6
in cui si formano risorse di fiducia
4
informali, e una situazione di slack tra le parti
5
dovuta alle ridondanze informative locali, si generano percorsi evolutivi virtuosi.
Tale mancanza di formalità nelle organizzazioni non deve essere giudicata
negativamente. Gli sforzi per gestire razionalmente le organizzazioni sono destinati
al fallimento. La quasi totalità degli organismi e dei sistemi organizzativi non è il
frutto di un disegno ottimale, anzi, nessun organismo si è potuto progettare “zero-
base” nel seguire i mutamenti della propria nicchia ecologica, ma ha dovuto adattare
quello che già aveva secondo le contingenze ambientali
6
. I limiti degli sforzi
razionalistici vanno anche a scontrarsi con le tendenze autopoietiche ed
autoreferenziali dei sistemi
7
, che seguono logiche proprie e raggiungono livelli di
omeostasi sempre diversi. Le ottimalità razionalistiche dell’impostazione classica si
sono rivelate utopiche e lasciano spazio a delle “sub-ottimalità” figlie delle
imperfezioni preesistenti. Bisogna quindi “convincere” l’ambiente a collaborare e a
proteggere le sub-ottimalità
8
. Affinché ciò sia possibile, è necessario che le
organizzazioni si auto-organizzino e trovino i propri equilibri al di là del
predeterminabile: è importante offrire opportunità di interscambio informativo, e
lasciare libertà di ricomposizione dei flussi. Le organizzazioni che evolvono, sono
quelle che facilitano la generazione di ricombinazioni genetiche casuali
9
, mediante la
libera circolazione della conoscenza e la trasversalità delle competenze individuali.
4
Sull’importanza delle risorse di fiducia nelle organizzazioni, si veda S.VICARI, L’Impresa Vivente,
pp. 76 segg., Etas Libri, Milano, 1991. la fiducia è importante poiché, laddove esiste un problema di
scelta ed esistono alternative a cui è possibile associare un rischio, la fiducia consente di ridurre
l’incertezza derivante dalla carenza informativa; la fiducia assume importanza per via della tendenza
dell’individuo a cercare conferme, e da una certa inerzia cognitiva. La fiducia è possibile solamente se
vi è comunicazione. Si rimanda a D.GOOD, Individui, relazioni interpersonali e fiducia, in
D.GAMBETTA, Le strategie della fiducia. Indagini sulla razionalità della cooperazione, pp. 48-59,
Einaudi, Torino, 1989.
5
Per “slack” si intende un certo “gioco” tra le parti, in cui i legami esistono e sono evidenti, ma non
sono così stretti da impedire alla singola parte di non muoversi. Si veda K.WEICK, Sensemaking in
Organizations. Sage Publications, Inc., 1995. (trad. ital. Senso e significato nell’organizzazione,
Cortina Editore, Milano, 1997).
6
Si tratta del “principio dell’imperfezione” o “principio del panda” discusso da S.J.GOULD in Bully
for Brontosaurus: reflections on natural history, Paperback Reprint Editing, 1992.
7
Si veda H.MATURANA-F.VARELA, Autopoiesis and Cognition, D.Reidel Publishing Company,
Dordrecht, Holland, 1980.
8
Si veda S.J.GOULD, Wonderful Life: the Burgess Shale and the Nature of History, Harmondsworth:
Penguin, 1991.
9
Si veda l’opera che ha dato inizio ad una rivoluzione epocale negli studi biologici e sociali:
C.DARWIN, The Origin of Species, London, John Murray, 1859.
7
Il primo capitolo è dedicato ad argomenti non ancora adeguatamente approfonditi in
letteratura. Si sovvertirà la logica meccanicistica imperniata sulla razionalità sinottica
e si introdurranno i concetti di sub-ottimalità, connesse alle logiche dei sistemi
cognitivi autopoietici e al paradigma scientifico di matrice biologico-evoluzionista.
A tal proposito Umberto Bertini evidenzia l’utilità del nuovo paradigma nel ridurre il
particolarismo in cui potrebbe disperdersi l’indagine, in uno “studio unitario dei vari
problemi in un contesto di analisi articolata e funzionale. La teoria oltre che sul
concetto di – sistema -, si fonda su quello di – equilibrio dinamico – che
contraddistingue i processi organici ed è estensibile anche ad altre forme di vita”
10
.
