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non è ancora riuscito ad ottenere una posizione concreta e stabile all'interno dei
processi editoriali. Alcuni editori utilizzano Internet solo come una vetrina
promozionale, altre piccole imprese hanno abbracciato la formula stay small, sell
quick, mentre le grandi hanno cercato di associare alle economie di scala anche
economie di rete. Quasi tutti gli operatori, più o meno piccoli, perseguono la
strategia della multicanalità scegliendo la strada del multiple media company,
assumendosi il rischio di non riuscire a creare un volume d'affari abbastanza alto
per coprire i costi dell'entrata nel mondo internettiano.
Confrontarsi con l’innovazione, si sa, non è affatto semplice, perché implica
la necessità non solo di adottare le nuove proposte tecnologiche fornite dal
mercato, ma soprattutto di investire in profondi cambiamenti culturali e
organizzativi. Spesso le persone che lavorano all'interno delle aziende editoriali,
per motivi di età, di carico di lavoro, di interesse e inclinazioni, sviluppano un
rapporto difficile e contrastato con le nuove tecnologie. Anche solo il costante
processo di rimediazione e nuova intermediazione comporta un rapido sgretolarsi
del proprio sapere faticosamente acquisito e la necessità di cambiare
completamente prospettiva rivolgendosi a nuovi prodotti, nuovi formati, nuovi
canali di vendita. Una ridefinizione di tutto il processo produttivo e organizzativo
che viene spesso avvertito come uno sforzo inutile, perché il cambiamento è
rapidissimo e altrettanto mutevole nelle logiche e negli effetti, o addirittura perché
dannoso per la qualità del prodotto culturale libro.
Nonostante questo, la ridefinizione di missione, ruolo e posizionamento
dell'azienda editoriale è inevitabile per consentire miglioramenti in efficienza,
nella gestione dei flussi fisici, informativi e finanziari. Il problema di ogni editore
è dunque: come, con quali obiettivi e con quali mezzi inserirsi e trovare il proprio
spazio nello scenario del cambiamento.
Di fronte a cambiamenti tanto importanti il modo di fare business delle
imprese editoriali deve essere rivisto tenendo conto di alcuni fattori:
1- La capacità di gestire dinamicamente il patrimonio di contenuti editoriali
assume un ruolo centrale nelle moderne aziende: deve nascere una
sinergia tra la tecnologia e il contenuto creativo, consentendo così
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all’editore di risparmiare nella fase di creazione, di gestione e di
produzione del prodotto grazie al sistema digitale che genera minori
costi.
La logica conseguenza è che si sta attraversando un momento di
passaggio: “da un’editoria di oggetti – il libro tradizionale – ad
un’editoria di contenuti”
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; il libro infatti è da considerarsi non più come
il prodotto di una catena, ma come una struttura nucleare dai confini
molto più permeabili, che deve essere collocato nel mezzo di una rete
interconnessa.
Questa prospettiva richiede un investimento in strumenti digitali per la
gestione e valorizzazione dei contenuti lungo tutta la filiera. La creazione
di un archivio digitale ben gestito garantisce il miglioramento dell’offerta
e del servizio al cliente, nonché nuovi tipi di rapporti con lo stampatore o
il produttore web, per la creazione fisica del prodotto finale tradizionale o
digitale: in questo modo l’impresa editoriale potrà avere una posizione
centrale nel governare e controllare la commercializzazione del proprio
prodotto. Questo fa sì che l’informazione diventi una delle risorse
fondamentali in un contesto competitivo caratterizzato dalla
moltiplicazione dei canali di comunicazione, dalla rimessa in discussione
dei ruoli e delle forme di intermediazione.
2- Grazie ai software gestionali e ai nuovi strumenti digitali di ricerca
bibliografica, l’accesso ad informazioni aggiornate e precise da parte del
cliente, sia esso il lettore finale o il libraio, è diventato semplice e veloce:
questo è fondamentale per un editore perché garantisce visibilità al
proprio prodotto, sia esso digitale o cartaceo. Ha di certo risvolti positivi,
economicamente e, perché no, anche culturalmente, la semplicità del
ricercare, trovare, acquistare, indifferentemente su supporto cartaceo o in
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G. Peresson, Osservare l’industria dei contenuti, in «Giornale della libreria», n°4, aprile 2007,
p.26.
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formato ebook, il libro desiderato, rimanendo nel frattempo
comodamente seduti alla scrivania.
I vantaggi garantiti dai nuovi canali distributivi da un lato risolvono il
problema spinoso delle rese, in quanto i titoli in giacenza o fuori catalogo
riescono a trovare nuovo mercato, dall’altro sostengono le filiere fragili
dell’editoria nel superare l’imbuto della distribuzione, rendendo visibile
il valore dei loro prodotti.
