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esclusivamente sulla funzione sociale e sulla solidarietà, facendone diventare la ragione
necessaria e sufficiente per la propria esistenza, oggi è sempre più evidente che una
solidarietà – nel caso in questione, una mutualità - che non riesca a coniugarsi con
l'efficienza risulta destinata a scomparire e soccombere.
Le protezioni che per lungo tempo hanno coperto le spalle alle inefficienze di molte
realtà cooperative (dal sostegno pubblico e politico, alla dimensione di mercato
prettamente locale, allo scarso potere competitivo delle imprese concorrenti nei settori
tradizionali d’azione delle cooperative) sono infatti venute meno e queste entità si
trovano così a dover competere, in un mercato sempre più complesso e concorrenziale,
assolutamente alla pari con tutte le altre imprese.
Questa sfida è stata colta dalle cooperative cercando di ammodernare le proprie strutture
organizzative e gestionali ed investendo risorse nel miglioramento delle proprie capacità
di mercato e dei livelli di efficienza.
Ma a fianco agli sforzi delle singole realtà aziendali si è avvertita, nell’ambiente
cooperativo, la necessità di un intervento anche a livello legislativo, che sapesse
reinterpretare la disciplina cooperativa in maniera tale da meglio rispondere alle nuove
esigenze poste dal mercato.
Il dibattito riformativo è diventato così tema comune in molti paesi europei ed è sfociato
in numerose riforme, comprese quella adottata in Spagna con la Ley de Cooperativas
27/1999 ed in Italia con il Decreto Legislativo n°5-6 del 17 gennaio 2003 in attuazione
della legge 3 ottobre 2001, n°366.
Il presente lavoro si pone l’obiettivo, attraverso un’approfondita analisi della riforma
cooperativa spagnola, di offrire una diversa chiave di valutazione, di tipo comparativo,
del contenuto della riforma del diritto societario cooperativo adottata in Italia, cercando
di mettere in evidenza i tratti più interessanti ed innovativi che emergono da ciascuno di
questi due interventi legislativi.
L’esperienza che ho avuto modo di effettuare nel quadro di un progetto Erasmus di
studio dell’Universidad Politecnica de Cartagena mi ha permesso di venire a diretto
3
contatto con la vivacità ed il grande sviluppo che il movimento cooperativo spagnolo sta
vivendo, a riflesso di una economia anch’essa in grandissima crescita
1
. Di qui l’idea di
mettere a frutto le conoscenze e gli studi effettuati in ambito cooperativo presso
l’Università degli Studi di Verona
2
, per proporre questo interessante spunto di
confronto.
Il lavoro si articola in quattro capitoli. Nel primo, di carattere introduttivo, l’attenzione è
rivolta alla comprensione dei caratteri fondamentali del movimento cooperativo
spagnolo: attraverso l’analisi di dati si cercherà di individuarne dimensioni,
caratteristiche regionali e settoriali, livelli di produttività, margini di crescita e tendenze,
con l’obiettivo di mettere in evidenza il ruolo ed il peso che tale movimento ha assunto
all’interno dell’economia nazionale e a confronto con il movimento cooperativo
italiano.
Dopo di che, nel secondo capitolo, si procede all’analisi della disciplina cooperativa
spagnola, così come è stata prevista e regolata con l’intervento legislativo della Ley
General de Cooperativas 27/1999, offrendo a chiusura di capitolo, un confronto con la
disciplina cooperativa italiana, con particolare attenzione per le novità che sono state
introdotte dai due legislatori in tema di apertura della formula cooperativa a nuovi
orientamenti e alla volontà di garantire maggiori possibilità alla struttura di governance
d’impresa di assecondare i cambiamenti del mercato.