È inoltre indispensabile adottare un approccio interdisciplinare
11
: l’unica strada
percorribile al fine di far luce sull’ “intimità” dei processi aziendali ed economici.
“La comunicazione è alla base di tutti i saperi”
12
. Affermare che le scienze della
comunicazione recitano un ruolo di primo piano nel panorama economico-culturale
della società post-moderna, sembra superfluo. La comunicazione non solo è divenuta
un oggetto di studio sempre più attuale ed ambito, ma va acquisendo una sua
autonomia anche sui piani della teoria del metodo; sta, cioè, “ormai diventando una
disciplina essa stessa, il cui intento di fondo è di comprendere la produzione,
l’elaborazione e gli effetti dei sistemi di simboli e segnali, sviluppando teorie
verificabili che contengono generalizzazioni legittime in grado di spiegare i
fenomeni associati”
13
.
Juergen Habermas
14
ha sviluppato una teoria dell’agire umano fondato su una
“razionalità comunicativa”, intesa come principio dinamico che si afferma attraverso
la frammentazione dei diversi “giochi linguistici” e che viene costituendosi nello
stesso scambio discorsivo dei soggetti; eppure vi è ancora un certo disagio quando si
cerca di conferire statura e pregio agli studi sulla comunicazione. Questa sembra
10
U.BERTINI, Il Sistema d’Azienda. Schema di analisi, pp. 10 segg., Utet, Torino, 1990.
11
Si veda E.MORIN, Sociologie, Fayard, 1984.
12
Si tratta di un’affermazione del Prof. Guido Crainz, proferita durante la “Giornata
dell’Orientamento – Facoltà di Scienze Politiche e Scienze della Comunicazione”, tenutasi presso
l’Università degli Studi di Teramo, il 4 settembre 2002.
13
C.BERGER-S.CHAFFEE, Handbook of Communication Science, Newbury Park Sage,1987.
14
J.HABERMAS, Agire comunicativo e logica delle scienze sociali, Il Mulino, 1980; Teoria
dell’agire comunicativo , vol. I: Razionalità dell’azione e razionalizzazione sociale, Il Mulino,
Bologna, 1986; Teoria dell’agire comunicativo, vol. II : Critica della Ragione funzionalistica,
Bologna, Il Mulino, 1986; J.HABERMAS-N.LUHMANN, Teoria della società o tecnologia sociale?,
Milano, Etas Libri, 1973. Per un confronto critico tra le diverse teorie dell’agire, si veda F.CRESPI,
Le vie della sociologia, Il Mulino, Bologna, 1985.
8
trovarsi, a prima vista, in una situazione pre-paradigmatica, e molte delle conoscenze
impartite possono apparire ai più, ciò che Gramsci definì “brevi cenni sull’universo”.
Molti ritengono che la comunicazione si trovi ancora nel limbo delle scienze
immature e non abbia ancora raggiunto la normalità conformemente alla teoria di
Kuhn
15
. Nelle scienze sociali non esiste un paradigma largamente condiviso, come
accade nelle scienze naturali (tranne forse in economia, Kuhn sostiene che gli
economisti “sono d’accordo su che cosa è l’economia”, senza però porsi il problema
dell’arbitrarietà di tale accordo), ma vi è un “parlamento di teorie” spesso
contrapposte e, di tanto in tanto, qualcuna di queste riscuote maggior credito di
altre
16
. Kuhn, in questa prospettiva ritiene che le scienze della società
17
(e quindi
anche il vasto campo della comunicazione) siano “scienze immature”. In seguito
Friedrichs
18
rielaborò il modello kuhniano di evoluzione scientifica, contestando il
primato della condivisione da parte della comunità scientifica, almeno nei tempi di
“scienza normale”. In questo modo si aprì la possibilità della compresenza,
all’interno di una determinata disciplina, di più paradigmi; e la sociologia diventa, da
pre-paradigmatica a multi-paradigmatica. Le teorie si compensano e si bilanciano,
15
T.S.KUHN, The Structure of Scientific Revolutions, Chicago, University of Chicago, 1962. Kuhn
ritiene che ogni conoscenza sia un prodotto sociale, in quanto ogni apprendimento, o deriva
direttamente da procedimenti estensivi (indico una penna, mentre pronuncio la parola “penna”), o
deriva da relazioni di similarità. Il sapere scientifico viene acquisito attraverso un training, all’interno
di un sistema di convenzioni, che sono il prodotto di processi cognitivi, comprendenti giudizi e
accordi che si sviluppano nel tempo.
