Per fortuna esiste un’altra maniera di rapportarsi agli altri, una via di uscita dalla
sterile espressione di sentimenti che possiede il gioco; è questa la comunicazione
intima.
Considerata come l’aspetto verbale della più vasta relazione intima nella quale può
essere compreso non solo l’atto sessuale tra due partners, ma anche lo stretto
rapporto tra genitori e figli, fratelli e sorelle, amici e amiche, la comunicazione intima
rappresenta il modo più efficace e felice di comunicare con un’altra persona.
Attraverso l’intimità si riesce ad entrare nella visione del mondo di chi ci sta davanti e
a provare una serenità ed un appagamento interiore senza eguali.
Negli esperimenti di gruppo condotti da Eric Berne, padre fondatore dell’Analisi
Transazionale, i soggetti che riuscivano ad entrare in una relazione intima, verbale e
non, vivevano un’esperienza indimenticabile: essi erano capaci di aprire i cancelli
delle proprie emotività l’un l’altro, senza doppi fini né incomprensioni, riuscendo ad
esperire fenomeni simili a quelli indotti da una prolungata deprivazione sensoriale o
da assunzione di LSD
1
o droghe simili.
Nei suoi scritti, Berne parla dell’intimità come di uno scambio di carezze verbali
durante il quale i parlanti non hanno paura di far conoscere i propri segreti più privati
a chi li ascolta e di una relazione dove non esiste nessuno scopo oscuro, fuorché la
voglia di manifestare il proprio essere.
Proprio perché così speciale e così vera, la relazione intima fa paura alla gente;
quanti di noi si sentirebbero a proprio agio nel comunicare le parti più segrete dei
nostri desideri e dei nostri pensieri?
1
Berne a tal proposito scrive che l’effetto è equivalente a 25 microgrammi di LSD. (Berne 1964, More about
Intimacy “Transactional Analysis Buletin”, 3, 10, p.125)
Ecco perché ci si accontenta dei giochi e si comunica infelicemente: perché l’intimità
vuol dire giocarsi tutto del proprio Io, mentre i giochi permettono di far affacciare sul
piano comunicativo solo la parte di noi che ci sembra più congeniale alla situazione,
senza dover “peccare di sincerità”.
Socialmente, il gioco transazionale è la forma di comunicazione più usata e
ascoltata, quindi la più imparata da tutti noi; basta incontrarsi con degli amici per
comunicare giocando. Possiamo disporre di esempi di giochi quotidianamente,
specialmente tra le mura domestiche.
Per l’intimità non può dirsi la stessa cosa.
Prima di tutto, in quanto tale, la relazione intima non è osservabile; rimane un fatto
privato che non può essere per tanto controllato.
In secondo luogo, proprio perché sconosciuta ai più, non se ne ha un modello
linguistico chiaro, come invece avviene per i giochi, a cui tra l’altro Berne dedica
un’antologia intera
2
, classificandoli a seconda di diversi fattori, dagli stati dell’Io
interessati, alle transazioni comunicative usate.
Gli aspetti intrapsichici dell’intimità vengono descritti da Berne e dalla totalità degli
analisti transazionali, ma degli aspetti verbali di questa relazione così forte e
importante non c’è traccia.
Tra l’altro, se si rimane nel contesto teorico berniano, è possibile affermare che i
giochi sono in genere comunicazioni infelici (o, perlomeno, con un finale infelice),
mentre la comunicazione intima è la comunicazione perfetta, la più felice.
2
Berne 1964, Games people play, New York, Grove Press (trad. It. A che gioco giochiamo, Bompiani, Milano
1967).
Se questo è vero, dovrà esserci un motivo e non sarà solo un motivo di carattere
intrapsichico ma avrà anche a che fare con la forma e il contenuto della
comunicazione ( Zuczkowski 1999a).
In quanto relazione, anche l’intimità ha un suo lato comportamentale oltre che
esperienziale.
Ecco allora che nasce la necessità di capire cosa sia la comunicazione intima, cosa
la contraddistingua linguisticamente da un gioco.
Come comunicano due persone quando sono in intimità? Di cosa parlano e come ne
parlano?
Chiedersi questo significa voler capire se esiste la possibilità di mettere in pratica
una comunicazione intima allo stesso modo di come si riesce facilmente a
comunicare attraverso il gioco.
