- 2 -
INTRODUZIONE
Il corso di “Storia delle Arti in Età Moderna” tenuto dalla Prof. Mimma
Pasculli Ferrara, che ebbi la felice occasione di frequentare nell’Anno
Accademico 2017-2018, ha posto nel dovuto rilievo il patrimonio d’arte della
nostra regione, spesso ingiustamente trascurato, inserendolo nell’ambito delle
grandi correnti artistiche nazionali ed europee. In particolare, il tema degli altari
marmorei, largamente diffusi in Puglia durante il periodo barocco (ma anche nel
periodo successivo, sino ai primi anni del Novecento), è stato di estremo interesse;
inoltre, avendo lo scrivente una forte predilezione per l’architettura del primo
Novecento (afferente alle correnti artistiche che sogliono riunirsi sotto l’etichetta
comune di “Eclettismo”), ho rivolto l’attenzione verso manufatti che, pur non
raggiungendo i virtuosismi dell’età barocca, costituiscono importante
testimonianza d’arte d’un periodo spesso misconosciuto (paradossalmente, direi,
visto il breve lasso di tempo che ci separa da tali opere: appena due o tre
generazioni, quindi praticamente nulla nell’arco millenario della storia umana).
La familiarità con l’architetto Cesare Augusto Corradini, noto per le sue opere
che hanno dato lustro alla nostra città (in primis il quartiere della Fiera del
Levante, sua opera più nota, ma anche i raffinati interni del Palazzo Fizzarotti), mi
ha condotto ad orientare la mia ricerca sugli altari progettati da questo architetto,
nato a Roma ma “barese” d’adozione, in quanto le sue opere maggiori sono nella
nostra città, dove ebbe il suo studio professionale e dove morì.
Nel Capitolo I viene esposta la vita del Corradini, “architetto illustre e geniale”,
nonché il regesto cronologico delle sue opere e la sua fortuna critica (si potrebbe
parlare anzi di “sfortuna” critica, visto il cinquantennale oblio in cui cadde dopo la
morte), dal trasferimento a Bari al seguito del Bernich sino alla dipartita: la data di
morte era sinora ignota, ed oggi grazie alle ricerche emerografiche effettuate dallo
scrivente, è stato possibile reperirla (16 aprile 1932).
Nel Capitolo II lo studio si focalizza sugli altari disegnati dal Corradini: due a
Triggiano, entrambi nella Chiesa di S. Maria Veterana, l’altro a Bari nella Chiesa
di S. Giuseppe (su quest’ultimo, come verrà precisato nell’ambito della Tesi, i
pareri sull’effettiva paternità sono discordi).
L’attività del Corradini fu estremamente varia e multiforme: dal progetto di un
intero quartiere (quello della Fiera del Levante) al disegno di elementi d’arredo
(arredo liturgico, come nel caso degli altari che verranno esaminati), ricordando il
motto giovannoniano “dal capitello alla città”.
- 3 -
Sinora non sono stati pubblicati studi monografici sul Corradini, il che in un
certo senso può stupire, vista la mole di studi esistenti su altri protagonisti
dell’architettura barese: l’architetto Saverio Dioguardi senza dubbio ha meritato
l’attenzione critica che ha avuto, essendo stato il grande e indiscusso protagonista
del Novecento barese. Tuttavia, se Dioguardi fu protagonista a Bari dagli anni
Trenta agli anni Cinquanta, leggendo le cronache dell’epoca possiamo renderci
conto di come, nel trentennio precedente, tale ruolo sia stato ricoperto da Cesare
Augusto Corradini. E se in gioventù il Dioguardi ebbe un’unica occasione di
collaborare col vecchio maestro Corradini (la decorazione della Sala da ballo
“Taverna Rossa” nel 1914), le loro strade erano destinate ad incrociarsi: fu infatti
proprio Dioguardi ad attuare la sistemazione della Chiesa di S. Ferdinando,
secondo il nuovo stile “novecentista”, quella sistemazione che Corradini (con
l’ingegner Veccia) aveva pensato venti anni prima in stile neorinascimentale con
accenti manieristici; e fu ancora Dioguardi che, dopo aver perso in favore di
Corradini l’occasione progettuale della Fiera del Levante, ne continuerà l’opera,
progettandone l’ampliamento (con l’ingresso secondario, dagli accenti futuristi) e
vari importanti padiglioni.
