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Perché abbiamo assistito a questa repulsione nei primi contatti
tra amministrazione pubblica e fenomeni comunicativi complessi?
Le ragioni di questo attrito sono imputabili a tre fattori: 1) la
struttura organizzativa degli enti burocratici italiani: l’elefantiasi
amministrativa rimane una questione ancora non risolta ma la
progressiva informatizzazione sta riducendo la portata del problema.
Gli organigrammi troppo complessi rimangono comunque difficili
da penetrare e cambiare. Il processo di revisione in termini
comunicativi della amministrazione pubblica è lungo e articolato
appunto perché, per essere efficace, deve pervadere l’intera
istituzione.
2) Il secondo freno all’ammodernamento informativo della
P.A. è l’atteggiamento del personale. Accade spesso infatti che ci
siano forti spinte contrarie allo sviluppo da parte di chi deve metterlo
in pratica.
Dall’interno delle istituzioni partono potenti azioni inibitorie:
se avvengono a livello dirigenziale portano ad un rifiuto netto, a
priori della via comunicativa come forma di gestione
dell’amministrazione; se invece è il personale ad essere ineducato
all’apertura e alla collaborazione tra funzionari e funzionari e tra
funzionari e utenti, il risultato è ancora peggiore: vengono
predisposti gli strumenti per le comunicazioni interne ed esterne, ma
essi non vengono applicati o sono utilizzati male: queste situazioni
generano un sistema di aspettative nell’utenza che, venendo a
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conoscenza di questi nuovi servizi, auspicano un miglioramento o un
aumento dell’offerta pubblica che in realtà non si verifica.
3) Infine abbiamo l’atteggiamento dell’utenza: il cittadino che
non è in grado di recepire le iniziative comunicative dell’istituzione
pubblica perde la possibilità di stringere una alleanza fruttuosa con
l’ente, il quale, a sua volta, smarrisce quella propensione all’apertura
e alla trasparenza.
Questo testo si propone di individuare i punti di riflessione più
interessanti relativi ai fenomeni della comunicazione statale andando
ad analizzare i processi informativi di una istituzione militare
pubblica: l’Aeronautica Militare italiana.
L’evoluzione delle attività di Pubblica Informazione
dell’Arma Azzurra ha viaggiato parallelamente con il percorso che,
dal punto di vista normativo e da quello conseguentemente
applicativo, ha fatto la comunicazione pubblica moderna in Italia.
I processi comunicativi dell’Arma sono aumentati
notevolmente a partire dagli anni Ottanta per due motivi: il primo è
di carattere normativo, il secondo di tipo istituzionale.
Gli anni Ottanta segnano una svolta nell’atteggiamento
dell’autorità pubblica nei confronti dei cittadini: primi segni di
apertura vengono percepiti insieme alla necessità di creare i
presupposti per una società civile più coesa e collaborativa.
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Un personaggio importante che ha contribuito a generare una
nuova coscienza statale è stato sicuramente il Presidente della
Repubblica Sandro Pertini che con il suo atteggiamento allo stesso
tempo carismatico, semplice e popolare, unito alla predisposizione al
dialogo e al confronto, ha aiutato non poco l’Italia a liberarsi da una
tendenza comunicativa contraddistinta da distanze, messaggi
indecifrabili, simbolismi evocativi.
Per l’Aeronautica Militare gli anni Ottanta rappresentano un
decennio difficile, contrassegnato dalla tragedia di Ustica. Il disastro
aereo fu un brutto colpo per il “volo” italiano: la crisi istituzionale
che si aprì per l’A.M. fu senza precedenti.
L’interesse per questo frangente storico è di carattere anche
comunicativo: infatti, lo “stallo” conseguente l’incidente di Ustica fu
soprattutto di carattere informativo. L’Aeronautica non seppe
controllare né gestire la diffusione delle notizie riguardanti gli
accadimenti di quei drammatici giorni e oggi paga ancora
conseguenze in termini di credibilità.
La chiusura, il silenzio, il tentativo di occultare ha portato a
esiti controproducenti rispetto a quelli perseguiti. L’opinione
pubblica sviluppò immagini e atteggiamenti negativi nei confronti
dell’Arma. Quando si attiva un corto circuito comunicativo è
difficile attraversare indenni una esposizione mediatica negativa.
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Il muro di gomma per bloccare i flussi comunicativi era simile
ad una dichiarazione di colpevolezza e comunque generava più
sospetti di quanti ne volesse nascondere.
