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Capitolo 1 – Prima Parte
1. Il posizionamento di Brescia
Ogni territorio può vantare caratteristiche che lo rendono unico rispetto ad altri luoghi.
Simboli, contenuti, leggende, personaggi, valori che ne alimentano la fama: Giulietta e
Romeo sono riconosciuti internazionalmente nella loro città, Verona, insieme alla storica
Arena. Se penso a Cremona associo immediatamente la città a Stradivari ed alla liuteria, come
Mantova alla storica famiglia dei Gonzaga. Quasi ogni città d’Italia ha avuto la fortuna di
restare ben impressa nella memoria della sua gente ed anche di poter estendere la sua
riconoscibilità ad un pubblico di turisti esteri. Un simbolo che diventa per la città un valore
importante nell’invogliare alla sua visita: Pisa e la sua Torre, Padova e la Cappella della
Scrovegni. Tra le città del Nord Italia, purtroppo, Brescia rimane senza una “leggenda” nella
propria lunga storia. Non ha un’aura culturale ed artistica che la renda identificabile ed inoltre
non è mai stata meta del Grand Tour. A mio parere un simbolo che potrebbe caratterizzare
Brescia potrebbe essere il suo Castello. Già sede di due musei: il “Museo delle Armi Luigi
Marzoli” e il “Museo del Risorgimento”; costruzione di valore storico, artistico ed
architettonico. Un’area, quella del castello, che per Brescia ha rivestito durante la storia
dell’unione d’Italia momenti di importanza nazionale. Purtroppo il Castello non è visibile dal
centro città, ma rimane nascosto dalla vegetazione che lo circonda. Forse questa sua
dislocazione non ha consentito di renderlo simbolo della città, sempre se si sia mai pensato a
ciò. In termini tecnici i contenuti della città sono la marca che la connotano e costituiscono il
presupposto per una politica di differenziazione sulle qualità reali del territorio e i valori
psicologici ad esso assegnati dai fruitori, che comprendono sia i residenti che i turisti. La
creazione della cosiddetta marca territoriale o brand deve fondarsi su caratteristiche distintive
che riflettano la cultura del territorio, queste devono tenere conto della percezione che gli
individui hanno del territorio, inoltre devono seguire un lungo termine di sviluppo e
specialmente “uscire dal mucchio” della concorrenza. La marca è l’immagine, il simbolo del
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territorio presso la comunità, i turisti e gli investitori. L’immagine è tanto piø forte quanto piø
è coerente con i valori espressi dal luogo e quando solo il pronunciare una determinata città,
Assisi per esempio, rende immediatamente collocabile la sua identità e i suoi prodotti. Questa
premessa è utile per capire lo sforzo che Brescia sta compiendo ed ha compiuto per avere un
riconoscimento culturale. Che ha portato a numerose critiche ed ha alzato una “querelle” che
prosegue tutt’oggi. Inoltre, nella sua lunga vicenda, Brescia si è sempre caratterizzata per «la
laboriosità degli abitanti, il “genio” dell’intrapresa, la tenacia e la fatica del produrre»
1
.
Quello che si è dovuto far compiere alla città per avere una certa connotazione, alternativa a
quella di nascita, che potesse andare di pari passo con la tradizione e l’immagine costruita, è
stato avere un nuovo posizionamento. Il posizionamento di una città è un fattore molto
importante, che va a definire lo stato che un determinato luogo acquista a seguito di
determinate azioni finalizzate a caratterizzare il suo profilo. Se oggi è possibile parlare di
Brescia come di città d’arte e volta al turismo culturale è perchØ la cultura viene considerata
un valore aggiunto. Questo si può far acquisire alla città nel tempo con iniziative, mostre,
eventi creati ad hoc al fine di perseguire un determinato obbiettivo. Gli sforzi che vanno in
questo senso sono soggetti alla valutazione del pubblico e della critica. La comunicazione che
si crea intorno agli eventi aiuta a diffondere il nome stesso della città e quindi a creare piø
turismo e di conseguenza ricaduta economica sul territorio. Il posizionamento definisce il
ruolo che la città (in questo caso Brescia) è in grado di svolgere sul mercato e il suo livello di
differenziazione rispetto alla concorrenza. La scelta del posizionamento è un fattore
fondamentale al fine di proporre determinati eventi e si basa sul «complesso di percezioni,
impressioni e sensazioni che il turista ha nei confronti della destinazione rispetto ai territori
potenzialmente concorrenti o rispetto a un prodotto ideale»
2
. Vi sono molti esempi di
posizionamento e di riposizionamento, come nel caso di Brescia, e proprio nel momento in
cui il luogo si posiziona si definiscono varie strategie che possono essere seguite. Queste si
possono classificare in tipi: «leadership di qualità e di prezzo, differenziazione e
1
Paolo Corsini, Sulle ali della Vittoria Tracce di una politica per la cultura (1998-2008), Brescia, Grafo, 2008.
p. 33.