Speriamo che in futuro nuovi studi possano portare ad approfondire
ulteriormente la figura di questo notevole professionista dell’Eclettismo,
dimenticato anche a causa della scomparsa di molte sue opere.
- 4 -
CAPITOLO I
CESARE AUGUSTO CORRADINI
LA VITA E L’OPERA
Tra gli esponenti della corrente neo-eclettica ebbe notevole rilievo in Puglia
l’Architetto Commendatore Cesare Augusto Corradini (Roma 1860 - Bari
1932), che operò prevalentemente a Bari, dove ebbe il suo studio alla v. Melo n.
192
(1)
. Da Roma si trasferì definitivamente a Bari nel 1905, al seguito del suo
amico e maestro Ettore Bernich (col quale avrebbe collaborato nella redazione di
alcuni dettagli decorativi “minori” per opere romane, stando a ricordi tramandati
dalla sua famiglia), chiamato a progettare la residenza del banchiere Emanuele
Fizzarotti. Nello studio del Corradini lavorò come collaboratore l’Ing. Rodolfo de
Sario (Napoli 4 giugno 1900 - Terlizzi, Bari 16 agosto 1948), suo nipote acquisito
dopo il matrimonio (1911) con la di lui zia Teresa Lamparelli, dalla quale ebbe
due figli, Lucio (Roma 1912 - Torino?) e Lidia (Roma 1915-94). Il Corradini era
diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma (1885), e, come molti altri
“professori di disegno” (era anche pittore), acquisì il titolo di architetto (1926)
usufruendo della cosiddetta “Sanatoria Calza Bini”
(2)
.
(1) Tutti i dati sulla vita del Corradini, sono stati raccolti dallo scrivente collazionando disparate fonti
bibliografiche, emerografiche ed archivistiche, nonché raccogliendo la testimonianza di un’erede dell’Artista,
la N. D. Mercedes Tomasini Corradini (in particolare sulla vita e sul periodo romano) e di un’erede del suo
collaboratore di studio Rodolfo de Sario, la N. D. Anna Maria de Sario (Firenze 1913 - Bari 2000). Altre
notizie sulle commissioni al Corrradini da parte del noto banchiere Emanuele Fizzarotti rivengono dalla
testimonianza della Dott.ssa Santa Fizzarotti, sua discendente. Tutte le notizie per le quali non è citata la fonte
bibliografica, emerografica o archivistica, si ritengono provenienti dalla testimonianza diretta degli eredi.
(2) La cosiddetta “Sanatoria Calza Bini” (1926) fu un provvedimento legislativo il cui fautore fu il Prof.
Arch. Alberto Calza Bini (Roma 1881-1957) creatore del Sindacato Fascista Architetti: in base ad esso,
potevano essere accolti nell’Albo professionale anche i vecchi diplomati in “disegno architettonico ed ornato”
delle Accademie di Belle Arti (in quanto nelle Università non esistevano le facoltà di Architettura, la prima fu
fondata a Roma da Gustavo Giovannoni nel 1923). Cfr. Legge n. 1395 del 24 giugno 1923 («Tutela del titolo
e dell’esercizio professionale degli ingegneri e degli architetti», in Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n.
167, 17 luglio 1923) e R. D. 23 ottobre 1925, n. 2537 («Approvazione del regolamento per le professioni di
ingegnere e di architetto», in Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, n. 37, 15 febbraio 1926). Sul personale
coinvolgimento “politico” dell’architetto Calza Bini nell’operazione, cfr. S. CATALANO, Alberto Calza Bini
architetto (1881-1957), Tesi di Dottorato, Università di Palermo - Dipartimento di Architettura, A. A. 2010-
2011, p. 46.
- 5 -
Come molti altri suoi colleghi in quell’epoca, si affiliò alla massoneria, molto
probabilmente poco tempo dopo aver terminati gli studi, quindi negli anni intorno
al penultimo decennio del sec. XIX
(3)
. Il suo apprendistato avvenne, come è stato
dianzi accennato, presso lo studio del noto architetto Ettore Bernich, che lo
indirizzò verso l’eclettismo, allora in auge: a Roma in quel periodo, oltre al
Bernich, si distinsero architetti come Gaetano Koch, Pio Piacentini e Manfredo
Manfredi (impegnati nel grandioso cantiere del Vittoriano, progettato da Giuseppe
Sacconi).
