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Introduzione
Questa tesi nasce dall’esigenza di mettere insieme tra loro le due anime che caratterizzano la mia
formazione: da una parte quella più dominante, su cui ho investito la maggior parte della mia
formazione fino a questo momento, più tecnica ed informatica; dall’altra quella più recente,
umanistica, nell’ambito delle scienze della comunicazione. Partendo da questi due mondi, diversi
ma non del tutto slegati, mi sono spesso interessata negli ultimi anni di tutto quello che riguarda
l’evoluzione del nostro modo di comunicare, nei modi e nei mezzi e negli effetti che questi
cambiamenti possono riflettere sul ruolo principale che attribuisco alla comunicazione: quello di
creare reciprocità tra le persone.
La tesi nasce da alcune domande che mi sono posta osservando alcune dinamiche e problematiche
di comunicazione che mi sono trovata ad affrontare all’interno di una realtà associativa di cui faccio
parte: nonostante il momento storico che viviamo, dove cresce in modo esponenziale il numero di
mezzi che permettono alle persone per comunicare in modo sempre più rapido e veloce, slegato da
tempistiche spazio-tempo, sta al contrario diminuendo la nostra capacità e il nostro desiderio di
comunicare, inteso nella sua azione di condivisione? Possono gli strumenti digitali, orientati ad una
comunicazione orizzontale e “democratica”, influire sulla riorganizzazione di una realtà strutturata e
soppiantare l’uso di mezzi più tradizionali? Oppure essi possono essere integrati come supporto di
mezzi più adatti ad una comunicazione “istituzionale” come quelli utilizzati fino ad oggi? Queste
domande sono condivise dall’organizzazione oggetto di studio in un percorso di riflessione in atto
attualmente attraverso cui essa si sta interrogando su quale processo comunicativo adottare per
rendere più efficaci i propri flussi di comunicazione, e come integrare eventualmente in esso i nuovi
media digitali.
L’organizzazione strutturata considerata in questo lavoro è la realtà del Movimento dei Focolari nel
territorio di Piemonte e Valle d’Aosta. La scelta è ricaduta su questa organizzazione per diversi
motivi: la mia appartenenza ad essa, che permette una conoscenza strutturale ed operativa
approfondita; in secondo luogo per la sua eterogeneità, dettata dal fatto che i suoi membri sono
persone di ogni età, permettendo un’analisi dei comportamenti quotidiani rispetto all’ambito
comunicativo che tenga conto dell’aspetto demografico a tutto tondo. In ultimo perché sono stata
coinvolta in questo lavoro di verifica dell’attuale sistema di comunicazione interna ed esterna
dell’organizzazione e ho pensato che un lavoro di analisi, attraverso una raccolta di dati, potesse
rappresentare un contribuito a questo processo. Lo scopo di questo lavoro è allora quello di
individuare ed evidenziare alcune problematiche per proporre dei percorsi che possano sostenere
questa ricerca di soluzioni efficaci, sia per le problematiche di comunicazione interna che, in modo
meno approfondito, all’individuazione di strategie per la comunicazione esterna. La realtà del
Movimento dei Focolari, come ogni realtà associativa, prevede infatti due tipi di comunicazione:
quella interna, rivolta ai suoi membri, ed una esterna, rivolta a quanti possono essere interessati alle
iniziative promosse dal Movimento stesso in diversi ambiti. L’ambito che verrà preso in esame
all’interno di questo lavoro in modo prevalente è quello della comunicazione interna, la cui verifica
si inserisce in un percorso parallelo di rimodulazione non sostanziale ma comunque significativa,
della struttura organizzativa usata fino ad adesso.
Gli obiettivi che mi pongo quindi con questo lavoro sono duplici. Il primo è quello di analizzare in
modo più generale, ma attraverso un caso pratico, quale sia lo stato di evoluzione della
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comunicazione odierna. Per questo nella prima parte affronterò a livello teorico alcuni aspetti che
serviranno poi a creare i presupposti per il proseguo del lavoro. Nello specifico, nel primo capitolo
di questo lavoro si daranno degli accenni sulle teorie che coinvolgono la diffusione delle
innovazioni tecnologiche e nel secondo capitolo ci si addenterà all’interno di quelle che sono state
le evoluzioni di Internet, quel particolare ambiente dentro a cui sono nati e si sono sviluppati diversi
degli strumenti che vengono utilizzati per la comunicazione interna dell’organizzazione scelta. In
particolar modo si parlerà dell’evoluzione del Web dal paradigma 1.0 al 2.0, che ha permesso la
nascita di strumenti come i Social Media, con un particolare riferimento ai Social Network Sites.
