Introduzione
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pubblicitaria. Oggigiorno può sembrare che la pubblicità della marca tenda
sempre meno a persuadere il consumatore all’acquisto di un prodotto. In realtà
oggi, ci troviamo spesso di fronte a modi di persuasione più sottili, coinvolgenti
ed efficaci rispetto al passato; modalità che non possono fare a meno in alcun
modo del concetto di marca come elemento semantico e simbolico per stabilire
quel necessario rapporto di complicità col consumatore, che porta alla
fidelizzazione di quest’ultimo ed al successo dell’impresa. Pertanto, oggi la marca
assume per le imprese moderne un’esistenza autonoma rispetto al prodotto, il
quale spesso non potrebbe addirittura esistere e funzionare se non all’interno del
mondo simbolico e comunicativo proposto e creato dalla marca stessa.
Il presente studio si inserisce in questo ambito, con lo scopo di studiare su brand
specifico, l’esistenza di una relazione causale fra la brand image e gli strumenti
di comunicazione integrata cui quel brand ricorre. Dopo un’introduzione generale
del contesto socio-economico attuale (Cap. 1), si passa ad un’analisi della
letteratura più recente sul concetto di brand e sull’importanza crescente della
brand image (Cap. 2). Nella fase successiva si procede con un’analisi
bibliografica del concetto di concetto di comunicazione integrata, al fine di
individuare gli strumenti che la costituiscono (Cap.3). Questa parte teorica offre
dunque le basi per procedere nell’osservazione del caso specifico (Cap.4).
8CAPITOLO 1
IL CONTESTO ATTUALE
1.1 LA NUOVA CONCEZIONE DEL MARKETING
Alcuni studiosi ritengono sia in atto, da decenni ormai, un processo di transizione
dalla società moderna ad una società postmoderna che manifesta, rispetto alla
precedente, notevoli elementi di discontinuità
1
. Popper, per evidenziare il
cambiamento in atto, ha usato una particolare metafora, affermando che
l’evoluzione insita nel paradigma postmoderno: “stiamo passando da un mondo
degli orologi – deterministico, ordinato, prevedibile – ad un mondo delle nuvole –
irregolare, sfrangiato, mutevole, cangiante, caotico, imprevedibile” (Popper,
1984)
2
: ai principi deterministi e statici della società moderna, il postmoderno
oppone dunque i principi dell’irregolarità, della mutabilità, del paradosso e del
caos. L’incertezza e la complessità che caratterizzano l’epoca postmoderna
attuale, impongono al marketing, la disciplina finalizzata al raccordo tra impresa
e mercato, di rivedere i propri luoghi comuni e di mettere in discussione le
proprie certezze, i propri approcci e paradigmi.
1
Lyotard fu il primo teorizzatore del postmoderno con la sua opera La condizione postmoderna del
1978. Nel volume ha presentato la tesi secondo cui la modernità, giunta al suo compimento, è
destinata a lasciare il posto ad una nuova epoca, quella postmoderna caratterizzata dal venir meno
della pretesa di spiegare il mondo attraverso principi unitari quali la ragione (Illuminismo), il
movimento dello spirito (Idealismo), le leggi materialiste (Marxismo) e dal conseguente sfaldamento
delle certezze stabili che possono indicare all’uomo un qualsiasi sentiero definitivo. Maffesoli (Nel
vuoto delle apparenze, 1993) definisce la postmodernità come “sinergia tra arcaismo e sviluppo
tecnologico” ad indicare il ritorno nella società attuale ai valori antichi legati all’emozione, alle
relazioni sociali, agli affetti. La società postmoderna è quella in cui il relazionale prevale sul razionale,
l’affettivo sul cognitivo, il gruppo sull’individuo.
2
POPPER K. R., Società aperta, universo aperto, trad. ita. Borla, Roma, 1984, pag. 24.
