INTRODUZIONE Questo mio lavoro, questa tesi vuole essere una sorta di viaggio, di guida alla
scoperta di una parte del mondo della televisione, di una realtà televisiva, che
oggi più di prima ha confermato e conferma il suo successo e la sua funzione di
un nuovo modo di “fare televisione”, attuando anche una innovazione nel
linguaggio televisivo, cioè il FORMAT TELEVISIVO .
Ma che cos'è il format televisivo? Come si scrive? E come si vende?
L'obiettivo principale di questa tesi è quello di rispondere a questi quesiti, di
analizzarli, in modo tale da comprendere e far conoscere il processo che porta
alla costituzione e realizzazione del format, cioè conoscere i suoi meccanismi, le
sue caratteristiche ed elementi, come la bibbia, le varie tipologie di format
esistenti e le sue dinamiche di mercato glocale .
Questo processo di “analisi” del format può essere visto come un “orologio”,
cioè bello e semplice da vedere al di fuori, ovvero la parte visibile; ma
all'interno, cioè la sua parte “invisibile”, il “meccanismo” è articolato e
complementare. E come si legge in un famoso libro: “ l'essenziale è invisibile
agli occhi ”.
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Questo lavoro è diviso principalmente in due parti complementari fra loro,
ognuna delle quali divisa rispettivamente in due capitoli.
La prima parte, intitolata “ La fabbrica ”, è corredata da sottotitoli, … un po' di
Televisione , per il primo capitolo e, il Processo creativo , per il secondo che
caratterizzano le argomentazioni trattate. Qui analizzerò il processo dei format
televisivi cominciando da un'argomentazione introduttiva e un po' generale,
senza entrare in un discorso specifico, riguardante il linguaggio televisivo e il
futuro della comunicazione televisiva. Argomenti che illustrano le
trasformazioni e i cambiamenti della Televisione dall'inizio ufficiale delle
trasmissioni televisive italiane il 3 Gennaio 1954 sino ai giorni nostri,
comprendenti i vari cambiamenti riguardanti non solo la tecnologia, oggi si
parla di digitale, ma anche i contenuti, come vedremo nel corso di questo
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Antoine de Saint-Exupéri, Il piccolo principe , Bompiani, Milano, 1996, pag. 96.
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lavoro. Poi, si conoscerà il ruolo e la funzione dell'autore televisivo e della
caratteristica dell' autorialità all'interno del processo creativo di un programma o
di un format, e quindi la composizione e struttura di un programma televisivo,
ovvero il suo DNA.
Questi temi focalizzano l'attenzione sull'artefice della primissima fase di quello
che sarà l'intero processo creativo di realizzazione di un programma, ovvero
l'autore televisivo; e poi, sul modo di scrivere e sulla struttura “base” del
programma stesso. Infatti, come vedremo, scrivere per la televisione significa
anche trasformare l'idea, il soggetto della trasmissione, in una sceneggiatura o in
un copione.
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Concluderò questa prima parte analizzando il nucleo, l'anima di questo processo
che porta alla realizzazione e produzione di un format televisivo, passando dalla
fase dell'ideazione, progettazione e scrittura di tutti i suoi elementi, come la
bibbia, le “variabili”, le diverse tipologie di format esistenti, e le sue analogie
con la “fiaba” di Propp; arrivando, infine, a conoscere quelli che possono essere
i segreti di un format e come si può vendere, attraverso una significativa
testimonianza.
A tal proposito, non tutti sanno che i programmi televisivi di per sé
rappresentano un tema complesso e, al tempo stesso, contraddittorio. Da un lato,
la concorrenza tra le varie reti televisive; e dall'altro lato, il bisogno e la
necessità di creare e realizzare programmi in tempi molto veloci e a basso costo,
hanno fatto sì che crescesse e si affermasse il fenomeno “fortunato” dei format.
E questo sarà uno dei temi trattati in questo lavoro, in particolar modo quando si
analizzerà il fattore “mercato”.
