INTRODUZIONE
Questa tesi tratta un argomento affascinante quanto tecnico: il
mondo dell’auto e le sue pubblicità. Il mercato dell’auto è
sicuramente uno dei più importanti a livello mondiale; vi si
confrontano la tecnologia più avanzata, la meccanica,
l’aerodinamica ma anche il design, la sicurezza, i consumi,
l’ecologia e, non ultimi per importanza, il gusto e i desideri dei
consumatori. Parafrasando Luis Bunuel si potrebbe dire che
anche l’auto è, almeno per molti, un oscuro oggetto del
desiderio.
L’oggetto di indagine della tesi riguarda in particolare le
campagne pubblicitarie della Opel, con l’intenzione di
confrontare le pubblicità recenti, create successivamente alla
crisi che ha destabilizzato il mercato mondiale dell’auto, con
quelle antecedenti la crisi, intendendo approfondirne le
peculiarità e le differenze. L’obiettivo è quello di verificare
l’impatto che la crisi ha prodotto sulle campagne pubblicitarie,
comportando una diversa comunicazione sia nello stile che nei
contenuti. Se infatti prima della recessione si evidenziavano
soprattutto i valori intangibili di un veicolo, volti a soddisfare
anche i desideri irrazionali del consumatore, successivamente
l’attenzione si è focalizzata sui bisogni concreti, quali il prezzo,
i consumi, gli accessori e l’eco compatibilità. Il metodo scelto è
la comparazione visiva di pubblicità realizzate per la carta
stampata, risalenti al biennio 2007-08 e all’anno 2010, aventi
come protagoniste auto di segmento B e segmento C, che sono
5
i più significativi in Italia e in Europa. Partendo dal
presupposto che la crisi economica iniziata negli Stati Uniti nel
2007 e propagatasi anche in Europa abbia sconvolto gli asset
del mercato dell’auto; considerando gli errori che sono stati
fatti da molte aziende, alcune delle quali sono addirittura
scomparse; vedendo altresì l’obsolescenza del prodotto
automobile e la urgente necessità di innovazione, si cercherà di
analizzare come le campagne pubblicitarie della Opel abbiano
affrontato le difficoltà legate alla crisi mondiale e quelle
interne al brand.
La prima parte della tesi esamina il mercato dell’auto in Nord
America nel periodo di recessione. Nel biennio 2007-2008, in
particolare, gli Stati Uniti sono stati travolti da una profonda
crisi finanziaria che è poi diventata economica, riversandosi
successivamente anche nel Vecchio Continente. Il mercato
dell’auto ne ha subito pesantemente gli effetti, con il
conseguente sconvolgimento degli assetti societari e produttivi,
grandi perdite economiche, massiccia contrazione dei consumi
ed inesorabile perdita di posti di lavoro. Nel 2009, per la prima
volta nella storia, il mercato americano ha perso la sua
leadership mondiale in favore di quello cinese: sono stati
immatricolati più veicoli in Cina che in USA, nella fattispecie
oltre tredici milioni contro poco più di dieci. Si è trattato di un
sorpasso epocale, che indica come l’economia cinese stia
passando da una fase di mercato cosiddetto “emergente” ad un
mercato ormai “emerso”. Al contrario, quello americano è
ormai saturo. Ma se questo vale per l’auto, è anche un chiaro
segno dei tempi che cambiano: gli Stati Uniti, leader
incontrastati dell’economia e assoluti sostenitori del liberismo
6
economico, subiscono uno scacco che oscura e mette in
discussione il loro primato, modificando gli scenari economici
mondiali.
Nella seconda parte di questo lavoro l’attenzione si sposta sul
mercato dell’auto in Europa, e in particolare in Italia. La crisi,
ovviamente, ha iniziato a farsi sentire anche sul territorio
nazionale; mentre l’Europa ha chiuso il 2008 con un passivo
del 7,8%, in Italia il mercato domestico ha ceduto il 13,4%.
Qualcuno iniziava a parlare di recessione, e il Governo, nel
2009, è intervenuto con lo strumento degli incentivi per
arginare un calo delle vendite che sarebbe diventato
probabilmente insostenibile. Alla fine dell’anno la flessione è
stata comunque contenuta. Fiat, che in Italia è sinonimo di
automobile, ha cercato di consolidare il suo primato allargando
i confini anche fuori del continente, riuscendo a siglare un
accordo epocale con l’azienda americana Chrysler. Nel 2010 la
situazione nazionale appare ancora difficile e incerta: chiuso
definitivamente il sito produttivo di Termini Imerese, si
prospettano nuove sfide per il futuro del mondo dell’auto,
costretto a grandi cambiamenti, dovendosi confrontare con la
necessità di ridurre sempre più i consumi, tenendo nella giusta
considerazione il fattore inquinamento.
