INTRODUZIONE La comunicazione politica è una materia di studio complessa e dotata di un campo
d'indagine spazio-temporale estremamente esteso. Un'attenta osservazione delle sue
origini storiche ci rimanda indietro ai primordi della società civile, alle città stato greche
e alle disquisizioni aristoteliche sulle proprietà persuasive del discorso retorico.
Attraverso i secoli e le diverse forme di governo, i rappresentanti del popolo hanno
cercato sempre, con una certa assiduità, un rapporto comunicativo con i cittadini, mezzo
imprescindibile per raggiungere la legittimazione politica o per mantenere il potere.
Neppure i tiranni e i monarchi assoluti hanno potuto edificare i propri imperi ignorando
la voce e i bisogni della popolazione; essi hanno ottenuto potenza e autorità grazie alla
capacità di proporsi come i soggetti più indicati a comprendere i problemi della
cittadinanza e i più abili a risolverli.
Ovviamente, non sempre le autorità politiche hanno avuto la possibilità di diffondere i
propri messaggi e instaurare un dialogo con i cittadini in assoluta libertà, seguendo
esclusivamente le proprie regole e il proprio volere: in questo “rapporto a due”, si è
interposta l'azione dei mezzi di comunicazione di massa, i quali non si sono limitati a
offrirsi come canale di diffusione degli enunciati politici, ma sono entrati in scena con il
preciso scopo di affermarsi come terza parte in gioco. Consapevoli di avere bisogno
l'uno dell'altro, il sistema mediale e il mondo politico si sono stretti in un legame
indissolubile, intessuto di tentativi di influenza reciproca. Ognuna delle due parti ha
agito, e continua ad agire, cercando di imporre all'altra il peso della propria posizione e,
al tempo stesso, di conservare un'identità personale, che rischia di essere cancellata
dalla forza manipolatrice e accentratrice che entrambe possiedono.
Benché l'attività degli organi di informazione subisca continui condizionamenti da parte
di interventi legislativi disposti dal potere politico, negli ultimi tempi anche quest'ultimo
ha dovuto abbandonare le modalità di comunicazione tradizionali per abbracciare le
procedure vigenti in una piazza pubblica sempre più “mediatizzata”.
Aiutare a comprendere la natura della relazione tra politica e media e le forme attraverso
cui essa si rende manifesta è l'obiettivo primario di questa ricerca, che è stata strutturata
in due parti.
1
Nel primo capitolo saranno presentati i tre protagonisti della scena pubblica (il sistema
politico, il sistema mediale e i cittadini-elettori) e le principali tipologie di interazione
che essi mettono abitualmente in atto per comunicare tra loro. Gli ultimi paragrafi
saranno dedicati ad una breve ricostruzione della storia della comunicazione politica nel
nostro Paese, dai primi anni della Repubblica fino a quelli a noi più vicini, con una
particolare attenzione allo sviluppo dell'intreccio tra politica e mezzo televisivo.
Il secondo capitolo si concentra sui alcuni elementi di cambiamento prodotti, nella
comunicazione politica, dall'adozione delle strategie, delle tecniche e delle modalità
tipiche dei mass media: saranno presi in esame gli effetti di spettacolarizzazione e
personalizzazione della politica, nonché l'utilizzo di esperti per l'elaborazione di tattiche
di marketing politico-elettorale e l'adozione del sondaggio come strumento di
comunicazione e persuasione.
L'analisi teorica è stata elaborata grazie al supporto di testi di letteratura critica, mentre
documenti e articoli giornalistici hanno fornito il materiale per le esemplificazioni.
2
CAPITOLO 1
SCENA PUBBLICA E COMUNICAZIONE POLITICA 1.1 GLI ATTORI DELLA SCENA PUBBLICA Parlare di politica e di comunicazione politica significa in primo luogo rivolgersi a ciò
che concerne il controllo della cosa pubblica e la gestione del potere e i modi in cui
uomini e partiti politici tentano di ottenerli o di mantenerli attraverso il consenso dei
cittadini-elettori. Ci immergiamo quindi nel vasto mare della “sfera pubblica”, di cui
possiamo identificare fin da subito due principali “attori”: il sistema della politica e il
gruppo dei cittadini-elettori.
Per sistema politico ci riferiamo generalmente a quell'ampio bacino che comprende le
istituzioni politiche (capi di stato, governi, parlamenti, magistrature) e i soggetti politici
di vario tipo (partiti e movimenti politici, gruppi di pressione).
