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INTRODUZIONE
Con un saco de bele fantasie
vago a girondolò
in çerca d‟estri per le cante mie,
dal Canalbianco al Po.
Eco che andando pian pianin, bel belo,
me son dovù fermar
sentindo le campane de Gavèlo
in gran scampanezar.
Gò „verto alora el saco dei pensieri
e drento gò catà
che gh‟era „na volta per „sti sentieri,
„na gran bela çità:
çità famosa per la so Badia
che non se vede più,
e che l‟era la prima Signoria
arente le palù.
Ma dopo, co le rote e le rovine
de l‟Adese e del Po,
tuto gà „vudo la più trista fine,
come dal saco so.
Cossa ghe resta adesso de Gavèlo?
L‟anima che xe sta?
Drento la tera e soto de „sto çielo
gnente i gà catà.
Ghe vole ancora un poca de speranza.
Ne la tera scavè!
E vualtre, se del tempo ve ne „vanza,
o campane sonè!
(G. PIVA, Gavèlo, in Cante d‟Adese e Po, Udine, 1931)
Giungendo a Gavello dalla statale Eridania, provenendo da Crespino, i primi due edifici che balzano
agli occhi del viaggiatore sono il palazzo Gradenigo e la Basilica arcipretale della B. V. delle
Grazie. Si riassume così, anche visivamente, la vicenda laica e religiosa di uno dei centri più
antichi della provincia, oggi immerso nella quiete della campagna polesana, tra il Canalbianco e lo
scolo Colombarolo. Già stazione miliare romana, poi contea medievale, Gavello assunse un ruolo
importante nell‟VIII secolo, con lo sviluppo della sua abbazia benedettina, poi decaduta attorno al
10
XII secolo. Grazie agli interventi sul territorio di alcune nobili famiglie veneto - emiliane (i Gilioli
prima, i Foscari - Gradenigo poi), il centro riprese vita all‟inizio dell‟età moderna, eretto in
parrocchia indipendente, vivendo una fase difficile sul finire del XIX secolo, con lo scoppio della
rivolta contadina della «Boje». Questo lavoro, rappresenta il tentativo di raccontare, attraverso i
documenti dell‟archivio parrocchiale, la storia cristiana degli ultimi tre secoli della comunità
gavellese. La ricerca si è svolta tra i mesi di settembre ed ottobre 2008, periodo nel quale è stato
consultato l‟ampio materiale conservato nella Casa Canonica, risalente nei suoi primi documenti al
principio del XVIII secolo. La tesi si presenta suddivisa in tre parti: la prima, in quattro capitoli,
illustra la storia della parrocchia in senso cronologico, partendo da alcuni «frammenti» di storia
medievale e della prima età moderna necessari per la comprensione dei fenomeni successivi (cap.
I), soffermandosi poi in maniera più dettagliata sui secoli XVIII (cap. II), XIX (cap. III) e XX (cap.
IV). In questa parte, oltre ai documenti d‟archivio, si fa riferimento a diversi altri studi e fonti,
offrendo spunti per ulteriori approfondimenti
1
. La seconda parte, dedicata ai luoghi di culto della
parrocchia, propone un approfondimento storico - artistico sulla Basilica arcipretale della B.V. delle
Grazie (cap. V) e un excursus sulla vita religiosa nelle frazioni di Lama e Magnolina, con
descrizione degli oratori annessi (cap. VI). La terza parte si pone come proprio obiettivo il far
comprendere la natura di «microcosmo» svolta dall‟archivio dell‟ente, individuando una serie di
fonti, non necessariamente di natura religiosa, utili per la comprensione della storia di Gavello: la
gestione economico - patrimoniale della parrocchia, con particolare attenzione ai numerosi
testamenti e Legati Pii conservati (cap. VII), una panoramica socio - demografica della popolazione
dal XVIII secolo ad oggi attraverso l‟analisi dell‟anagrafe parrocchiale, fonte primaria fino alle
innovazioni napoleoniche (cap. VIII), il regesto di alcune visite pastorali tra XIX e XX secolo (cap.
IX). I nove capitoli sono accompagnati dalla trascrizione integrale di 20 documenti significativi,
riportati direttamente nel testo o nelle appendici relative.
L‟archivio parrocchiale di Gavello
L‟archivio della parrocchia di Gavello è conservato al piano inferiore della Casa Canonica, in due
pregevoli armadi lignei, risalenti al primo „900. Il complesso si presenta in condizioni abbastanza
buone, nonostante alcuni documenti (specialmente i registri anagrafici) abbiano subito dei danni in
1
Le prolungate operazioni di trasloco dell‟archivio della Curia vescovile di Rovigo e della Biblioteca del seminario
hanno impedito, almeno in questa fase, l‟approfondimento di altre fonti (in particolare le biografie dei rettori e le visite
pastorali antecedenti al XIX secolo), lacuna che potrà essere colmata in una successiva integrazione, fuori dalla
redazione della tesi. Un‟altra fonte significativa che andrà consultata (pista questa suggeritami dall‟amico Leonardo
Raito, docente all‟Università di Ferrara) è quella dell‟archivio Gilioli, conservato presso l‟Istituto di Studi
Rinascimentali della città estense.
