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RIASSUNTO
Questo mio lavoro tenterà di analizzare le testimonianze relative alla
cristianizzazione della città di Catania, con particolare riferimento alle vicende
della costruzione della Basilica dedicata secondo la tradizione a S. Agata per
l’importanza che il culto verso la santa ha ancor oggi nella città, nel quale è
possibile cogliere anche molti aspetti “sincretici” che lo stesso culto ha con
tradizioni e divinità ancora più antiche. Si analizzeranno, quindi, le
problematiche legate al luogo di culto cristianizzato, all’ubicazione di esso
nell’urbe o, nel caso del “complesso di Via Dottor Consoli”, extra moenia.
Naturalmente non si può iniziare (e, comunque far perdurare) una digressione su
un determinato territorio senza raccontarne la storia che fa da sfondo agli eventi.
Ed ecco il perché d’un paragrafo dedicato alla storia della successione dei vari
popoli a Catania sullo sfondo di una ricerca relativa alla storia della
toponomastica di Catania. L’argomento dato dallo studio dell’archeologia
Cristiana, non può prescindere da un confronto con i cambiamenti intervenuti dal
processo di cristianizzazione dei luoghi nell’urbe rispetto a quelli dei contesti
rurali. Cercheremo, allora, di analizzare nello specifico anche l’area relativa alla
“Ganzaria”, dove, soprattutto grazie ai recenti studi, è stata possibile
l’acquisizione di nuovi dati: il confronto spero sia utile per capire se ci siano
delle differenze o delle analogie fra questi due contesti, con richiamo non solo
alle testimonianze archeologiche, ma anche agli antichi culti pagani e di come
fossero radicati prima e durante l’Impero e, comunque, ancora presenti nel
momento di diffusione del primo Cristianesimo. Ci troveremo a raccontare di
Demetra o di Iside e dei culti a loro dedicati. Ma come si può pensare di parlare
di un qualunque luogo della Sicilia senza comunque narrare le vicende che
interessano la stessa? Ecco quindi che il lettore di questo lavoro troverà modo di
leggere informazioni sulle prime dominazioni o sui templi sparsi per l’Isola. Ci
sarà dunque un piccolo “spazio” riservato anche per altri territori come Enna o
Agrigento o Siracusa. Nello specifico, invece, di Catania si proverà ad analizzare
il contesto storico e socio-politico dell’Impero e della sua incidenza a Catania nei
primi secoli, con le persecuzioni dei Cristiani o di chi, per fede, divenne martire.
Grazie alle epistole di Gregorio Magno, infine, conosceremo la presenza delle
varie diocesi in Sicilia ed anche il pensiero dello stesso relativo alla
evangelizzazione.
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Introduzione
Con lo studio e l’approfondimento dell’archeologia Cristiana ho potuto provare
ad ampliare le mie conoscenze su quella parte di territorio, Catania, e per il
periodo che mi interessa: la Tardoantichità. In questo lavoro, dunque, proverò
ad analizzare le fonti e le relative testimonianze archeologiche cristiane
riferibili al sito sul quale sorge l’odierna città di Catania, nel periodo storico di
tempo che intercorre fra la fine del paganesimo e la prima cristianizzazione,
arrivando a “toccare” l’operato di Papa Gregorio Magno e delle sue Epistole,
ancora oggi oggetto di discussione da parte di alcuni studiosi, che a torto o
ragione le ritengono non tutte considerate scritte di pugno da questo importante
papa. Questo mio lavoro tenterà di analizzare le testimonianze materiali
relative alla cristianizzazione della città di Catania, con particolare riferimento
alle vicende della costruzione della Basilica dedicata secondo la tradizione a S.
Agata per l’importanza che il culto verso la santa ha ancor oggi nella città; nel
quale è possibile cogliere anche molti aspetti “sincretici” che lo stesso culto ha
con tradizioni e divinità ancora più antiche. Si analizza quindi le problematiche
legate al luogo di culto cristianizzato, all’ubicazione di esso nell’urbe o, nel
caso del “complesso di Via Dottor Consoli”, extra moenia. Naturalmente non
si può iniziare (e, comunque far perdurare) una digressione su un determinato
territorio senza raccontarne la storia che fa da sfondo agli eventi. Ed ecco
perché un paragrafo dedicato alla storia della successione dei vari popoli a
Catania sullo sfondo di una ricerca relativa alla storia della toponomastica di
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Catania. Come dicevamo, dunque all’inizio, l’argomento dato dallo studio
dell’archeologia Cristiana, non può prescindere da un confronto con i
cambiamenti intervenuti dal processo di cristianizzazione dei luoghi nell’urbe
rispetto a quelli dei contesti rurali. Cercherò allora di analizzare nello specifico
anche l’area relativa alla “Ganzaria”, dove, soprattutto grazie ai recenti studi, è
stata possibile l’acquisizione di nuovi dati: il confronto spero sia utile per
capire se ci siano delle differenze o delle analogie fra questi due contesti, con
richiamo non solo alle testimonianze archeologiche, ma anche agli antichi culti
pagani e di come fossero radicati prima e durante l’Impero e, comunque,
ancora presenti anche nel momento di diffusione del primo Cristianesimo. Ci
troveremo a raccontare di Demetra o di Iside e dei culti a loro dedicati. Ma
come si può pensare di parlare di un qualunque luogo della Sicilia senza
comunque narrare le vicende che interessano la stessa? Ecco quindi che il
lettore di questo lavoro troverà modo di leggere informazioni sulle prime
dominazioni o sui templi sparsi per l’Isola. Ci sarà dunque un piccolo “spazio”
riservato anche per altri territori come Enna o Agrigento o Siracusa. Nello
specifico, invece, di Catania si proverà ad analizzare il contesto storico e socio-
politico dell’Impero e della sua incidenza a Catania nei primi secoli, con le
persecuzioni dei Cristiani o di chi, per fede, divenne martire. Grazie alle
epistole di Gregorio Magno, infine, conosceremo la presenza delle varie
diocesi in Sicilia ed anche il pensiero dello stesso relativo alla
evangelizzazione.