I cittadini-elettori, invece, rappresentano una realtà più fumosa e indistinta, che
difficilmente possiamo racchiudere in gruppi e movimenti numerabili; tuttavia, essi
costituiscono quell'opinione pubblica che il sistema politico, oggi più di ieri, non può
permettersi di ignorare. Spesso il loro ruolo di attori nella piazza pubblica viene
degradato a quello di semplici spettatori, o meglio di recettori della comunicazione di
media e politica, tuttavia, nelle loro mani è riposto il grande potere di scegliere i propri
rappresentanti attraverso l'atto del voto.
Appare comunque chiaro, soprattutto a noi che viviamo in un secolo altamente
globalizzato, che in tale rapporto a due si inserisce prepotentemente una terza parte, che
assume, anzi, molto spesso il ruolo di “primo attore”: il sistema dei media.
Con questo termine si identifica l'intera gamma delle istituzioni mediali che si fanno
carico della produzione e della trasmissione di ogni tipo di messaggio o contenuto.
Per dirla con Mazzoleni: il concetto di spazio pubblico […] fa da substrato al concetto
più contemporaneo di spazio pubblico mediatizzato, in cui i media vengono ad
occupare il ruolo di perno della comunicazione ascendente e discendente tra pubblico
3
dei cittadini e sistema della politica (Mazzoleni 1998: 22-23).
Ognuna delle tre parti interagisce continuamente con le altre due, andando ad animare
quella scena pubblica nella quale si muove; in base alla parte con cui essa vuole
comunicare e agli obiettivi che intende raggiungere, possiamo identificare distinte
modalità di interazione.
Una breve disamina della natura dei rapporti esistenti tra i tre attori si rende dunque
necessaria per poter riuscire a comprendere molti di quei mutamenti riscontrati nel
campo della comunicazione politica, originatisi anche e soprattutto a causa di queste
costanti interazioni.
1.2 I MODELLI DELLA COMUNICAZIONE POLITICA Per ciò che riguarda i modi in cui il sistema politico, i media e il pubblico dei cittadini si
muovono e si relazionano tra loro nella sfera pubblica, ritengo efficace l'individuazione
operata da Mazzoleni di due modelli principali e distinti di comunicazione pubblica: il
modello pubblicistico-dialogico e il modello mediatico.
Il primo modello assume che i tre attori mantengano un ruolo di compresenza e assoluta
parità all'interno della scena pubblica. Ognuno di essi comunica autonomamente con gli
altri due, mentre dall'incontro di tutti e tre, ovvero dal sovrapporsi degli scambi
comunicativi tra istituzioni politiche, media e cittadini-elettori si crea quello spazio che
Mazzoleni definisce della comunicazione politica mediatizzata (Mazzoleni 1998: 25).
Figura 1. Il modello pubblicistico-dialogico.
( Fonte: rielaborazione su La comunicazione politica , di G. Mazzoleni, p. 24)
4
Questo modello è definito pubblicistico-dialogico in quanto colloca tale comunicazione
all'interno di un più ampio processo di interazioni discorsive tra tutte le componenti
dello spazio pubblico politico, dello spazio pubblico mediatizzato e della società civile
(Ibidem ).
Risulta chiaro che tale forma di interazione nega la preminenza di una delle tre parti.
Tuttavia, da un'attenta osservazione dei processi comunicativi che animano ogni giorno
la piazza pubblica delle grandi democrazie, sembra altrettanto lampante che non sempre
è possibile attribuire ai mass media lo stesso peso degli altri due protagonisti:
di fatto pare talvolta che entro il loro spazio si realizzi pressoché ogni forma di
comunicazione pubblica (Santulli 2005: 23).
Il modello mediatico della comunicazione politica tiene conto di questo “valore
aggiunto” del sistema mediale, tanto che giunge a identificare lo spazio pubblico con lo
spazio mediale. Riportando ancora le parole di Mazzoleni: i media fungono da
palcoscenico su cui si sviluppa l'azione politica, e al tempo stesso sono interlocutori di
entrambi (il sistema politico e i cittadini) , condizionano la natura dei loro rapporti,
obbligano le istituzioni, i partiti, i leader, i cittadini ad adattarsi alle logiche che
governano le comunicazioni di massa (Mazzoleni 1998: 27).
Figura 2. Il modello mediatico.
( Fonte: Rielaborazione su La comunicazione Politica , di G. Mazzoleni, p.27)
5
L'affermazione di tale modello comunicativo è diretta conseguenza del processo di
mediatizzazione della politica, al quale l'avvento della televisione (più di ogni altro
medium) e la sua forte influenza sui processi di ideazione, produzione e diffusione dei
messaggi politici hanno spianato la strada.