11
occasione di eventi atmosferici, in particolar modo di natura alluvionale. L‟archivio è stato in
massima parte riordinato attorno al 1985, come emerge dalle etichette dattiloscritte delle buste, in
parte attorno agli anni della seconda guerra mondiale (3 buste), anche se non sempre è presente una
coerenza interna nella tipologia di documentazione. Esso si compone di 16 buste, alcune delle quali
divise in fascicoli, 4 fascicoli singoli, oltre a diverse carte sciolte, relative soprattutto agli anni più
recenti. Sono inoltre presenti: una «Cronistoria parrocchiale», notevole documento storico relativo
al periodo 1955 - 1970, diversi registri di messa, un registro per l‟affitto di banchi e sedie in chiesa,
un registro per le S. messe legatizie, i verbali del Consiglio di Amministrazione della parrocchia e
della Giunta parrocchiale dell‟Azione Cattolica, risalenti agli anni ‟60, oltre all‟anagrafe
parrocchiale. Quest‟ultima si compone di 36 registri anagrafici (15 di battesimo, 11 di matrimonio,
10 di sepoltura), 6 sacramentali (2 prima comunione, 4 cresima), 2 indici, 16 buste di posizioni
matrimoniali, oltre a 21 registri dello stato civile austriaco (1816 - 1871). Interessanti per
l‟andamento demografico i 3 stati delle anime, di cui uno risalente al XVIII secolo. Emerge dal
lavoro un significativo spaccato di vita ecclesiale e sociale che spero vada a vantaggio non solo
della conoscenza della storia e dell‟identità del territorio gavellese, ma che serva come sprono per la
riscoperta di un patrimonio di fede e valori che attraverso questo percorso sono giunti fino a noi.
Nella relazione alla visita pastorale del gennaio 2007 del vescovo di Adria - Rovigo mons. Lucio
Soravito de Franceschi, l‟attuale parroco, don Adriano Montorio, scrive: «oggi Gavello è una
parrocchia di circa 1600 abitanti che, nonostante si trovi a camminare con fatica attraverso le strade
di una storia segnata dalla complessità, una storia non sempre facile da comprendere e da gestire
(…) per tradizione è vivace e portata al dibattito, al confronto e all‟aggregazione». Alla luce del
percorso sinodale promosso dalla diocesi, queste parole possono diventare, per i credenti, da sintesi
di un cammino storico programma e progetto pastorale, al quale anche la ricerca del passato, pur
nell‟indipendenza dei rispettivi ambiti, può contribuire.
Ringraziamenti
Non avrei mai potuto realizzare il lavoro di queste pagine da solo, e tanti sono i ringraziamenti che mi sento
in dovere di fare. Non posso non cominciare dai miei genitori e dalla mia famiglia, che mi hanno sempre
incoraggiato e sostenuto nel percorso universitario che si sta per concludere appoggiando i miei sforzi,
gioendo nei momenti felici e pazientando nelle difficoltà che ho incontrato. Ringrazio di cuore tutti coloro
che hanno prestato attenzione al mio lavoro e mi hanno fornito spunti ed indicazioni preziose, a cominciare
dai relatori, professor Umberto Mazzone e professoressa Francesca Sofia, i quali hanno sostenuto questa tesi
seguendola nella sua realizzazione; ringrazio l‟amico professor Alberto Bononi, che è un po‟ il
«responsabile» di questa pista di ricerca, avendomi indirizzato sul paese di Gavello come centro di interesse
storico; le osservazioni, le segnalazioni archivistiche e bibliografiche e i prestiti di materiale degli amici (in
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rigoroso ordine alfabetico) Oriano Avanzi, Mario Cavriani, Anna Maria Lombardi, mons. Giacomo Prandini,
Leonardo Raito, Lino Segantin, Enrico e Livio Zerbinati, tutte persone meritorie nell‟ambito della cultura e
della ricerca in Polesine, oltre che di esperienza ecclesiale. Ringrazio poi il personale di: Accademia dei
Concordi di Rovigo (in particolare la dott.ssa Michela Marangoni), Archivio di Stato di Rovigo (luogo dove
ho svolto stages lavorativi durante il mio percorso universitario, in particolare il vice - direttore dott.