Capitolo 1 Il contesto attuale
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Il crescente benessere rende il consumo sempre meno legato ad esigenze di
sopravvivenza e sempre più orientato a divenire un aspetto simbolico,
comunicativo ed espressivo: i bisogni lasciano gradatamente il passo ai desideri
(Fabris, 2001). Mentre il bisogno deve essere soddisfatto, il desiderio può non
esserlo o esserlo in modo differito nel tempo. Il bisogno è materiale, il desiderio
è sogno. Poiché il mercato ha quasi saturato tutti i bisogni, diventano
protagonisti i desideri o, meglio, gli stati d’animo, ancor meno prevedibili e più
mutevoli. L’analisi dei comportamenti di consumo è diventata lo strumento
principale per cogliere la complessità del mondo odierno e raggiungere un
equilibrio sostenibile. Al fine di comprendere le cause e i problemi della
situazione attuale è pertanto necessario analizzare i significati e le modalità del
consumo e i relativi cambiamenti avvenuti nel corso del tempo, cambiamenti
sempre più veloci e profondi negli ultimi anni. Ciò significa analizzare non solo i
mutamenti avvenuti nel mondo dei consumatori ma anche i corrispondenti
cambiamenti di strategie adottati dalle imprese, costrette ad adeguarsi alle
regole di un mercato molto diverso dal passato, regole non più stabilite
unilateralmente dal mondo della produzione, ma risultanti dall’incontro e
dall’interazione con i valori, i desideri e le esigenze di persone (e non più
semplicemente consumatori) sempre più autonome e competenti.
A partire dall’ analisi di Marx sul feticismo delle merci, ed in seguito con le opere
di Weber, Simmel ed altri studiosi , la sociologia si è gradualmente avvicinata
allo studio degli oggetti e del loro consumo, cogliendone il ruolo fondamentale
nella vita dell'uomo. Tuttavia, i padri della sociologia hanno continuato per lungo
tempo a considerare tale fenomeno in un'ottica prettamente economica e
materialistica, con una conseguente visione moralistica e negativa del consumo
in sé. È solo in anni più recenti che ad esso, da parte di studiosi provenienti
anche da altre aree disciplinari, viene riconosciuta quale funzione principale
quella di agire sociale dotato di senso (Secondulfo, 1995), area di mediazione
simbolica in cui avviene ormai la gran parte della comunicazione sociale. Sono
state così superate le visioni di una società manipolata attraverso consumi
irrazionali, tipiche dei primi studi su questo argomento, per approdare ad una
concezione più ampia del complesso fenomeno del consumo. Infatti, dopo una
prima fase di sfrenato ed ossessivo consumismo delle novità, in cui i beni
avevano soprattutto la funzione di ostentare la posizione sociale di
appartenenza, e una successiva fase di consumismo della distinzione (anni
Ottanta) in cui prevalevano le funzioni di moda e di integrazione nel sistema
Capitolo 1 Il contesto attuale
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sociale attraverso l’adesione superficiale ed effimera alle sue volubili regole, si
giunge agli anni Novanta in cui si registra il passaggio ad un consumismo di
qualità (Sorice, 1995). Il principale merito di tale passaggio è probabilmente da
attribuirsi all’evoluzione del consumatore che, divenuto più esperto, pienamente
socializzato al consumo e più maturo, inizia a rifiutare di sottostare ai diktat della
produzione e, diventato ormai persona, autonomo e competente, intraprende un
dialogo con le imprese e con le merci, in cui egli non è più solo ricettore passivo
ma pieno coprotagonista. Tale collaborazione richiede continui feedback per
creare con l’impresa una relazione continuativa che si sviluppa nel tempo. Il
marketing necessita, allora, di divenire esperienziale, cioè creatore di esperienze
per il consumatore. Decade anche il concetto di consumo come momento di
isolamento, in quanto esso non è più frutto di scelte individuali ed isolate, ma
espressione di individui collocati in reti di relazioni che condividono lo stesso
interesse per un certo prodotto ma che, contemporaneamente, possono anche
appartenere a più comunità.