2
Giovanni Peroni, Marketing turistico, Milano, Franco Angeli, 1998. p. 72.
3
specializzazione»
3
. Puntare sulla qualità e sul prezzo significa offrire un valore aggiunto che
si declina o sulla qualità, che dovrà essere del livello piø elevato che le strutture possano
offrire, o sul prezzo che prevede un’offerta economica imbattibile. La differenziazione invece
non punta solo su valori specifici, ma rende disponibile una vasta gamma di offerte culturali
ed infine la specializzazione all’opposto si caratterizza per specifici rami culturali, come per
esempio le manifestazioni di arte contemporanea o i festival della letteratura. Tutti questi
parametri che vengono presi a priori fanno parte di un piano di marketing
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che si costituisce
per il territorio e tiene conto dello sviluppo di un turismo sostenibile e di corrette strategie, le
quali devono tenere a loro volta conto delle esigenze del territorio stesso. In altre parole
l’Amministrazione locale individua segmenti specifici su cui vuole incidere, non a discapito
dell’ambiente, dell’identità del territorio e della qualità di vita dei suoi residenti. Ma per
contribuire al miglioramento della qualità di vita nella città stessa. Sono messe in atto
politiche e strategie che, grazie alla centralità dei beni culturali e del sistema turistico, possano
implementare uno sviluppo sostenibile sul territorio. Il ruolo del marketing è quello di
facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta turistico-culturale. Usando i termini specifici si
può dire che il territorio diventa “destinazione”, le risorse “attrattori”, la popolazione locale
“mercato interno” e “comunità ospitante”. Il territorio offre nella dimensione locale, il terreno
di sviluppo della cultura e della tradizione del posto, le dotazioni culturali del territorio si
possono definire con il termine di “beni culturali”. I beni culturali sono regolamentati e
definiti dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” varato il 16 gennaio 2004. Essi
rappresentano l’essenza e il vero patrimonio di un luogo, che deve poter essere salvaguardato,
poichØ si tratta di un capitale unico (mobile e immobile) e irriproducibile al di fuori del
territorio stesso ed avere un piano su cui poter impostare forme di sviluppo del luogo. Molto
importante è capire che un bene culturale è tale soltanto dopo che la comunità, per prima, ha
recepito la sua valenza di bene. Dopo che questo accade si può mettere in atto una strategia di
3
Rossella Martelloni, Nuovi Territori. Riflessioni e azioni per lo sviluppo e la comunicazione del turismo
culturale, Milano, Franco Angeli 2007, p. 135.
4
Definizione di G. Peroni: “il marketing è lo studio del mercato e della manovra strategica, sistematica e
informata alle esigenze e alle aspettative della domanda e dell’offerta, di tutti i fattori – influenzabili da colore
che governano il territorio o ne promuovono lo sviluppo – che concorrono alla caratterizzazione e alla
valorizzazione delle attrattive e dei servizi turistici offerti o offribili ad un’area, in modo che questi […] incidano
il piø efficacemente possibile sui processi di scelta dei consumatori e degli intermediari turistici”.
4
marketing che lo renda in grado di sollecitare i bisogni e i desideri di fruizione dei
consumatori. L’opportunità si estende, con questo genere di prodotto, non solo per i fruitori,
ma anche per la comunità e per gli amministratori locali che recepiscono l’indotto che ne può
derivare. Si delinea così quello che si identifica sotto il nome di “capitale territoriale” che è
formato da risorse tangibili e non: come la componente antropologica, psico-sociologica e
ambientale, infrastrutturale ed economica-produttiva. Dove non avviene tale sviluppo il
territorio produce uno snaturamento dell’identità, mentre nei casi opposti «le componenti
culturali di un territorio emergono come leva principale per lo sviluppo»
5
. La cultura ha la
caratteristica di poter tramandare la tradizione e facilitare l’innovazione, senza dimenticare
che migliora la qualità della vita. Il luogo, il territorio, lo spazio, la sede del progetto di
rinnovamento entrano in legame con ogni azione culturale, mentre interessante è la
definizione data dal’antropologo Augè nel 1993, il quale coniò il concetto di non luogo dove
si verifica una «complicazione della realtà, una sovramodernità, dove le persone non riescono
a svolgere attività sociali ma vivono al loro interno, nella durata di un percorso […] nella
moltitudine della folla, una condizione di anonimato ed estrema individualità»
6
. Se questi non
luoghi saranno parte dell’offerta artistico-culturale, insieme ai luoghi, andranno a cambiare la
configurazione della città e sul piano urbanistico si concentreranno invece che espandersi.