Emanuele Grigolato e l‟impiegato Maurizio Formenton), Biblioteca Comunale di Fiesso Umbertiano
(referente Lamberto Bernini). Ringrazio poi i miei amici, in particolare Giacomo, Enrico, Daniele, Umberto,
Marta, Giulia, Chiara, Rigo, Lorenzo, Dennis, Omar per portare pazienza di fronte alla mia spesso
irrefrenabile logorrea e «fissa» per questioni di natura storica e politica. Mi sia consentito chiudere queste
note con il ringraziamento più importante e sentito, cioè quello alla parrocchia arcipretale della B.V. delle
Grazie di Gavello. E‟ grazie all‟interessamento, allo zelo, alla fiducia e all‟amore per la cultura del suo
rettore, don Adriano Montorio, che questo lavoro è stato possibile. Lo ringrazio di cuore, così come i suoi
familiari, che hanno dovuto pazientare per un mese la presenza di un estraneo nella loro abitazione. Non
sono, soprattutto oggigiorno, atteggiamenti da tutti.
Consistenza del fondo archivistico ed abbreviazioni
Buste
Storia di Gavello
Corrispondenza Asilo Infantile dal 1956
Campane - Lavori Asilo don Pugina - Proprietà della Chiesa - Lavori Canonica - Battistero -
Cappellina (= Campane)
fasc. 1 = «Campane»
fasc. 2 = «Lavori eseguiti all‟Asilo da don Pugina»
fasc. 3 = «Proprietà della Chiesa»
fasc. 4 = «Lavori Canonica. Battistero. Cappellina B.M.V.»
Tettoia e mercato - Livelli Mocenigo - Testamento Mocenigo - Memoriale Pugina (= Tettoia)
fasc. 1 = «Tettoia e Mercato coperto»
fasc. 2 = «Testamento Contessa Maria Nani Mocenigo»
fasc. 3 = «Memoriale di don Enrico Pugina»
Beneficio - P.C.A. - Livelli - Fabbricati - Cartelle Tasse - Corrispondenza - Contratti (= P.C.A.)
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fasc. 1 = «Beneficio Parrocchiale - P.C.A.»
fasc. 2 = «Cartelle Tasse - Corrispondenza varia»
fasc. 3 = «Contratti»
Cimitero - Confini Parrocchiali - Pavimento - Altoparlante - Arredi - Decreti - Inventario -
Magnolina - loc. Lama (= Cimitero)
fasc. 1 = «Antico Cimitero - Confini Parrocchia»
fasc. 2 = «Chiesa: Pavimento - Altoparlante - Arredi e varie»
fasc. 3 = «Decreti - Inventario Gavello»
fasc. 4 = «Magnolina - Oratorio di Lama»
fasc. 5 = «Inventari»
Senza titolo
Ricevute chiesa 1929 - 1942
Corrispondenza chiesa 1955 - 1965
Visite pastorali
Fasc. 1 = «Authentica sacrarum reliquiarum»
Testamenti - Contratti - Convenzioni
Cause - Controversie varie - Investiture - Rinnovo ipoteche (= Cause)
Spese varie vecchie
Preventivi e consuntivi
Legati
Benefici
Fascicoli
Reversali di pagamento 1904 - 1910
Varie
Pia Opera don Orione - atto di donazione - Vendita terra 1969 - 1970 (= Donazione)
Giornalino «Voce della Comunità»
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Registri
Registro S. messe derivanti da Legati 1910 - 1944
Registro dei banchi e delle sedie in chiesa
Anagrafe Parrocchiale
Registri di battesimo: 15 (1570 - 1703, 1703 - 1743, 1743 - 1808, 1809 - 1838, 1839 - 1870, 1870 -
1892, 1893 -1906, 1907 - 1916, 1917 - 1933, 1934 - 1941, 1942 - 1949, 1950 - 1959, 1960 - 1985,
1985 - 1999, 2000 - 2008)
Registri di matrimonio: 11 (1637 - 1782, 1782 - 1865, 1865 - 1916, 1909 - 1916, 1917 - 1929, 1929
- 1941, 1942 -1946, 1946 - 1953, 1953 - 1964, 1965 - 1999,
2000 - 2008)
Registri di sepoltura: 10 (1679 - 1743, 1743 - 1808, 1809 - 1851, 1851 - 1904, 1904 - 1916, 1917 -
1935, 1936 -1941, 1942 - 1969, 1970 - 1999, 2000 - 2008)
Registri di prima comunione: 2 (1917 - 1984, comprende anche le Prime Confessioni 1968 - 1972;
1992 - 2008).
Registri di cresima: 4 (1668 - 1864, 1866 - 1915, 1917 - 1941, 1943 - 2008).