Il compito delle imprese diviene sempre più impegnativo, in quanto devono tener
conto di un nuovo protagonista estremamente complesso, esigente e sempre più
sfuggente. Cosciente dei propri bisogni, cerca nei prodotti nuove qualità, sia
tangibili che intangibili. Gli oggetti diventano polisemici, pronti ad essere caricati
di significati diversi da individuo a individuo : sono oggetti-codice, oggetti
incompleti che necessitano della coproduzione e dell’interpretazione delle
persone per svolgere appieno la loro funzione. Le imprese si trovano ad operare
in macro ambiente caratterizzato da: l’invecchiamento della popolazione, la
proliferazione dei canali di comunicazione ed informazione, con il conseguente
overload informativo, la rivoluzionaria diffusione di internet che ha elevato le
aspettative dei consumatori nei confronti della marche e per loro tramite delle
imprese, la moneta unica europea e le conseguenti percezioni di povertà e
schiacciamento dei prezzi. Tutti questi fattori di base stanno consolidando un
importante fenomeno a livello internazionale: un eccesso strutturale della
capacità produttiva, ossia un’offerta con costi di produzione decrescenti e
nettamente superiore alle capacità di assorbimento della domanda (Brondoni,
2000). La condizione di eccesso di offerta, in particolare, si manifesta sia dal lato
quantitativo, con una sovrabbondanza dei beni offerti, sia dal lato della varietà,
con una copiosa disponibilità qualitativa a cui sono ormai condizionate le scelte
della domanda. Di fronte ad un simile scenario competitivo le imprese stanno
adottando specifiche linee di condotta che si concretizzano in:
Capitolo 1 Il contesto attuale
11
politiche di mergering (acquisizioni, fusioni, joint-venture ed
alleanze) finalizzate ad ottimizzare la relazione con il sistema dei fornitori
e migliorare l’offerta con minori costi medi di prodotto. L'unione tra
partner con dimensioni simili è però molto selettiva e condizionata dalla
compatibilità dell'architettura del sistema informativo;
politiche di sviluppo della unicità culturale d'azienda, che
abbandonano la semplice riduzione del costo del personale delle politiche
di downsising di qualche anno fa, volte a rendere sempre più snella e
responsabile la struttura interna dell’impresa enfatizzando al tempo
stesso il valore della cultura aziendale, dell’efficienza e
dell’organizzazione;
politiche di valorizzazione della Brand Equity (patrimonio di
marca), finalizzate a perseguire sostanziali riduzioni del numero delle
marche e a conservare nel brand portfolio aziendale solo le marche con
una notorietà superiore al livello di sopravvivenza e comunque facilmente
pilotabili da un sistema informativo strutturato per fronteggiare la
concorrenza internazionale. Sono destinate a fidelizzare la clientela.
Nell’ambito dei fattori immateriali di prodotto, ecco quindi che la marca, intesa
come specifica relazione istituita con un dato mercato per l’affermazione di una
particolare offerta, assume una criticità fondamentale per il successo delle
attività aziendali; dal momento che ad ogni brand viene associato un insieme di
attributi, altrettanto essenziale diviene l’analisi, secondo modelli predefiniti, del
valore competitivo di detti attributi, al fine di valutare il patrimonio di marca
(brand equity) di cui gli stessi attributi sono espressione funzionale. Questa
particolare attenzione rappresenta un’esigenza imprescindibile anche per definire
e circoscrivere, in modo compiuto, i caratteri distintivi di una specifica identità di
marca, quale elemento di consolidamento del legame con il consumatore.
Tutti questi fenomeni concorrono alla crescente complessità del brand
management e fanno della marca un intangible asset imprescindibile nella
costruzione di un vantaggio competitivo difendibile. La marca ha dunque una
duplice implicazione: da un lato rappresenta il trait d’union tra l’impresa e i
consumatori e dall’altro lo strumento di punta della competizione nel business
system.