Se infatti è vero che tra due persone che vivono una relazione intima c’è un feeling
particolare, un sentirsi reciprocamente in sintonia affettiva, è altrettanto vero che
questa esperienza, così importante, “non può tradursi in una comunicazione che tratti
di qualunque cosa e in qualunque modo” (Zuczkowski 1999a, p.18).
La comunicazione intima ha i suoi argomenti e i suoi modi sintattici preferenziali.
Trovare degli indici linguistici di comunicazione intima permetterebbe di costruire un
modello anche per questo tipo di strutturazione del tempo (Zuczkowski 1999a); un
modello che consentirebbe a tutti di poter conoscere questa valida alternativa ai
giochi.
Per rispondere a questi interrogativi, durante le lezioni del corso di Psicologia della
Comunicazione del prof. Zuczkowski, è stato richiesto agli alunni di registrare delle
comunicazioni della vita quotidiana di ognuno di loro; dialoghi di qualsiasi tipo tra
genitori e figli, tra partners, tra amici ecc.
I dialoghi dovevano essere “non indotti”, quindi le registrazioni avvenivano
all’insaputa di uno o più parlanti.
In seguito, queste comunicazioni sono state poste all’attenzione di un gruppo di
volontari, definito gruppo di formazione alla comunicazione intima, il quale ha
analizzato il materiale raccolto ed ha individuato alcuni dati linguistici importanti per
la successiva creazione di un modello di partenza di comunicazione intima che
potesse aiutare ad addestrare all’intimità.
Il presente lavoro mostrerà i risultati ottenuti su un tipo di comunicazione infelice tra
madre e figlia, un caso comune quasi a tutti, pertanto facilmente rapportabile alla
realtà psicologica di molti.
Partendo dall’analisi transazionale e linguistica del dialogo intitolato Bugiarda per
comodità, si proporrà il modello di lavoro del gruppo di formazione alla
comunicazione intima, che ha cercato di trasformare un gioco transazionale così
diffuso, in una comunicazione intima fruibile da tutti come modello.
Proprio perché fortemente ancorato ad un ambito teorico così vasto e complesso,
questo lavoro inizia con un capitolo introduttivo alle nozioni fondamentali dell’Analisi
Transazionale di Eric Berne.
Capitolo 1
COMUNICAZIONE E ANALISI TRANSAZIONALE
1. La comunicazione intrapsichica: struttura e funzione degli stati dell’Io
L’Analisi Transazionale è una teoria della personalità e una psicoterapia sistematica
ai fini della crescita e del cambiamento.
1
In quanto teoria della personalità, l’AT
2
usa un modello di base, il modello degli stati
dell’Io (fig. 1.1), attraverso cui indica come siamo strutturati dal punto di vista
psicologico. Ciascun essere umano ha a propria disposizione un numero limitato di
stati dell’Io, che si suddividono in tre tipi, Genitore, Adulto e Bambino (Berne 1966,
trad. It. 1986): ognuno di questi tre stati è un insieme di comportamenti, pensieri ed
emozioni, che rappresentano tre modi diversi di essere al mondo e che si formano
durante la vita dell’individuo, attraverso le esperienze che egli vive.
Fig. 1.1: Modello Strutturale degli Stati dell’Io
1
Questa definizione è sulla pagina intestata “The ITAA – International Transactional Analysis Association” in
ciascun numero del “Transactional Analysis Journal”.
2
In questo lavoro verrà usata l’abbreviazione AT per indicare Analisi Transazionale.
Lo stato dell’Io Genitore
3
racchiude l’insieme di emozioni, pensieri e comportamenti
che ciascuno di noi ha acquisito dai genitori o da figure genitoriali, durante il periodo
dell’infanzia. Tale periodo precede la nascita sociale dell'individuo, quando egli lascia
la casa per rispondere alle richieste della società (Harris 1967, trad. It. 1974). Nel
Genitore è racchiuso ciò che il bambino ha visto fare o udito affermare da parte dei
propri genitori. Tutti hanno un Genitore, perché tutti hanno assorbito stimoli esterni
durante i primi anni di vita; tuttavia ogni persona ha un Genitore specifico, poiché
questo è la registrazione di quell'insieme di esperienze infantili unico per ogni
persona.
