà a trovare le risorse necessarie per partire».
[Colombo, Sciortino, 2004; p 30/31]
Da dove è possibile dedurre le motivazioni alla base dell'emigrazione? Un primo metodo consiste
nell'analizzare il motivo del rilascio dei permessi di soggiorno. Questa modalità però raramente è
esaustiva o completamente veritiera, poiché spesso per accedere alle sanatorie, uno dei modi per
entrare legalmente nel nostro Paese, sono necessari determinati requisiti: molti migranti per
ottenerli modificano coerentemente le proprie motivazioni di migrazione. Sono quindi necessarie
ricerche empiriche che si focalizzino sulle storie dei migranti, tenendo in particolare conto del
contesto all'interno del quale si decide di migrare e sugli obiettivi che ci si propone. [Colombo,
Sciortino, 2004;]
Secondo un'indagine Istat [Cittadini non comunitari, 2016;] riguardante i cittadini non comunitari,
le motivazioni alla base dei flussi migratori sono:
• il ricongiungimento familiare (44%), riguardante coloro che provengono da Marocco,
Albania e India
• asilo e protezione umanitaria (28%), principalmente da persone provenienti da Nigeria e
Pakistan e Senegal
• lavoro (9%)
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Fonte: Istat, Cittadini non comunitari, 2016
Questi dati sono particolarmente importanti perché indicano un cambiamento in atto: se da una
parte infatti il lavoro è una causa sempre meno diffusa (un calo notevole rispetto al 23% del 2014),
le richieste di asilo sono in forte aumento (19% nel 2014, 7,5% nel 2013); ciò significa che il nostro
Paese non è più una destinazione scelta per trovare lavoro, ma ricopre sempre più spesso il ruolo di
terra di approdo per coloro che fuggono da guerre e dittature. Assistiamo quindi a due fenomeni: la
stabilizzazione di coloro che vivono in Italia da moltissimi anni e la sempre maggior presenza di
giovani che vi sono nati e, al contempo, una discontinua e consistente serie di ondate migratorie di
rifugiati che crea frequenti situazioni di emergenza nell'ambito dell'accoglienza.
La distribuzione dei rifugiati sul nostro territorio non è affatto uniforme: al Sud infatti, in particolare
in Sicilia si trova la maggior parte dei richiedenti asilo, che qui giungono inizialmente; al Nord
invece, seppure siano state istituite misure che prescrivano il trasferimento di queste persone nelle
diverse regioni del nostro Paese, è preminente un tipo di immigrazione più stabile, basata
soprattutto sul ricongiungimento familiare
1.3. Prima generazione
La prima generazione di immigrati è quella che si trova ad affrontare le prime difficoltà della
migrazione: soli, in un paese straniero, privi dei riferimenti a cui erano abituati, i migranti si trovano
a dover trovare l'equilibrio tra la necessità di adattarsi al nuovo contesto e il bisogno di mantenere la
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28
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Perché emigrare
Ricongiungimento familiare
Asilo e protezione umanitaria
Lavoro
propria integrità culturale.
L'essere stranieri in un paese diverso da quello dal quale si proviene coinvolge anche le famiglie di
immigrati a diversi livelli, come il legame con le famiglie e la comunità d'origine, ma soprattutto il
legame intergenerazionale, ovvero quello tra genitori e figli; i primi infatti, preoccupati per la
diversità del nuovo ambiente e l'assenza di figure significative (i parenti e la comunità del paese
d'appartenenza), tenderanno a voler proteggere i figli, cercando, seppur con maggiori difficoltà, di
trasmettere loro i valori e stili educativi del tessuto culturale di provenienza; i secondi invece,
probabilmente più inclini alla cultura d'adozione, possono costituire un ponte di collegamento tra la
famiglia ed il contesto circostante, ma spesso si devono confrontare con la chiusura dei propri
genitori che, essendo nati e cresciuti lontano, faticano a riconoscersi nella cultura occidentale.
L'intero nucleo famigliare si trova quindi a dover costantemente ridefinire la propria identità.
1.4. Tipi di immigrati e fasi del ciclo migratorio
Spesso gli immigrati vengono considerati come una categoria unitaria ed omogenea, in realtà
possiamo distinguere gli immigrati in quattro categorie:
Regolari sono coloro che entrano in Italia osservando le procedure necessarie e mantenendo i
permesso di soggiorno durante la loro permanenza.
Degli irregolari fanno parte coloro che entrano legalmente in Italia ma non richiedono o non
mantengono il permesso di soggiorno (come nel caso di coloro che si trattengono oltre la scadenza
di un visto turistico).
I clandestini sono costituiti da coloro che sono entrati in Italia eludendo i controlli e sono privi di
permesso di soggiorno.
Irregolari e clandestini possono essere regolarizzati successivamente.
Oltre che differenziarsi per modalità di accesso, gli immigrati si differenziano anche all'interno del
flusso migratorio: la composizione di questi flussi infatti cambia nel tempo e Bohning ne ha
studiato i diversi stadi.