La difficile situazione attraversata ha generato la necessità, per
l’Aeronautica, di dotarsi di strumenti di Pubblica Informazione in
grado di coprire sia l’attività comunicativa interna ( strumenti di
InternalComm, marketing del personale, condivisione della mission
istituzionale… ) sia quella esterna ( Ufficio Stampa, Ufficio
Relazioni con il Pubblico, Ufficio Attività Promozionale…).
Essere in grado di comunicare è, oggi, una condizione
necessaria per le sopravvivenza delle istituzioni pubbliche.
L’Aeronautica, nel suo presente, ha trasformato la minaccia
rappresentata dalle crisi comunicative e dall’incapacità di affrontarle,
in una sfida vinta attraverso l’apertura, la flessibilità,
l’organizzazione e la professionalità di chi opera nel settore Pubblica
Informazione.
Nel capitolo I viene creato un contesto teorico ampio in grado
di raccogliere gli elementi necessari per capire le dinamiche
comunicative delle istituzioni pubbliche in Italia.
Infatti viene proposta una panoramica sulla genesi del
concetto della comunicazione pubblica e sulla formalizzazione e
attuazione delle prassi comunicative statali in chiave storica.
L’attenzione è posta a partire dalle prime manifestazioni di
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comunicazione pubblica del Seicento, con le ordinanze dello Stato
Pontificio, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Il percorso intrapreso parte da una analisi prettamente
dottrinale - storica che si sviluppa nell’esame delle diverse
teorizzazioni sull’argomento con la citazione degli studiosi che
hanno maggiormente contribuito allo sviluppo dei concetti di
opinione pubblica, società civile, pubblicità, trasparenza, diritti
sociali, politici, civili...di quei concetti cioè, che sono alla base della
moderna comunicazione pubblica.
Dopo aver individuato alcune forme specifiche che
l’informazione statale può assumere, si apre la parte giuridica:
l’analisi della regolamentazione normativa dei processi comunicativi
della P.A. inizia dalla autorevole fonte costituzionale ( art. 3 e art.
97) per procedere verso la produzione normativa più specifica.
La prima parte della sezione giuridica passa in rassegna in
modo esauriente la disciplina fino al 1999. In questo periodo, le
leggi scritte che avevano come oggetto la comunicazione pubblica
nascondevano spesso obiettivi diversi, non dichiarati, come la
salvaguardia del settore editoriale.
Vengono prese in rassegna, tra le altre, la legge 241/1990, atto
normativo fondamentale sulla trasparenza amministrativa, e le
quattro leggi Bassanini, anch’esse rappresentative della svolta che si
sarebbe compiuta poco più avanti.
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La legge 150/2000 occupa la seconda parte del blocco
giuridico. Con essa si concretizzano tutte le specifiche anticipazioni
contenute nelle leggi precedenti e prende forma la moderna
comunicazione pubblica delle istituzioni italiane. La “150” offre per
la prima volta una disciplina completa e organica che affronta
coerentemente e direttamente le problematiche informative e di
trasmissione delle istituzioni pubbliche.
Vengono individuati mezzi, strumenti, figure professionali,
organi e procedure per riformare la Pubblica Informazione italiana;
questa volta, però, a differenza di ciò che accadde negli anni Ottanta
e Novanta, l’obiettivo principale di questa norma è la
comunicazione. Precedentemente, dietro norme che imponevano e
disciplinavano la Pubblicità di Stato c’era la volontà di
regolamentare e promuovere altre realtà legislative ( salvaguardia del
settore editoriale, riforma della Pubblica Amministrazione… ); la
150/2000 ha come obiettivo quello di creare le condizioni definitive
per lo sviluppo di una cultura della comunicazione in grado di
diventare la nuova forma di gestione del potere democratico.
Il capitolo I si chiude con l’analisi di alcuni degli effetti
giuridici della “150”: con essa si avvia infatti un processo di
affermazione dei principi di pubblica informazione che ha come
conseguenza una forte accentuazione dell’interesse posato sulle
dinamiche dei flussi di dati; da qui l’attenzione posta, d’ora in
avanti, sulla formazione professionale del personale addetto alla
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comunicazione: esso non può essere più “pescato” da altri uffici e
incaricato di gestire i “dati partecipabili” dal pubblico.
Formazione e competenza, aggiornamento e flessibilità sono
le parole d’ordine del regolamento attuativo 422/2001. Esso indica le
varie tipologie di formazione e le istituzioni autorizzate alla
preparazione dei comunicatori pubblici, oltre alle modalità e alla
tempistica dei programmi formativi.
Il capitolo II si inoltra nel nucleo della Pubblica Informazione
dell’Aeronautica Militare italiana.