Il terzo capitolo della tesi si addentra nel mondo della
pubblicità, tentando di spiegare i meccanismi che spingono a
comprare un prodotto piuttosto che un altro, soprattutto a
proposito di un bene caratterizzato dall’acquisto impegnativo
come l’automobile. Dopo aver analizzato le caratteristiche
essenziali e fondanti di un messaggio pubblicitario, si passa
concretamente ad esaminare alcune campagne pubblicitarie di
7
autovetture, confrontando i messaggi e i valori che cercano di
comunicare, i target a cui sono rivolte, le scelte stilistiche e le
mission dei diversi brand. Le pubblicità scelte riguardano
esclusivamente il mercato italiano e, per poter offrire un
supporto visivo, sono quelle apparse sulla carta stampata.
L’attenzione si concentra soprattutto sulle peculiarità e sulle
differenze riscontrabili tra le campagne pubblicitarie prodotte
prima e durante la crisi del mercato, verificando con quali
strategie comunicative le singole aziende hanno cercato di
affrontare un periodo di diminuzione delle vendite, tentando di
mantenere le quote di mercato e/o di contenere i danni.
Infine il quarto ed ultimo capitolo analizza il caso Opel: viene
prima definito il posizionamento sul mercato e poi analizzato il
rapporto con i competitor, confrontando i diversi rapporti
qualità/prezzo. Si passa poi ad analizzare alcune pubblicità per
apprezzarne le differenze in termini di stile e di messaggio
trasmesso. Infine il capitolo viene chiuso da una intervista
rilasciatami dai responsabili delle campagne pubblicitarie del
brand tedesco
8
CAPITOLO 1. LA CRISI DEL MERCATO
DELL’AUTO USA
1.1 La crisi economica in USA
Descrivere e nel contempo individuare le cause di un fenomeno
complesso e di portata globale come la crisi economica che da
oltre due anni imperversa sui mercati di tutto il mondo non è
affatto semplice. Potrà essere d’aiuto iniziare citando una frase
pronunciata dal Prof. Roubini durante un seminario alla New
York University «Quando gli Stati Uniti starnutiscono il
1
mondo prende il raffreddore». Questo detto del Ventesimo
secolo è attualissimo ancora oggi, periodo in cui le economie
europee annaspano a causa di una crisi nata al di là
dell’oceano. La scintilla che ha acceso la miccia della crisi è
stata lo scoppio della forte bolla speculativa del mercato
immobiliare americano nel 2004, avvenuto a seguito di un
lungo periodo in cui i prezzi delle case sono cresciuti
costantemente e i mutui sono stati erogati con sempre
2
maggiore facilità. Questa pratica è stata definita dei “mutui
subprime”, ovvero concessi a debitori che hanno tipicamente
una storia creditizia che include insolvenze, avvisi di garanzia,
pignoramenti e bancarotta; generalmente i mutuatari subprime
1
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/20
10/05/mutui-subprime-usa.shtml
2
http://capireilmercato.com/?p=6
9
3
hanno bassi redditi e ovviamente bassa capacità di rimborso.
Avendo un alto tasso di insolvenza, i “prestiti subprime” hanno
tipicamente condizioni più svantaggiose rispetto alle altre
tipologie di credito, e gli interessi che i clienti devono
4
esborsare sono elevatissimi.
La popolarità dei prestatori subprime è cresciuta rapidamente a
partire dagli anni ’90 con una tipologia di mutuo che offre
inizialmente un tasso basso fisso per due anni, che diviene
variabile a un tasso più elevato per la vita successiva del
5
mutuo, in genere ventotto anni.