Nel terzo capitolo si proverà a fare un’analisi sulle diverse tipologie dei soggetti della
comunicazione: la fascia giovanile dei ragazzi e dei giovani, quella adulta e quella della cosiddetta
“terza età”. Questo studio verrà effettuato partendo dalla discussione attuale in atto negli ambienti
accademici e non, supportata dai dati che sono stati ricavati da un questionario diffuso all’interno
dell’organizzazione: si sfrutterà, così, l’eterogeneità, sia a livello anagrafico, sia a livello territoriale
del campione analizzato. Il quarto capitolo di questo lavoro servirà ad illustrare, senza entrare
troppo nello specifico, la realtà strutturale di un’organizzazione, illustrandone le caratteristiche che
potranno successivamente aiutare a comprendere la struttura dell’organizzazione presa in esame.
Nella seconda parte, ed in particolar modo nel quinto capitolo, verrà illustrata dettagliatamente
l’organizzazione presa in esame, illustrandone i cambiamenti avvenuti a livello strutturale nel corso
degli anni ed entrando nel concreto della struttura nel territorio preso in esame.
La terza parte verterà sull’analisi dei dati ottenuti dal questionario e, in base a questi e quanto
illustrato nei capitoli precedenti, il sesto capitolo sarà incentrato sulla stesura di un abbozzo di
suggerimenti per un piano di comunicazione interna per l’organizzazione stessa, per valutare la
possibilità di integrare i nuovi strumenti di comunicazione digitali o mettendo in luce come essi
possano essere fonte di spunti per nuove metodologie di comunicazione e relazioni.
Pur partendo da una approfondita conoscenza della realtà presa in esame, la metodologia che si
vuole utilizzare è quella che privilegia il formulare delle proposte basandosi su di un atteggiamento
di ascolto e di comprensione profonda delle dinamiche presenti all’interno dell’organizzazione,
attraverso la voce di chi ne fa parte. Ciò è stato fatto attraverso la richiesta di compilazione di un
questionario, i cui risultati aiutano ad evidenziare diverse componenti ed in modo particolare le
modalità attuali di comunicazione e le problematiche reali presenti all’interno dell’organizzazione
secondo il pensiero dei propri membri. I risultati del questionario verranno illustrati in un capitolo
specifico della terza parte di questo lavoro e nella descrizione dell’ aspetto attuale comunicativo
dell’organizzazione in esame, ma saranno anche illustrati nei paragrafi della prima parte (saranno
riconoscibili perché inseriti all’interno di una tabella dalla cornice blu) come supporto o per
evidenziare criticità delle tesi illustrate durante questo lavoro.
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Prima Parte:
Capitolo 1: le innovazioni tecnologiche
1.1 Innovazioni tecnologiche che cambiano la società
Guardando ad una società che sembra, anche nell’ambito comunicativo, cambiare in maniera
repentina e veloce, può sorgere spontaneo il desiderio di scoprire quali siano le cause dei fenomeni
che ci troviamo vivere, sebbene i cambiamenti non siano processi semplici, ma l’insieme di più
concause. Non è difficile indicare come uno dei maggiori artefici di questo cambiamento
l’evoluzione tecnologica, che ha contribuito e permesso una evoluzione dei mezzi di
comunicazione. Sono in modo particolare due gli ambiti che essa va a toccare: da una parte
l’ecosistema di Internet, che con il passaggio da Web 1.0 a Web 2.0 ha rimesso al centro l’utente,
non solo come attore passivo, ma come interprete attivo. Dall’altra, l’evoluzione che ha avuto uno
strumento come il cellulare – diventato smartphone – che dall’uso abituale per comunicazioni voce-
testo è diventato in poco tempo terminale attraverso cui svolgere in mobilità ed in qualsiasi
momento tutte una serie di operazioni prima legate ad un concetto di spazio-tempo molto più rigido.
L’evoluzione e la diffusione di questi due strumenti ha generato negli utenti nuovi comportamenti,
nuovi modi di pensare ed agire, sia a livello individuale che a livello collettivo, ripercuotendosi
anche sui modi di intendere la capacità comunicativa di un’organizzazione come quella che
prendiamo in lavoro in questo lavoro.
