Introduzione
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la programmazione televisiva, si rivolge ad un uditorio particolare, quello degli
italiani nel mondo.
Questo tipo di approccio, sostenuto dalla ricerca statistica e dall’esperienza
personale, ha permesso, si spera, di dare un senso al caso di Rai International,
unico nel suo genere nel panorama televisivo italiano.
Nello specifico, la prima parte del Capitolo I è stata dedicata all’evoluzione delle
singole testate giornalistiche, Notiziari e Servizi Giornalistici per l’Estero nel
1962 e Direzione Estero nel 1975, che hanno concorso all’assestarsi della
struttura odierna di Rai International. Una ricostruzione storica dunque resa
possibile, data la scarsità delle fonti critiche sull’argomento, da una ricerca basata
sulla raccolta di documenti fatta sul campo. Tale materiale è stato prezioso
supporto anche per l’elaborazione della seconda parte del capitolo in cui è stata
proposta una descrizione delle dinamiche organizzative e distributive
dell’emittente, fornendo un ritratto globale del suo uditorio, gli italiani nel
mondo.
Il Capitolo II sviluppa lo spunto iniziale da cui è partito questo lavoro
soffermandosi sull’attività primaria di ogni network televisivo, ovvero la scrittura
del palinsesto inteso come l’insieme dei programmi audiovisivi organizzati in
una griglia temporale. Affrontare il discorso palinsestuale nella sua forma, nei
suoi contenuti e nelle sue logiche, sempre attraverso il punto di vista privilegiato
della retorica come forma di analisi, ha consentito un approfondimento delle
dinamiche televisive non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto semiotico,
per comprendere i linguaggi sottesi alle logiche del canale. Le fasi che
concorrono all’elaborazione di un discorso persuasivo – inventio, dispositio,
elocutio, memoria, pronuntiatio o actio – sono servite da schema di analisi alla
produzione del discorso palinsestuale di Rai International. É in questa sezione
che si sono conseguentemente trattate queste cinque fasi dell’elaborazione
retorica come criteri imprescindibili per ottenere l’efficacia delle dinamiche tra
oratore e uditorio, criteri recuperati e rimodellati alla luce del significato che essi
assumono nella programmazione odierna di Rai International.
L'Italia vista attraverso la televisione: l'esperienza di Rai International
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Il Capitolo III ha infine come oggetto d’indagine il web. Negli ultimi anni lo
sviluppo di internet e dei new media ha indotto i principali broadcaster italiani e
internazionali a sfruttare la rete come piattaforma di lancio e di promozione per
le proprie attività televisive e radiofoniche, nonché come strumento per
incrementare la comunicazione e il dialogo con il pubblico. Per questo l’ultimo
capitolo è stato dedicato al posizionamento on-line di Rai International affrontato
attraverso un’analisi degli strumenti interattivi e dei percorsi multimediali
progettati all’interno del suo sito web al fine di consentire, si spera,
un’interazione con il proprio pubblico e di promuovere con un apposito portale
multimediale, Italica, la diffusione della lingua e della cultura italiana nel
mondo.
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L'Italia vista attraverso la televisione: l'esperienza di Rai International
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I CAPITOLO
Un filo diretto tra l’Italia e il mondo: RAI da impresa nazionale
a internazionale
Rai International è l’unico canale italiano che offre un servizio televisivo
internazionale; i suoi programmi sono visti in tutto il mondo da milioni di
italiani che per ragioni diverse hanno lasciato la madrepatria e ne sono
ugualmente legati, nonché da coloro che nutrono una semplice curiosità per il
nostro paese. L’emittente ripropone nel proprio palinsesto i programmi della
Rai nazionale, completando l’offerta con programmi prodotti internamente.
Rai International si pone quindi come l’occhio privilegiato del panorama
televisivo italiano all’estero, ma la sua nascita e la sua espansione si sono
sviluppati seguendo un percorso lento che affonda le sue radici fin dalla nascita
dell’emittente pubblica nazionale.
Si è scelto dunque, in questo primo capitolo, un approccio storico al fine di
ripercorre le tappe fondamentali dei quarant’anni che hanno separato la prima
messa in onda radiotelevisiva italiana, datata 3 gennaio 1954, dalla nascita
dell’emittente internazionale a metà degli anni Novanta.