Indici dei battezzati : 2 (1870 - 1912, 1913 - 1959)
Posizioni matrimoniali: 16 + carte sciolte (1917 - 1925, 1926 - 1929, 1930 - 1932, 1933 - 1935,
1936 - 1938, 1939 - 1942, 1943 - 1945, 1946 - 1948, 1949 - 1951, 1952 - 1954, 1955 - 1957, 1958 -
1961, 1962 - 1967, 1968 - 1974, 1975 - 1980, 1981 - 1990).
Stati delle anime: 3 (1720 - 1775, 1962, 1972 - 1982).
Stato civile austriaco (1816 - 1871): 21 registri totali; 8 Libri degli Atti di nascita (1816 - 1817,
1817 - 1818, 1818 - 1825, 1826 - 1834, 1834 - 1842, 1843 - 1851, 1851 - 1862, 1862 - 1871), 5
Libri degli Atti di Matrimonio (1816 - 1817, 1817 - 1818, 1818 - 1838, 1839 - 1862, 1863 - 1871),
8 Libri degli Atti di Morte (1816 - 1817, 1817 - 1818, 1818 - 1826, 1826 - 1836, 1836 - 1845, 1846
- 1856, 1856 - 1867, 1867 - 1871).
Atti diversi
Carte sciolte
Cronistoria parrocchiale 1955 - 1970
Verbali del Consiglio di Amministrazione della parrocchia 1956 - 1971
Verbali della Giunta parrocchiale di Azione Cattolica 1964 - 1968
15
Altre abbreviazioni
AAR = Archivio Arcivescovile di Ravenna
ACRO = Accademia dei Concordi, Rovigo
ASRO = Archivio di Stato, Rovigo
APG = Archivio Parrocchiale di Gavello
AVRO = Archivio Vescovile di Rovigo
b. = busta archivistica
fasc. = fascicolo
mss. = manoscritti
Conc. = fondo Concordiano, Accademia dei Concordi di Rovigo
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Parte prima
EVOLUZIONE STORICA DELLA PARROCCHIA
DALLE ORIGINI AD OGGI
18
19
CAPITOLO PRIMO
FRAMMENTI DI STORIA CRISTIANA A GAVELLO
IN ETÀ MEDIEVALE E MODERNA:
DALL’ABBAZIA BENEDETTINA
AL GIUSPATRONATO GILIOLI - FOSCARI
Le origini di Gavello
Tra i luoghi più antichi del Polesine, come dimostrano i numerosi reperti archeologici di età
paleoveneta ed etrusca (senza scomodare Fenici e Pelasgi)
2
venuti alla luce durante diverse
campagne di scavo compiute nel territorio dal XVII secolo ai nostri giorni
3
, Gavello iniziò a fiorire
durante la romanità, periodo nel quale era un piccolo insediamento periferico nelle paludi a sud di
Adria, allora situata sul mare. Il primo abitato di Gavello iniziò a svilupparsi come settima stazione
miliare all‟incrocio tra la vie Popilia ed Emilia Altinate, che collegavano Adria con Ravenna e
Padova, e la strada che dalla Basilica «della Tomba» conduceva verso Fratta e Trecenta (la romana
«Triginta», trentesima stazione miliare), dove si biforcava verso Verona e Mantova (percorso il cui
tracciato è stato individuato in corrispondenza dell‟attuale scolo Zucca). Controversa l‟origine del
toponimo: «termine, confine» (dall‟etrusco «ghabul» o «gabul», secondo il Mazzocchi), «paese
bagnato dal fiume» (dal gallico «gave»), «forca» (dal latino «gabala»), «luogo abitato o luogo di
confine» (dai termini pelasgici «zebel» e «gebel»). Le spiegazioni più accreditate, sostenute, tra gli
altri, dagli studiosi Pellegrini, Hubschmid e Bertoldi, sarebbero «canale» (dalla base prelatina
«Caba», poi «Gava/Gaba», confermato dall‟utilizzo dell‟idronimo «Gabellus» per indicare il fiume
Secchia da parte di Plinio il Vecchio nella «Naturalis historia», ipotesi che sarebbe suffragata dalla
presenza di un ramo secondario del Po, a nord del Volano, chiamato «Gavellone», originato dalla
2
C. CANTÙ, Grande Illustrazione del Lombardo - Veneto, Milano, 1858 - 1862.
3
Sui ritrovamenti archeologici a Gavello, iniziati già alla fine del XVII secolo, con la scoperta di tombe a cremazione
d'età romana con corredi, e proseguiti fino ai giorni nostri, portando all‟individuazione, in località Larda e Zanforlina, di
un villaggio arginato risalente al XIV - XIII secolo a.C. (fine dell‟età del Bronzo medio ed inizi dell‟età del Bronzo
recente) vedi «Padusa», notiziario C.P.S.S.A.E., anno XVIII, Rovigo, 1982, nn. 1 - 4, pp. 88 - 90; anno IX, Rovigo,
1998, n. 3; La ricerca archeologica di superficie in area padana, atti del workshop, Villadose, 1 ottobre 1994,
Stanghella (Pd), 1996, pp. 170 - 175.
