5
Già dal titolo e dalle prime battute di questo saggio emerge chiaramente l’istanza
provocatoria della sua posizione, analoga a quella che in questa tesi si vuole
portare avanti a partire appunto dal titolo. Tale istanza provocatoria, la quale
sembra tendere a suscitare imbarazzo nel panorama della filosofia
contemporanea, emerge dall’espressione di Badiou: “ad oggi la filosofia non ha
ancora assunto Pessoa come condizione; il suo pensare non è ancora all’altezza
di Pessoa”
3
.
Secondo Badiou dunque, di fronte all’altezza del poeta lusitano, la filosofia deve,
in maniera preliminare, riconoscere che “nessuna delle figure riconoscibili della
modernità filosofica è adatta a sostenere la linea di pensiero singolare dispiegata
da Pessoa”
4
.
3
Ivi, pag. 1.
4
Ivi, pag. 2.
6
2. La sfida filosofica: un’ interpretazione non tradizionale di Pessoa
L’ottica di Badiou è affine a quella del secondo Heidegger che, appunto, scorge
nell’opera di un poeta come Hölderlin
5
il segno della sfida filosofica, un nuovo
spazio del pensiero che offre la possibilità di elaborare nuove categorie e nuovi
orizzonti di senso per la filosofia; proprio in questi termini allora, può essere
letta la tesi di Badiou sulla filosofia nei confronti di Pessoa: ”tentare di pensare
Pessoa come una condizione possibile della filosofia”
6
.
Badiou giunge a tale conclusione dopo una lettura nietzscheana
7
della storia del
pensiero occidentale, in virtù della quale, dice il filosofo francese, tutti i filosofi
e le correnti fondamentali del pensiero occidentale dalle origini ad oggi, si
collocano in un unico spazio compreso fra due estremi: “platonismo” e
“antiplatonismo”
8
.
La novità rappresentata da Pessoa consiste primariamente nell’impossibilità di
collocare il suo pensiero (ma anche la sua esperienza di uomo e poeta) all’interno
di questo spazio in quanto esso “apre una via che non è nè platonica nè
antiplatonica”
9
.
5
Cfr. M. Heidegger, A che poeti ?, in M. Heidegger, Holzwege. Sentieri erranti nella selva, a cura di V. Cicero,
Bompiani, Milano 2002.
6
A. Badiou, Un compito filosofico: essere contemporanei di Pessoa, cit. , pag. 1.
7
Rileggere la storia della filosofia, della cultura e della società occidentali in chiave nietzcheana, cioè nel segno
del rovesciamento del platonismo, è una prerogativa comune a diversi filosofi del poststrutturalismo, non a caso
gli autori più rappresentativi di tale corrente (Derida, Deleuze, Foucault) vengono anche chiamati filosofi della
Nietzsche reinassance.
8
A. Badiou, un compito filosofico: essere contemporanei di Pessoa, cit. , pag. 1
9
Ivi, pag. 2
7
La grandezza di Pessoa, aggiunge Badiou, non coincide però unicamente con il
suo stare fuori i suddetti estremi, ma anzi con la capacità di attraversare
trasversalmente
10
lo spazio tra essi compreso, quindi anche di venirne fuori.
Questa sezione introduttiva oltre a sottolineare, in maniera preliminare, la tesi
centrale dell’intera trattazione, pone anche in evidenza una precisazione che
risulta fondamentale proprio in dipendenza di tale tesi; ciò che va precisato è che
questa trattazione non vuole essere esclusivamente un elaborato monografico su
Fernando Pessoa. Di conseguenza si è scelto di non procedere ad un’analisi
dettagliata delle singole opere del/i poet/i
11
, se non sotto forma di breve
presentazione. Ciò che si cercherà di fare emergere è una proposta di ricerca per
un approccio nuovo al labirintico universo nel quale si entra già iniziando a
leggere Pessoa. Pensare ad un approccio nuovo, sottintende l’impegno, il
compito al quale Alain Badiou invita coloro che si occupano di filosofia, e cioè
una interpretazione che miri a scoprire nuovi spazi per il pensiero, quindi nuove
occasioni per la filosofia.