Bisogna aggiungere anche che, da circa dieci anni, questo termine (format) ha
creato non poche polemiche, anche contraddittorie, perché da un lato si è parlato
e si parla di poco spazio per la spontaneità, l'invenzione e la fantasia creativa;
dall'altro, non esiste più una dimensione locale o nazionale di televisione.
Infatti si parla, e lo si capirà nel capitolo dedicato alla glocalizzazione , di
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Enrico Menduni, Antonio Catolfi, Produrre TV. Dallo studio televisivo a internet , Laterza Editori,
Bari-Roma, 2009, pag. 40.
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fenomeno glocale . E questa sua complessità, porta il format televisivo ad essere
considerato tanto un prodotto culturale legato alla dimensione creativa e
all'intrattenimento, quanto un oggetto di mercato in grado di rispondere in modo
efficace alle dinamiche locali e internazionali.
Nella seconda parte, intitolata “ Il mercato ”, affronterò proprio il “prodotto”
format come oggetto di un mercato sempre in crescita dove fantasia creativa,
tempestività, adattamento, rischio e fortuna sono gli elementi principali, ma
anche complementari di questo sistema diventato, oramai, internazionale.
Il marketing televisivo, il mercato internazionale e italiano del format televisivo
e la televisione convergente, cioè un nuovo modo di fare e vedere la tv, sono le
tappe che caratterizzano questa seconda parte, che si concluderà con un case
history , il quarto capitolo, considerato da molti, tra giornalisti e critici, il
capostipite di tutto questo “filone” dei reality show, ovvero il Grande Fratello ,
che negli anni ha dimostrato di essere, come vedremo, un “programma-mondo”
o programma “multipiattaforma” .
Nello specifico, il terzo capitolo, la Glocalizzazione , ci farà conoscere, in
generale, quali sono gli elementi costitutivi del marketing ed in particolare
quelli del settore televisivo, come il palinsesto ( l’insieme dei diversi programmi
audiovisivi organizzati entro una griglia temporale) , il genere (e nel nostro caso
il reality show ) ed il posizionamento; e quali sono le caratteristiche che
un'impresa televisiva deve avere. Il supporto del marketing è importante, ampio
e tende a delineare la strategia futura: affianca i responsabili di palinsesto,
analizzando il trend di mercato e ciò che è accaduto l’anno precedente, allo
scopo di intercettare le nuove tendenze in termini di consumi di prodotti
televisivi. Il marketing riveste, e lo vedremo bene, un’enorme importanza in
ambito televisivo: esso si distingue in marketing strategico e marketing
operativo; con il primo, si intendono le operazioni di analisi del mercato, analisi
dell’ambiente e del consumatore, analisi della concorrenza, selezione del target ,
misurazione e previsione della domanda, segmentazione, “targettizzazione” e
posizionamento. Con il secondo si intendono le operazioni relative al
marketing -mix , ossia le azioni relative alla concezione del prodotto, del prezzo e
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della promozione.
Sempre nel terzo capitolo, conosceremo sia il mercato televisivo nazionale,
italiano, sia quello internazionale che oggi più di prima sono diventati delle
tappe fondamentali dove i vari “ attori ” della filiera televisiva si confrontano per
conoscere, acquistare e vendere i vari prodotti audiovisivi, il format nel nostro
caso, dando uno sguardo ad una importante società del settore, la Endemol. Ed
infine, vedremo cosa significa “convergenza”, perché interessa questa tesi, e
perché si parla di “televisione convergente”. Lo vedremo attraverso uno studio
ancora da delineare, in work in progress .
E per finire, il quarto capitolo, tutto può succedere … , ci porterà dentro una
realtà che, più o meno, tutti noi conosciamo o che abbiamo sentito o
“percepito”, ovvero la “realtà” del Grande Fratello . Conosceremo la sua storia,
dove nasce, il suo meccanismo, il suo posizionamento “definitivo”, ed infine,
vedremo attraverso uno schema, tratto da una ricerca, “ Grande Fratello-
Televisione Convergente ” di Cecilia Penati, quali sono i canali di influenza e
consumo del “prodotto” Grande Fratello , cioè le varie estensioni “mediali” e
“materiali”.