1.1.1. Le innovazioni tecnologiche
La tecnologia rappresenta l’insieme di conoscenze pratiche e teoriche che si trovano in
un’evoluzione continua e non predeterminata, le cui prestazioni potenziali e l’utilità dipendono
dalle condizioni di uso e dalla capacità di chi le utilizza. Entrambe queste condizioni sono mutevoli,
per cui il suo utilizzo dipende molto dall’utilizzatore e dal contesto in cui opera. Ogni innovazione,
e quindi anche quelle di tipo tecnologico, costituisce un processo che viene ritenuto rilevante tanto
da essere al centro di studio di diverse teorie che cercando di individuare e descriverne dei modelli,
come quelli illustrati dalla teoria della diffusione e dal modello di addomesticamento.
1.1.1.1. La teoria della diffusione
Per diffusione di un'innovazione intendiamo quel processo per il quale essa è accettata e guadagna
interesse tra i membri di una certa comunità in un certo arco di tempo. Per descrivere come avviene
questo processo è stata elaborata quella che viene conosciuta come la teoria della diffusione. Essa,
che prende le mosse dalla riflessione di Gabriel Tarde sui modi in cui le forme sociali si trasmettono
e si cementificano nella società, parte dal presupposto che il processo sociale alla base dell’utilizzo
di una innovazione sia un processo a due dimensioni, comunicativa e relazionale. Questa teoria si
basa a sua volta su un modello elaborato da Everett Rogers [1962], che ha come scopo definire gli
elementi principali del processo di diffusione e descrivere il processo decisionale che porta
all’adozione di qualcosa di nuovo, gli elementi caratteristici dell’innovazione e le componenti
social-demografiche espresse da chi si trova a contatto con il processo in atto. Gli elementi
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principali individuati nel modello [Rogers 1962] sono l’innovazione, i canali di comunicazione, il
tempo e il sistema sociale.
Il tempo è un’idea, una pratica, un progetto che viene percepito come nuovo da chi ne sarà
successivamente interessato. È importante sottolineare l’importanza sulla percezione che l’idea sia
nuova, e non che lo sia veramente, mettendo in evidenza una dipendenza dal contesto sociale in cui
si trova ad emergere. Quello che emerge, in questa fase, è sicuramente l’incertezza. Per canali di
comunicazione si intendono i mezzi di comunicazione di massa e la comunicazione interpersonale
tra gli attori sociali che rendono possibile la propagazione dell’innovazione, perché senza di essa,
banalmente, non ci potrebbe essere diffusione, che potrebbe essere definita come un tipo specifico
di comunicazione. Il tempo poi definisce il ritmo della propagazione di un’innovazione, mentre il
sistema sociale è l’organizzazione che serve a raggiungere un obiettivo comune.
1.1.1.2. Il processo di istituzionalizzazione: il modello di addomesticamento
La teoria della diffusione appena illustrata è utile per spiegare le prime fasi di ingresso
dell’innovazione in un contesto sociale, ma non consente di capire attraverso quali strategie essa
entri a far parte della vita quotidiana di chi la utilizza. Per tentare di dire qualcosa su questa seconda
fase, non meno importante della prima, si utilizza il modello dell’addomesticamento, che è la parte
più importante della teoria domestication theority [Silverstone, Morley 1992]. Nel loro lavoro gli
autori si sono interrogati sulle forme con cui una tecnologia viene a far parte della vita quotidiana
attraverso uno studio che ha preso come riferimento il modello di una famiglia, ma il cui concetto
può essere esteso alla collettività degli individui facenti parte di altre strutture sociali. Lo scopo
dello studio è provare a descrivere il processo attraverso cui un prodotto esce dall’universo delle
merci dell’economia industriale per entrare nel mondo dei significati dell’economia morale della
casa. Ciò indica che l’innovazione tecnologica non viene semplicemente adottata, ma viene fatta
oggetto di un processo di assimilazione, ciò di un processo che prevede la trasformazione di un
oggetto estraneo in una “presenza abituale, investita di significati e di emozioni, in certo modo data
per scontata e garantita nel contesto della vita quotidiana, inscritta dentro ad una cornice delle
azioni e dei significati relativi alla vita quotidiana” [Qualizza 2012].