Quindi a svantaggio dei piccoli centri, della periferia e di certe zone che resteranno
abbandonate a sØ stesse. Per far in modo che ciò non avvenga si deve contare sulla capacità
delle istituzioni, degli esperti e delle organizzazioni culturali che dovranno far in modo di
identificare i luoghi con le persone che li abitano. La proposta di spazi culturali, di
collegamento fra piccole e grandi entità culturali, la proposta di creatività, arte, forme di
spettacolo ed impegno sociale non può che, a mio parere, portare beneficio in ambito locale
ma anche verso uno sviluppo piø allargato di fruizione. Si tratta di arrivare ad una sorta di
personalizzazione della società, senza condizionamenti, il cui fil rouge sarà la cultura del
bello, dell’arte e del potenziamento della cultura e dei beni culturali. Passando in rassegna la
stampa del periodo in cui Brescia effettuava questa svolta, e subito dopo la transizione, mi
5
G. Peroni, Marketing turistico, cit., p. 12.
6
Lucio Argano, Paolo Dalla Sega, Nuove organizzazioni culturali atlante di navigazione strategica, Milano,
Franco Angeli, 2009, p. 17.
5
sono imbattuta in articoli che non sempre scrivevano in modo positivo delle azioni intraprese,
ma ne parlerò nel prossimo capitolo. Così come le ricerche e letture che ho compiuto, sul caso
specifico di Brescia, mi hanno portato alla creazione uno schema mentale della città sotto il
profilo culturale che possiede dei punti precisi, che ho ritrovato piø volte durante la
documentazione che reperivo: prima di tutto punto fondamentale che caratterizza le iniziative
è la collaborazione tra pubblico e privato per la conservazione, gestione e promozione dei
beni culturali che ha raggiunto gli obiettivi, i quali hanno contribuito al nuovo
posizionamento. Secondo indagini degli ultimi anni la domanda culturale è in crescita, ma
purtroppo «il rapporto tra il bilancio per la cultura e il PIL nazionale è pari a circa la metà
rispetto a paesi come Spagna e Germania»
7
. A Brescia si è puntato sul finanziamento privato
alla cultura, che nelle statistiche nazionali è debole ed arriva solo al 20% dal 2000. Niente di
piø mirato si poteva mettere in atto, poichØ il finanziamento non si è fermato solamente a
mero contributo monetario, ma ha dato molti frutti e sinergie nuove: risorse pubbliche e
private entrano in gioco e rispondono alle esigenze della domanda e migliorano l’efficienza
organizzativa. Si valorizza e si promuove in un’ottica moderna, che prevede anche modelli
nuovi per la gestione delle istituzioni culturali. L’investimento in cultura è un altro punto del
mio schema: se non ci fosse stata gente capace di credere in ciò forse poco di quello che è
successo sarebbe potuto accadere. Seguendo un percorso che si pone di volta in volta il
raggiungimento di obiettivi che hanno come comune denominatore la crescita della città.
Altro tassello del mio schema è la capacità di offrire alternative poichØ non si cambia la città
se non si rendono partecipi i singoli cittadini che per primi sperimentano le offerte che gli si
propongono. Oltre ad un piano ben preciso di sviluppo credo che, un altro punto dello
schema, siano le critiche che hanno investito l’operazione attuata negli ultimi dieci anni. Piø e
piø volte mi sono chiesta se queste fossero fondate o meno, ed ho tratto mie conclusioni,
infatti la stesura della tesi è stato un momento non solo di preparazione di un lavoro, ma
anche di riflessione personale su quanto è accaduto negli ultimi anni a Brescia e nella sua
Provincia. Si può parlare di una vera e propria operazione culturale che, a differenza del
passato,
7
R. Martelloni, Nuovi Territori, cit., p. 20.
6
“ha indirizzato obiettivi sempre diversi, ma circoscritti e raggiungibili nel breve termine, era
giunto il momento di fare una scelta di campo, di evitare la dispersione, di concentrare gli
sforzi, di investire in un grande progetto, in una operazione che poteva essere e che, noi
crediamo, sia e sarà l’occasione per la piena riqualificazione di Brescia anche in quella
dimensione culturale che finora era stata solo parziale. Non mecenatismo puro e fine a se
stesso, dunque, ma interpretazione dei vantaggi che la città può trarre da questa operazione in
tempi medio-lunghi”
8
.