Questo fenomeno è passato praticamente inosservato agli occhi
del Governo americano. Quando nel biennio 2004/06 è giunto
il momento di ricalcolare i tassi d’interesse sui mutui subprime,
questi sono saliti vertiginosamente e la maggior parte dei
debitori non è stata in grado di pagare le rate o di rifinanziare il
6
mutuo. A partire dalla fine del 2006 l’intero sistema
statunitense dei mutui subprime è entrato in una crisi
catastrofica, dovuta all’ascesa inarrestabile dei tassi di
insolvenza, costringendo oltre due dozzine di agenzie di credito
al fallimento; questo ha comportato l’azzeramento del valore
azionario di un mercato che capitalizza seimilacinquecento
miliardi di dollari, con conseguenze nefaste sia sul mercato
immobiliare americano, praticamente crollato, ché sull’intera
3
http://it.wikipedia.org/wiki/Subprime#I_debitori_subprime
4
http://www.nonsoloprestiti.com/mutui-subprime/
5
http://it.wikipedia.org/wiki/Subprime#I_debitori_subprime
6
http://www.centrostudimalfatti.org/index.php?option=com_content&view=
article&id=157:la-crisi-finanziaria-come-ci-siamo-
finiti&catid=57:mondiale&Itemid=52
10
7
economia USA. Nel 2007 1,3 milioni di proprietà immobiliari
sono state messe all’asta per insolvenza, il 79% in più rispetto
8
al 2006.
D’un tratto le banche non sono state più disposte a farsi prestiti
a vicenda e ciò ha portato a quello che si definisce “credit
crunch” ossia un periodo in cui si riduce la liquidità nel sistema
9
perché nessuno presta denaro. Le perdite hanno cominciato ad
accumularsi, tant’è che a luglio 2008 il settore bancario e
creditizio ha denunciato perdite globali per oltre quattrocento
10
miliardi di dollari.
Dopo diversi mesi di debolezza e perdita di impieghi il
fenomeno è collassato, causando il fallimento di banche e
istituti di credito, determinando una forte riduzione dei valori
borsistici e della capacità di consumo e risparmio della
11
popolazione.
Alcuni governi sono dovuti intervenire anche drasticamente per
salvare alcuni istituti, mentre per altri la situazione è parsa
ormai inevitabilmente compromessa.
Tra i nomi più famosi degli istituti nei confronti dei quali i
governi sono intervenuti ricordiamo Freddie Mac e Fannie Mae
(mutui) e il gigante delle assicurazioni AIG negli Stati Uniti;
7
http://it.wikipedia.org/wiki/Subprime#I_debitori_subprime
8
http://blog.panorama.it/economia/2008/07/25/crisi-mutui-negli-usa-
raddoppiano-i-pignoramenti/
9
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/100-
parole/Economia/C/Credit-crunch.shtml?uuid=ddfd09c6-5804-11dd-93cb-
a54c5cfcd900&DocRulesView=Libero
10
http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=1242
11
http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_del_2008-
2010#Crisi_negli_Stati_Uniti
11
Northern Rock in Gran Bretagna, Fortis e Dexia in Belgio. La
preoccupazione di assistere a ulteriori bancarotte e la necessità
di evitare ripercussioni negative sull’intero sistema economico,
ha spinto addirittura il Governo americano a creare un piano di
salvataggio del valore di settecento miliardi di dollari per il
12
settore bancario e creditizio. Questo non è stato sufficiente a
evitare il fallimento, senza precedenti nel Dopoguerra, di
Lehman Brothers, una delle più importanti banche d’affari del
13
mondo. Nel frattempo gli indici delle borse americane,
specchio della salute dell’economia USA, sono letteralmente
colati a picco con perdite che dall’inizio dell’anno hanno
14
superato il 40% del valore.
Gli effetti di questa crisi finanziaria sarebbero rimasti confinati
al mercato statunitense se le banche e i creditori di questi
prestiti subprime non avessero cartolarizzato questi debiti
immettendoli sul mercato, facendoli circolare tra gli investitori
sotto forma di azioni e tra gli istituti bancari come pacchetti
15
finanziari incomprensibili ai più, creando una bolla
finanziaria di dimensioni impensabili.
Alla crisi finanziaria si è aggiunta la corsa del prezzo del
petrolio, inarrestabile a causa del forte aumento della domanda
16
da parte di economie emergenti come quelle di Cina e India.
Questo ha influito sia sui prezzi dei carburanti, sia sui costi
12
http://www2.rsi.ch/usablog/index.cfm?scheda=9102
13
http://it.wikipedia.org/wiki/Lehman_Brothers#cite_note-47
14
http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_del_2008-
2010#Crisi_negli_Stati_Uniti
15
http://www.usatoday.com/money/economy/2008-02-10-
economypoll_N.htm
16
http://www.wallstreetitalia.com/article.aspx?idPage=443424
12
energetici; il maggior costo dei trasporti ha, a sua volta, fatto
salire i prezzi di tutti i beni di consumo.