Figura 1. Cesare Augusto Corradini [foto 1930, per gentile concessione Mercedes Tomasini Corradini].
(3) Erano affiliati alla massoneria i più importanti architetti del periodo: emblematico il caso di Cesare
Bazzani (Roma 1873-1939), anch’egli vicino alla monarchia (il padre Luigi Bazzani, pittore di successo, era
stato insegnante di disegno del futuro Re Vittorio Emanuele III). Cfr. C. GIORGINI - W. TOCCHI, Cesare
Bazzani. Un accademico d’Italia, Perugia 1988. Non esistono però prove documentarie dell’affiliazione del
Corradini, a parte le testimonianze delle fonti dirette precedentemente citate (ossia N. D. Mercedes Tomasini
Corradini, erede Corradini; N. D. Anna Maria de Sario, erede De Sario; Dott.ssa Santa Fizzarotti, erede
Fizzarotti: quest’ultima fonte, conferma il fatto che Corradini fosse massone, ma nega l’affiliazione del
banchiere Emanuele Fizzarotti, a suo dire devoto cattolico); questo a causa delle leggi promulgate dal
Fascismo contro la massoneria. “Il 22 novembre 1925 il Gran Maestro Maurizio Torrignani ordinò alle Logge
di nascondere o distruggere gli archivi al fine di tutelare i circa venticinquemila fratelli di fronte alla legge”
[M. DE SANTIS, I corvi. Per una Storia della Massoneria in Terra di Bari, Bari 2013, cit. in T. A.
GALIANI, Architetture otto-novecentesche ad Alberobello. Percorsi apotropaici, religiosi e massonici,
Fasano 2018, p. 133]. Corradini, come il precedentemente ricordato Cesare Bazzani, non ebbe tuttavia alcuna
difficoltà di “inserimento” nel nuovo ordine sociale: infatti, come vedremo nel seguito, celebrerà più volte il
Regime, arrivando persino a disegnare la Lapide commemorativa della Marcia su Roma. Si iscrisse al PNF
probabilmente nello stesso anno, il 1923 (molti massoni aderirono al Regime: il caso più eclatante è quello
del quadrumviro della Rivoluzione fascista Cesare Maria De Vecchi).
- 6 -
Nella capitale del Montenegro Cettigne, il Re Nicola I (1841-1921) - che come
vedremo in seguito era, tramite sua figlia la Principessa Elena, in rapporti
amichevoli con Bernich e Corradini - gli diede l’incarico di progettare e realizzare
il Palazzo del Parlamento (1909-10) [oggi Museo Nazionale del Montenegro] in
stile neorinascimentale con accenti manieristi e barocchi: la prima pietra venne
posta il 7 giugno 1909 e l’inaugurazione avvenne con solenne cerimonia il 15
agosto 1910. Nell’esecuzione, si avvalse della collaborazione del pittore
decoratore Francesco Rega (Terlizzi 1879 - Bari 1970), imparentatosi con la
Famiglia Lamparelli (suo figlio aveva sposato Carla, figlia di Teodoro Lamparelli,
che a sua volta era il fratello di Teresa, moglie di Cesare Augusto). A Cettigne
realizzò anche: la ristrutturazione del Palazzo Reale, la Chiesa di S. Antonio da
Padova (1903), nonché le sedi dell’Ambasciata d’Italia (1908-10) oggi Biblioteca
Nazionale, dell’Ambasciata di Russia (1903; decorazioni plastiche di Giuseppe
Schettini di Turi), e dell’Ambasciata d’Austria-Ungheria (1914); progettò inoltre
il Piano Regolatore
(4)
. La progettazione e la realizzazione degli edifici più
rappresentativi della capitale di un nuovo Stato diedero all’architetto una
rinomanza internazionale.
Figura 2. Arch. Cesare Augusto Corradini, Palazzo del Parlamento, Cettigne (Montenegro), 1909-10 [Foto
1910 dell’edificio in fase di costruzione, per gentile concessione Mercedes Tomasini Corradini].
(4) Cfr. Vladin dom. Zgrada vlade u Kraljevini Crnoj Gori opština Cetinje, Cetinje 2004, p. 2; AA. VV.,
Parliament of Montenegro. History, Podgorica 2006, p. 10.