Nella prima parte viene esaminato il concetto di cultura di una
organizzazione pubblica, individuandone i caratteri peculiari e la
generazione: i concetti introdotti sono quelli appartenenti al
vocabolario pubblicitario (immagine, identità, posizionamento…)
utilizzati nell’ambito di applicazione delle istituzioni pubbliche. La
cura dell’ ”impressione data” dall’ente pubblico, oggi, è importante
quanto quella dell’azienda privata e l’accettazione della logica
dell’immagine da parte dello Stato è un passo obbligato per la
sopravvivenza delle sue funzioni ormai in aperta competizione con il
settore privato.
Nella seconda parte del capitolo II viene trattata la Cultura
Aeronautica, vero cuore della Pubblica Informazione dell’Arma
Azzurra.
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La diffusione della Cultura Aeronautica è il fine ultimo di
qualsiasi attività comunicativa del Corpo: essa non si divulga solo
attraverso azioni finalizzate, ma si concreta in tutte le manifestazioni
che hanno per protagonisti i militari dell’A. M., in qualsiasi
frangente.
E’ un esempio di “comunicazione pubblica totale” quello
proposto dalla Aeronautica, un atteggiamento diffuso e indirizzato
all’espressione del sentimento, dell’essenza, della “mission” dello
storico corpo volante della nostra Difesa.
Il capitolo III si apre con una breve introduzione storica che
ripercorre le tappe più importanti della gloriosa corsa degli eventi di
cui è stata protagonista l’A. M., dai primordi dei primi voli alla fine
dell’ Ottocento alla fondazione ( 1923 ), dalle guerre mondiali alla
guerra fredda, dalla I guerra del Golfo alla ristrutturazione e
riorganizzazione in atto.
Viene poi presa in considerazione la legislazione e il
funzionamento interni della Pubblica Informazione in A. M.:
attraverso l’analisi di quattro documenti di normativa interna e ad
una ricca intervista agli Ufficiali addetti alla comunicazione ci
permetterà di individuare i punti fondamentali delle attività di
comunicazione.
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I documenti interni sono tre direttive di Pubblica Informazione
e una raccolta di “Spunti di linguaggio” che ripercorrono, dal 1994
al 2002 l’evolversi della propensione all’apertura, verso la società
civile, e alla trasparenza della Aeronautica.
Mentre le tre direttive rappresentano strumenti propriamente
giuridici in quanto sono frutto del recepimento della legislazione in
materia e di direttive del Ministero della Difesa, grande interesse
genera il quarto documento, un compendio di norme di
comunicatività a livello contenutistico e formale che permette di
intravedere la costruzione dell’immagine, poi veicolata e diffusa
all’esterno, dell’Arma.
Proseguendo troviamo la descrizione del centro operativo
dell’attività di Pubblica Informazione: l’Ufficio Stampa centrale
dell’Aeronautica Militare italiana. Vengono illustrate le varie
modalità di lavoro, gli obiettivi, gli strumenti e le diverse forme di
attività svolte: dalla comunicazione interna a quella esterna, dalla
collaborazione alle attività promozionali alla formazione.
L’elaborato termina con conclusioni relative a due concetti: il
primo è relativo alle motivazioni che sottostanno alla
predisposizione alla comunicazione dell’A. M.; il secondo è un
concetto relativamente nuovo, quello di “alfabetizzazione
amministrativa dell’utente”.
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Per quanto riguarda l’acquisizione delle fonti dalle quali sono
stati tratti i contenuti presenti nell’elaborato, sento il dovere di
ringraziare sentitamente gli Ufficiali dell’Aeronautica Militare che
compongono l’Ufficio Stampa Centrale dell’Arma.
Hanno rappresentato un grande e determinante aiuto il Ten. A.
A., Ufficiale - Pilota, “in prestito” all’Ufficio Stampa, e il Tenente
Colonnello M. B. i quali si sono dimostrati estremamente disponibili
nell’accogliere le mie richieste di materiale sulla loro attività.
In particolare, durante l’incontro – intervista che ho ottenuto
presso la sede dell’Ufficio Stampa del Capo di Stato Maggiore, i
suddetti Ufficiali hanno pazientemente risposto alle domande e alle
richieste di informazioni tecnico – specifiche sulle loro funzioni
specifiche e attività all’interno della struttura comunicativa interna
all’Aeronautica Militare.
I nominativi degli Ufficiali, altre informazioni personali e
professionali, dati ed indicazioni relative ai materiali utilizzati non
possono essere inseriti integralmente nel testo in quanto
l’autorizzazione informale alla pubblicazione non è stata accettata.