Nel 2008, inoltre, si è verificato un sensibile aumento del costo
di molte materie prime e di alcuni cereali fondamentali nella
preparazione degli alimenti; ad esempio preparati chimici
essenziali nella catena di produzione, come la soda caustica e
l’acido solforico, hanno aumentato le loro quotazioni fino al
60%. Il tutto accompagnato da un’ondata generalizzata di
ribassi con considerevoli perdite nelle borse di tutti i
17
continenti.
La crisi del settore bancario si è diffusa velocemente dagli Stati
Uniti anche in Europa, determinando l’effetto di una forte
riduzione del denaro circolante e di una restrizione
nell’erogazione del credito ad imprese e consumatori. Le borse
del vecchio continente hanno accumulato molteplici perdite.
Nell’area Euro si è verificato il più massiccio intervento nella
18
storia della Banca Centrale Europea .
Quella nata come crisi finanziaria ha iniziato così a far sentire i
suoi effetti anche sull’economia reale: alla contrazione dei
consumi ha fatto seguito un rallentamento della produzione da
parte delle imprese con conseguente aumento della
disoccupazione, con il risultato che molte nazioni europee
hanno visto scendere l’incremento del loro P.I.L. verso lo
19
zero.
17
http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_del_2008-2010
18
http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_dei_subprime#Effetti
19
http://www.loccidentale.it/articolo/la+crisi+in+italia+verr%C3%A0+dall
%E2%80%99economia+reale+e+si+trasmetter%C3%A0+alla+finanza.007
1901
13
1.2 2008: Inizia il calo delle vendite di automobili
Gli effetti della crisi economica non avrebbero tardato a farsi
sentire anche sul mercato dell’auto; pure se per quest’ultimo si
è iniziato a parlare distintamente di recessione dal 2008, si
potevano intravedere i prodromi di questo fenomeno già verso
la fine del 2007. Era possibile infatti individuarli nei dati delle
vendite di autovetture relativi a tale anno. Nel 2007 il mercato
dell’auto USA ha registrato il livello più basso di vendite degli
ultimi dieci anni. Inoltre, Toyota è balzata, per la prima volta,
al secondo posto delle classifiche di vendita, scalzando Ford e
20
seconda solo a General Motors. Ford ha mantenuto il secondo
posto nelle classifiche di vendita interne per ben settantacinque
21
anni. Il sorpasso, per la verità, è avvenuto grazie a un numero
di veicoli relativamente piccolo rispetto alle cifre del mercato
statunitense (48.226), tuttavia è molto indicativo rispetto al
periodo di crisi in cui Ford era ormai entrata.
E infatti, proprio all’inizio del 2008, l’azienda ha deciso di
22
mettere in vendita i cosiddetti “gioielli della Corona”, ovvero
i marchi Land Rover e Jaguar, dopo che nel marzo del 2007 si
23
era già liberata di Aston Martin, vendendola a una cordata di
imprenditori mediorientali capitanati da David Richards, già
24
presidente della Prodrive, famosa azienda britannica attiva
nel mondo delle competizioni. Le trattative per la cessione dei
20
http://www.quattroruote.it/mercato/articolo.cfm?codice=119628
21
Daniela Roveda – Toyota supera Ford negli USA – Il Sole24ore 4/01/08
22
Vengono così chiamati dagli addetti ai lavori i prestigiosi marchi inglesi
che erano in possesso di Ford
23
http://www.autoinsight.it/blog/2007/03/ford_vende_aston_martin.html
24
http://it.wikipedia.org/wiki/Prodrive
14
due prestigiosi marchi hanno visto come interlocutore
privilegiato Tata, grande azienda indiana sconosciuta ai più
fino a poco tempo fa, che è salita alla ribalta grazie alla
commercializzazione del modello “Nano”, un’auto progettata e
sviluppata appositamente per il mercato domestico, che aveva e
ha la grande ambizione di avviare la motorizzazione di massa
25
dell’India.