16
Friederichs nota in effetti un periodo in cui una teoria riuscì ad imporsi sulle altre fino a ergersi a
paradigma: si tratta della teoria struttural-funzionalista di Talcott Parsons negli anni cinquanta e
inizio sessanta. Per approfondire si veda T.PARSONS, The Social System, Glencoe, The Free Press,
1951.
17
Dilthey si sarebbe espresso con “scienze dello spirito”. Egli infatti contrapponeva queste ultime alle
scienze naturali. Egli considera le scienze dello spirito non omologabili alle scienze naturali. La base
di questa contrapposizione risiederebbe nel rapporto che si instaura tra ricercatore e realtà studiata:
- nelle scienze naturali la realtà è ritenuta esterna all’uomo, ed il processo conoscitivo assume le forme
della spiegazione (causa-effetto);
- nelle scienze dello spirito non esiste questo distacco tra osservatore ed osservato, e la conoscenza
può avvenire solo attraverso un processo di comprensione.
W.DILTHEY, Introduction to the Human Sciences, Princetown University Press, 1883.
Windelband, invece, introduce la separazione tra “scienze nomotetiche”, cioè finalizzate
all’individuazione di leggi universali, e “scienze idiografiche”, orientate a cogliere l’individualità dei
fenomeni, la loro unicità ed irripetibilità. W.WINDELBAND, Preludi. Saggi e discorsi d'introduzione
alla filosofia, Milano, Bompiani, 1947.
Winch avanza una tesi simile a quella di Windelband. Il compito delle scienze sociali , secondo Winch,
non è volto a stabilire generalizzazioni dell’agire in base a regolarità statistiche, ma alla comprensione
delle relazioni interne tra i soggetti, tramite la conoscenza delle regole che presiedono al
comportamento e alle forme espressive. P.WINCH, The Idea of a Social Science, London, Routledge
& Kegan, 1958.
18
R.W.FRIEDRICHS, A Sociology of Sociology, New York Free Press, 1970.
9
come nella metafora del “cubo di Necker”
19
, permettono di posizionarsi in diversi
punti e cogliere tutte le sfumature dei fenomeni indagati. Il matrimonio tra biologia
evoluzionistica e teorie del management (in stretto legame con le tematiche della
comunicazione), che viene qui proposto, è solo un tentativo, un espediente che,
attraverso l’uso fruttuoso della “metafora”, vuole gettare una nuova luce sui
fenomeni aziendali, in particolar modo sulla issue della sopravvivenza dell’azienda e
del successo che ne consegue.
Nel secondo capitolo si discuterà del tema del successo dell’azienda in funzione della
comunicazione, e di come quest’ultima sia diventata determinante nel contesto della
contemporaneità.
In seguito, nel terzo capitolo, si analizzerà in modo specifico il fenomeno della
comunicazione interna, delle sue funzioni, dei suoi strumenti e delle capacità
distintive che forniscono all’azienda, soprattutto nell’importanza che riveste ai fini
dell’innovazione produttiva e dell’evoluzione complessiva del sistema-azienda.
Il quarto capitolo sarà complementare al terzo. La comunicazione esterna rappresenta
l’altra faccia della medaglia. La Corporate Image, il discorso-marca, la pubblicità ed
Internet sono gli strumenti che permettono all’azienda di conquistare “quote di
mente”
20
, da cui deriveranno le quote di mercato auspicate. Soltanto da una
combinazione virtuosa tra comunicazione interna e comunicazione esterna è
possibile raggiungere livelli di efficienza ed efficacia ottimali. In altre parole è
necessario che il “Soggetto Economico”, seguendo il ragionamento di Coda
21
,
implementi condotte manageriali finalizzate all’ottenimento di un “orientamento
strategico di fondo”, quale prerogativa del successo.
19
Si tratta del disegno bidimensionale di un cubo, che viene percepito però come un cubo trasparente
tridimensionale, a seconda dell’orientamento dei nostri occhi.
20
Si veda M.LOMBARDI, Il Nuovo Manuale di Tecniche Pubblicitarie, Franco Angeli, Milano, 1998.
21
V.CODA, L’orientamento Strategico dell’Impresa, Utet, Torino, 1988.