Si tratta quindi di vantaggi che la città ha potuto avere in ritorno dall’operazione, che sono
quantificati secondo dei tempi e che possono espandersi e non dissolversi velocemente. La
definizione di questi tempi è il punto di riferimento delle politiche di sviluppo, la cui finalità è
«saper generare risorse di qualità sempre piø elevata e di trasformarle in competenze
distintive per il territorio»
9
. Tutte le strategie messe in atto sono frutto della collaborazione tra
un nucleo responsabile e l’organo di realizzazione con il coinvolgimento di diverse
organizzazioni culturali. Il programma economico messo in atto prende il nome di “marketing
operativo” che prevede accordi e partnership; e il “marketing mix” che è il complesso dei
fattori, controllabili e manovrabili dell’offerta, che influenzano la domanda”
10
da utilizzare
per attuare la strategia prescelta. Esso si concentra per lo sviluppo dell’offerta territoriale in
relazione alla cultura e alla sfera di interessi. Passo importante in questi stadi è l’analisi dei
punti di forza, di debolezza, di opportunità e di minaccia, ovvero l’analisi SWOT
11
. Che ha
come riferimento della sua indagine il mercato e si riferisce alle caratteristiche intrinseche del
luogo. Andando così a definire il grado di attrattiva e di competitività di una città, in questo
caso specifico, infatti l’analisi risponde all’esigenza di razionalizzazione dei processi
decisionali ed è utilizzata come supporto alle scelte di intervento pubblico per analizzare
scenari alternativi di sviluppo. Lo scopo dell’analisi è quello di definire le opportunità di
sviluppo di un’area territoriale che derivano da una valorizzazione dei punti di forza e da un
contenimento dei punti di debolezza, alla luce del quadro di opportunità e rischi, consentendo
8
Alberto Folonari, Arte e Cultura a Brescia dal 1999 al 2007, Brescia, Grafo, 2007, p.6.
9
Matteo G. Caroli, Il marketing territoriale, Milano, Franco Angeli, 1999, p.112.
10
G. Peroni, Marketing turistico, cit., p. 115.
11
Acronimo di Strengthness (forza), Weakness (debolezza), Opportunities (opportunità) e Threats (minacce).
7
così di identificare le principali linee guida strategiche. Brescia ha portato avanti uno sviluppo
sostenibile, capace di soddisfare le esigenze del presente senza compromettere quelle delle
generazioni future. Grazie alla volontà di investire in lungo periodo e all’attenzione posta
verso il benessere e alla qualità della vita. Tutti coloro che sono coinvolti in questo processo,
che sono interessanti allo sviluppo del luogo, vengono definiti con il termine “stakeholder” e
sono pronti ad effettuare scelte continue al fine di sviluppare positivamente l’offerta
territoriale. Partendo dall’inizio il primo passo per sdoganare Brescia da “città del tondino” è
stato quello di creare basi materiali e sostenere il recupero della memoria con adeguate scelte.
