3
mercato; al Consiglio di Copenaghen del 1993 per vedere l'inizio di un processo
ambizioso che tentò di superare le divergenze e le divisioni radicate da qualche
tempo in Europa, e ancora, al 1995 per rinvenire i primi rapporti della
Commissione, elaborati in seguito ad una richiesta del Consiglio, sull'impatto
delle politiche per l'accesso dei nuovi membri dell'Europa centro-orientale.
"Agenda 2000" avrebbe dato una prima risposta a tale quesito poiché avrebbe
preparato una dettagliata analisi dei costi e dei benefici dell'allargamento. Il
documento, presentato nel giugno del 1997, proponeva una serie di indicazioni:
raccomandazioni per i paesi che avevano espresso interesse di fronte ad un
possibile avvio dei negoziati, punti di vista della Commissione sul lancio dei
negoziati per l'accesso dei nuovi membri e un rafforzamento delle strategie di
preadesione. Non si era neppure dimenticato di stabilire le condizioni
necessarie per un costante controllo dei progressi fatti dai singoli paesi
candidati, attraverso rapporti e risoluzioni del Parlamento europeo e il lavoro di
altre organizzazioni internazionali. Una volta valutato l'effettivo intento di questi
nuovi paesi a muoversi verso il rispetto dei criteri necessari all'accesso, la
Commissione invitava ad un'apertura dei negoziati con i responsabili della
Repubblica ceca, dell'Estonia, dell'Ungheria, della Polonia, della Slovenia e di
Cipro; mentre i candidati rimanenti (Malta, Lettonia, Lituania, Slovacchia;
Romania e Bulgaria) avrebbero dovuto aspettare il 2000 per dare avvio ai
propri. Il processo di allargamento si avviava, dunque, con una serie di
conferenze comprese tra il 1997 e il 1999. Dal 1997 la Commissione elaborava
pareri annuali sui progressi dei candidati rispetto ai criteri di Copenaghen e
ancora a Bruxelles, ad esempio, si stabilirono le condizioni necessarie affinché i
candidati potessero raggiungere i loro obiettivi con il progressivo adattamento
delle proprie strutture interne all'acquis communautaire
3
. Sarebbe stato
3
Ampliamento, Boll.UE 10-1997
4
necessario attendere il Consiglio europeo di Copenhagen del 2002 per veder
concludersi questo processo, che vide inizialmente soddisfatti solo i criteri
politici, mentre per quelli economici l'adeguamento è stato più complesso, e che
avrebbe consentito così l'attesa nascita della nuova Europa a 25 membri nel
maggio del 2004.
Tornando agli inizi di questo processo, ossia agli accordi di associazione, che
successivamente subirono un rafforzamento diventando "accordi europei" al
fine di avvicinare le legislazioni dei paesi candidati a quelle dell'Ue, si può
notare come il loro avvio fosse distinto da paese a paese: nel 1991 per
Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia, nel 1993 per Bulgaria e
Romania, nel 1995 per Estonia, Lettonia, Lituania e nel 1996 per la Slovenia.
Ma ciò che colpisce è il fatto che per i tre paesi rimanenti (Cipro, Malta e
Turchia) i legami con la Comunità risalivano ad anni piuttosto lontani: 1964 con
la Turchia, 1973 con Cipro e 1971 con Malta. In realtà, complesse vicende
politiche, avevano impedito per lungo tempo a questi tre paesi di procedere con
i veri e propri negoziati per l'adesione
4
.
La particolarità di questo allargamento rispetto ai precedenti viene alla luce
palesemente anche dai criteri stabiliti a Copenaghen nel '93, i quali fissavano
obiettivi nuovi e necessari per degli Stati che non conoscevano l'economia di
mercato e la stabilità democratica a causa dei loro precedenti storici. I primi tre
riguardavano rispettivamente le condizioni politiche, economiche e istituzionali
di questi paesi, mentre il quarto era un obiettivo di portata generale che
interessava anche le istituzioni comunitarie in dovere di adattare le proprie
strutture, adeguandole all'ingresso dei nuovi membri
5
. Dopo aver espresso i
propri propositi circa l'andamento di questo processo, l'Unione era passata alla
pratica, attivando dei veri e propri strumenti di preadesione per facilitare la
4
www.europa.eu.int
5
E. Letta, L'allargamento dell'Unione europea, ivi, p.12
5
convergenza economica e amministrativa tra i nuovi paesi e i vecchi membri: il
programma Phare e, dopo Agenda 2000, anche i programmi Sapard, dedicato
al settore agricolo, e Ispa per progetti ambientali, di infrastrutture e di trasporto.
Tutti avevano trasferito ai paesi candidati una rilevante quantità di risorse
economiche e avevano permesso loro di adeguare le strutture interne.