Capitolo 1 Il contesto attuale
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1.1.1 Il nuovo consumatore
In un contesto dove alle distanze fisiche si sostituiscono distanze cognitive e
l’informazione assume importanza sempre maggiore, sorge la necessità di
ripensare profondamente la relazione impresa-consumatori. In un ambiente così
turbolento, la modalità più efficace per comprendere i consumatori diviene
un’interazione sempre più ricca con gli stessi. Alla pianificazione si sostituisce un
approccio maggiormente orientato all’alimentazione continua della creatività,
attraverso la sperimentazione, al fine di attivare l’ambiente piuttosto che
rispondere ai suoi mutamenti. La conoscenza del nuovo consumatore diviene la
capacità primaria delle imprese al fine di ottenere un reale vantaggio
competitivo. Il marketing deve aiutare le imprese in questa situazione di
difficoltà. L’unica via per avere successo sembra essere quella di sperimentare
nuove forme di comunicazione e relazione con il cliente. Occorre realmente
capire cosa il consumatore desidera (e non ciò di cui necessita) per riuscire
nell’intento primario del marketing: si tratta di generare valore per il cliente.
L’impresa deve essere guidata dal consumatore, dalle sue esigenze e dai suoi
gusti; ecco allora che si parla sempre più di mercati customer driver. La figura
chiave diventa il consumatore con i suoi benefici ricercati. Grazie ai mezzi
tecnologici, cui il nuovo paradigma si appoggia al fine di costruire un’unica rete
di conoscenza, il consumatore acquista il nuovo ruolo di coprotagonista della
relazione con le imprese; egli è informato sulle alternative possibili in un mercato
globale ed è quindi sempre più accorto ed esigente in termini di qualità e
rispondenza del prodotto alle sue aspettative.
Nell’infinito panorama di richieste ed offerte all’interno del mercato moderno, i
consumatori sono sempre più indirizzati ad affidarsi a qualcosa a loro familiare. Il
brand rappresenta una serie di caratteristiche che, spesso, fanno la differenza
nel panorama commerciale contemporaneo, favorendo nelle vendite e
conseguentemente nei profitti, le imprese che riescono a sviluppare al meglio la
propria immagine di marca. Occorre fare un’altra riflessione: il consumatore-
utente moderno, è pressato da una società in cui il tempo è diventato una
risorsa scarsa, per cui tende ad identificare nel brand un mezzo credibile a cui
affidarsi con tranquillità e rapidità, risparmiando così un margine di tempo
rilevante al momento di effettuare le proprie scelte d’acquisto.
Capitolo 1 Il contesto attuale
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Uno dei principali motivi di successo di un'azienda può quindi essere legato alla
creazione di un brand forte. Questo significa conoscere intimamente i propri
clienti e sviluppare con essi una forte relazione, la più lunga possibile, basata sui
loro bisogni, cercando nella maniera migliore di comprendere cosa vogliono nel
presente e cosa desidereranno in futuro.
Nell’ambito di questo approccio di natura sistemica al marketing emerge il
customer knowledge management. La rilevanza della conoscenza come la risorsa
più importante del XXI secolo, è stata da tempo sancita, negli studi di
management, con la considerazione dell’impresa come sistema cognitivo, ma la
sua combinata applicazione con l’approccio relazionale impresa-clienti, è il frutto
della presa di coscienza che tutte le attività del processo di marketing sono
pervase da flussi di conoscenza:
la conoscenza per i consumatori, richiesta nei processi relazionali
per soddisfare le esigenze informative dei consumatori in ordine al
prodotto e più in generale all’azienda, attraverso il potenziale
comunicativo del brand;
la conoscenza dei consumatori, accumulata al fine di comprendere
i meccanismi motivazionali, le aspettative e in generale la storia dei
consumatori;
la conoscenza dai consumatori, rinveniente dalla valorizzazione del
potenziale cognitivo insito nelle interazioni con i consumatori e finalizzato
alla sperimentazione del brand.
Tali opportunità possono essere sfruttate appieno solo attivando le molteplici
forme di connessione con i clienti che l’economia digitale offre alle imprese, il che
significa utilizzare la rete connettiva sempre più estesa che unisce domanda e
offerta per favorire processi di comunicazione finalizzati allo scambio di
conoscenze, cioè processi di interazione. Il potenziale di connessione deve
tradursi in un potenziale di interazione. Le condizioni che definiscono la forza
delle connessioni dipendono dalla solidità delle relazioni fra impresa e
consumatori e dalla possibilità di rendere operanti, attraverso le relazioni
suddette, processi di apprendimento congiunto.