Questo determina un passaggio dal concetto di estraneità a quello di familiarità, che descrive un
processo in cui ciò che è nuovo viene inserito dentro ad una struttura che esprime valori e norme
consolidati. Ci si trova di fatto quindi di fronte ad un processo di traduzione, che mette in forma i
significati iscritti dentro agli oggetti. E ciò viene fatto con l’accortezza di ricalibrare gli oggetti sulla
base delle caratteristiche degli utenti che con le innovazioni tecnologiche interagiscono ed
interagiranno. Questo processo ha delle ricadute su entrambi gli elementi chiamati in causa: da una
parte le tecnologie, man mano che vengono adottate si trasformano e si adattano al contesto sociale
e culturale in cui vivono i loro utenti. Dall’altra parte, invece, sono le culture e le pratiche di
consumo che si modificano in relazione ai vincoli e alle opportunità che vengono offerti dalle nuove
tecnologie [Magaudda, et. al. 2007]. Il modello di addomesticamento prevede quattro fasi:
l’appropriazione, l’oggettificazione, l’incorporazione e la conversione.
L’appropriazione descrive come un oggetto tecnologico ad un certo punto smette di essere merce
generica diventando oggetto posseduto da un individuo:
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È attraverso l’appropriazione che i prodotti diventano autentici (le merci diventano oggetti) e
acquistano significato […] In questa prospettiva, l’appropriazione rappresenta tanto l’intero processo
di consumo quanto quel momento in cui un oggetto varca la soglia tra l’economia formale e quella
morale [Silverstone, Hirsch e Morley 1992: 21].
L’oggettificazione è la fase in cui l’oggetto tecnologico viene collocato in uno spazio domestico, in
accordo con i principi del proprio status: questo rende percepibili valori e gusti del gruppo di
appartenenza dell’individuo. Inoltre, ogni nuova innovazione che viene collocata in uno spazio
domestico entra inevitabilmente in rapporto con oggetti già pre-esistenti in quel dato ambiente,
contribuendo anche, eventualmente, ad una loro ricollocazione. Entrambe queste fasi si riferiscono,
quindi alla dimensione dello spazio.
Al contrario, incorporazione e conversione appartengono alla sfera temporale dell’organizzazione
domestica: per incorporazione, infatti, si intende il processo dell’uso e dell’integrazione delle
tecnologie nella routine quotidiane secondo dei criteri che possono anche essere diversi dalle reali
intenzioni di chi l’ha progettato. Anche un eventuale diversificazione dell’uso, deve però sempre
deve risultare coerente nell’insieme dei valori dell’unità domestica. La conversione, infine, è l’atto
che conclude il percorso di integrazione del prodotto e che lo rimette in circolazione nel contesto
sociale. In questo modo, i significati che erano stati elaborati nella fase di appropriazione possono
essere utilizzati per l’interazione con gli altri individui.
Questo modello permette di considerare le tecnologie come costruzioni sociali, modellate quindi su
una rete di attori e di fattori economici, sociali e culturali. L’attenzione così si concentra sui soggetti
che usano le tecnologie, ma anche sul contesto sociale e familiare di chi le usa, mettendo in luce il
ruolo attivo che gli individui hanno nella formazione delle innovazioni tecnologiche. Se entriamo
più nello specifico dell’innovazione, pensando ad esempio a quelle innovazioni tecnologiche che
stanno segnando il nostro tempo, a queste quattro fasi ne possiamo aggiungere una quinta, quella
della mobilità. Se la si pensa in relazione allo sviluppo del Web, questa può rappresentare una
caratteristica molto interessante. Infatti, la crescente possibilità di accesso alla Rete mediante
dispositivi mobili ha incrementato l’uso del Web come luogo partecipativo ma soprattutto,
slegandolo da dimensioni spazio-tempo, ne ha reso l’uso immediato. Questo ha fatto sì che, come
sostengono James E. Katz e Marcus Aakhus, creatori del neologismo Apparatgeist nella loro
riflessione sulla telefonia mobile (2002),
le tecnologie della comunicazione personale – come i cellulari – possono essere considerate una
quarta forma di comunicazione dopo i mass media, la comunicazione faccia a faccia e la
comunicazione al computer [Bennato 2011: 71].