Nel corso della prima fase c'è una forte presenza di giovani uomini soli, partiti alla ricerca di un
lavoro, ma intenzionati a tornare quanto prima al paese d'origine; la seconda fase invece vede la
diminuzione del numero di rientri in patria, mentre l'età dei migranti aumenta e cresce il numero di
persone sposate. Di conseguenza, durante la terza fase si osserva un notevole incremento di donne e
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bambini; a questo punto il soggiorno degli stranieri non è più legato alla ricerca di un lavoro ma
diventa permanente, inoltre le seconde generazioni aumentano e con esse il problema di dare loro
un riconoscimento sociale e giuridico. [Colombo, Sciortino, 2004;]
Al momento stiamo assistendo ad una stabilizzazione dei migranti, che si osserva tramite il numero
dei permessi di soggiorno di lungo periodo e le acquisizioni di cittadinanza.
I permessi di soggiorno di lungo periodo sono posseduti dal 59,5% di coloro che sono regolari nel
2016 e sono aumentati di circa 90mila unità rispetto all'anno precedente; le comunità immigrate i
cui componenti possiedono per la maggior parte un permesso di questo tipo provengono
prevalentemente da Albania, Marocco, Ucraina e Moldova. [Istat, Cittadini non comunitari, 2016;]
Gli immigrati che hanno acquisito la cittadinanza sono un'altra importante categoria che, ancor più
della precedente, ci segnala la permanenza degli immigrati e anche dei loro figli nel nostro Paese.
Risulta eclatante il numero di cittadini non comunitari che hanno ottenuto la cittadinanza italiana: in
cinque anni è più che triplicato (da 50mila nel 2011 a 159mila nel 2015).
E' anche importante notare che, se fino al 2008 le acquisizioni per matrimonio erano il sistema di
accesso più comune, nel 2015 esse rappresentano solo il 9% del totale, mentre quasi la metà è
costituita dall'acquisizione per residenza. La presenza dei giovani è considerevole: tra i nuovi
cittadini italiani nel 2015, più di 4 su 10 hanno meno di 20 anni. Anche in questo caso le nazionalità
che spiccano sono quella Albanese e Marocchina (42% sul totale delle acquisizioni). [Istat,
Cittadini non comunitari, 2016;]
1.5. Emigrazione femminile
L'iniziativa di emigrare in passato era prevalentemente maschile, oggi invece assistiamo ad
un'inversione di tendenza che ha portato ad un maggiore bilanciamento: gli stranieri sono per il 53%
donne e per il 47% uomini. Bisogna però considerare che l'emigrazione femminile non si
distribuisce in modo omogeneo sull'intera popolazione immigrata, ma prevale nel caso di
determinate nazionalità: gli stranieri originari dell'Africa, ad esempio, sono soprattutto uomini
(60%), quota che diventa ancora più rilevante se si considera il Bangladesh ed il Pakistan (entrambi
circa il 70%) ; se si osserva l'emigrazione dall'Europa dell'Est invece si nota che in media il 56% è
donna, con picchi del 79% per coloro che provengono dall'Ucraina e del 67% dalla Moldova. [Istat,
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Cittadini non comunitari, 2016; Lavoce.info, 2015;]
L'emigrazione femminile in Italia si può suddividere in tre modelli: il primo è il più tradizionale ed
è quello che prevaleva in passato, ma che è presente anche oggi, evidente nelle statistiche sui
ricongiungimenti familiari; si situa all'interno di questo modello l'iniziale emigrazione maschile
alla quale successivamente segue la partenza delle donne che si si ricongiungono con i mariti già
stabilitisi nel nuovo Paese.
Il secondo modello invece riguarda i flussi a prevalenza femminile, tipici di alcune nazionalità,
costituiti generalmente da donne giovani, spesso sposate e con figli o con un ruolo considerevole
nel sostentamento della famiglia d'origine: esse partono con l'obiettivo di trovare un lavoro che
consenta loro di mandare i risparmi nel paese di provenienza, così da sostenere l'istruzione di figli o
fratelli, curare i membri della famiglia o acquistare una casa.
Il terzo modello infine considera la presenza di donne che intraprendono frequenti viaggi tra
dall'Italia al paese d'origine e viceversa per motivi commerciali. [Colombo, Sciortino, 2004;]
E' necessario citare anche le donne rifugiate, anche se al momento la loro presenza è marginale
rispetto agli uomini (questi ultimi rappresentano il 90%)
In generale le donne di provenienza non comunitaria che giungono in Italia nel 2015 sono il 60% di
coloro che migrano per motivi familiari, il 31% di quelli che adducono a necessità di lavoro e il
10% dei migranti per ragioni di asilo politico
Fonte: Istat, Cittadini non comunitari, 2016;
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Motivi familiari Lavoro Asilo politico
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Perché emigrare
Donne
Uomini
Titolo asse Y