Quindi nel terzo capitolo si passa all’analisi di una delle tematiche più critiche del
cooperativismo: l’aspetto finanziario. La formula cooperativa infatti prevede tutta una
serie di principi (finalità mutualistica dell’attività dei soci, democraticità di gestione,
limitazione dell’aspetto lucrativo) che impongono numerosi vincoli sulla remunerazione
dei capitali utilizzati per finanziare l’attività di impresa. La conseguenza è una difficoltà
superiore rispetto alle società di capitali nel riuscire a reperire risorse finanziarie,
soprattutto di rischio, che rischia di impedire a molte realtà il perseguimento di progetti
1
Il PIL spagnolo è cresciuto del 3,1% nel 2004 e del 3,5% nel 2005. Si tratta di tassi di crescita che si
possono quasi definire “anomali” nel panorama europeo: basti pensare che negli stessi anni il PIL
dell’Europa a 25 è cresciuto rispettivamente del 2,2% e del 1,7%, mentre il PIL italiano del 1,2% e dello
0,1%.
2
Nella laurea triennale in “Economia e gestione delle imprese agro-alimentari” con il corso di “Economia
e gestione delle cooperative agro-alimentari” della professoressa Capitello e nella laurea specialistica in
“Economia internazionale” con il corso “Economia delle aziende cooperative” dei professori Lionzo e
Corbella.
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di crescita e sviluppo. D’altro canto però concedere maggiori margini di manovra alle
cooperative e togliere alcuni dei vincoli che ne determinano le difficoltà finanziarie
rischia di attenuare in maniera eccessiva l’identità e i tratti differenzianti della formula
cooperativa rispetto alle altre forme societarie. Si tratta quindi di un tema estremamente
interessante e delicato che viene affrontato nella seconda parte del terzo capitolo
mettendo a confronto le scelte effettuate dal legislatore spagnolo con quelle del
legislatore italiano. Tali scelte sono riuscite nell’attenuare la debolezza finanziaria di
molte realtà cooperativa? Sono sufficienti a garantire loro le capacità finanziare
necessarie per crescere in un mercato sempre più orientato verso la grande dimensione
come quello attuale? E quanto queste concessioni hanno eroso e derogato ai principi che
stanno a fondamento dell’integrità cooperativa? Sono queste le domande a cui si
cercherà di dare risposta al termine dell’analisi.
Infine nel quarto ed ultimo capitolo ci si concentra su tutti gli aspetti che riguardano la
formazione e determinazione del risultato nelle cooperative spagnole, ponendo in
evidenza i tratti distintivi rispetto alle modalità con cui si forma il risultato nelle altre
forme societarie. Il riconoscimento di agevolazioni fiscali, la necessità di garantire
forme di auto-finaziamento consistenti attraverso un regime di riserve obbligatorie, la
presenza di una finalità dell’attività sociale (mutualistica) diversa da quella prevista
nelle altre forme societarie, nonché i limiti e le particolarità previste nella
remunerazione del capitale determinano infatti notevoli differenze nelle modalità in cui
il risultato d’esercizio delle cooperative viene formato e distribuito. Alla fine del
capitolo tale regime viene confrontato con quello previsto dalla normativa cooperativa
italiana, con il fine di determinare quanto le agevolazioni fiscali e la altre particolarità
incidono, nei due paesi, sul risultato che può essere poi distribuito ai soci.
Per il lavoro svolto, un sincero ringraziamento va ai professori che mi hanno seguito nel
periodo di studio svolto in Spagna, presso la Universidad Politecnica de Cartagena, in
particolar modo alla professoressa Marìa Eugenia Sanchez e al professor Narciso Arcas,
che grazie all’esperienza maturata in ambito di studi cooperativi, mi ha consentito di
ottenere un canale di conoscenza privilegiato sulle caratteristiche del movimento
cooperativo spagnolo. Quindi un immancabile ringraziamento va al professore Andrea
Lionzo che ho avuto la fortuna di incontrare nel corso di Economia delle aziende
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cooperative e che mi ha permesso poi di proseguire su queste tematiche con la redazione
del presente lavoro, supportandomi con grande disponibilità, rigore e pazienza, durante
tutta la fase di lavorazione, compresa quella svolta in Spagna.
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Capitolo 1
Il movimento cooperativo spagnolo: numeri e caratteri tipici
Sommario: 1. Introduzione. 2. Principali grandezze economiche. 2.1 Numero di imprese e di lavoratori.