20
Fossa Filistina nelle vicinanze di Fratta), «terra a punta, più alta della palude» (dal greco «ga
bèlos») e «luogo di transito delle merci» (dal latino «gabellum», tassa, ipotesi sostenuta
principalmente dal Bocchi e legata direttamente all‟antica stazione romana)
4
.
La contea di Gavello e l‟abbazia benedettina
Centro facente parte nel periodo costantiniano della prefettura e del vicariato d‟Italia, il primo
documento certo sulla storia di Gavello come comunità autonoma risale all‟epoca delle invasioni
barbariche (452 d.C.), ossia un‟iscrizione rinvenuta nel cortile della Casa Canonica nel XVIII
secolo che ricorda la discesa di Attila in Italia, sotto Valentiniano III, durante il regno Gotico.
Successivamente compresa nel regno Longobardo, la località visse la decadenza delle invasioni
barbariche, a cui si aggiunsero le numerose inondazioni fluviali (si ricordi in particolare la rotta
dell‟Adige alla Cucca nel 589), che ridussero ai minimi termini l‟importanza di Adria. Attorno alla
metà dell‟VIII secolo, iniziò il risveglio del piccolo centro, che entrò nella lotta tra il Papato
(assistito dai Franchi) e i Longobardi per il possesso dell‟area ravennate. Nel «Liber Pontificalis»,
all‟anno 757, si trova una concessione fatta dal re franco Pipino il Breve a Stefano II (752 - 776), in
cui, tra i vari beni di cui è investita la Curia romana, è citato l‟«oppidum Gabellum cum ducato
Ferrariensis», atto poi confermato il 16 aprile 775 dal figlio Carlo Magno, in seguito alla sconfitta
definitiva di re Desiderio
5
. Il 9 novembre dello stesso anno Adriano I (772 - 795) lamenta al re
franco l‟abuso commesso dall‟arcivescovo di Ravenna Sergio ai danni dell‟inviato papale conte
Domenico «comitem quem constituimus in quandam brevissimam civitatem Gabellensem»,
compresa con Ferrara e Comacchio nel Patrimonio di S. Pietro
6
; simili accenti ritroviamo in due
privilegi imperiali del 787, in favore dello stesso arcivescovo ravennate e dell‟817 (Ludovico il Pio)
4
Ricavo queste importanti note toponomastiche dalla voce di C. FERRI, Gavello, in I nomi del Polesine, «Il Gazzettino»,
ed. Rovigo, 19 gennaio 1996, p. XII. Vd. anche G. SPARAPAN, Gavello. Una comunità polesana dalle origini
all‟alluvione del 1951, Conselve (Pd), 1999, pp. 9 - 10.
5
L‟abate Falado si recò a Roma per consegnare le chiavi e i documenti di donazione delle città dell‟Esarcato e della
Pentapoli al pontefice. Nello stesso «Liber» si trova pure la variante «Gavellum»: secondo gli storici il toponimo è però
da identificare probabilmente con l‟odierna cittadina romagnola di Bagnacavallo. L. DUCHESNE, Liber Pontificalis,
Paris, 1886, p. 455; A. VASINA, Ravenna e Adria nel Medioevo, in «Ravennatensia», V, Atti del Convegno,
Rovigo, 1973 (ed. Cesena, 1976), p. 192.
6
Codex Carolinus, in «Monumenta Germaniae Historia» (MGH), vol. III, p. 578, n. 51. F. A. BOCCHI, Della sede
episcopale di Adria Veneta, Adria, 1859, p. 161, pone questo documento al 777, al n. 54 del «Codex». Del «Comitatus»
(ossia contea) di Gavello si parla anche in un documento del 22 aprile 838, relativo ad una causa intentata dalla Curia
ravennate contro Bruningo, vassallo «super fundis in territorio Adriensi». A. RONDINA, Una diocesi millenaria.
Ricerche e appunti sui vescovi di Adria, Rovigo, 1983, pp. 23 - 24.