L’idea centrale che muove questa teoria è quella del contatto perpetuo, che viene inteso come forma
di azione sociale espressa nell’utilizzo delle tecnologie della comunicazione personale. Questo
permette di poter trovare una continuità culturale anche tra Social Media e tecnologie mobili,
quando i Social Media diventano
strumento per la creazione di un legame sociale – più o meno temporaneo – che viene ad essere
stabilito sul Web, ma la cui potenza può esprimersi anche nel mondo fuori dal Web grazie al contatto
perpetuo reso possibile dalle tecnologie mobili [Bennato 2011: 71-72].
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1.1.2. Le fasi del processo decisionale di adozione dell’innovazione
Il fatto che un’innovazione entri in un particolare contesto sociale non implica automaticamente la
sua adozione da parte degli individui che lo compongono. Il processo decisionale di adozione
dell’innovazione, infatti, può avvenire soltanto al termine di un percorso che si compone di cinque
fasi: la conoscenza, la persuasione, la decisione, l’implementazione e la conferma.
La fase della conoscenza è quella in cui gli individui entrano per la prima volta in contatto con
l’innovazione per capire in cosa consista, come funzioni, per capire il perché dovrebbe essere presa
da loro in considerazione, ed è strettamente legata alla sfera cognitiva. La fase della persuasione fa
riferimento, al contrario, alla dimensione emotiva: è quindi legata ai sentimenti ed è influenzabile
dall’atteggiamento di altri individui. È in questa fase che l’individuo sviluppa l’atteggiamento,
positivo o negativo, che andrà ad influenzare la successiva fase, quella di decisione. La fase
successiva di implementazione rappresenta l’operatività: è in questa tappa che l’innovazione viene
provata ed utilizzata e in cui possono quindi nascere problematiche che richiedono l’aiuto di esperti
che possano favorire la riduzione dell’attrito tra i risultati attesi e le difficoltà incontrate
nell’utilizzo. È all’interno di questa fase che è possibile veder nascere un processo di re-invenzione,
in cui l’utente opera delle modifiche di utilizzo delle innovazioni in un processo che può essere
indicato come di appropriazione. L’ultima fase è quella della conferma: il processo di acquisizione
dell’innovazione è avvenuto e l’utente cerca ulteriori prove per rafforzare la propria decisione.
Ciò che è importante sottolineare è che in ogni fase di questo processo di addomesticamento,
l’innovazione può essere oggetto di rifiuto da parte degli individui. Il rifiuto può essere attivo o
passivo. Si è in presenza di rifiuto attivo quando il potenziale adopter prende in considerazione la
possibilità di assumere l’innovazione; ci si trova di fronte ad un rifiuto passivo quando il rigetto
avviene prima che il soggetto abbia preso effettivamente in considerazione la possibilità di adottare
l’innovazione, e quindi si trova in uno degli stadi iniziali del processo decisionale che abbiamo
appena illustrato. È bene non confondere il concetto di rifiuto dell’innovazione con un’altra
possibilità che ha l’individuo, quella di interrompere il ricorso all’innovazione. Questo può avvenire
per due diversi motivi [Rogers 1962]: il primo è che i risultati dell’innovazione non siano trovati
soddisfacenti, mentre il secondo contempla la possibilità che l’individuo voglia adottare una
innovazione che egli ritenga migliore.
1.1.2.1. Le caratteristiche dell’innovazione
Anche l’innovazione ha delle caratteristiche proprie e che possono facilitare o dissuadere il
processo di adozione sopra descritto. Esse possono essere individuate in vantaggio relativo,
compatibilità, complessità, sperimentabilità e osservazione. Queste caratteristiche, combinate tra di
loro, sono quelle che determinano i tassi di adozione di un’innovazione e la velocità di diffusione.
Per vantaggio competitivo si intende il grado di miglioramento che l’innovazione apporta rispetto
all’idea che sostituisce nella percezione degli utenti e determina quindi il fatto che un’innovazione
venga concepita come migliore rispetto a soluzioni già disponibili. Il termine di paragone può
essere di tipo economico, rispetto al prestigio locale, alla convenienza o alla soddisfazione
personale. La compatibilità è il grado di congruenza dell’innovazione con un set di valori
precedenti, di esperienze passate e dei bisogni che dovrà andare a soddisfare. Se la percezione
dell’uso è negativa ecco che aumenta la complessità e a risentirne potrebbe essere anche il tasso di