Rispetto a tale obiettivo, questa tesi, dopo avere presentato possibili strategie per
l’approccio al complesso Universo Pessoa
12
, e quindi delle interpretazioni
tradizionali della sua opera, metterà in evidenza un’interpretazione non
tradizionale del poeta portoghese, intendendo con tradizionale
quell’interpretazione che rientra dentro orizzonti di senso e categorie che la
nostra tradizione filosofica e critico-letteraria (soprattutto su Pessoa) ci ha fatto
10 la trasversalità o obliquità nell’opera di Pessoa è il nucleo centrale che accomuna i diversi filosofi e critici di
Pessoa riunitisi a Parigi in occasione del convegno sul poeta, pubblicato successivamente nel volume citato che
raccoglie i diversi contributi, tra i quali appunto il saggio di Badiou qui preso in considerazione.
11Come noto, la caratteristica fondamentale nonché estremamente enigmatica dell’opera di Pessoa è
l’eteronimia, cioè una produzione letteraria legata non solo ad un unico nome, ma a nomi diversi.
12
Molti dei critici di Pessoa, da Eduardo Lourenço ad Antonio Tabucchi sono soliti usare il termine universo,
come anche quello di labirinto per riferirsi all’opera del poeta portoghese, proprio per sottolinearne l’estrema ed
enigmatica complessità.
8
conoscere, mentre con non tradizionale si intende una lettura che segue
fondamentalmente la linea proposta da Badiou. Possiamo dunque dire che, se
l’interpretazione tradizionale ha come oggetto il poeta Pessoa, in quanto autore
che si presta ad interpretazioni filosofiche, l’interpretazione non tradizionale
mira ad individuare un oggetto non ancora ben definito, proprio perché i
tradizionali paradigmi filosofici sembrano in ritardo rispetto a ciò che emerge
come traccia centrale di questa trattazione: L’esperienza pessoana, cioè non un
autore, non un argomento, ma un intero nuovo piano inesplorato creato dal genio
di Pessoa
9
3. Unicità e irripetibilità dell’eteronimia pessoana
Questa tesi assume implicitamente come imprescindibile l’altra tesi fortemente
condivisa da molti e autorevoli interpreti di Pessoa: quella del primato
dell’eteronimia, secondo la quale la peculiarità fondamentale che rende questo
poeta unico rispetto ad altri mostrandone l’enigmaticità forte, è la sua scelta di
scrivere non attraverso un solo nome (ortonimo) ma attraverso molteplici altri
nomi (eteronimi).
L’eteronimia in Pessoa è un fenomeno complesso, non riducibile alle molteplici
esperienze di pseudonimia che la storia della letteratura ci ha fatto conoscere.
3.1 Esperienze simili ma criticamente irriducibili: Kierkegaard e Pessoa
E’possibile rintracciare suggestive somiglianze tra l’eteronimia pessoana e la
pseudonimia che contraddistingue l’opera di uno dei grandi protagonisti della
filosofia moderna, il teologo danese Soren Kierkegaard. E’ ciò che fa Eduardo
Lourenço, uno dei più celebri interpreti di Pessoa, che dedica un saggio alla forte
somiglianza che intercorre fra le esperienze dei due autori, concludendo
comunque che la pseudonimia di Kierkegaard non coincide con l’eteronimia di
Pessoa, collocando quest’ultima ad un livello di complessità più alto ed
enigmatico: “come scrive uno dei suoi recenti biografi Frithiof Brandt,
l’intenzione di Kierkegaard era stata quella di immaginare scrittori diversi che
avrebbero presentato diverse concezioni di vita, quelle che lui ha chiamato stadi
sul cammino della vita”
13
; essa non corrisponde al fenomeno che Pessoa stesso
13
E. Lourenço, kierkegaard e Pessoa o le maschere dell’assoluto, in E. Lourenco, Fernando re della nostra
baviera, dieci saggi su Fernando Pessoa Empirìa, 1997, pag. 149.