21
in cui sono citate assieme «Hadriam et Gabellum»
7
. Lo statuto cittadino di Gavello, che perdurerà
fino al XIII secolo, porta a presupporre all‟epoca l‟esistenza di un «castrum» fortificato, dotato di
una guarnigione propria, forse originato ai tempi di Teodorico, soggetto dalla fine dell‟VIII secolo,
a differenza del vescovo, direttamente alla giurisdizione papale, con la qualifica di contea. In un
diploma, concesso dallo stesso fondatore del Sacro Romano Impero, si parla di una «plebs»
gavellese quale sede episcopale suffraganea della Provincia ravennate
8
: il documento, anche se con
tutta probabilità frutto di interpolazione, ha avviato le discussioni riguardo all‟esistenza di una
presunta diocesi di Gavello, che sarebbe suffragata da due atti redatti da S. Nicolò I Magno (858 -
867). Il primo, dell‟863, è la richiesta all‟arcivescovo metropolita di Ravenna, Giovanni, di
nominare il successore del vescovo «Oleobertus Gabellensis», ucciso «ab ipso populo», riportando,
dopo aver individuato e punito i colpevoli dell‟omicidio, la quiete nella diocesi
9
; il secondo è una
bolla indirizzata al vescovo di Adria Leone il 14 marzo dello stesso anno, che concedeva terre,
privilegi e diritti dell‟Ordinario «in Comitatu Gavelliensi»
10
. Quest‟ultimo documento, su
intervento dell‟imperatore Ludovico II e della moglie Inghelburga, cita la presenza di coloni nei
territori di Ferrara, Adria e Gavello confermando, oltre al castello della cittadina, il possesso di una
selva lungo il Tartaro ed esenzioni fiscali per ricostruire il patrimonio della Chiesa adriese «distrutta
dalle radici»
11
. Secondo un‟interpretazione plausibile, la contea di Gavello, che governava all‟epoca
su un vasto territorio in destra Adigetto, fino al confine con la contea di Monselice, includente il
«vicus Roda», ossia il primo nucleo di Rovigo («parte di S. Stefano»), è da collegare principalmente
7
F. A. BOCCHI, Della sede episcopale di Adria, cit., p. 161. Con atto rogato l‟8 maggio 838 in Rovigo, vennero
confermati alla Chiesa ravennate i beni «in villa quae noncupatur Rodigo, in finibus civitatis Gavelli», assegnati
nell‟840 al doge veneziano Pietro Tradonico. G. SPARAPAN, Gavello, cit., p. 12. Vd. anche L. STOCCO, Rovigo e la sua
storia, Rovigo, 1979, pp. 22 - 23.
8
Diploma Karoli, in MGH, vol. I, p. 473, n. 314.
9
Anche questo documento reca diversi problemi, soprattutto relativamente alla grafia del toponimo «Gabellensis»,
interpretato in vari modi («Gravellensis», «Comaclensis», «Corneliensis»). A. GABRIELLI, Comunità e Chiese nella
Diocesi di Adria - Rovigo, Roma, 1993, p. 103. Vd. P. F. KEHR, Regesta Pontificum Romanorum. Italia Pontificia, vol.
V, Aemilia sive provincia Ravennas, Berlino, 1911 [= 1961], pp. 41, 197 - 198; J. P. MIGNE, Patrologia latina, vol. 119,
p. 1134; C. SILVESTRI, Istorica, e geografica descrizione delle antiche paludi adriane, ora chiamate, lagune di Venezia,
e del corso di que‟ fiumi, che in varj tempi hanno contribuito al loro interramento, con le principali notizie
dell‟antichissime città di Adria, e Gavello, origine, ed ingrandimento della città di Rovigo, e dell‟essere antico delle
terre di Lendinara, e Badia, Venezia, 1736, passim.
10
P. F. KEHR, Nachrichten, Gottinga, 1899, p. 215, riportato in J. ZENNARI, L‟agro Adriense, Padova, 1967 e A.
RONDINA, Una diocesi, cit., pp. 271 - 273. Sempre il Kehr (P. F. KEHR, Regesta Pontificum Romanorum., cit., pp. 197 -
198) ci informa che dell‟ «indeque comitatus Gavellensis saepissime in chartis Ravennatibus mentio fit». Vd. anche
appunti storici su Gavello non datati (grafia di don Luigi Tosatti, arciprete dal 1955 al 1972), in APG, b. Benefici; L.
CASAZZA, Il territorio di Adria tra VI e X secolo, Padova, 2001, passim.
11
D. GALLO, L‟episcopato di Adria nel Medioevo (secoli VIII - XIII), in G. ROMANATO (ed), Diocesi di Adria - Rovigo,
«Storia religiosa del Veneto», 9, Padova, 2002, pp. 76 - 78.
22
alla citata decadenza di Adria in epoca carolingia, che portò la vita amministrativa e religiosa (il
vescovo di Gavello potrebbe essere lo stesso vescovo di Adria che aveva spostato la sua residenza
nell‟entroterra, estendendo i suoi diritti anche nell‟ambito civile) nella zona di Gavello.