In questo stato dell'Io, il bambino registra le ammonizioni e regole che raccoglie dai
grandi e che ha visto mettere in pratica, sia positive sia negative; tali registrazioni
diventano per il bambino delle vere e proprie verità provenienti dalla fonte di ogni sua
sicurezza, il genitore appunto, in un periodo in cui il piccolo ha tutto l'interesse a
rispettare le regole. Si tratta di registrazioni incancellabili, pronte per essere
riascoltate in ogni momento della vita e avere un forte influsso sui comportamenti
sociali. Mentre gli avvenimenti esterni vengono registrati nel Genitore,
simultaneamente si verifica un'altra registrazione, che fissa gli avvenimenti interni, le
reazioni del bambino a ciò che vede: queste reazioni danno vita a comportamenti,
emozioni e sensazioni che fanno parte dello stato dell'Io Bambino. Ogni qual volta un
individuo, nella vita sociale, tende a manifestare emozioni spontanee o ad esprimere
sentimenti senza frenarsi o quando soffoca la ragione con l'ira, probabilmente sta
riproponendo comportamenti del suo stato dell'Io Bambino.
3
In questo lavoro si utilizzeranno i termini Genitore – Adulto - Bambino scritti con iniziali maiuscole per riferirsi
unicamente agli stati dell’Io, mentre genitore – adulto – bambino scritti con l’iniziale minuscola si riferiscono a
persone reali.
A somiglianza del Genitore, il Bambino è uno stato in cui una persona può essere
proiettata in qualsiasi momento durante le proprie transazioni attuali. Si possono
ricreare, infatti, situazioni che rievocano quelle dell'infanzia, suscitando gli stessi stati
d'animo provati in quel periodo, nonché momenti in cui emergono anche altre
caratteristiche dello stato dell’Io Bambino, quali la creatività, la curiosità, il desiderio
di esplorare e di sapere, gli stimoli impellenti a toccare, sentire e sperimentare e le
registrazioni degli esaltanti stati d’animo originari delle prime scoperte.
Il terzo stato costitutivo del modello strutturale è quello dell’Io Adulto.
Esso rappresenta una modalità di sentire, pensare e comportarsi in modi che sono
una risposta diretta qui-e-ora a quello che succede intorno; si sviluppa nel periodo in
cui il bambino inizia a sperimentare le facoltà motorie che gli permettono di agire
autonomamente, senza dover dipendere quindi dalle figure adulte che lo circondano
(Harris 1967, trad. It. 1974).
L’Adulto rappresenta la parte razionale degli stati dell’Io, il computer che analizza i
dati provenienti dall’ambiente e seleziona, tra le registrazioni Genitoriali e quelle del
Bambino, quelle che sono adatte a rispondere alle situazioni esterne.
Infatti, tanto i dati del Genitore quanto quelli del Bambino, possono essere di intralcio
o d’aiuto, a seconda che siano stati aggiornati dall’Adulto stesso. Quest’ultimo
esamina i dati del Genitore, ne verifica la veridicità e la validità al momento attuale, e
quindi li accetta o rifiuta; inoltre, l’Adulto esamina il Bambino indagando se i
sentimenti presenti in esso sono appropriati al momento attuale.
Va rilevato che l’Adulto non cancella registrazioni parentali o comportamenti da
bambino; tende solo ad esaminarli e, se necessario, ad usarli. Infatti, le registrazioni
non vengono mai cancellate, ma possono essere rifiutate nel caso non siano adatte
ad affrontare situazioni attuali (Harris 1967, trad. It. 1974).
In condizioni di particolare stress, tuttavia, l’Adulto può essere danneggiato al punto
che le emozioni prendono il sopravvento in misura esagerata (Harris 1967, trad.
It.1974).
Le linee di demarcazione tra i tre stati sono fragili e talvolta confuse, pertanto molto
vulnerabili.
Un Adulto poco funzionante non permetterà di valutare le situazioni esterne in modo
obiettivo; l’individuo può allora rispondere agli stimoli esterni attraverso giudizi o
slogans del Genitore, o usando le vecchie esperienze del Bambino. In Analisi
Transazionale, in entrambi i casi, si parla di patologie di contaminazione degli stati
dell’IO.