10
battezzerà eteronimia , cioè “non solo scrittori diversi responsabili di diverse
concezioni di vita ma scritti diversi che incarnano diverse visioni del mondo”
14
.
In questo saggio Laurenco parla dello stesso Pessoa che esprime l’unicità e
l’irripetibilità della sua esperienza: ”Pseudonimo è per Pessoa un testo maschera
d’apparenza e circostanza, una questione d’attribuzione nominale, ben diverso
dalla creazione con carattere eterogeneo a quello del suo creatore manifesto;
quest’ultimo è il privilegio che il complesso autore portoghese reclama per i suoi
poemi-poeti, confusi e presentati subito non solo al pubblico ma anche a se
stesso come poeti autonomi creatori di poesie che l’autore apparente non
riconosce come proprie, se non nella misura in cui egli si nega in esse come
soggetto ontologicamente e psicologicamente uno”
15
.
3.2 L’eteronimia come dispositivo
L’eteronimia Pessoana è così presentata da Badiou: “La singolarità fondamentale
della poesia di Pessoa, risiede nel proporre le opere complete non di un solo
poeta, ma di quattro. Si tratta del famoso dispositivo dell’eteronimia. Attraverso
nomi diversi, disponiamo di diversi insiemi di poesie che, seppure della stessa
mano, sono tanto differenti per motivi dominanti, e nel lavoro linguistico, da
comporre essi stessi una configurazione artistica completa”
16
.
Rispondendo alla provocazione di Badiou, l’obiettivo di questa tesi è ricercare
autori del panorama della filosofia che risultino interlocutori di Pessoa, ma
14
Ibidem.
15
E. Lourenço, Kierkegaard e Pessoa o le maschere dell’assoluto, in E. Lourenço, Fernando re della nostra
baviera, cit. , pag. 149.
16
A. Badiou, Un compito filosofico: essere contemporanei di Pessoa, cit. , pag. 2.
11
sempre nella consapevolezza che ad oggi la filosofia “non è ancora alla sua
altezza”
17
.
Solo allora si potrà notare che, se in un primo momento Heidegger sembra il
filosofo più idoneo ad essere considerato l’interlocutore filosofico di Pessoa, in
realtà il filosofo tedesco può essere considerato tale solo all’interno di quella che
chiamiamo un’interpretazione tradizionale di Pessoa. Se invece ci impegniamo
nel difficile tentativo di intraprendere un’interpretazione non tradizionale del
poeta, vedremo che gli interlocutori più idonei sono filosofi più vicini ai nostri
giorni, e non ancora fortemente presi in considerazione
18
.
Come possiamo notare nel suo saggio su Pessoa, è proprio lo stesso Badiou, che
parlando di dispositivo a proposito dell’eteronimia, ci suggerisce determinati
autori contemporanei che si prestano al dialogo col poeta portoghese, filosofi che
possono essere considerati capaci di accogliere nella maniera più radicale, la
sfida filosofica rappresentata dall’esperienza pessoana.
Il concetto di dispositivo è un concetto fondamentale per due autori in particolare
del pensiero contemporaneo: Michel Focault e Gilles Deleuze
19
, autori
fondamentali all’interno di correnti filosofiche contemporanee (post-
strutturalismo, pensiero della differenza), i quali, attraverso l’ originale rilettura
in chiave nietzscheana
20
della storia del pensiero e della cultura occidentale ne
propongono una radicale revisione, coincidente spesso con un totale
rovesciamento di concetti, degli orizzonti di senso che per tradizione sono
considerati capisaldi del nostro pensiero e del nostro modo di vivere occidentale.
17
Ivi, pag. 1.
18
Sul tema della doppia interpretazione cfr. la voce N di Neurologie in G. Deleuze, Abecedario, DeriveApprodi,
2005.
