4
In sintesi nel primo capitolo ho introdotto il contesto in cui si inserisce il
Knowledge Management e cioè la società post-capitalistica nella quale la
conoscenza è l’elemento chiave per il successo delle organizzazioni e, in
un’economia globale, è considerata la fonte più rilevante di vantaggio competitivo.
Per questo motivo, un’analisi approfondita è dedicata alle varie caratteristiche e
tipologie della conoscenza e al ruolo che gioca nella vita delle organizzazioni nella
generazione del valore.
Nel secondo capitolo ho analizzato i principali processi che un’organizzazione
moderna deve attuare per sfruttare al meglio la risorsa conoscenza.
Ho descritto il processo di creazione di conoscenza e analizzato i problemi legati
al processo di codifica della conoscenza esplicita e le diverse problematiche
relative all’assimilazione della conoscenza tacita. Nel primo caso la tecnologia
può contribuire notevolmente alla diffusione efficiente e sistematica delle
informazioni attraverso l’utilizzo di moderni sistemi informatici. La conoscenza
tacita, invece, non essendo facilmente codificabile richiede un processo di
assimilazione e trasferimento tramite l’interazione personale.
Ho concluso il secondo capitolo descrivendo le comunità di pratica come gruppo
auto-organizzato fondato da individui che condividono interessi e obiettivi
comuni. La loro forza consiste nel promuovere un apprendimento fra individui
basato sulla condivisione delle esperienze, sull'individuazione delle migliori
pratiche, sull'aiuto reciproco nell'affrontare i problemi quotidiani.
Il terzo capitolo è dedicato allo studio dell’implementazione di un caso pratico di
Knowledge Management: il caso Whirlpool.
Ho descritto le diverse fasi d’evoluzione del progetto cercando di individuare i
cambiamenti culturali e informatici di cui l’organizzazione ha beneficiato.
Il progetto rappresenta un investimento importante per facilitare la condivisione di
conoscenza sia esplicita che tacita. In particolare la fase On Line ha indirizzato la
necessità di codificare ed informatizzare tutte quelle informazioni già disponibili
5
per facilitarne l’utilizzo tramite un accesso veloce ed efficiente ad un sito
appositamente costruito.
La fase Off Line completa il progetto cercando di facilitare l’interazione diretta tra
individui creando nuove occasioni d’incontri e agevolando la comunicazione in
tutti gli avvenimenti aziendali.
6
CAPITOLO 1 Il Knowledge Management
Questo capitolo tratta della conoscenza come risorsa principale per creare valore e
vantaggio competitivo per le organizzazioni. Per tale motivo è data particolare
enfasi alle tipologie e caratteristiche della conoscenza e al processo di conversione
di conoscenza.
Il filone di studi e pratiche manageriali che da alcuni anni si occupano del tema
della gestione e creazione di conoscenza è chiamato “Knowledge Management”.
1.1 Che cos’è il Knowledge Management
E’ ormai diffusa la considerazione che il vantaggio competitivo è oggi
condizionato soprattutto dalla disponibilità di conoscenze, intese principalmente
come informazioni organizzate alla risoluzione di problemi e alla creazione
d’innovazione.
Se questo è vero e se le conoscenze hanno acquisito sempre maggiore importanza
rispetto gli assets tradizionali nel determinare il valore di un’impresa, allora è
necessario prendersi cura di questi nuovi assets così come si è fatto per decenni
con i tradizionali “fattori di produzione”: la terra (vale a dire le risorse naturali), il
lavoro e il capitale. Questo è quanto afferma Drucker
1
che considera la conoscenza
come “la risorsa economica fondamentale della società post-capitalistica”. Per
citare ancora Drucker, il primo a parlare di Knowledge Worker: “il valore oggi è
creato dalla produttività e dall’innovazione, che sono tutte e due applicazioni della
conoscenza al lavoro”
2
. Per la prima volta nella storia dell’uomo, infatti, il capitale
1
P.F. Drucker, Post-Capitalist Society, Butterworth Heinemann 1993
2
La conoscenza dotata di valore competitivo, perno del processo di innovazione, è anche il tema centrale di
Nonaka e Takeuchi in “The knowledge-creating company”, 1995 a cui farò numerosi riferimenti durante il
mio lavoro.
7
e il possesso dei mezzi di produzione avranno sempre meno rilevanza nei
confronti di chi possiede l’intelligenza e la conoscenza del fare. L’uomo, la sua
capacità di fare, le sue competenze sono il vero capitale nella società della
conoscenza.
In merito all’aspetto politico-sociale Toffler
3
considera la conoscenza come il terzo
elemento di quella che viene definita la triade del potere, di cui fanno parte la
ricchezza e la forza. Queste due forze però stanno divenendo anch’esse sempre più
dipendenti dalla conoscenza.