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Capitolo I
La diffusione del Cristianesimo in Sicilia
1.1. Culti pagani in Sicilia prima dell’avvento del Cristianesimo.
I popoli appartenenti alla stirpe mediterranea che abitarono la Sicilia e che, quindi,
influenzarono la religiosità della loro epoca furono i Sicani, gli Elimi
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ed i
Fenicio-Punici. Gli Elimi ed i Fenici lasciarono un’impronta culturale e di stile
che si differenziò da quella greca e romana. Tale impronta è riscontrabile, ancora
oggi, nei ritrovamenti archeologici. Dei Sicani, invece, sono rimaste poche tracce
e, comunque, risulta spesso difficile distinguere la cultura sicana da quella sicula.
L'opinione più diffusa, però, sostiene, che i Siculi ed altri popoli, quali gli Osco-
Umbri, i Latini, i Veneti e i Messapi, appartengono alla grande famiglia
indoeuropea che scese in Italia nel II millennio e che prese il nome di Italici. I
Siculi appartenevano, quindi, alla stirpe indoeuropea; infatti, il siculo è
considerato lingua indoeuropea, per certi aspetti vicina al latino. La
colonizzazione greca dell’VIII secolo a.C., trovò dunque in Sicilia culti
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Per quanto riguarda l'origine di questo popolo, esistono due distinte versioni: secondo Dionigi
d'Alicarnasso, gli Elimi giunsero in Sicilia dall'Italia continentale, da dove erano stati cacciati dagli Enotri
tre generazioni prima della guerra di Troia. Tucidide li ritiene invece troiani sfuggiti alla distruzione della
loro città. I recenti scavi effettuati nell'area elima e soprattutto nel territorio di Egesta hanno fatto sì che
prevalesse la teoria tucididea. Gran parte del materiale archeologico scoperto, per le forme e le
decorazioni, lascia, infatti, intravedere un'impronta culturale originaria dell’area dell'Egeo orientale.
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preesistenti, legati ad una religione “naturale”, in virtù di una popolazione dedita
alla pastorizia ed all’agricoltura. Alla vita pastorale dei Siculi era legato, ad
esempio, il culto di Dafni; inoltre la presenza di un vulcano come l’Etna doveva
far si che fosse venerata la sua personificazione nel dio Adrano
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. Non si esclude
inoltre che il culto della Venere Ericina fosse di origine orientale viste le affinità
che la legano al culto della Tanit punica
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.
1.2. Il culto di Demetra/Cerere in Sicilia.
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Diodoro siculo fa intendere che il nome stesso di Demetra sia collegato a quello di
“Dea Madre” (Libro III, 62). Demetra è dunque divinità della terra coltivata,
protettrice dei campi e dell’agricoltura, sarà conosciuta e venerata dai romani
come Cerere. Figlia di Kronos e di Rhea e sorella di Zeus, da questi ebbe una
figlia: Persefone, chiamata anche Kore. Il mito, sulla quale non ci dilungheremo,
vedrà, alla fine, Kore venne quindi restituita alla madre, con la condizione che un
terzo dell'anno avrebbe dovuto trascorrerlo con Ade nel regno dei morti. Il ritorno
di Kore sulla terra pose fine alla siccità, il grano tornò a germogliare.
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Il sacerdote del dio Adrano dovette chiamarsi in origine Adranita e poi, per estensione, quando la città di
Innessa venne denominata prima Etna e poi Adrano, da Dionigi il Vecchio, il nome si estese a tutti gli
abitanti della città.
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Il nome della dea subì evidentemente i cambiamenti linguistici imposti dal succedersi delle varie
culture: la fenicia Astarte fu sostituita dalla greca Afrodite e infine dalla romana Venere, ma tutti e tre
questi nomi sono accompagnati dall'epiteto costante di Ericina, ad indicare la peculiarità del culto
siciliano della dea e del relativo rituale, che era caratterizzato tuttavia da una simbologia di origine
orientale, come orientale era del resto la provenienza della stessa dea, che risale con tutta probabilità, in
epoca ancora più antica, all'accadica Inanna, alla sumerica Ishtar e, dunque, alla Tanit punica (con tutti gli
attributi tipici della Grande Madre).
4 http://www.ilportaledelsud.org/demetra_e_kore.htm