Ho voluto indagare proprio il “prodotto” Grande Fratello per poter capire sia in
generale che nei particolari l'esperienza della “casa”, visto la mia convivenza in
una casa con 11 persone, studenti differenti tra loro, dai vari caratteri, pregi e
difetti, con una prima sostanziale differenza che “noi” abbiamo la possibilità di
comunicare con l'esterno ed uscire, senza problemi.
Direi una “diversa” versione.
Oggi, il format è certamente una nuova modalità di produzione televisiva che è
diventato uno dei principali oggetti di negoziazione e compravendita nel
mercato televisivo internazionale, confermando un ruolo attuale di
globalizzazione e di localizzazione del gusto televisivo, come già accennato. Si
va dal gioco a premi o quiz alla fiction e ai reality show. E soprattutto il reality
show, diventato oramai un genere a sé, costituisce materia di studio comune a
varie discipline, e in parte in questa tesi. Il reality, che per sua stessa definizione
dovrebbe mostrare la realtà così com’è, puntando lo sguardo sulla vita delle
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persone comuni o di personaggi noti, mira, semplicemente, a fornire il più delle
volte una spettacolarizzazione del vissuto.
Oltretutto, il fenomeno “format” è diventato oggetto di studio in vari settori e
discipline, dalla semiotica alla sociologia, dall'economia alla giurisprudenza, ma
anche in psicologia, e in materie universitarie legate al panorama dei media e
della televisione, e in corsi di laurea e master universitari.
Quindi, possiamo affermare che, oggi, il tema dei format televisivi è diventato
un vero e proprio oggetto di studi in varie discipline, ma una delle prime ad
occuparsene sicuramente è stata, ed è la letteratura. Un esempio tra tanti è
Lezioni americane di Italo Calvino, Oscar Mondadori, Milano, 1993. Un'opera
che illustra, come dice il sottotitolo, Sei proposte per il prossimo millennio .
“Leggerezza”, “Rapidità”, “Esattezza”, “Visibilità”, “Molteplicità”; e
“Coerenza” sono le caratteristiche che sembrano riguardare, anzi riguardano, tra
le altre cose, proprio i format.
Ma queste “Lezioni”, conferenze svoltesi nel 1985, parlano delle qualità
letterarie più importanti che lo scrittore, autore, proietta nel nuovo millennio. In
più, con queste lezioni, Calvino vuole indicarci piste, distribuirci chiavi di
lettura, fornirci una mappa di corrispondenze tra vari elementi e illustrarci anche
un'enciclopedia di letture di grande godimento. Ma ci parla anche di metafore e
di un futuro sincretismo narrativo-combinatorio.
Leggerezza , ovvero una scrittura precisa, aderente perfettamente tra contenuti e
parole, trasparente nello stile, ma strutturato; Rapidità , cioè agilità, mobilità e
disinvoltura dello stile pronto alle improvvisazioni ed ai salti da un argomento
all'altro, quindi anche come sinteticità e concentrazione nei testi; Esattezza ,
ovvero un “prodotto” ben definito, con degli elementi chiari, incisivi e
memorabili, ed anche un linguaggio preciso con le sue sfumature; Visibilità , la
giusta combinazione di parole, forme e colori; Molteplicità , cioè l'idea di
un'enciclopedia aperta, di testi che si diramano e diventano una rete di relazioni
che si moltiplicano e diventano seriali; ed infine, Coerenza , ovvero un percorso
che comincia e che finisce.