Le cessioni di questi marchi da parte di Ford sono state
determinate dall’attuazione della nuova politica commerciale
voluta dal Ceo Alan Mullaly, insediatosi alla guida
dell’azienda nell’agosto 2006. Mullaly ha messo a punto il
piano “One Ford”, ovvero un piano industriale nato con
l’intenzione di concentrare tutte le risorse dell’azienda attorno
al marchio Ford e allo stesso tempo riunire sotto un unico tetto
26
le tante divisioni dell’azienda sparse per il mondo. Inoltre
Mullaly, con una certa lungimiranza, ha chiesto e ottenuto un
finanziamento di diciotto miliardi di dollari da diverse banche,
assicurando così all’azienda la liquidità necessaria per
27
affrontare l’imminente crisi.
Nel mercato Usa, la flessione del numero totale di auto vendute
rispetto al 2006 si è attestata al 2,8% e il totale di autovetture e
28
truck (SUV, MPV e pick-up) immatricolate è stato di
29
16.130.002 di esemplari. In questa flessione ha avuto un
ruolo importante il rincaro dei prezzi dei carburanti; infatti
25
http://www.omniauto.it/magazine/4326/tata-nano
26
La Repubblica Auto 5/09
27
Ford è stata l’unica azienda americana a non aver utilizzato aiuti statali.
28
Sport Utility Veichle, Multi Purpose Veichle, piccoli camioncini
29
http://www.quattroruote.it/mercato/articolo.cfm?codice=119628
15
nell’anno 2007 il prezzo al barile del petrolio ha raggiunto la
30
ragguardevole cifra di cento dollari.
Guardando le cifre inerenti il mercato nell’anno 2007, si
osserva una diminuzione del 6,2% per GM, pari a 3,79 milioni
di veicoli immatricolati; decremento che non le ha impedito di
restare in ogni caso il primo produttore americano. Al secondo
posto si è piazzata Toyota grazie a un incoraggiante +2,7%.
Mentre in terza posizione si è attestata Ford, con un calo netto
31
del 12,1%, a fronte di 2,56 milioni di veicoli immatricolati.
Le prime avvisaglie dell’ingresso in questo difficile periodo
hanno trovato poi conferma nei dati di vendite di gennaio 2008.
L’anno è partito a rilento, il numero totale di auto e truck
immatricolati è stato di 1.040.899 pezzi; il calo rispetto a
32
gennaio 2007 è stato pari al 4,4%. Il mese successivo la
situazione è peggiorata: i dati di vendita sono stati tutt’altro che
incoraggianti e la flessione su base mensile è stata questa volta
del 10,2%, ovvero 1.175.884 unità vendute sommando auto e
33
truck.
Il panorama ha iniziato, quindi, a diventare fosco: il calo delle
vendite delle cosiddette “big three” (GM, Ford e Chrysler) è
diventato pesante, attestandosi rispettivamente al -16,3%, -
10,2% e -17,4%. Anche Toyota è parsa in difficoltà, riportando
30
http://it.wikinews.org/wiki/Italia:_caro_petrolio,_il_gasolio_tocca_i_mass
imi_assoluti
31
http://www.quattroruote.it/mercato/articolo.cfm?codice=119628
32
http://www.quattroruote.it/mercato/articolo.cfm?codice=122853
33
http://www.tuttotrasporti.it/novita/articolo.cfm?codice=127192
16
34
un calo del 6,6%.. La J&D Power Associates ha stimato che
le vendite sul mercato USA nel 2008 avrebbero raggiunto il
35
livello più basso degli ultimi dieci anni.
In questo scenario ovviamente non incoraggiante, si è aperta a
metà gennaio la centounesima edizione del tradizionale Salone
di Detroit, la più importante rassegna automobilistica
36
americana, in un momento tutt’altro che facile per l’economia
USA. Alle difficoltà economico-finanziarie si sono aggiunti
anche problemi di identità dei brand e di creatività. La
conferma di queste difficoltà è arrivata dai classici show a cui
le case americane affidano la presentazione dei nuovi modelli.
Al grandioso show per il nuovo Ford F-150 (il pick-up best
37
seller del mercato degli ultimi trenta anni) e alla grande
parata in stile western che ha accompagnato nel salone il nuovo
Dodge Ram, ha fatto da contraltare la comparsa di alcune auto
di taglia piccola, come la world car Ford Verve (che
prefigurava la nuova generazione di Ford Fiesta). Questa è
stata una novità assoluta per il pubblico americano. Ma
secondo Ford, le small car avrebbero fatto la parte del leone sul
mercato negli anni successivi, passando dalle ottocentomila
38
unità vendute nel 2007 a ben tre milioni e mezzo nel 2012.