2.2 Valore della produzione, valore aggiunto, remunerazione dei salariati ed excedente bruto de
explotación. 2.3 Distribuzione settoriale del Valore Aggiunto Netto. 2.4 Distribuzione regionale del
Valore Aggiunto Netto. 3. Conti economici. 4. Tratti più significativi del settore. 5. Cooperativa Sociale:
una forma di impresa in espansione. 6. Il movimento cooperativo spagnolo: conclusioni. 7. La
cooperazione in Spagna all’interno dell’Europa e a confronto con la cooperazione in Italia.
1. Introduzione
Per addentrarsi nell’analisi del movimento cooperativo spagnolo è innanzitutto
importante definire quali sono i suoi tratti fondamentali e le dimensioni che ha assunto
all’interno dell’economia nazionale, per valutarne poi il peso anche in relazione ad altri
paesi della Comunità Europea e dell’Italia in particolare.
Partendo dal corpus legislativo che regola la materia cooperativa spagnola emerge una
prima importante peculiarità, che lo differenzia ad esempio dalla legislazione italiana e
da quella di molti altri paesi europei. L’ordinamento spagnolo riconosce infatti ampia
autonomia, anche legislativa, alle diciotto Comunità Autonome
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nelle quali si divide lo
stato, per cui alla normativa nazionale, che fa riferimento alla recente Ley de
Cooperativas 27/1999 del 16 luglio 1999, si affiancano le disposizioni delle tredici
Comunità Autonome che hanno legiferato in materia
4
.
3
Le diciotto Comunità Autonome nelle quali è diviso amministrativamente lo Stato spagnolo sono, in
ordine alfabetico: Andalucía, Aragón, Asturias, Baleares, Canarias, Cantabria, Castlla-La Mancha,
Castilla y León, Cataluña, Ceuta-Melilla, Comunidad Valenciana, Extremadura, Galicia, La Rioja,
Madrid, Murcia, Navarra, País Vasco.
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Le leggi cooperative delle Comunità Autonome sono di seguito elencate, in ordine alfabetico.
Andalucía: Ley 3/2002 de Sociedades Cooperativas Andaluzas del 16 dicembre 2002; Aragón: Ley
9/1998 de Cooperativas de Aragón del 22 dicembre 1998; Baleares: Ley 1/2003 de Cooperativas de
Baleares del 20 marzo 2003; Castilla-La Mancha: Ley 20/2002 de Cooperativas de Castilla-La Mancha
del 14 novembre 2002; Castilla y León: Ley 4/2002 de Cooperativas de la Comunidad de Castilla y León
del 11 aprile 2002; Cataluña: Ley 18/2002 de Cooperativas de la Comunidad Autonoma de Cataluña del
5 luglio 2002 e Ley 6/1998 de regulación del funcionamento de la Secciones de Crédito de las
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L’ordinamento prevede che la normativa nazionale venga applicata alle imprese che
svolgono la loro attività in più Comunità Autonome o in Comunità Autonome prive di
legislazione in materia
5
. Qualora invece l’attività dell’impresa si svolga interamente o
principalmente nel territorio di una delle tredici Comunità Autonome dotate di una
normativa cooperativa, sarà questa a fare riferimento.
La compresenza di questi due piani normativi, uno nazionale ed uno locale, se da una
parte complica il panorama regolativo, dall’altro ha permesso e permette al movimento
cooperativo spagnolo di provare e testare continuamente differenti ed innovative
soluzioni legislative. Una eterogeneità di normative che è stata sfruttata ad esempio
nella stesura della recente Ley de Cooperativas 27/1999 nella quale si è fatto ampio
ricorso alle esperienze e alle indicazioni provenienti dalle legislazioni delle Comunità
Autonome, prendendo spesso ad esempio le scelte più virtuose emerse a livello locale.