Specificatamente, il primo caso è definito, in AT, contaminazione dello stato dell’Io
Adulto da parte dello stato dell’Io Genitore; il secondo contaminazione dello stato
dell’Io Adulto da parte dello stato dell’Io Bambino. Si parla invece di doppia
contaminazione, quando L’Adulto è contaminato simultaneamente da entrambi gli
altri due stati: ciò porta il Bambino a rispondere con la paura alle situazioni esterne,
essendo fortemente intimorito da particolari pregiudizi genitoriali.
Oltre alla contaminazione, gli stati dell’Io possono essere soggetti alla patologia di
esclusione: in questo caso, solo due stati tendono a funzionare, dominando quindi il
comportamento di una persona
4.
Nel caso dell’Adulto escluso, l’individuo tende ad
4
In Analisi Transazionale si parla anche di esclusione doppia, che si verifica quando due stati dell’Io vengono
esclusi contemporaneamente e uno solo tende a funzionare. L’unico stato attivo viene definito costante: un
Genitore costante è caratterizzato da comportamenti critici e inclini a far prediche; l’Adulto costante caratterizza
comportamenti privi di emotività; il Bambino costante identifica atteggiamenti superficiali e orientati al
divertimento. (cfr. Woollams – Brown 1978, trad. It. 1985)
oscillare tra Genitore e Bambino, con comportamenti che non si riferiscono alla realtà
oggettiva.
Da quanto detto fin’ora, appare chiaro che all’interno della nostra psiche si manifesta
una prima forma di comunicazione, quella appunto intrapsichica, che porta a mettere
a confronto le diverse caratteristiche strutturali di ciascuno dei tre stati dell’Io, vale a
dire il loro contenuto.
Questa prima forma di comunicazione si completa con la scelta, compiuta
dall’individuo stesso, degli stati dell’Io che si vogliono usare: è, infatti, in base alla
funzione che viene data agli stati che si realizzano poi i rapporti sociali.
Funzionalmente gli stati dell’Io possono essere suddivisi come mostra la fig. 1.2:
Fig. 1.2: Modello Funzionale degli stati dell’Io
In tale modello, lo stato dell’Io Bambino e quello dell’Io Genitore sono suddivisi
ulteriormente in Bambino Adattato e Bambino Libero e in Genitore Normativo e
Affettivo.
Da bambini, per gran parte del tempo, ci si adatta alle esigenze dei genitori e delle
figure genitoriali; tale tipo di comportamento risponde ad un’esigenza interna per
poter vivere tranquilli.
Quando da piccoli si capisce che alla mamma fa piacere che si rida,
automaticamente ci si conforma a questa aspettativa e si ride in sua presenza. Se
nell’età adulta continuano a manifestarsi tipi di comportamento infantile di questo
genere, in AT si dice che si è nel Bambino Adattato Compiacente.
Il Bambino Adattato, oltre che Compiacente, può essere anche Ribelle. E' possibile,
infatti, che da bambini si assuma un atteggiamento di ribellione. In questo caso si
prendono le regole imposte dai genitori e le si invertono: invece di adeguarsi alle loro
attese, si fa tutto il possibile per fare il contrario.
Tipi di comportamento ribelli anche in età adulta sono chiara manifestazione di uno
stato dell’Io Bambino Adattato e Ribelle allo stesso tempo: la caratteristica principale
di questo tipo di persona è il fare in apparenza il contrario di quello che gli altri
chiedono.
La parte del Bambino Libero rappresenta invece quei tipi di comportamenti liberi e
spontanei tipici di un bambino autonomo, che non si adatta né si ribella alle
aspettative dei genitori.
Una persona che si comporta in questo modo da adulta, mette in atto comportamenti
spontanei, non censurati, attraverso cui esprimere tutte le sensazioni interne senza
paura di essere giudicato.
Anche lo stato dell’Io Genitore può essere usato in due modi differenti, come
Genitore Normativo e come Genitore Affettivo.
Tipici di un Genitore Normativo sono comportamenti critici e autoritari, dogmatici e
esigenti, perché così sono stati registrati nei nastri parentali dell’Io Genitore. Al
contrario, il Genitore Affettivo ha modi di fare premurosi e interessati, permissivi e
protettivi.
Per le sue caratteristiche di calcolatore delle probabilità, lo stato dell’Io Adulto non è
suddiviso nel modello funzionale: si considerano comportamenti da Adulto, quelli che
che vengono messi i pratica in risposta alla situazione qui-e-ora utilizzando tutte le
risposte da adulto della persona.