34
I vertici aziendali in Giappone se ne rendevano conto e prevedevano un
2008 al ribasso sia nel mercato USA, sia in quello domestico.
http://www.quattroruote.it/mercato/articolo.cfm?codice=124963
35
http://www.quattroruote.it/mercato/articolo.cfm?codice=126095
36
http://autoshow.motori.msn.it/autoshow/detroit2007/Article.aspx?cp-
documentid=2144539
37
http://en.wikipedia.org/wiki/Ford_F-Series
38
Giampiero Bottino – Il diesel alla conquista degli USA - Il Sole24Ore
21/01/08
17
Questa previsione ha trovato d’accordo anche i vertici di GM e
di Toyota, che seguendo l’esempio di Ford, hanno presentato la
Chevrolet Aveo e la Toyota Yaris, due vetture compatte nate in
Europa. È qui che si è palesata la crisi di identità di alcuni
brand automobilistici, in questa dicotomia tra i veicoli che una
grande parte del pubblico USA continuava a ritenere
immancabili e i mezzi di nuova generazione, più piccoli,
parsimoniosi e meno inquinanti, di cui gli stand delle Big
39
Three avevano iniziato a popolarsi.
D’altro canto, nel 2007, il Congresso degli Stati Uniti aveva
fissato nuovi limiti di consumo per le autovetture, di
trentacinque miglia per gallone, pari a circa dodici chilometri
per litro, limiti che tutte le automobili circolanti in USA
40
avrebbero dovuto rispettare entro il 2020.
Ovviamente le tre grandi aziende USA hanno prontamente
dimostrato di essere attente al nuovo tema dell’ecologia. La
GM per prima ha annunciato l’interruzione dello sviluppo del
41
suo storico motore a otto cilindri (V8 Northstar) e
contemporaneamente l’intenzione di commercializzare otto
modelli ibridi nel 2008 e altri sedici modelli nei successivi
42
quattro anni.
Ford ha puntato invece nell’immediato a una tecnologia più
sfruttabile, ovvero l’uso dell’etanolo (già diffuso in America
Latina) al posto della benzina, offrendo trentacinque modelli
39
Marina Terpolilli – Tante promesse verdi negli stand delle Big Three –
Il Sole24Ore 21/01/08
40
http://www.motori.it/ecoauto/1245/35-mg-obama-fissa-i-limiti-di-
consumo-per-le-prossime-auto-made-in-usa.html
41
http://en.wikipedia.org/wiki/Northstar_engine_series
42
Marina Terpolilli – art.cit. - Il Sole24ore 21/01/08
18
con la doppia alimentazione. Contemporaneamente non ha
perso di vista lo sviluppo dell’ibrido, presentando il prototipo
“Escape Plug-in” e ha continuato a lavorare sui classici motori
termici per renderli più efficienti, sviluppando una nuova
43
tecnologia, denominata EcoBoost, che sfrutta l’iniezione
diretta di benzina ad altra pressione, in combinazione con la
sovralimentazione.
Anche Chrysler ha iniziato a impegnarsi nella riduzione dei
consumi e delle emissioni, presentando la propria soluzione,
ovvero l’utilizzo di un motore elettrico principale ad alta
potenza coadiuvato da un propulsore termico più piccolo per
44
aumentare l’autonomia del veicolo.
Nel frattempo, però, il mercato ha continuato a registrare
diminuzioni delle vendite.
Le immatricolazioni del primo trimestre 2008 hanno subito un
calo del 7,4% rispetto al primo trimestre dell’anno
45
precedente. Questo dato ha portato a rivedere al ribasso le
previsioni di vendita per il 2008: rispetto ai 16,1 milioni di
46
veicoli venduti nel 2007, le stime di Autodata Corporation
hanno previsto 15,3 milioni di unità per il 2008; più pessimista
invece J.D. Power, che ha ipotizzato vendite pari a 14.95
milioni di veicoli.
Queste cifre sono decisamente preoccupanti per l’industria
automobilistica americana. Soprattutto alla luce dei numeri
43
http://www.ford.it/Eventi/Ginevra2010/Ford_ECOnetic
44
Tante promesse verdi negli stand delle Big Three - Il Sole24ore 21/01/08
45
http://www.quattroruote.it/mercato/articolo.cfm?codice=130973
46
http://www.motorintelligence.com/m_frameset.html
19