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3
I. Calvino, op. cit.
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In conclusione di questo nostro viaggio riguardante i format televisivi,
attraverso le varie fasi e caratteristiche che portano questo prodotto
dall'ideazione alla produzione e realizzazione , voglio dire che l'intento, di
questo mio lavoro, il mio desiderio è, anche, quello di fare un compendio su
queste argomentazioni, recensioni e libri a riguardo. Inoltre, posso dire che, si
può guardare a questa tesi come ad una sorta di dizionario, più interessato a
proporre alcuni concetti per aiutare “lo spettatore” sia a conoscere questa parte
del mondo audiovisivo sia a parlarne, che a stabilire delle regole.
La voglia di conoscere e sapere, la passione per tutto questo mi da e mi darà
l'occasione di crescere, confrontarmi e scoprire nuovi orizzonti... E a tal
proposito, vorrei seguire un consiglio, ovvero: “ fare la tv sporcandosi le mani è
un momento per continuare a studiarla ”.
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Allora, a questo punto: “ restate con noi, buon proseguimento e che lo spettacolo
cominci ”.
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Paolo Taggi, Un programma di. Scrivere per la tv , Il Saggiatore, Milano, 2005, pag 29.
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Prima Parte LA FABBRICA … un po' di Televisione 9
1.1 LINGUAGGIO TELEVISIVO Tutto nasce da un quesito. Che cos'è il “linguaggio radio-televisivo”?
Enrico Menduni ci fornisce una definizione:
“ i linguaggi della radio e della televisione sono le forme culturali
attraverso cui i due media comunicano e trasmettono ad un pubblico, più
o meno vasto, contenuti, testi e messaggi ”.
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Ma in generale, quando si parla di linguaggio, si intende parlare di testualità. E
nel nostro caso di testualità televisiva.
Principalmente, la testualità televisiva si compone di segni di natura visiva,
verbale, sonora, grafica e narrativa.
La prima, quella visiva, è data dall'immagine elettronica, cioè una
caratteristica che la differenzia dall'immagine fotografica e
cinematografica. Infatti, ha la peculiarità dell'istantanea riproduzione di
una realtà cui è stata esposta, e dall'istantanea trasmissione e ricezione
(diretta). Queste sue peculiarità si avvalgono dei codici visivi e narrativi
del montaggio, che riesce a costruire e realizzare l'immagine sia in post-
produzione (come al cinema), sia “in diretta”, live, dalla regia televisiva
con le sue molteplici telecamere;
La natura verbale e sonora rappresenta un'altra componente della
testualità televisiva.
“ Sebbene le sue varie opportunità di produzione e combinazione d'immagini
costituiscano il modo più diretto con cui la televisione occupa e attrae il suo
pubblico, è attraverso la parola che la televisione si rivolge ai suoi spettatori e
costruisce particolari legami con specifici programmi e canali. La parola
genera la sfera socio-comunicativa entro la quale l'immagine televisiva
opera ” .
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Un'altra componente della testualità televisiva è la natura narrativa,
affiancata dalla natura grafica. La possiamo notare sia nella costruzione
5
Enrico Menduni, I linguaggi della radio e della televisione, Laterza Editori, Bari-Roma, 2008, pag.
3.
6
John Corner, Critical Ideas in Television Studies , Oxford University Press, Oxford, 1999, in Aldo
Grasso, Massimo Scaglioni, Che cos'è la televisione , Garzanti, Milano, 2003, pag. 70.
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di mondi verosimili, sia nella messa in scena o messa in onda di eventi
reali. Inoltre, la testualità televisiva è strettamente legata alla forma
culturale che la televisione assume come medium principalmente
domestico.
Riprendendo il concetto di flusso formulato da Raymond Williams e John
Corner riguardo la televisione, la testualità televisiva si definisce anche come
una testualità di flusso che porta in primo piano due meccanismi che la
caratterizzano e ne rafforzano la natura di terreno di congiunzione o di
negoziazione fra la dimensione istituzionale-produttiva e quella del consumo e
della fruizione.
