Il terzo capitolo approfondisce lo studio, andando a capire quali sono state le
ripercussioni nel mondo locale del partito; infatti qui abbiamo indagato le scelte
dei politici democristiani con ruoli di rilievo nelle varie regioni italiane.
Innanzitutto, vengono definiti gli strumenti e i dati sui quali è stata basata la
ricerca; successivamente sono stai analizzati i risultati dividendo il campione in tre
aree: Nord, Centro e Sud. Per ogni aggregazione di regioni vengono proposti due
grafici per rappresentare le scelte; infine si sono ricercate le motivazioni che sono
state la molla per questa decisione.
Questa tesi vuole essere una piccola guida a quello che ha portato alla politica dei
giorni nostri, mettendo in luce i passaggi più importanti che hanno portato alla fine
della prima repubblica e all’inizio della seconda.
Analizzare, però, solo i partiti come entità spersonalizzate sarebbe stato un errore;
l’aspetto importante è rappresentato dai politici, quindi è divenuto necessario
andare a capire come questi uomini si sono comportati in un momento tanto
delicato e decisivo per la loro vita.
L’analisi di tutte le variabili in gioco (partiti e politici) ci consente di trarre delle
conclusioni e magari questo può essere utile per fare chiarezza su un periodo così
tribolato della storia politica italiana.
6
CAPITOLO 1
CAUSE, MOTIVI E CONSEGUENZE DELLA DEFLAGRAZIONE
DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
1.1 Tre possibili interpretazioni della dissoluzione
Analizzare le cause che hanno portato alla fine della Democrazia Cristiana è un
compito molto arduo in quanto ciò che salta immediatamente all'occhio è la non
rintracciabilità di una spiegazione univoca a proposito della conclusione politica di
un partito che per cinquant'anni ha svolto un ruolo di rilievo nella storia italiana.
Sicuramente un buon punto di partenza per capire bene i motivi di questa
dissoluzione così importante e così repentina è la visualizzazione dei risultati
elettorali delle elezioni politiche del 5 aprile 1992, le ultime nazionali prima della
fine della Dc del 13 gennaio 1994.
In questa consultazione popolare ancora una volta gli italiani avevano scelto di dar
fiducia ai rappresentanti dell scudo crociato: la percentuale di voti si attestava sul
30%. Rispetto alle precedenti elezioni del 1987 i democristiani avevano perso
quasi 5 punti percentuale ma questo non inficiava un giudizio tutto sommato
positivo sul loro operato politico
1
.
Le ragioni della crisi non risiedono allora tanto in un abbandono da parte degli
elettori, ma vanno ricercate in altri ambiti delle storia politica e sociale del nostro
Paese e nel contesto internazionale dell’epoca.
Prendendo spunto da varie ricerche e teorie che si sono occupate di questo
argomento, possiamo delineare tre fondamentali filoni interpretativi che ci
indicano gli aspetti più interessanti e importanti che hanno portato alla fine politica
del partito che in Italia deteneva la maggioranza dei voti e che ha governato per
mezzo secolo.
7
1 A.Forlani, Potere discreto. Cinquant'anni con la Democrazia cristiana, Marsilio, Venezia 2009, pp.
63-64.
La prima ipotesi interpretativa, può essere definita politica: esamina i
comportamenti dello scudo crociato rispetto alle ripercussioni che inevitabilmente
ebbe la caduta del muro di Berlino o anche, a livello nazionale, le conseguenze del
passaggio al sistema elettorale maggioritario.
La seconda ipotesi, possiamo definirla giudiziaria: analizza il forte scossone che
l'inchiesta di tangentopoli ha procurato al sistema politico e che secondo molti ha
sancito la fine della Prima Repubblica.
La terza ipotesi interpretativa, infine, si occupa degli aspetti sociologici e interni
della formazione politica: analizza la formazione delle correnti del partito e le
risposte che la classe politica dc ha saputo dare, o non dare, ai vari cambiamenti
susseguitisi nella vita italiana
2
.
1.1.1 L'interpretazione politica
Questa interpretazione si occupa specialmente degli aspetti politici, nazionali e
sovranazionali, che hanno svolto un ruolo importante nella deflagrazione dello
scudo crociato. Una data che per molti sancisce la conclusione dell'avventura
democristiana è quella del 9 novembre 1989: con la caduta del muro di Berlino, si
conclude un’epoca caratterizzata dalla contrapposizione tra il blocco comunista-
sovietico e il blocco democratico-statunitense
3
.
Questo avvenimento di certo ha avuto ripercussioni anche sul nostro Paese e
specialmente sul partito democristiano, che per anni e anni si era eretto come
barriera insormontabile all'ascesa del comunismo in Italia.