Dobbiamo tornare indietro nel tempo di circa dieci anni: siamo sul finire degli anni ’90 del
‘900 ed un grande sostegno per queste opere/azioni è stato ricevuto dal finanziamento privato,
che tutt’ora alimenta la filiera culturale; oltre che all’attuazione di adeguate scelte politico-
amministrative. Quindi si attuava un programma per la città, che prevedeva la ricerca di
risorse e scelte di investimento mirate a determinati obiettivi, primo fra tutti: riuscire a far
associare Brescia e la Cultura. I lavori di restauro del monastero sede del Museo iniziarono
nel 1979 dall’Amministrazione Comunale, spinta dall’idea del Prof. Andrea Emiliani di aprire
un Museo della Città. Nel 1989 iniziano i sostegni finanziari Statali e Regionali e nel 1997
quello della Fondazione Cab con il Banco di Brescia. Questo arduo compito, ha portato alla
vera e propria collaborazione dei soggetti finanziatori che supportavano e tutt’ora supportano
il Comune di Brescia. Il finanziamento, infatti, permette all’ente di avere risorse economico-
finanziarie disponibili per la causa che persegue. Inizialmente si pensò al Museo della città:
Santa Giulia, non solo come “contenitore” di opere, ma anche come un luogo di eventi che
potesse essere visto come un museo attivo, al fine di riagganciare il rapporto con la
cittadinanza e allo stesso tempo di richiamare altri fruitori. Per presentarlo come luogo di
ricerca, non va infatti dimenticata la bellissima biblioteca di storia dell’arte che si trova
adiacente (ma nel 2010 è stata spostata). Insomma si instaura a Brescia e per Brescia una
politica museale e per la cultura: i musei devono vivere ed operare, la rete di collaborazioni si
amplia e si creano strutture operative capaci di sostenere questo sviluppo. La città cambia e si
intraprende una politica per la cultura che viene promossa e supportata ogni anno. Si propone
una ricca offerta di iniziative, eventi, manifestazioni, mostre, rassegne e spettacoli che vanno
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a riempire il calendario cittadino. Non sono solo le mostre che arrichiscono la città, ma anche
convegni e conferenze che toccano il numero di circa 700 incontri fra il 2000 e il 2007
12
. La
città mette a disposizione spazi e sedi che vengono opportunamente sfruttati per diverse
occasioni, che vanno a sommarsi al resto della proposta culturale. Punti cardine di questo
sviluppo verso la cultura, che abbiamo visto sin ora, sono stati quindi i finanziamenti, la
disponibilità di sedi, la corretta stesura di un calendario di “appuntamenti”. Tutto al fine di
creare dei piccoli mondi all’interno di una città, tra queste iniziative temporanee si vollero
“aiutare” anche le associazioni e le realtà piccole e medie presenti sul territorio, con la
missione di promuoverle ed accompagnarle nell’operazione. La città fu preparata quindi ad
una transizione, ad un nuovo posizionamento, ricercando una nuova identità e riconoscibilità
non solo nei confronti dei propri cittadini, ma anche nel piø ampio raggio di fruizione. Di pari
passo si volle mettere in luce il passato della tradizione e il futuro delle nuove iniziative.
Questo processo decisivo ha portato alla valorizzazione di luoghi storici, del sapere e
identificativi della città. Uno fra tutti il recupero del monastero di Santa Giulia nel quale è
possibile leggere la storia della stessa città e contemporaneamente fu effettuata la
valorizzazione di altri centri urbani, grazie all’investimento che attuò l’Amministrazione
Comunale con finanziamenti propri e coinvolgendo anche i privati. Per quanto riguarda le
risorse municipali adoperate le cifre dimostrano quanto è stato impegnato nel progetto urbano
di riposizionamento di Brescia (che tutt’ora si porta avanti). In particolare, al fine di
migliorare le strutture museali, furono investiti dal 2000 al 2006 piø di 11 milioni di euro
13
dall’Amministrazione Comunale. E non vanno dimenticati i soggetti privati che aggiunsero
capitale aiutando così il Comune nel suo scopo, al fine di creare un «tempo nuovo per la
cultura […] per offrire nuova e duratura vita alla crescita della città»
14
. Importante fonte di
finanziamenti è provenuta anche dal progetto di restauro conservativo dal nome “Rivalutare
Brescia” concordato dal Comune con l’agenzia milanese “Mark Com Comunicazione e
Marketing”. Il progetto era volto al recupero del patrimonio artistico e monumentale della
città e basato su una convenzione quinquennale fra il Comune di Brescia e l’agenzia, la quale
12
Dati statistici rilevati da P. Corsini, Sulle ali della Vittoria Tracce di una politica per la cultura (1998-2008),
cit., p. 13
13
ivi, p. 82
14
A. Folonari, Arte e cultura a Brescia dal 1999 al 2007, cit., p. 14
9
si impegnava ad attuare una serie di interventi di recupero e restauro di parti di edifici storici o
monumentali cittadini; ricercando aziende legate al territorio potenzialmente interessate ad
una sponsorizzazione. L’obbiettivo era quello di trovare uno sponsor per ogni singolo
intervento ed una volta individuato il progetto di restauro veniva presentato al Comune e
successivamente alla Sovrintendenza ai Beni Culturali per l’approvazione definitiva. La
convenzione ha fatto registrare un risparmio fino al 2008 di circa 4 milioni di euro
all’Amministrazione Comunale. Inoltre, in linea con gli obiettivi di riposizionamento e di
coinvolgimento cittadino, i risultati sono stati resi pubblici. Lo sponsor era rappresentato da
varie realtà del mondo dell’imprenditoria, ad essi è stato chiesto di utilizzare i fondi che
avevano già pianificato di utilizzare per la comunicazione pubblicitaria dirottandoli sulla
sponsorizzazione culturale, che a parità di investimento raggiunge il target desiderato con
maggior efficacia, oltre che alla sensibilizzazione che genera il fatto di restituire migliorato un
monumento della città. Gli interventi inoltre andavano a correggere situazioni di squilibrio e
di degrado, così da intervenire prima per non doverlo fare pesantemente in futuro. Tra gli
esempi di monumenti ridati al territorio troviamo: le fontanelle di piazza della Loggia, il
portale del Duomo vecchio e del Teatro Grande.