10
Capitolo I
____________________________________________
L’azienda come organismo vivente
11
Premessa
L’azienda rappresenta un fenomeno complesso, un fenomeno ancora non del tutto
definito ed esplorato. Se la osserviamo in maniera diversa, mettendo da parte per un
istante le analisi tecniche e contabili, si riesce a delineare quel quadro esplicativo di
impostazione metodologica unificante (che si pone quindi al di sopra dei singoli
fenomeni concreti che si possono osservare) che configura l’azienda come organismo
vivente.
In questa prospettiva l’azienda dovrà essere valutata tendendo conto delle
caratteristiche che la determinano:
• Natura sistemica dell’azienda;
• Organizzazione interna chiusa che opera attraverso processi cognitivi di
elaborazione ed interpretazione dei dati;
• Autopoiesi ed autoreferenzialità;
• Diversificazione della struttura organizzativa interna come reazione alla
complessità ambientale;
• Auto-organizzazione spontanea e dissipamento irreversibile dell’energia immessa;
• Incessante riduzione della complessità da parte del sistema cognitivo chiuso
all’azienda, in modo da rendere più semplice e manipolabile la “realtà” esterna.
La comunicazione gioca un ruolo fondamentale in tutti questi processi in virtù della
capacità di negoziare significati ed identità dentro e fuori il sistema aziendale,
chiuso ed auto-referenziale, in cui il mantenimento dell’organizzazione, nonostante il
cambiamento a cui è incessantemente sottoposto, rappresenta la chiave della sua
stessa esistenza come organismo che vive in un determinato ambiente.
L’organizzazione è data dall’insieme interconnesso di relazioni di interdipendenza
tra individui che comunicano. Tali relazioni evolvono nella stabilità, ossia tenendo
costante il “fattore organizzazione” (quindi la propria identità). Il management, che
ha in mano le redini dell’impresa, è deputata a sostenere, implementare e correggere i
meccanismi comunicazionali interni ed esterni, poiché è lì che nasce il vantaggio
12
competitivo e, come conseguenza, il successo. Le dimensioni dei processi di
decisione strategica, infatti, dipendono dalle caratteristiche del top management e da
fattori di contesto riferibili sia all’ambiente sia alle caratteristiche dell’impresa
stessa
22
Nei seguenti paragrafi si cercherà di compiere un’analisi delle suddette proprietà
delle organizzazioni e degli esseri viventi.
22
V.M.PAPADAKIS-S.LIOUKAS-D.CHAMBERS, Strategic Decision-Making
Processes: the Role of Management and Context, in Strategic Management Journal, vol.
19, 115-147, 1998.
13
1. Sistemi e complessità
Non ho ancora trovato un problema che, per quanto fosse complicato, a
considerarlo nel modo giusto non diventasse ancora più complicato.
Paul Anderson
1.1 La teoria di Von Bertalanffy e l’azienda
Negli anni cinquanta il biofisiologo Ludwig Von Bertalannfy
23
presentò una teoria
che intendeva spiegare tutti i fenomeni scientifici nell’ambito sia delle scienze
sociali sia delle scienze naturali secondo un principio unificante. Il concetto di
sistema, inteso come “campo” di forze interagenti nasce in fisica per opera di James
C. Maxwell. In seguito lo psicologo tedesco emigrato negli Stati Uniti, Kurt Lewin,
elaborò una teoria generale del comportamento sociale umano. Il fulcro della sua
“teoria del campo” è l’idea che la rappresentazione del mondo sia il fattore
responsabile principale delle azioni degli esseri umani
24
.
Von Bertalannfy evidenziò come tutti i fenomeni fossero correlati: le società
contengono i gruppi, i gruppi contengono gli individui, gli individui sono fatti di
organi, gli organi di cellule, le cellule di molecole e le molecole di atomi, e così via.
Per generalizzare, egli definì tutti questi fenomeni “sistemi”; quindi si mise a
ricercare le leggi e i principi fondamentali che li spiegassero. Pertanto la sua teoria è
condotta a un tale livello di astrazione che al suo interno potrebbero ritrovarsi e
integrarsi tutte le conoscenze scientifiche nella loro essenza. Bertalannfy chiamò la
sua teoria “teoria generale dei sistemi”. Egli partì dall’assunto che la metodologia
tradizionale delle scienze (ovvero il metodo scientifico) implica, o quantomeno
consente, una certa unità teorica. Pertanto questa teoria andava oltre le barriere tra
23
L.VON BERTALANFFY, General System Theory: a New Approach to Unity of Science, Human
Biology, December, 1951.