Il rischio rosso non c'era più, si era sgretolato il sistema di finanziamento e
appoggio del partito comunista dell'ex Unione Sovietica ai “compagni” italiani del
Pci. Questo avvenimento storico, invece di rafforzare la Democrazia cristiana,
stranamente ne compromise in maniera decisiva l'esistenza.
8
2 F.Tondi, Chi ha ucciso la balena bianca?, Le lettere, Firenze 2006, pp. 51-52.
3 S.D'Amelio, Fine della Democrazia cristiana.Suicidio o complotto?, Laterza, Roma 2006, p. 129.
Profetiche quindi sembrano le parole dell'allora Presidente della Repubblica e
democristiano di lungo corso Francesco Cossiga, nel valutare così le ripercussioni
in Italia della caduta del muro:
“La caduta del muro rende drammatica la situazione, innesca una serie di fenomeni
storici di portata politica, militare e ideologica, che non possono non ricadere sul
nostro sistema, così legato, organizzativamente, nella sua realtà politica, al
comunismo istituzionalizzato dei Paesi a socialismo reale”; tanto più che “sarebbe
venuta meno anche una delle strutture portanti della Dc, l'anticomunismo!”
aggiungendo inoltre con sarcasmo: “suggerirò all'amico Forlani di chiudere le
sezioni e forse la stessa Dc”
4
.
Questa dichiarazione di Cossiga ci fa capire bene l’impreparazione della maggior
parte dei rappresentanti della Dc di fronte alla nuova piega che aveva preso la
storia del nostro Paese.
Un altro avvenimento che ha pesantemente condizionato la prosecuzione politica
del progetto democristiano è rappresentato dal passaggio dal sistema elettorale
proporzionale al maggioritario.
L'artefice principe di questo passaggio fu il democristiano Mariotto Segni; il
referendum si svolse il 9 giugno 1991
5
, dopo un’accesa campagna mediatica
portata avanti dal comitato promotore del referendum abrogativo.
Il progetto elettorale presentato nell'aprile del '90 dal comitato referendario,
composto da personalità eterogenee come Augusto Barbera, Antonio Baslini, Aldo
De Matteo, Marco Pannella e infine Mariotto Segni, si proponeva tre obiettivi:
∞
Abrogazione della quota proporzionale della legge elettorale dello Stato.
∞
Eliminazione della differenziazione tra il sistema elettorale previsto per i
Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti e quelli con popolazione
superiore, estendendo anche a questi ultimi il sistema maggioritario con voto
limitato previsto per i primi.
9
4 E.Di Nolfo, La repubblica delle speranze e degli inganni: l’Italia dalla caduta del fascismo al crollo
della Democrazia cristiana, Ponte alle grazie, Milano 1996, pp. 517-519.
5 A.Giovagnoli, Il partito italiano:Democrazia cristiana dal 1942 al 1994, Laterza, Roma 1996, pp.
310-312.
∞
Abrogazione della preferenza plurima per la Camera dei Deputati
6
.
Furono respinti dalla Corte Costituzionale i primi due quesiti che miravano
all'introduzione del maggioritario sia nel sistema comunale che in quello del
Senato; quindi la consultazione si svolse solo in merito al terzo quesito che era
volto ad evitare che alleanze (non sempre limpide) tra i candidati, che spesso
davano indicazioni di voto plurimo ai propri elettori, potessero danneggiare altri
candidati, solo perchè isolati
7
.
L'obiettivo, quindi, non era quello di abolire il voto di preferenza, ma trasformarlo
in un voto di preferenza unica, che consentisse ad ogni candidato di ottenere un
risultato proporzionale alla sua effettiva, specifica popolarità, indipendentemente
dai voti che avrebbe potuto eventualmente raccogliere dalla convergenza sul suo
nome della seconda preferenza di elettori di altri candidati a lui vicini.
Ci fu una lunga battaglia mediatica a colpi di dichiarazioni tra chi sosteneva questa
svolta referendaria e chi di contro la riteneva solo una inutile perdita di tempo.
Famosi rimangono gli inviti di Bettino Craxi e Umberto Bossi ad “andare al mare
domenica” invece che recarsi alle urne; ma nonostante questo ed altri appelli della
maggioranza dei partiti, gli italiani decisero di presentarsi per il 62,5% degli aventi
diritto al voto e con la schiacciante maggioranza del 95,6% decisero di dare la
risposta affermativa all'unico quesito referendario superstite.
Il momento referendario fu inteso dalla popolazione come un’occasione per
esprimere una sorta di rifiuto della classe politica, accusata di occuparsi solo dei
propri interessi tralasciando il benessere dei cittadini. La disaffezione degli italiani
nei confronti dei politici si sarebbe in seguito accentuata con lo scoppio di
tangentopoli.