Se, dunque, i consumatori hanno sempre rappresentato l’asset maggiormente
critico per l’impresa, la vera innovazione emergente è che la stessa impresa può
Capitolo 1 Il contesto attuale
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rappresentare una risorsa per il consumatore, ed entrambe possono contribuire
ad autoalimentarsi reciprocamente, innescando processi co-evolutivi. Diviene
determinante il contributo dei consumatori sia dal punto di vista della
generazione e diffusione di valore e valori, divenendo essi stessi coproduttori, sia
nel favorire lo sviluppo del patrimonio di conoscenze dell’impresa.
1.1.2 Il ruolo del brand
Oltre a cambiare la tipologia di consumatore, oggi è cambiato anche il significato
d’acquisto: mentre prima l’esigenza era soddisfare un bisogno, oggi l’acquisto
diviene una vera e propria esperienza che deve rimanere impressa nella mente
del consumatore. Ma come può riuscire l’impresa a costruire un’esperienza che
per il consumatore valga la pena vivere? La risposta è nella creazione della
marca, intesa come valore distintivo e difficilmente imitabile perché composta da
una serie di valori intangibili costruiti nel tempo tramite un attento lavoro di
comunicazione.
La politica di marca rappresenta, in misura maggiore rispetto al passato, la fonte
primaria del vantaggio competitivo delle imprese. Questa nuova valenza rende
maggiormente critico l’approfondimento delle logiche di gestione della marca
volte a sviluppare le capacità: di attivazione della marca, di sperimentazione dei
suoi contenuti e applicazioni, di ampliamento del suo raggio d’azione, di ulteriore
sviluppo del suoi potenziali di differenziazione, di diffusione e di apprendimento
(Busacca, Prandelli, 2003).
In un mercato caratterizzato dalla progressiva banalizzazione dei prodotti,
sempre più simili sotto il profilo tecnologico e funzionale, lo sviluppo della marca
diviene il mezzo per contrastare la tendenza all’imitazione, introducendo
elementi di differenziazione legati ai valori e all’immaginario della marca. La
capacità di gestire la nascita e lo sviluppo della marca con un’adeguata strategia
di branding diviene una competenza chiave.
La marca consente al singolo consumatore, e all’individuo in generale, di
esprimere anche socialmente la sua specificità individuale, poiché la serie delle
sue scelte di consumo, scelte di diverse marche, oltre che di diversi prodotti,
costituisce uno dei segnali più rilevanti, rispetto al contesto sociale, in merito alla
sua personalità, ai suoi orientamenti, ai suoi bisogni e ai suoi desideri. Inoltre
Capitolo 1 Il contesto attuale
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non può essere negato il fatto che le scelte di consumo dell’individuo, tra le quali
la marca occupa un posto dominante, sono spesso l’opportunità che permette di
percepire e comprendere la sua visione del mondo e lo stesso mondo in cui vive.
Si può guardare alla marca come ad una forma di conoscenza che si compone di:
identità, immagine e consapevolezza. Queste tre componenti fondamentali sono
quelle sulle quali l’impresa oggi punta per ottenere quel vantaggio competitivo
che, nell’orientamento al prodotto era rappresentato dal saper soddisfare un
bisogno primario meglio di un'altra (Busacca, 2002). Risulta quindi fondamentale
comprendere l’essenza, il valore della marca e gestirlo adeguatamente.
Il ruolo che la marca riveste nell’attuale contesto economico è il risultato di un
processo evolutivo, i cui principali vettori di cambiamento sono riconducibili alle
dinamiche comportamentali dei consumatori e dalle conseguenti modalità delle
imprese di relazionarsi con essi. Al fine di analizzare, in termini evolutivi, la
funzione di tale risorsa, è possibile trattare parallelamente lo sviluppo della
condotta dei consumatori e i mutati orientamenti delle organizzazioni nei
confronti di questi ultimi (Donelly, Peter, 1999).