24
K.LEWIN, A dynamic field theory, New York, McGraw-Hill, 1935.
14
discipline scientifiche, proponendo un tipo di ricerca interdisciplinare quantomai
rivoluzionaria.
Un sistema è una “cosa” fatta di parti correlate tra loro. Ciascuna parte ha un impatto
sulle altre e dipende dalle caratteristiche e dal funzionamento del sistema nel suo
complesso. L’utilizzo del termine “cosa” in riferimento al sistema mostra quanto
effettivamente generale sia la teoria generale dei sistemi. Essa può essere applicata a
qualunque cosa che sia fatta oggetto di studio scientifico. L’idea della correlazione
tra le parti (sottosistemi) suggerisce che, mentre tutti i sistemi possono essere
analiticamente scomposti ai fini dell’indagine scientifica, la loro essenza può essere
colta soltanto considerando il sistema come un tutto organico. Questo perché
l’interdipendenza dei sottosistemi produce caratteristiche e tratti che sono prerogative
del sistema nel suo complesso. Un sistema olistico deve essere colto nell’unità: un
sistema non può mai essere compreso semplicemente analizzando le sue parti e
nemmeno rimettendole insieme; nel guardare alle singole parti si perde qualcosa di
essenziale. Occorre guardare al di là delle singole parti ed esaminare il sistema in
tutta la sua complessità
25
: Il tutto è più della semplice somma delle sue parti.
Un’altra caratteristica importante dei sottosistemi è che possono essere molto
differenziati. La differenziazione dei sottosistemi offre i vantaggi della
specializzazione. Naturalmente, la specializzazione a livello dei sottosistemi tende
prima o poi a stimolare un bisogno di integrazione e coordinamento a livello del
sistema; in altre parole, un bisogno di organizzazione.
“La letteratura aziendalistica post-zappiana ha attribuito all’azienda il significato di -
sistema di forze economiche -, preposto allo sviluppo di un processo di produzione
e/o di consumo nell’ambiente di cui è parte complementare (…) L’azienda è generata
dall’attività di produzione-scambio e di consumo, organizzate e gestite in particolari
sistemi produttivi ed erogativi i cui caratteri distintivi sono fondamentalmente legati
al fatto che il sistema-azienda, unità elementare del più vasto ordine sociale, non
coincide con quella dell’individuo; l’attività da esso espletabile richiede una condotta
pianificata, data la natura previsiva delle operazioni che lo caratterizzano; la sua
25
James Clerk Maxwell nel 1864 enuncia la sua teoria sul campo elettromagnetico, detta anche "teoria
dei campi", perché alla base delle considerazioni di Maxwell esiste lo spazio, uno spazio riempito dai
campi, sede e portatore di energia e di impulsi che si propagano attraverso di esso. L'opera di Maxwell
si concretizza in una mirabile sintesi che fonde il campo elettrico ed il campo magnetico in una nuova
entità, il campo elettromagnetico.
15
attività economica assume il carattere probabilistico essendo soggetta alle continue
oscillazioni delle condizioni interne ed esterne dell’ambiente economico in cui
opera”
26
.
Il sistema-azienda a sua volta si compone di tre subsistemi, essi sono:
- subsistema organizzativo. Si occupa principalmente di individuare i centri di
attività, di studiare le più convenienti coordinazioni tra le forze personali ed i
mezzi disponibili, nonché di comporre i rapporti gerarchici e funzionali tra i
soggetti adibiti ai centri operativi;
- subistema gestionale. Si occupa di definire l’insieme coordinato di operazioni
finalizzate al raggiungimento di prefissati obiettivi.
- subusistema informativo. Ha per oggetto l’analisi dei metodi e del sistema per
la determinazione quantitativa dei fatti aziendali ed è preposto al controllo
integrato del processo operativo dell’unitario sistema aziendale.