Questo allargamento, che guardava prevalentemente ad Est, non deve far
dimenticare un particolare di non poco conto: il 50% della popolazione dell'UE
appartiene ancora oggi a paesi geograficamente mediterranei e i rapporti a Sud
sono altrettanto importanti di quelli che manteniamo con i Paesi dell'Est, specie
quelli concernenti le importazioni energetiche (petrolio e gas)
6
. Per questo
motivo, già in passato la Commissione seppe rilevare l'importanza dell'area
mediterranea e propose un'azione parallela a favore di questi paesi che sfociò
nel rinnovo della politica mediterranea, presente già da tempo, con un
incremento dei Fondi di aiuto e cooperazione. Il risultato di questa evoluzione
portò alla Conferenza di Barcellona del novembre 1995, nel cui ambito per la
prima volta si stabilì una cooperazione europea multilaterale superando il
meccanismo dei rapporti bilaterali, vigente dalla metà degli anni '70
7
. Nasceva,
dunque, tra i paesi del Sud del Mediterraneo (Turchia, Malta, Cipro, Siria,
Libano, Giordania, Israele, Egitto, Tunisia, Marocco e Algeria) e quelli
dell'Unione europea, una politica comune per il cui concepimento erano previste
trattative con la partecipazione unanime di tutti i paesi. Si elaborava un
Programma di Azione molto ambizioso, che abbracciava gli aspetti economici
oltre a quelli sociali e della sicurezza collettiva. L'obiettivo finale, previsto per il
2010, è la costruzione di una Grande Zona di Libero Scambio, possibile
soltanto portando a termine un processo d'integrazione regionale, che
contribuirà all'apertura delle economie del Sud e stimolerà gli investimenti
6
J. Prat, L'Unione europea ed il Mediterraneo," Affari esteri "1998, vol.1, p.22
7
J. Prat, L'Unione europea ed il Mediterraneo, ivi, p.27
6
provenienti da altri paesi. Tra i paesi del Mediterraneo che hanno stretto questa
forma di parternariato ve ne sono due che oggi sono ufficialmente membri
dell'Unione (Cipro e Malta) e un terzo che ha già aperto i negoziati in vista di
una prossima adesione (Turchia). Li accomuna una situazione piuttosto simile:
sono i paesi nuovi membri con i principali nodi politici ancora da sciogliere,
mentre dal punto di vista economico presentano una situazione abbastanza
positiva; basti pensare che Cipro e Malta sono stati considerati, sin dal 1997,
come paesi già in grado di soddisfare un'economia di mercato
8
. Pare perciò
che la loro situazione sia quasi contraria al resto dei nuovi membri provenienti
dall'est europeo; per altro non c'è da stupirsi che sia così visto che il loro
passato ha radici completamente differenti e le vicende politiche che hanno
caratterizzato il loro territorio sono altrettanto contrastanti. Il loro cammino verso
l'allargamento, dunque, pur presentando molti elementi comuni, per certi versi
ha invece preso una piega abbastanza particolare che rende la loro analisi
particolarmente interessante. Tra tutti, la storia dell'adesione di Cipro all'Unione
europea, è degna di nota perché influenzata dalla sua situazione interna che,
dal 1974, la vede divisa in due zone, una greca e l'altra turca, dopo che i turchi
invasero la parte nord dello stato. Da quel momento il nord si è autoproclamato
stato indipendente riconosciuto dalla sola Turchia e perciò tutto il processo
verso l'ingresso nell'Ue è stato caratterizzato dal tentativo di arrivare alla
riunificazione dell'isola, fallito nonostante lo sforzo dovuto all'intervento
promosso dalle Nazioni unite con un piano di pace presentato al Vertice di
Copenaghen del 2002 e con ripetuti inviti alla Turchia affinché mostrasse il suo
interesse per l'avvio dei negoziati di adesione
9
. Proprio a Copenaghen il
Consiglio europeo confermava la sua forte preferenza per l'adesione da parte di
una Cipro unificata e spronava affinché proseguissero i negoziati con l'obiettivo
8
E. Letta, L'allargamento dell'Unione europea, ivi, p.39
9
E. Letta, L'allargamento dell'Unione europea, ivi, p.41
7
di giungere ad una soluzione globale della questione entro il febbraio 2003,
secondo quanto affermato dal Segretario generale delle Nazioni unite. In caso
di soluzione del problema, il Consiglio avrebbe deciso all'unanimità riguardo alle
procedure necessarie per accogliere la comunità turco-cipriota, mentre nel caso
in cui la situazione fosse rimasta invariata, l'applicazione dell'acquis alla parte
settentrionale dell'isola sarebbe stato sospeso fino ad una nuova decisione
presa dal Consiglio su proposta della Commissione, la quale nel frattempo era
invitata a consultarsi con il governo di Cipro per prendere delle iniziative
indirizzate allo sviluppo della parte settentrionale
10
. Anche il recente referendum
del 2004 si è risolto in un insuccesso che ha portato all'ingresso nell'Unione
europea della sola parte greca, esasperando lo scontro tra Grecia e Turchia.
Molti turchi del settore nord di Cipro hanno votato a favore della riunificazione,
mentre 3/4 dei greco-ciprioti ha espresso la sua contrarietà. Per la prima volta
l'Unione accoglie nel suo gruppo uno stato in parte occupato da un esercito
straniero e nonostante le iniziali incertezze ne accetta un ingresso solo parziale
con il proposito di risolvere al più presto la questione. Infatti, già nell'ottobre del
2002, al Consiglio europeo di Bruxelles, era stata stabilita la procedura in caso
di riunificazione dell'isola: un programma che permetterebbe alla parte nord di
adeguarsi rapidamente al contesto europeo grazie allo stanziamento di ben 206
milioni di euro da parte dell'Ue
10
J. Prat, Il vertice europeo di Copenaghen e l'allargamento, "Affari Esteri" 2003, vol. 2, p. 484 - 485