Come nella normativa italiana, il legislatore spagnolo riconosce un ruolo particolare alle
società cooperative. Esse vengono infatti considerate come entità al cui centro stanno le
persone, con valori e condotte che le differenziano dalle imprese il cui fine principale è
lo scopo di lucro, ossia le società di capitali. Mentre quest’ultime infatti possono
considerarsi principalmente come il risultato dell’associazione di capitali e della ricerca
di una remunerazione degli stessi, le cooperative vengono riconosciute piuttosto come il
risultato dell’associazione di individui, nelle quali di conseguenza tanto le decisioni che
si adottano nell’ambito della gestione d’impresa come la distribuzione dei benefici
generati, non soddisfano nè sono condizionati dai conferimenti di capitali: infatti i soci
dell’entità, indipendentemente dai capitali che hanno versato nella stessa, godono di
uguali diritti politici ed economici.
A condizionare e ad orientare la ricerca e la distribuzione di benefici economici sono
infatti altri fattori conferiti dai soci: il lavoro nelle cooperative di produzione e lavoro, i
Cooperativas de Cataluña del 21 maggio 1998; Comunidad Valenciana: Ley 8/2003 de Cooperativas de
la Comunidad Valenciana del 27 marzo 2003; Extremadura: Ley 2/1998 de Sociedades de Cooperativas
de Extremadura del 26 marzo 1998 e Ley 5/2001 de Crédito Cooperativo (Extremadura) del 10 maggio
2001; Galicia: Ley 5/1998 de Cooperativas de Galicia del 18 dicembre 1998; La Rioja: Ley 4/2001 de
Cooperativas de La Rioja del 2 luglio 2001; Madrid: Ley 4/1999 de Cooperativas de la Comunidad de
Madrid del 30 marzo 1999; Navarra: Ley Foral 12/1996 de Cooperativas de Navarra del 2 luglio 1996;
País Vasco: Ley 4/1993 de Cooperativas de Euskadi del 24 giugno 1993 modificata dalla Ley 1/2000 de
Cooperativas de Euskadi del 29 giugno 2000.
5
Ad oggi sono solo cinque le Comunità Autonome che non hanno provveduto a legiferare in materia
cooperativa: Asturias, Canarias, Cantabria, Ceuta-Melilla, Murcia
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mezzi di produzione nelle cooperative di conferimento e il consumo nelle cooperative di
consumo.
A ciò c’è da aggiungere che queste entità perseguono complementariamente ai
sopracennati obiettivi di carattere eminentemente economico, altre finalità, tra le quali
risaltano la difesa dei valori della solidarietà e della equità.
Di qui trova giustificazione l’elevato riconoscimento sociale che ormai a tutti i livelli, a
partire da quello internazionale attraverso l’opera dell’International Cooperative
Alliance (ICA), è stato sancito e che il legislatore spagnolo, così come quello italiano,
ha puntualmente recepito nel testo normativo.
Nel capitolo, si pone in luce, con l’uso di dati statistici
6
, il contributo delle cooperative
all’economia spagnola e si identificano i tratti più significativi e il ruolo di queste
società nello sviluppo territoriale e sociale. Infine si procede ad effettuare un breve
confronto tra la realtà cooperativa spagnola e quella italiana.
2. La dimensione del fenomeno
La dimensione che il fenomeno cooperativo ha raggiunto all’interno dell’economia
spagnola trova evidenza nell’analisi delle principali grandezze economiche. A tal
proposito vengono presi in considerazione i dati su scala nazionale riguardanti il
numero di società cooperative, le loro dimensioni medie, il loro livello di occupazione,
le stime del valore della produzione e del valore aggiunto e la remunerazione dei
dipendenti, sia in termini assoluti che relativamente al complesso dell’economia.
Per rendere ancora più completa e dettagliata l’analisi, i dati vengono poi scomposti per
ramo di attività e per Comunidades Autonomicas per capire meglio in quali settori ed in
quali regioni il movimento cooperativo spagnolo si è diffuso maggiormente.
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I dati provengono da tre fonti statistiche:
1- un’inchiesta ai direttivi di società cooperativa con 246 cooperative intervistate;
2- i conti annuali delle cooperative;
3- il data base dell’economia sociale, elaborata trimestralmente dalla Direcciòn General de la Economia
Social, dal Fondo Sociale Europeo e dal Ministero de Trabajo y Asuntos Sociales.