“In questo ambito uguale cura ed attenzione - a partire dal convincimento che il centro antico
della città costituisce, nel suo insieme, un bene culturale diffuso - è stata dedicata ai progetti
[…] per i quali sono state realizzate schede accompagnatorie unitamente ad un volume che
recupera gli esiti complessivi raggiunti”
15
Ho deciso di ricordare questa operazione attuata a Brescia poichØ rispecchia la tendenza
nazionale delle amministrazioni pubbliche ad abbandonare la gestione diretta in economia,
appaltando la gestione di alcuni servizi. Questo, come abbiamo visto, porta alla
partecipazione dei privati che hanno un’ampia delega in un’ottica di recupero di efficienza ed
efficacia. ¨ il sistema misto di gestione dei beni culturali nel quale la componente pubblica
(Comune, Provincia, Regione) ha la funzione di indirizzare, controllare e promuovere
15
P. Corsini, Sulle ali della Vittoria Tracce di una politica per la cultura (1998-2008), cit., p. 159
10
l’offerta e la componente privata (fondazioni, società di servizi) ha il compito di gestire e
vendere i servizi. Le due parti prendono accordi per stipulare contratti secondo la Legge
Finanziaria del 2000 e seguendo l’art. 115 del Codice dei beni culturali sulle “Forme di
Gestione”. Posizionare la città è stato anche offrire ai fruitori una nuova modalità di
utilizzazione del tempo libero, un’alternativa valida all’offerta già presente. Quindi ogni
individuo partecipa alla trasformazione in atto ed è sinonimo di coinvolgimento dei cittadini,
valore molto importante e imprescindibile. Contemporaneamente fruire di cultura nel tempo
libero ha un rimando anche alla vita economica, infatti non solo ridefinisce l’immagine della
città, ma la rende anche capace di attrattiva turistica: il cosiddetto turismo culturale. Per fare
ciò sono state utilizzate strategie di comunicazione, creati enti di gestione e valorizzazione del
patrimonio, siglate convenzioni, incentivato collaborazione tra istituzioni e utilizzato i media
con lo scopo di raggiungere un vasto eco. L’occasione di Brescia fruibile e da scoprire non è
piø, si spera, il riflesso di una città grigia e connotata solamente sotto il profilo industriale. Ma
anche attiva nel promuovere e rendere accessibile le sue meraviglie ai piø sconosciute.
Analizzando i vari programmi attuati in questi ultimi 10-15 anni si può evidenziare la volontà
di rendere una città, oltre che scoperta e luogo di partecipazione per i suoi cittadini, anche
risorsa di richiamo turistico come detto poc’anzi. Si evince che la cultura, non è piø concetto
astratto e lontano, ma diventa risorsa nella ridefinizione identitaria del luogo. Oltre ai musei la
scelta di riqualificazione si avviò anche verso sedi e spazi, vorrei citare il caso del “Nuovo
Eden” che si trova nel centro storico ed offre una programmazione cinematografica di qualità,
oltre che ospitare rassegne e festival; e la rinnovata sede della biblioteca Queriniana nel 2006.
Il processo di identificazione della città, come città di cultura, è partito dalla storia della città
stessa: dalla sua origine longobarda, che ha portato al passo successivo, ovvero alla
similitudine tra Brescia e Santa Giulia quale Museo della città. Momento di partenza che ha
portato il Museo a divenire un luogo di eventi e specialmente attivo e capace di stimolare
l’attenzione del pubblico in lungo termine. Nel giugno del 1999 ci fu l’inaugurazione
dell’ultima parte del Museo di Santa Giulia, poichØ un’apertura parziale fu fatta nel 1998. Il
costo degli interventi realizzati va oltre i 57 miliardi di vecchie lire. Seguendo il numero dei
visitatori dei Civici Musei di Brescia, Santa Giulia fa un salto dal 1998 al 1999: da circa 48