Il sistema-azienda, in quanto appartenente alla classe dei sistemi socio-economici, è:
- aperto in quanto risente delle influenze dell’ambiente che agisce sulle sue
condizioni di equilibrio;
- parzialmente deterministico, in quanto alcune relazioni esistenti tra gli
elementi di congiunzione sono di natura indeterministica;
- complesso e non totalmente indagato, in quanto elevato si presenta il suo
grado di complessità;
- dinamico in quanto mutevoli sono nel tempo le sue instabili condizioni di
equilibrio;
- cibernetico, in quanto istituito e condotto dall’uomo per raggiungere un
determinato fine.
Paolone
27
riconosce la complessità del sistema-azienda e l’elevato disordine che
caratterizzano i fenomeni aziendali; l’attenzione si sposta sulle relazioni anziché
sulle variabili. L’interazione tra i sistemi aziendali ed il sistema ambientale ha
suggerito una visione d’azienda quale sistema “chiuso”: “Esso riceve dal sistema-
26
G.PAOLONE-L.D’AMICO, L’Economia Aziendale nei suoi principi parametrici e modelli
applicativi, Torino, G. Giappichelli Editore, 2001.
27
G.PAOLONE, L’università e l’impresa nelle loro mutate relazioni sistemiche, Rirea, n. 7-8, 1996,
pp. 350-352.
16
ambiente solo elementi di perturbazione che, attraverso meccanismi interni di
compensazione, possono essere metabolizzate, ovvero possono condurre al
dissolvimento del sistema stesso”.
In quest’ottica l’azienda si trasforma in un fenomeno cognitivo che elabora,
attraverso meccanismi di apprendimento, le conoscenze al fine di reagire
proattivamente nei confronti degli stimoli ambientali; l’azienda da eteronoma ed
allopoietica, diventa autonoma ed autopoietica. L’azienda resiliente di matrice
weickiana si pone l’obiettivo di incrementare il proprio patrimonio cognitivo,
ricercando l’implementazione della ridondanza mediante i continuo miglioramento
dei meccanismi di apprendimento. La resilienza nasce dal connubio tra varietà e
ridondanza, poiché è solo dalle eccezioni, dalla devianza e dall’eccedenza e
trasversalità della conoscenza, che l’azienda riesce a mettere in moto il meccanismo
autopoietico.
Infine Paolone ritiene evidente l’inadeguatezza del codice reddituale nel controllo
delle attività produttive a causa dell’emergere di un nuovo tipo di azienda-rete: nel
capitalismo reticolare il mercato non riesce a determinare valori di scambio
significativi; al contrario, i processi gestionali si possono misurare e controllare solo
attraverso l’accumulo di conoscenza che riesce ad innescare al suo interno. Gli
invisibile assets, quindi, assumono un ruolo di fondamentale importanza e fanno
parte a pieno titolo del patrimonio aziendale, insieme alle risorse tangibili.
17
1.2 La “gerarchia dei sistemi” di Boulding
Uno dei sostenitori più convinti di Bertalanffy, e un grande autore della teoria
generale dei sistemi, è stato l’economista americano Kenneth Boulding
28
. Boulding
concettualizzò le scienze come una gerarchia ordinata di sistemi. Oggi la gerarchia
dei sistemi di Boulding è comunemente usata per spiegare i concetti principali della
teoria dei sistemi. La gerarchia è organizzata secondo livelli di complessità e
inclusività. Comincia con i sistemi più semplici e diventa via via più complessa a
mano a mano che si sale di livello. All’interno della gerarchia tutti i sistemi di ordine
inferiore sono contenuti in sistemi di ordine superiore; o viceversa, ciascun sistema
di ordine superiore contiene sistemi di ordine inferiore. Pertanto, nel salire la
gerarchia, ciascun livello contiene alcune caratteristiche dei livelli inferiori ma
ciascun livello superiore possiede anche caratteristiche assolutamente uniche, che
non hanno niente a che fare con i livelli inferiori. Questo significa che le teorie
riguardanti i livelli inferiori possono essere applicate ai livelli superiori ma non
viceversa.
È importante ricordare che le teorie delle organizzazioni basate soltanto su modelli di
sistemi di ordine inferiore non possono illuminarci granché sull’unicità dei sistemi di
ordine superiore. Il diverso punto di vista con cui si guarda alle organizzazioni,
pertanto, dipende dalle esperienze e dalle percezioni di chi osserva.
28
K.BOULDING, General System Theory – The skeleton of science, in Management Science, 2, pp.
197-208, 1956.