Negli anni sessanta del secolo scorso, la nascita e lo sviluppo dell’economia
industriale hanno portato ad una produzione di massa: grandi quantità di beni
uguali tra loro, in tutto e per tutto, risultato di un’offerta del tutto indifferenziata;
in tale periodo il consumo è un fenomeno prevalentemente urbano e di élite, che
coinvolge una porzione limitata della popolazione totale. In questo contesto la
marca sviluppa su un piano strategico, la sua funzione primitiva di elemento di
differenziazione e su un piano giuridico una rilevanza tale da divenire strumento
di tutela contro indebiti utilizzi. La marca in questa fase è intesa e trattata come
una scorciatoia per il consumatore: rappresenta il prodotto nelle sue
caratteristiche funzionali e serve essenzialmente per differenziarlo dagli altri
presenti sul mercato. Nei primi anni settanta Larry Light, uno dei più accreditati
professionisti delle ricerche di marketing, in un’intervista sul noto Journal of
Advertising Research fornì un’attenta analisi sulle generali prospettive del
marketing di lì a trent’anni: “la battaglia del marketing sarà tra marche. Le
aziende e gli investitori vedranno nella marca l’asset più preziosi. Questo è un
concetto fondamentale, è una visione sul modo di sviluppare, di rafforzare, di
gestire un business… Conterà più avere mercati che avere fabbriche, e l’unico
modo per avere i mercati è possedere le marche che dominano il mercato” (cit.
Capitolo 1 Il contesto attuale
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in Aaker, 2003)
3
. E così è stato. Dai primi anni Ottanta ad oggi la marca è
divenuta una grande realtà sociale ed economica del nostro mondo, assumendo
un’importanza crescente in tutti i settori del consumo, della produzione, della
distribuzione, sia di beni che di servizi.
Alcune aziende più lungimiranti di altre allora si accorgono ben presto della
sostanziale evoluzione che il loro modello di rappresentazione del prodotto verso
l’esterno necessita. Il problema non è più nella quantità assemblata, come il
sistema precedente avrebbe scontatamente sentenziato, ma nella qualità
comunicata: non negli oggetti e negli impianti, ma nelle idee e nei simboli.
Queste imprese intuiscono che il loro futuro risiede nel nuovo valore della marca,
sconvolgendo così, con un terremoto di rinnovamento culturale, l’assetto
economico globale. Questo deciso passaggio dalla merce alla marca implica
tuttavia una sorta di contratto stipulato implicitamente tra azienda e cliente, un
patto di fiducia. La marca si svincola da ogni legame con il prodotto,
conquistando una propria identità e autonomia. L’azienda deve però dare
garanzia al cliente di saper far fronte alle sue aspettative e bisogni, in un
rapporto relazionale e colloquiale. Avviene una sorta di rivoluzione strutturale nel
concetto di valore: la marca cessa di designare il prodotto tangibile e le sue
performance effettive, concentrando l’attenzione sulla percezione che il
consumatore ha della marca, dei suoi prodotti, del loro possesso e utilizzo. Le
imprese iniziano così a riorganizzare i propri piani a lungo termine in funzione
della mission, del futuro e della gestione delle proprie etichette.
In un contesto così dinamico, il ruolo egemone dell’impresa non può più
strutturalmente esistere e, dalla sua archiviazione, nasce un nuovo modo di
avvicinarsi al mercato. L’evoluzione comportamentale del consumatore conosce,
nell’ambito del nuovo orientamento aziendale due fasi:
il consumismo indotto dal generale clima di ottimismo, che trae la
sua genesi dalla crescita economica e sociale prodottasi sino a tutti gli
anni ottanta;
il consumerismo nato come reazione al consumismo sfrenato e
generato dalla stagnazione economica, che porta all’apice del percorso
involutivo dei consumi ed evolutivo del consumatore.
3
D.A. AAKER, Brand equity, la gestione della marca, FrancoAngeli, Milano, 2003, IV ed, pag.13.