L’analisi storica è fondamentale per capire le evoluzioni che hanno portato al
consolidamento dell’emittente che, dal 30 marzo del 2008, viene diffusa con il
nome di Raitalia, ma che per comodità continueremo a chiamare Rai
International.
Del resto, le testate che hanno concorso alla formazione di Rai International nel
corso degli anni, i Notiziari e Servizi Giornalistici per l’Estero e la Direzione
Estero (riconosciuta come DE), identificano e descrivono due modelli di
redazioni giornalistiche precedenti l’odierna emittente.
I Capitolo
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L’attendibilità della ricostruzione storica è arricchita dalle testimonianze dei
direttori e dei vice-direttori che si sono susseguiti in quegli anni, racconti e
aneddoti contenuti nel volume curato dal giornalista Augusto Milana: Rai
International, 40 anni. Una Storia (2003).
Di fondamentale supporto anche le delucidazioni e gli approfondimenti forniti
da Rita Basmagian, responsabile di programmazione della sede Rai di New
York, grazie ai quali si è successivamente proceduto ad indagare l’attuale
struttura della testata e i criteri soggiacenti la diffusione e la distribuzione del
suo segnale nel mondo.
Un passaggio da un approccio storico ad uno sociologico dunque, conclusosi
con un ritratto globale del pubblico televisivo di Rai International esaminato da
un punto di vista retorico, come approfondito nell’introduzione.
1.1. 1962, la redazione dei Notiziari e Servizi Giornalistici per
l’estero
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Dipartimento
per l’Informazione e l’Editoria, è l’istituzione che fino agli anni Sessanta ha
gestito la produzione e la diffusione dei programmi per le comunità di italiani
all’estero. Solo il 30 marzo del 1962 l’incarico è stato affidato alla Rai dando
vita alla redazione dei Notiziari e Servizi Giornalistici per l’Estero (Grasso
1992¹; 2004).
I generi di cui si occupava comprendevano i notiziari radiofonici in onda corta,
i programmi culturali in onda media all’interno del flusso di programmazione
notturna nazionale e i notiziari televisivi destinati a svariate stazioni del globo.
La loro produzione e la loro diffusione era gestita da una sola redazione che
non operò mai autonomamente, rimanendo alle dipendenze della direzione
centrale dei servizi giornalistici della RAI fino alla costituzione della DE
(1975).
L'Italia vista attraverso la televisione: l'esperienza di Rai International
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Appare così evidente che i pilastri portanti della programmazione per l’estero
erano il genere del notiziario e quello culturale, proprio in accordo con quella
che Umberto Eco in uno scritto del 1983 definisce paleotelevisione, ovvero la
televisione pedagogica delle origini, contraddistinta da un palinsesto con rigidi
confini di genere. Anche lo studioso inglese dei media John Ellis, citato nel
volume di Aldo Grasso e Massimo Scaglioni Che cos'è la televisione in cui si
ripercorrono le tappe fondamentali dell’evoluzione della televisione italiana,
descrive le peculiarità di questo periodo utilizzando il termine “età della
scarsità” con riferimento “all’avvento della tv nel contesto domestico e con il
suo decollo come principale e più popolare mezzo di intrattenimento e di
informazione caratterizzato da una limitata offerta destinata ad un pubblico di
massa” (2003: 58).
Nel volume RAI International 40 anni. Una storia 1963 – 2003 (2003), è stato
Luigi Bencetti (vicedirettore della direzione per l’estero fino al 1998) a
sottolineare l’importanza di questa funzione educativa e a descrive il genere
televisivo culturale come l’insieme di
programmi e rubriche di divulgazione riferibili ai più disparati campi
della cultura (spettacolo, narrativa, letteratura, poesia, scienza, storia,
folklore, ecc.) oltre a parecchie altre trasmissioni di carattere
ricreativo, assistenziale e vario che la RAI realizza al fine di
diffondere l’arte e la cultura italiana e di mantenere i legami tra l’Italia
e i suoi figli sparsi nel mondo (Bencetti 2003: 110).
La presenza di notiziari nell’offerta della redazione affonda le radici nelle
aspettative evidenziate al momento dell’inaugurazione del canale nazionale.