18
1. Contesto
Etichette e terminologia
Sistemi di classificazione
Anatomie, geografie, liste,
indici, cataloghi
2. Meccanismi
Eventi ciclici
Semplici con moti regolari
Equilibri o stati bilanciati
Sistema solare, macchine
semplici, sistemi di equilibrio
economico
3. Sistemi di controllo
Auto-controllo
Feedback
Trasmissione di informazioni
Termostato, omeostasi, pilota
automatico
4.Sistemi aperti (viventi)
Autoconservazione
Scorrimento ed eliminazione
di materiali
Assorbimento di energia
Riproduzione
Cellula, fiume
5. Sistemi genetici
Divisione del lavoro (cellule)
Parti differenziate e
mutuamente dipendenti
La crescita segue uno schema
preciso (“blue-print”)
Fiamma
6. Animali
Mobilità
Consapevolezza di sé
Ricettori sensoriali
specializzati
Sistema nervoso altamente
sviluppato
Strutture di conoscenza
(immagini)
Pianta
7. Esseri umani
Auto-coscienza
Capacità di produrre,
assimilare, interpretare i
simboli
Senso del tempo che passa
Tu
Io
8.Organizzazioni sociali
Sistema dei valori
Significati
Imprese
Governi
9.Sistemi trascendentali
Le realtà sconosciute Metafisica
Estetica
19
Dal secondo livello in poi, tutti i sistemi sono dinamici, ovvero contengono parti in
movimento e implicano cambiamenti di qualche natura.
Dal terzo livello in poi, i sistemi hanno la capacità di controllare il proprio operato,
grazie alla loro capacità di generare e utilizzare meccanismi di feedback per
correggere le proprie deviazioni da un determinato comportamento desiderato
29
. Il
termostato è un buon esempio di sistema di controllo, noto anche come sistema
cibernetico. Questi e altri sistemi di livello inferiore sono talvolta definiti “sistemi
chiusi” perché, una volta disegnati e costruiti, essi non necessitano di ulteriori
informazioni per poter operare. Essi si auto-regolano in riferimento al compito per
svolgere il quale sono stati costruiti.
Il quarto livello della gerarchia dei sistemi introduce il concetto importante di
sistema aperto. I sistemi dal quarto livello in poi sono aperti nel senso che dipendono
dal proprio ambiente per raccogliere le informazioni necessarie a sostenere la propria
esistenza. Il sistema le elabora, producendo, a sua volta informazioni.
Trasformazione di energia ed elaborazione dell’informazione sono quindi le attività
che consentono al sistema (biologico o organizzativo) di sopravvivere nella sua
interazione con l’ambiente, e fondano il suo carattere di sistema capace di correzione
e controllo, ovvero di auto-regolazione, contrastando le tendenze entropiche
(inevitabile perdita di energia conseguente a ogni trasformazione di energia in
attività), attraverso meccanismi reattivi di tipo “neghentropico” (ricostituzione
dell’energia attraverso l’organizzazione e la stabilità).
I sistemi aperti presentano caratteristiche di mutevolezza e di instabilità, come
capacità di continuo adattamento, nel passaggio alterno da situazioni di squilibrio e
di disordine a situazioni di equilibrio e di ordine e viceversa
30
. Ne deriva che lo
squilibrio e il disordine, non sono più visti in termini negativi come elementi
patologici, ma invece come condizioni normali dell’efficienza del sistema.
29
Sono anche definiti con il termine “single loop learning”. Secondo Argyris, l’apprendimento single
loop risolve i problemi che si presentano ma non si domanda perché tali problemi si sono presentati.
Benché questo tipo di apprendimento possa sembrare intelligente in quanto i sistemi a circuito unico
sono in grado di operare da soli, tali sistemi non possono in alcun modo stabilire da soli criteri di
comportamento appropriato a cui si riferiscono. In altre parole, se vengono fissati gli standard
sbagliati il sistema non riesce ad alterali (si pensi alla stesura di un bilancio d’esercizio). Si veda
C.ARGYRIS-D.A.SCHOEN, Organizational Learning. A Theory of Action Perspective, Pittman,
1985.
30
E.MORIN, Le Méthode. I. La Nature de la Nature, Seuil, Paris, 1977; Le Méthode. II. La Vie de la
Vie, Seuil Paris, 1980 ; Le Méthode III . La Conneisance de la Conneisance, Seuil, Paris, 1986.