Parafrasando il Bocchi, si può comunque affermare che la presunta diocesi gavellese, se mai è
esistita, ebbe comunque vita breve. E‟ invece evidente, come affermano i documenti, che con la
Bolla dell‟863 si assiste sostanzialmente al passaggio da un legame vassallatico laico ad uno
religioso, divenendo il vescovo di Adria feudatario del papa (diritti confermati, con pertinenze di
terra e mare, a Giovanni XII nel 962 da Ottone I). E‟ probabilmente in questo periodo che comincia
a formarsi il primo nucleo dell‟abbazia benedettina di S. Maria (difficile credere all‟ipotesi di una
fondazione retrodatata fino al VI o addirittura al V secolo)
12
, situata in posizione sopraelevata, che
divenne ben presto un fiorente centro monastico di dipendenza ravennate. Nei primi anni del X
secolo (906 circa), l‟area conosce la massiccia invasione degli Ungari, ricordata dalla bolla di papa
Giovanni X (920) che, considerando la situazione disastrosa di Adria, «dirupata et fundibus
destructa», concedeva al vescovo Paolo Cattaneo di costruire un «castrum» a Rovigo. La Bolla di
Marino II (942 - 946) del 944 cita Gavello come «massam», primo luogo a ponente di ragione della
Chiesa di S. Pietro in Adria, a sud del Tartaro, unitamente a «massa Crispino» e «massa Campilio»
(l‟odierna S. Apollinare), segnalate anche nella donazione alla Curia adriese di Almerico e Franca
(938) e nella donazione di Giovanni X all‟arcivescovo di Ravenna (921)
13
. Il 15 agosto 992 il
vescovo di Adria As[t]ulfo concedeva vari beni, con diritto di riscossione della decima, all‟abate di
Gavello Domenico. La struttura abbaziale comprendeva all‟epoca, secondo il modello benedettino
presente in altri cenobi dell‟area emiliano - lombarda (Nonantola, Pomposa, S. Benedetto Po),
basato sullo sfruttamento di ampie aree per la pastorizia e l‟agricoltura, un centro principale
(«principalis ecclesia monasterii»), solitamente eretto in area periferica rispetto al centro abitato, e
numerose dipendenze secondarie in luoghi strategici per le opere di bonifica e il controllo delle vie
di comunicazione (le cosiddette «celle»), guidate da un priore o preposito con poteri simili all‟abate.
Gavello, primo a svilupparsi di una serie di monasteri benedettini nell‟area polesana (S. Maria della
Vangadizza e S. Pietro in Maone nei secoli VIII - XI, gli umiliati a Rovigo e le monache Cassinesi a
12
Raccolta di date e memorie storiche certe dell‟antica Abbazia e della Basilica - Chiesa arcipretale - ex Abbaziale di
Santa Maria e San Pietro Martire in Gavello, manoscritto di don Bellino Bellinazzo, 1905, p. 2, in APG, b. Storia di
Gavello. Il sacerdote sostiene la presenza del vescovado di Gavello già nel 432, quando venne soggetto al Metropolita
di Ravenna, sotto l‟imperatore Valentiniano III (419 - 455), sede che sarebbe terminata nel 788. Un privilegio di
Gregorio I Magno (590 - 604) datato 24 marzo 595, concesso all‟arcivescovo di Ravenna Mariniano, confermerebbe la
nascita della diocesi prima dell‟Esarcato (nato nel 567): vd. D. MISCHIATTI, Gavello fu città Vescovile, in «Il
Gazzettino», ed. Rovigo, 16 luglio 1952. Vd. anche B. BELLINAZZO, Gavello antica e nuova. L‟Abbazia di S. Maria. La
Parrocchia di S. Pietro Martire, Rovigo, 1914, p. 9; A. BENATI, La Chiesa di Ferrara tra tardo antico e Alto Medioevo
(secc. IV - VIII), in A. BENATI, A. SAMARITANI, La Chiesa di Ferrara nella storia della città e del suo territorio,
Ferrara, 1989, p. 14. Sulla questione del vescovado vd. F. A. BOCCHI, Della sede episcopale di Adria, cit., pp. 64 - 65.
13
Ibidem, pp. 151 - 152, 189.
23
Lendinara nei secoli XII-XIV, quindi i monasteri di S. Bartolomeo di Rovigo e della Madonna del
Pilastrello di Lendinara), controllava diverse località e chiese, tra cui S. Lorenzo a Gavello, S.