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Ma partiamo dall'inizio. Al suo apparire la televisione ha posto immediatamente
problemi di carattere linguistico. La questione primaria era: esiste lo specifico
televisivo oppure la televisione deve continuare ad essere considerata un
surrogato domestico di altre forme di spettacolo? E ancora: il linguaggio
televisivo ha sue specifiche risorse e singolarità? Per assegnare una dignità
linguistica al nuovo mezzo sono state usate formule diverse che in parte
riprendono alcune caratteristiche del linguaggio radiofonico: immediatezza, cioè
la capacità di percepire direttamente concetti e idee che attengono al mondo
psicologico e dello spirito; simultaneità, che consente la percezione del
messaggio “in contemporanea” da parte di un gran numero di persone; attualità,
e capacità di cogliere l’imprevisto, la cosiddetta “diretta” o “live”. Infatti, a
lungo il linguaggio televisivo è stato identificato con questo modo di
“raccontare”, di “mostrare”: quando la televisione porta nelle case immagini di
eventi lontani nel preciso momento in cui accadono, essa esprime la sua
specificità e assolve al suo compito precipuo non lasciando dubbi sulla sua
legittimità linguistica. Più la rappresentazione ha i caratteri della
contemporaneità e simultaneità, più immediato diventa il rapporto tra la realtà e
lo spettatore e più diretta e incisiva è la presa di conoscenza. Alcuni studiosi dei
primi anni della televisione sostenevano che questa è l’efficacia che la
7
A. Grasso, M. Scaglioni, op. cit., pp. 68-77.
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televisione deve raggiungere per rispondere in pieno alla propria funzione. Nella
sua prima fase storica, la televisione è stata considerata da parte di alcuni
sociologi un qualcosa di molto somigliante al medium cinema , ed altri la
vedevano come una radio a cui è stata aggiunta la visione . Infatti, i primi registi
che si sono cimentati con la televisione venivano dal cinema, e per molti di loro
la televisione, appunto, divenne una vera e propria scoperta, con tutto il sistema
di ripresa, con la visione istantanea di ciò che la telecamera riprendeva, e con la
presenza del pubblico.
8
Ma quando, nei primi anni ’70, per ragioni di controllo la RAI diminuì
enormemente il numero delle trasmissioni “live”, si scatenò una lotta per il
ripristino della “diretta”, intesa come specifico linguistico e come garanzia
contro ogni forma di possibile censura o “mediazione”. Finita l’epoca dei
linguaggi e dei codici specifici (il cinema è l’arte del montaggio, codice unico e
totale; la televisione è l’arte della diretta), è prevalsa una definizione dei media
come insiemi eterogenei di messaggi in cui entrano in gioco codici differenti,
compresi quelli tecnici. In altri termini: ciò che caratterizza il linguaggio di
ciascun medium è una particolare combinazione di più codici; la specificità
consiste solo nel tipo di combinazione. Ciò permette anche ad uno stesso codice
di essere impiegato in messaggi diffusi attraverso linguaggi diversi. Per
esempio, si può sostenere che il montaggio è un modello significante “trans-
linguistico”, che appare nel cinema, in televisione, in letteratura. Tuttavia questi
“passaggi” di modelli da un linguaggio all’altro non avvengono senza
distorsioni e adeguamenti in rapporto alla nuova combinazione in cui vengono a
trovarsi. Il discorso può allargarsi: un film trasmesso dalla TV diventa qualcosa
di diverso dall’originale, non solo per ragioni tecniche (il quadro, la velocità,
ecc.) o contestuali, ma perché ormai appartiene totalmente a un altro
sistema; una didascalia casuale che scorre in sovrimpressione durante la messa
in onda della pellicola ne può mutare il significato in maniera sostanziale e
8
l’Universale, Televisione , le garzatine, 2006;
Gian Luigi Pezza , linguaggio televisivo , in
http://www.istitutodipubblicismo.it/linguaggio_radiofonico_e_televisivo.htm#Il linguaggio televisivo
consultato il (10/08/2011).
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