Paolo Mancini, professore di sociologia delle comunicazioni presso
l’Università di Perugia e autore di svariati libri sul rapporto tra media e politica,
in Il sistema fragile (2000¹; 2002) sostiene che la vocazione educatrice e
pedagogica della televisione delle origini è il risultato di un’influenza di
matrice democristiana che la caratterizza fino al 1975. Questo sembrerebbe
giustificare l’investimento in tutta una serie di programmi di divulgazione e
I Capitolo
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l’inserimento, anche in quelli di evasione, di elementi di erudizione con quiz e
varietà che cercano di aprire gli orizzonti culturali di un pubblico italiano
scarsamente scolarizzato. Ad esempio, per tutti gli anni Sessanta e Settanta
l’unico genere di programmi fruibili per gli italiani negli Stati Uniti era il
notiziario. Andava in onda solo per un totale di due ore a settimana e poteva
essere visto su un canale spagnolo del New Jersey, WNJU-Tv Channel 47. Nel
1984 la programmazione aumentò fino a cinque ore e mezza e solo nel 1986
arrivò a coprire diciassette ore settimanali accessibili su un canale pubblico di
New York, WNYC-31. L’offerta televisiva era caratterizzata da un telegiornale
serale inviato via satellite da Roma (il TG1 e il TG2 si alternavano ogni sei
mesi), da una partita di calcio di serie A, da programmi culturali e da un
notiziario locale prodotto negli studi di RAI Corporation.
Come affermato in precedenza, uno dei compiti della redazione era la
produzione e la diffusione di trasmissioni radiofoniche in onda corta, ovvero
l’insieme di programmi appositamente redatti per l’estero. Esistevano due tipi
differenti di notiziari: quelli scritti in italiano per i connazionali all’estero e
quelli prodotti in ventisei lingue, che come riporta Roberto Morrione, dirigente
di Rai International dal 1996 al 1999, erano indirizzati ad un pubblico
“interessato o interessabile all’Italia e al suo sistema di valori, culture, stile di
vita, beni artistici e paesaggistici, creatività e prodotti” (Morrione 2003: 129).
I programmi in onda corta erano diffusi in Europa e nelle Americhe tramite:
ξ una collaborazione con radio nazionali estere;
ξ delle istituzioni della RAI presenti in città estere che ne gestivano la
diffusione;
ξ delle stazioni radiofoniche private.
In Europa la diffusione di programmi italiani avveniva tramite l’affitto di
determinati spazi all’interno della programmazione radiofonica di radio
nazionali estere. Alcune di queste erano: Radio Parigi, Radio Liegi, BBC,
Radio Luxemburgo, Radio Colonia, Radio Francoforte, Radio Monaco e la
stazione di Hilversum per i Paesi Bassi. I connazionali che vivevano e
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lavoravano in Europa ebbero così la possibilità di seguire programmi in lingua
italiana su onde medie o su modulazione di frequenza, cioè perfettamente
chiare ed accessibili da ogni apparecchio ricevente (Milana 2003).
Nel Nord e nel Sud dell’America, la diffusione era ed è gestita anche oggi da
RAI Corporation nella sua sede centrale di New York e nel suo ufficio a
Montevideo, nell’Uruguay. La sede di New York organizza la diffusione di
programmi televisivi italiani tramite l’affitto di spazi nel tempo d’antenna di
canali pubblici americani; l’Ufficio di Montevideo distribuisce cassette con
programmi italiani per l’estero a tutte le istituzioni sudamericane che non sono
in grado di ricevere il segnale satellitare.
Le stazioni radiofoniche private estere hanno sicuramente rivestito un ruolo
fondamentale nella diffusione di programmi italiani. Esse si sono affiancate
alle radiotrasmissioni per l’estero dall’Italia e hanno operato in modo più
persuasivo ed efficace di queste ultime in quanto lavoravano a stretto contatto
con le collettività italiane in loco. Nulla si sa di preciso sul contenuto dei
programmi trasmessi perché, nonostante la RAI fornisse assistenza tecnica, le
stazioni svolgevano una libera attività, non sottoposta al controllo delle
rappresentanze diplomatiche italiane. La tabella qui di seguito, mostra la
diffusione delle stazioni radiofoniche che trasmettono programmi in lingua
italiana.