Stefano ad Adria, S. Martino di Ceregnano, S. Giacomo di Cartirago, e le due abbazie minori (citate
nell‟XI secolo) «abbatia Gavellensem S. Cassiani» e «abbatiam Brusedam»
14
. Il «Codex Adrianus»,
alla data del 1 aprile 1054, segna un atto notarile rogato «in Claustro Gavellensis Ecclesiae»
15
;
l‟anno successivo l‟abbazia viene subordinata agli Estensi
16
. E‟ questo un periodo di importanti
interventi a livello idraulico sul territorio, portati avanti dai monaci dell‟abbazia: delle numerose
opere di bonifica restano alcune tracce significative nel tracciato Adria - Pontecchio e, soprattutto,
nei cosiddetti «Argini dei Frati», che uniscono da secoli, alimentando anche leggende di cunicoli
segreti e gallerie, Gavello a Cisimatti, Corcrevà a Bellombra, Adria con i «Dossi», Bellombra a
Villanova Marchesana
17
. Il declino dell‟abbazia inizia in corrispondenza con le grandi rotte del Po a
Ficarolo, attorno alla metà del XII secolo
18
. In questo periodo, beni ed attività dei monaci si
trasferiscono nelle grandi proprietà terriere della zona, tra cui Canalnovo e Cartirago. Nel 1215
l‟abate di Gavello Ug[ucci]one, dipendente da Ravenna, risulta procuratore del monastero di S.
Pietro di Maone, tra S. Apollinare e Fenil del Turco
19
; nel 1220 l‟arcivescovo di Ravenna Simeone
14
Nella zona tra Bosaro e Polesella la località «Bosco del Monaco» è ancora oggi segno della presenza dei benedettini
in quest‟area. A. SPERONI, Adriensium Episcoporum series, Padova, 1788, p. 48; L. A. MURATORI, Antiquitates Italicae
Medii Aevi, Milano, 1740, vol. III, p. 201. I Benedettini nel territorio, in «Padusa», notiziario C.P.S.S.A.E., anno XVII,
Rovigo, 1981, nn. 1 - 3. La presenza della contea e dell‟abbazia di Gavello sono attestate tra la fine del X e la metà
dell‟XI secolo in vari documenti: «Gabellenses» (diploma imperiale di Ottone II sui popoli del Regno d‟Italia confinanti
con Venezia, 983), «de Comitatu Gabello et de vico qui vocatur Copario» (notaio Andrea di Tebaldo, 998), «in Dei
nomine tabellio huius comitatus Gavello» (notaio Luitperto, 1008), «comitatu Comaclense, Ferrariense et Gavellense»
(diploma imperiale di Enrico II, 1045), «in territorio Gavellense» (Enrico III, 1047), «Abbazia Gavellense» (vescovo
Benedetto). F. A. BOCCHI, Della sede episcopale di Adria, cit., p. 190.
15
Codex Adrianus, c. 3.
16
Questi i documenti che attestano, tra XI e XII secolo, i diritti abbaziali dei futuri Signori di Ferrara: «omnes res in
comitatu Gavelli, Rhodigium, Cedermano» (Arrigo IV ad Ugo e Folco d‟Este, figli di Azzo II, 1077, investitura
comprendente anche Vangadizza e Borsea); «propinqui mei Fulconis filii proprietatis habeant quid quid mihi pertinet in
comitatu Rhodigii, et Gavelli et Adriae» (testamento di Tancredi d‟Este all‟abbazia della Vangadizza, 1145); «juribus
quae usue nunc parentes nosi tenuerunt a monasterio supradico in feudum in comitatibus Gavelensi, Ferrarensi,
Montesilicani (investitura di Isacco, abate della Vangadizza, ad Alberto e Obizzone d‟Este, 1170); «Gavellensi, quae ad
jus pertinebant Ravennati ecclesiae (enfiteusi all‟abate della Vangadizza Corrado da parte dell‟arcivescovo di Ravenna
Gerardo, 1172); investitura sull‟intero feudo polesano (Arrigo VI, 1191). F. A. BOCCHI, Della sede episcopale di Adria,
cit., p. 190; G. SPARAPAN, Gavello, cit., pp. 12 - 13.
17
B. BELLINAZZO, Gavello antica e nuova, cit., p. 11. Vd. anche Gavello, in Il Veneto paese per paese, Firenze, 1983,
vol. III, p. 193.
18
L. A. MURATORI, Delle antichità estensi ed italiane, Modena, 1717, pp. 331, 345 (il testo riporta due documenti
sull‟abbazia risalenti rispettivamente al 1145 e al 1170).
19
A. RONDINA, Una diocesi, cit., pp. 53 - 54. Il possesso del cenobio, «destructum et desolatum», verrà quindi ceduto a
Gavello il 10 marzo 1220, con atto rogato nella pieve di S. Stefano di Rovigo: tra i vari immobili compaiono il manso
Sbragadin (Tribano) e un fondo in Mardimago. G. SPARAPAN, Gavello, cit., p. 13.