I servizi online e l’e-commerce stanno concretamente modificando la
modalità del consumo dei contenuti editoriali, aprendo differenti scenari
di mercato e creando nuove esigenze e nuove aspettative nel
cliente/utente. L’esigenza di divenire sempre più efficienti porta a forme
di customizzazione, ovvero alla progettazione, quasi in tempo reale, di
soluzioni per un determinato segmento di utenti. Le proposte concrete
vanno dal print on demand all’offerta di servizi personalizzati per
università, biblioteche e per il mondo professionale, alle vendite online,
capaci di rielaborare il feedback del cliente, fornendo un’immagine
puntuale ed aggiornata del mercato che determina revisioni e
miglioramenti continui del processo produttivo.
3- Da Gutenberg in avanti l’editoria è stata legata alla cultura della carta
stampata, riproponendo nell’arco di quasi sei secoli il processo lineare e
verticale del libro che, dall’autore, attraverso l’editore e il distributore,
giunge infine al lettore. C’è stato qualche ritocco durante il percorso, ma
non è stato mai un cambiamento radicale nei ruoli e nelle fasi del
processo. Fino al momento in cui l’incessante crescita di Internet non ha
cambiato le carte in tavola, creando un nuovo sottofondo di riferimento
fatto di contenuti digitali, frammentati, autorganizzati, in cui nasce una
grammatica delle relazioni peculiare, che impone alla cultura e alla
società differenti territori di confronto.
Le comunicazioni moderne sono costruite su un modello a rete fatto di
relazioni bidirezionali del tipo punto-a-punto, ovvero un’assenza di
gerarchia che permette di costruire contenuti con il coinvolgimento di
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tutti, senza la necessità di un mediatore. Le ultime soluzioni proposte
nell’era del web 2.0 hanno come punto di riferimento proprio le parole
d’ordine collaborare, scambiare, condividere. E sono queste le
caratteristiche che attirano gli utenti appartenenti alla cosiddetta Digital
Generation, composta dai nuovi prosumer (produttori/consumatori) di
contenuti. L’editoria si deve muovere con velocità e creatività
confrontandosi con le nuove realtà - social network e blog, i siti-wiki e
quelli di social bookmarking
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-, che, se ben comprese, possono
aggiungere valore al contenuto editoriale, migliorare i rapporti con la
clientela, definire nuovi strumenti di marketing e di vendita.
La sfida che si apre agli editori parte dalla necessità di ripensare i due momenti
chiave della produzione libraria: da un lato il processo di creazione del libro,
riconsiderandone la natura stessa, dall’altro il processo di distribuzione. È ovvio
che i due momenti sono interdipendenti, se pensiamo che l’introduzione
consapevole di una determinata tecnologia non può che modificare la struttura
organizzativa e il prodotto: inizialmente, spinti dalla diffusione della rete verso
forme di disintermediazione, gli editori hanno deciso di sfruttare i nuovi strumenti
di distribuzione digitale per la vendita diretta; successivamente per far fronte alle
mutevoli esigenze del pubblico si è favorita l’adozione di certi standard di
prodotto, che a loro volta hanno modificato le principali mansioni organizzative,
rivoluzionando tutta la filiera editoriale.
Definito questo si può analizzare come gli editori rispondono al nuovo
orizzonte dei consumi culturali e quali innovazioni distributive stanno mutando le
strategie editoriali di produzione e vendita, cercando di individuare le opzioni
migliori rispetto alle rinnovate modalità di accesso ai contenuti editoriali attraverso
Internet.
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Un sito di social bookmarking è sostanzialmente un aggregatore di notizie, cioè un sistema di
segnalazione di link sui temi più svariati, con la possibilità da parte degli utenti di aggiungere,
appunto, link, ma anche di votare quelli che si ritengono più interessanti. Un esempio è Digg.com,
mentre in Italia ci sono, fra gli altri, Diggita.it e Oknotizie.
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Per fare ciò può essere utile valutare la penetrazione e l’utilizzo delle
tecnologie nelle famiglie e soprattutto nei più giovani (il mercato dei lettori di
domani), per poter rispondere al meglio ai cambiamenti sociali, economici e
culturali in atto. Accanto a questo è interessante valutare quanto i vantaggi offerti
da una distribuzione attraverso la rete possano risolvere, almeno in parte, i
problemi legati alla concentrazione dei grandi gruppi distributivi che creano non
poche diseconomie nel settore librario: il numero elevato di novità annuali, il
dominio nei punti vendita dell’indice di rotazione e la pratica delle rese, con i
conseguenti costi di trasporto e logistica; ovviamente lavorare tramite la rete
genera anche nuovi problemi, in primis la gestione del patrimonio informativo e la
questione del diritto d'autore. Per osservare come distribuire online implichi una
scelta ottimizzata a seconda dei propri obiettivi, ci si sofferma poi su alcune
aziende pioniere che sono state capaci di introdurre innovazioni vincenti nel
settore distributivo, dalla vendita online alla fornitura di servizi digitali di
archiviazione e gestione dei contenuti.
Implementare gli strumenti offerti dalla rete è una scelta che implica
un’attenta programmazione da parte dei soggetti che partecipano alla filiera
editoriale perché è un cambiamento che investe tutto il processo produttivo allo
scopo di migliorarne l’efficienza e di svecchiare l’industria del libro, che oggi deve
essere flessibile e dinamica nel rispondere alle esigenze del proprio pubblico.