Analizzare funzionalmente uno stato dell’Io, significa stabilire in che modo esso
funzioni nei comportamenti sociali: viceversa, attraverso i comportamenti sociali si
possono evidenziare le caratteristiche intrapsichiche e mettere in pratica forme di
cambiamento laddove queste risultino necessarie.
La comunicazione verbale è uno di questi comportamenti sociali analizzabili.
2. La comunicazione verbale: dalle transazioni semplici alla strutturazione del
tempo
Quanto detto in conclusione del par. 1.1, è ulteriormente ribadito da quanto dice
Berne stesso.
Berne afferma, infatti, che “ogni stato dell’Io, è uno schema uniforme di sensazione e
di esperienza direttamente collegato ad un corrispondente schema uniforme di
comportamento” (Berne 1961, trad. It. 1971).
Ogni comportamento è quindi riflesso di ciò che accade tra gli stati dell’Io all’interno
dell’individuo, e del suo modo di usare poi questi stati. Tale considerazione ci
permette di introdurre il secondo aspetto dell’Analisi Transazionale, che, oltre ad
essere una teoria della personalità, è una psicoterapia sistematica ai fini della
crescita e del cambiamento.
A questo scopo è necessario analizzare i comportamenti sociali e comprendere se e
cosa può far crescere una persona e quindi portarla al cambiamento.
Essendo la comunicazione verbale uno di questi comportamenti socialmente
osservabili e analizzabili, l’Analisi Transazionale può essere considerata anche una
teoria della comunicazione, che fornisce strumenti idonei all’analisi di tale
comportamento sociale attraverso due livelli: uno microstrutturale, tramite l’analisi di
singole transazioni, l’altro macrostrutturale, tramite l’analisi della strutturazione del
tempo, che rappresenta una schematizzazione di sei possibili modi di
comportamento sociale e può essere anche considerata come una strutturazione
della comunicazione linguistica (Zuczkowski 1999a).
Una persona può decidere di tacere (isolamento) o di parlare; se parla, ha a
disposizione cinque modi per farlo: rituali, passatempi, attività, giochi e
comunicazione intima.
2.1 Livello microstrutturale: analisi delle transazioni e regole della comunicazione
Comunicare in AT significa scambiarsi una serie di transazioni, che rappresentano
uno stimolo e una risposta tra due stati dell’Io specifici. Salutare una persona con un
semplice Ciao, come va?, equivale ad inviare uno stimolo transazionale che può
ricevere una risposta transazionale del tipo Tutto bene, grazie. In questo caso è stata
effettuata una transazione semplice.
La conversazione a questo punto potrebbe continuare con altre frasi come Lavori
sempre in quell’ufficio?, e le risposte che vengono fornite, funzionando come stimoli,
possono avviare una serie di transazioni a catena e costituire una comunicazione
linguistica.
Attraverso un’analisi microstrutturale, cioè analisi delle singole transazioni, queste
possono essere classificate come complementari, incrociate e ulteriori.
Le transazioni complementari sono quei tipi di transazioni in cui lo stato dell’Io a cui
ci si rivolge è quello che risponde: una domanda da Adulto del tipo Che ora è? e una
risposta sempre da Adulto come E’ l’una, rappresentano una transazione di questo
genere.
Fig. 2.1: Transazione Complementare
Come si può notare dalla fig. 2.1, i vettori transazionali sono paralleli: ad uno stimolo
S che viene inviato dall’Adulto del primo individuo all’Adulto del secondo, corrisponde
una risposta R che concerne lo stesso stato dell’Io.
Una caratteristica delle transazioni complementari è il fatto che esse sono prevedibili:
chiedere l’informazione sull’orario comporta l’aspettativa di una risposta da parte di
un Adulto.
Una comunicazione che consiste in una serie di transazioni complementari può
proseguire all’infinito, finché le transazioni rimangono tali: questa è la prima regola
della comunicazione.
Nel caso in cui alla domanda Che ora è? si ottenga una risposta dai toni forti come
Mi hai stufato! Sempre a chiedere l’ora!, quest’ultima non proviene dall’Adulto così
come ci si aspetta, bensì dal Genitore. In pratica, lo stato dell’Io a cui ci si rivolge e
che si prevede risponda, non è quello che ribatte: la transazione così ottenuta è una
transazione incrociata.