Velocità nell’innovazione, riduzione del time to market, rapidità nel reperimento
dei dati e delle informazioni, creazione di nuove opportunità, risposta alle esigenze
dei clienti sono tutte prestazioni che possono essere enormemente influenzate dalla
gestione della conoscenza.
In questo contesto, il filone di studi e pratiche manageriali che da alcuni anni si
occupano del tema della gestione e creazione di conoscenze è chiamato
“Knowledge Management”(KM)
4
. Karl Wiig coniò il termine nel 1986 alla
conferenza “International Labor Organization”. Da allora numerose sono le
definizioni di KM che sono state date. Eccone alcune:
ξ Il KM è il controllo esplicito e la gestione della conoscenza all’interno di
un’organizzazione volta al raggiungimento degli obiettivi dell’impresa
5
.
ξ Il KM è il processo che permette di fornire la conoscenza utile alle persone
giuste al momento opportuno in modo che si possano prendere le decisioni
migliori
6
.
3
A. Toffler, Knowledge, Wealth and Violence at the Edge of 21
st
Century, Bantam Books, 1990.
4
Durante il mio lavoro userò spesso la sigla KM per indicare “Knowledge Management”.
5
R.Van der Speck, A. Spijkervert, Knowledge Management: Dealing Intelligently with Knowledge, in
“Knowledge Management and Its Itegrative Elements”, 1997.
6
G. Petrash, Managing Knowledge Assets Value, in “Knowledge-Based Leadership Conference”, 1996.
8
ξ Il KM applica approcci sistematici per trovare, capire e usare la conoscenza al
fine di creare valore
7
.
ξ Il KM è la formalizzazione dell’accesso alla conoscenza, all’esperienza e alle
competenze che sono in grado di creare nuove capacità, permettere migliori
risultati, incoraggiare l’innovazione e accrescere il valore per la clientela
8
.
Qui di seguito si vuole dare una definizione che possa essere in grado di
comprendere e sintetizzare i vari aspetti della materia:
Il Knowledge Management è un nuovo modo di pensare all’organizzazione e alla
condivisione delle risorse intellettuali e creative di un’organizzazione. Questa
disciplina ha l’obiettivo di migliorare le performance di un’organizzazione
progettando ed implementando strumenti, processi, sistemi, strutture e culture per
migliorare la creazione, acquisizione, applicazione e sfruttamento delle
conoscenze indispensabili per le operazioni attuali e per il raggiungimento di
vantaggi competitivi futuri. Si basa inoltre sulla creazione di un ambiente in cui gli
individui siano naturalmente incoraggiati a condividere conoscenze. Può, dunque,
essere visto come un processo nel quale le persone sono invitate ad allineare gli
obiettivi e a mettere insieme pezzi d’informazione all’interno e al di fuori dei
confini dell’organizzazione per produrre nuove conoscenze che possano essere
utilizzabili ed utili per il singolo e per l’impresa.
Da queste definizioni emerge che il knowledge management riguarda:
ξ I processi volti a interpretare le informazioni, assegnando loro un valore.
7
C. O’Dell, A Current Review of Knowledge Management Best Practice, in “Conference on Knowledge
Management and The Transfer of Best Practices”, 1996.
8
A. Beckman, A Metodology for Knowledge Management, IASTED 1997.
9
ξ I processi di creazione di nuova conoscenza organizzativa che permettano
all’azienda di affrontare il futuro innovando in via continuativa.
ξ La componente relativa alla gestione delle risorse umane e degli aspetti
culturali.
Tre prospettive possono aiutare a capire le ragioni di questo crescente interesse per
la gestione della conoscenza:
ξ Dal punto di vista strategico l’allargamento dei mercati e della concorrenza
porta le imprese, specie quelle dei paesi avanzati, a competere su fattori di
“intelligenza”e d’innovazione di prodotto; la capacità critica diventa allora
quella di saper gestire e valorizzare al meglio il patrimonio di conoscenza,
facilitandone l’assimilazione, la creazione, la condivisione e la capitalizzazione
per il futuro.
ξ In ottica organizzativa la gestione della conoscenza può essere interpretata
come un’esigenza imprescindibile di risposta all’emergere di modelli
organizzativi che, facendo ricorso al lavoro flessibile e ad appartenenze
temporanee e multiple, limitano l’efficacia dei meccanismi tradizionali per lo
sviluppo e la condivisione della conoscenza tra le persone.
Questo è dovuto alla minore esposizione al sapere funzionale e gli individui
devono preoccuparsi del loro sviluppo professionale.
ξ Dal punto di vista tecnologico, infine, l’importanza della gestione della
conoscenza deriva dalla crescente disponibilità di strumenti a supporto del
trattamento dell’informazione e della comunicazione che creano nuove
opportunità e sfide.