La mediatizzazione della politica non si esplica solo nel costante passaggio di ogni tipo
di flusso comunicativo attraverso i canali mediatici; essa si riferisce anche ad una
pesante trasformazione delle forme e dei linguaggi di tali flussi.
I mass media, in altre parole, non si accontentano di monopolizzare la scena pubblica
tanto da sostituirsi ad essa, ma pretendono di imporre ai rappresentanti (e ai
rappresentati) dei vari paesi democratici i loro modi di comunicare.
1.3 I FLUSSI DELLA COMUNICAZIONE 1
Sul modello pubblicistico-dialogico, così come sul modello mediatico, si innesta una
serie di flussi comunicativi, i quali assumono forme differenti sulla base dei soggetti dai
quali si originano, degli scopi per cui vengono generati (informare o propagandare la
propria azione, persuadere o farsi conoscere, giudicare o dare/togliere consenso) e dei
destinatari verso cui si indirizzano.
Un primo flusso è quello che muove dal sistema politico al sistema dei media e che si
articola nelle forme di regolamentazione , di condizionamento o media information
management e di fonte dell'informazione .
- L'azione di regolamentazione riguarda l'insieme delle politiche pubbliche e dei
provvedimenti legislativi volti a governare l'attività dei mass media con riferimento alla
copertura politica.
La legge 28/2000 per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne
elettorali e referendarie e per la comunicazione politica (comunemente detta “legge
sulla par condicio ”) è un chiaro esempio di questa attività di regolamentazione.
- La funzione di media information management è invece impiegata dalle forze
politiche nel tentativo di condizionare l'attività degli organi mediali, in modo da ottenere
1 La classificazione dei flussi riportata in questo paragrafo segue l'analisi effettuata da Mazzoleni
(1998) e ripresa poi da altri autori (cfr. Bendicenti 2005).
6
una copertura più benevola nei propri confronti o maggiormente dannosa dell'immagine
degli avversari politici; tale scopo si raggiunge tramite la costruzione di relazioni
pubbliche o azioni di « lottizzazione » (fenomeno che in Italia si è concretizzato, in
particolar modo dalla legge di riforma RAI del 1975, in uno stretto controllo partitico-
politico sul servizio pubblico radiotelevisivo).
- Per ultimo, il sistema politico può agire quale fonte dell'informazione nei confronti
dei media, istituendo con essi rapporti di collaborazione e scambio di notizie e
indiscrezioni.
Un secondo flusso comprende le tre forme comunicative dirette dal sistema politico
all'insieme degli aventi diritto al voto: la comunicazione pubblica o istituzionale , la
comunicazione personale e la pubblicità .
- La prima forma viene riconosciuta da molti autori come separata rispetto alla
comunicazione che più propriamente definiamo « politica » o «partitica»: mentre la
comunicazione politica rappresenta l'espressione di una parte, anche se essa
s'identifica con l'istituzione, la comunicazione istituzionale è la voce dell'istituzione
stessa e perciò dovrebbe essere oggettiva (Stringa 2009: 16).
2
Il carattere della maggiore obiettività e la prevalenza della funzione informativa rispetto
a quella persuasiva sono i tratti che distinguono questo tipo di comunicazione. Essa sta
ricevendo, negli ultimi tempi, maggiore attenzione a livello legislativo, segno di un
crescente interesse del sistema politico per una cittadinanza più informata sull'azione del
proprio governo e della pubblica amministrazione. Restringendo il campo al nostro
paese, è dell'otto giugno 1990 la prima legge (n.142) che impone alle istituzioni il
diritto-dovere di comunicare; da allora, nuovi interventi legislativi sono stati introdotti
allo scopo di trasformare l'atteggiamento della pubblica amministrazione – e i
meccanismi della tanto vituperata burocrazia – da dirigista a comunicativo (Bendicenti
2005: 60). Dirigista, spiega ancora Bendicenti, è un'amministrazione che si esprime
attraverso ordini, direttive, accentramento di responsabilità. Un'amministrazione che
comunica, invece, è più agile e capace di delegare al suo interno e, allo stesso tempo, è
in grado di veicolare informazioni e spiegazioni verso l'esterno (Ibidem ).
2 Alcuni autori ne analizzano addirittura le sfumature interne, giungendo a distinguere tra una
comunicazione istituzionale pura , una prevalentemente istituzionale e una terza sotto-corrente
prevalentemente politica (cfr. Gaudiano-Pira 2003).
7