19
Cfr. G. Deleuze, Che cos’è un dispositivo in G. Deleuze, Divenire molteplice, Nietzsche, Focault ed altri
intercessori a cura di U. Fadini, ed. Ombre corte, 1999.
12
Si cercherà di fare emergere infine, attraverso una lettura nietzscheana
dell’esperienza pessoana, le analogie di Pessoa con Gilles Deleuze: analogie
interessanti e sorprendenti, rispetto alle quali Deleuze può considerarsi uno dei
più acuti interlocutori filosofici di Pessoa.
19
lettura storica caratteristica di tutti i pensatori della differenza, conosciuti appunto come i filosofi della
Nietzsche reinassance,(Ricoeur, Derrida, Deleuze, Focault).
13
4. Difficoltà e pregiudizi della critica
L’opera dei molteplici Pessoa non ebbe successo immediato, anzi, prima di una
sua soddisfacente diffusione, dovettero passare decenni dalla morte del poeta,
come dimostra questa constatazione di Robert Bréchon sulla storia della
letteratura portoghese scritta da Georges Le Gentil: “Georges Le Gentil pubblicò
questo libro nel 1935, l’anno della morte di Pessoa. Non avrebbe potuto
sospettare che il poeta di cui cita il nome di sfuggita, sarebbe stato riconosciuto
sessant’anni più tardi come il più grande scrittore del suo paese”
21
.
Oltre a questioni pregiudiziali di carattere psicanalitico –rispetto alle quali
l’opera di Pessoa sarebbe semplicemente frutto di una mente malata- o al fatto
che Pessoa appartenesse ad un paese che non occupava una posizione eminente
nel panorama della cultura europea, un altro ostacolo alla diffusione dell’opera
pessoana furono, soprattutto all’inizio, le complicatissime avversità
filologiche
22
ad essa legate; infatti Pessoa, non solo ha firmato con nomi diversi,
ma ha anche lasciato incompiuta gran parte della sua opera: non organicamente
connessa, sotto forma di appunti e frammenti sparsi dentro un grande baule.
Ad oggi non risulta ancora fatta una sistemazione soddisfacente di Pessoa come
intellettuale, cioè una presa in considerazione dell’esperienza pessoana nel suo
complesso, quindi l’analisi di tutto l’impianto concettuale e culturale che ruota
attorno alla sua enigmatica figura; tale sistemazione si concretizzerebbe in una
presa in considerazione, in modo non marginale, non solo della produzione
poetica, ma anche delle concezioni filosofiche e politiche di Pessoa.
21
G. Le Gentil e R. Bréchon, Storia della letteratura portoghese, traduzione di P. Spinesi, Laterza, Bari 1997,
pag. 127.
22
Cfr. S. Celani, Il Fondo Pessoa. Problemi metodologici e criteri d’edizione, Sette Città, 2005.
14
Secondo Tabucchi sono essenzialmente tre i motivi per i quali ad oggi un lavoro
così impegnativo non è ancora stato fatto: “innanzitutto la mole e la complessità
dell’opera poetica, che ha soverchiato e messo in disparte l’attività del teorico;
poi il legittimo convincimento di ogni suo critico che l’ipoteca risultante
dall’essere tale opera ancora aperta (soprattutto per i numerosi inediti ancora
esistenti) ostacoli seriamente un giudizio, se non definitivo, almeno abbastanza
attendibile di Pessoa come intellettuale del suo tempo; e infine, motivo che non
bisogna sottovalutare, l’imbarazzo della critica di fronte ad un personaggio
scomodo come Pessoa: il che la dice lunga sui pregiudizi di tutta quella critica
che guardando al poeta ha rimosso il politico e il filosofo, relegandolo nella
classe dei cattivi del novecento, una classe molto affollata: da Nietzsche ad
Heidegger passando per Cèline, Artaud e Kafka”
23
.
23
A. Tabucchi, Un baule pieno di gente, cit. , pag. 15.