Da parte dei partiti della maggioranza c’era stata una certa sottovalutazione dei
possibili esiti del referendum. Questo in realtà era il preludio dell’uragano che di lì
a pochi mesi si sarebbe abbattuto sul sistema politico.
10
6 E.Versace, 1942-1994:50 anni di Democrazia Cristiana, Ed.Stet, Bassano del grappa 2008, p. 182.
7 E.Versace, 1942-1994: 50 anni di Democrazia Cristiana, op. cit., pp. 185-186.
E’ significativo che il promotore principe di questa azione sia stato un esponente
democristiano come Mariotto Segni. Tutto questo stava a dimostrare la debolezza
strutturale dello scudo crociato, che ormai non riusciva più ad avere la stessa presa
e lo stesso controllo sia sui propri elettori sia sui propri rappresentanti nelle
istituzioni.
1.1.2 L'interpretazione giudiziaria
Una spiegazione condivisa da molti riguardo alla fine della Democrazia Cristiana
sicuramente è da rintracciare nello scoppio del filone d'indagine della Procura di
Milano denominato “Mani Pulite”; i partiti della maggioranza (Partito socialista
italiano, Partito socialdemocratico italiano, Partito liberale italiano, Partito
repubblicano italiano e Democrazia cristiana)
8
sono colpiti a tal punto che molte di
queste formazioni politiche si ridimensionano o addirittura spariscono.
“Mani Pulite” scoppia il 17 febbraio 1992, con il mandato d'arresto di un
esponente del Psi milanese, Mario Chiesa, per tangenti riscosse da imprenditori
locali. Quello che poteva sembrare solo un caso isolato fa scattare una reazione a
catena senza precedenti che mette in ginocchio il sistema di finanziamento illecito
ai partiti
9
.
I magistrati che formano il pool di tangentopoli diventano molto famosi a livello
mediatico, a partite da Antonio Di Pietro ma anche Piercamillo Davigo, Francesco
Greco, Gherardo Colombo e Ilda Boccassini guidati dal procuratore capo
Francesco Saverio Borrelli e dal suo vice Gerardo D'Ambrosio. Nel corso dei mesi
gli avvisi di garanzia si susseguono, a cominciare dal primo recapitato a un
membro nazionale di un partito di maggioranza, il tesoriere democristiano
Severino Citaristi.
11
8 F.Traniello, Democrazia cristiana, Franco Angeli, Roma 2000, p. 212.
9 A.Marzotto Caotorta, Segreti democristiani , Bietti-società della critica, Brescia 2003, pp. 352-357.
Sarà solo il primo di una lungha serie di provvedimenti contro la classe politica; il
Psi sarà subito colpito nelle persone di Bettino Craxi e Claudio Martelli. Le
indagini si allargano a macchia d'olio quando inizia il processo a Sergio Cusani per
reati collegati a una joint venture tra Eni e Montedison, chiamata Enimont
10
;
l’importanza di questo processo risiedeva soprattuttto nel coinvolgimento e nella
chiamata a giudizio di molti esponenti politici: Arnaldo Forlani, Renato Altissimo,
Giorgio La Malfa, Carlo Vizzini, Paolo Cirino Pomicino, Luigi Baruffi, Bettino
Craxi e Severino Citaristi.
Grande risonanza ebbe nel mondo politico il discorso pronunciato in Parlamento, il
3 luglio del 1992, dal leader socialista Craxi in merito al malcostume diffuso dei
finanziamenti illeciti:
” Non credo che ci sia nessuno in quest'aula, responsabile politico di
organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso
contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo
spergiuro" .
Tutte queste vicissitudini suscitano nella popolazione un senso di rigetto verso la
classe politica, che ha la sua espressione più dura in una contestazione pubblica
verso Craxi all'uscita di un hotel di Roma con lancio di monetine, oggetti,
sventolamento di banconote e durissimi slogan inneggianti a una sua futura
carcerazione.
Tangentopoli ha rappresentato il detonatore, la scintilla, o meglio, l'occasione
giusta e al tempo stesso la prova schiacciante che buona parte della nazione
aspettava per inchiodare una classe dirigente alle proprie responsabilità: non a caso
l'inchiesta dei magistrati milanesi raccoglie, a mano a mano che emerge la rete di
corruzione politica, un sostegno di massa che si trasforma in tifo.
La disaffezione verso i partiti si traduce in una diffusa, trasversale, profonda
adesione all'azione dei magistrati, soprattutto a quella di Antonio Di Pietro; i mass
12
10 F.Malgeri, Storia della Democrazia cristiana, Cinque lune, Roma 2000, p. 420.