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RIASSUNTO
L‟argomento che si è scelto di trattare in questo elaborato
è la malnutrizione nella persona anziana ed il ruolo che
l‟infermiere ha nella valutazione dello stato nutrizionale e
nell‟identificazione delle persone malnutrite.
Dato che questa problematica provoca conseguenze
clinicamente rilevanti nel soggetto, quali l‟aumento delle
infezioni, l‟insorgenza di lesioni da pressione, l‟aumento
della durata della degenza e della mortalità, diventa
necessaria una rapida identificazione di chi è malnutrito od
a rischio di malnutrizione.
In letteratura esistono numerosi strumenti di valutazione
nutrizionale utilizzabili dall‟infermiere. In questa trattazione
si è deciso di analizzare e confrontare due strumenti di
screening nutrizionale, con lo scopo di decidere quale tra i
due sia più valido e ragionevolmente utilizzabile
dall‟infermiere. Gli strumenti confrontati sono: il Mini
Nutritional Assessment ed il Malnutrition Screening Tool. Il
primo strumento viene indicato in letteratura come
specifico per il soggetto anziano, mentre il secondo, più
semplice, rapido e quindi attuabile in un contesto di carico
lavorativo elevato, può essere applicato ad ogni tipo di
popolazione.
Per reperire il materiale di ricerca, sono state utilizzate
come banche dati principali Pubmed e Cinahl.
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Le parole chiave utilizzate per effettuare la ricerca sono
state: Malnutrizione, Mini Nutritional Assessment,
Malnutrition Universal Screening Tool, Anziano.
Sono stati quindi analizzati e selezionati tutti gli articoli
accessibili, principalmente da Pubmed, seguendo criteri di
inclusione ed esclusione specificati nel terzo capitolo.
Si è proceduto cercando di osservare la metodologia di
ricerca degli studi: sono stati utilizzati studi primari
osservazionali (considerandone materiali e metodi,
risultati, discussione e conclusioni) e studi secondari come
revisioni della letteratura sistematiche.
Per rispondere al quesito di ricerca ci si è riferiti
principalmente a studi di sensibilità e specificità e studi di
coorte.
A questo punto, dopo la revisione degli indici statistici
d‟interesse, è stata costruita una tabella che in seguito
utilizzata come strumento guida nell‟analisi degli articoli e
nell‟estrapolazione dei dati. Non sempre è stato possibile
attenersi a tale tabella a causa delle diverse modalità con
cui i singoli lavori hanno riportato i risultati talvolta difformi
da studio a studio, talvolta in maniera parziale.
Con la sintesi dei risultati dei singoli studi, si è poi
concluso che i due strumenti si sono rivelati accurati e
precisi in maniera pressoché sovrapponibile.
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INTRODUZIONE
La scelta dell‟argomento di questo elaborato nasce da
un‟unione tra l‟esperienza diretta avuta durante il tirocinio
e un interesse personale per l‟argomento nutrizione.
Il tema della malnutrizione ospedaliera, oltre al rilievo che
sta avendo nella documentazione scientifico sanitaria, è
una situazione che si è presentata diverse volte alla mia
attenzione in maniera diretta, principalmente nei pazienti
anziani: l‟inappetenza che si riproponeva ad ogni pasto e
le evidenti dimostrazioni fisiche di uno stato nutrizionale
carente, hanno suscitato interesse per quanto riguarda le
implicazioni che questa realtà ha nell‟agire dell‟infermiere.
La malnutrizione proteico energetica (PEM) in ambito
ospedaliero è un argomento documentato in letteratura da
molti anni.
Dalla letteratura si evince tuttavia che, sebbene
rappresenti un bisogno appartenente a tutti i modelli teorici
di riferimento dell‟infermieristica, il cui mancato
soddisfacimento incide negativamente sullo stato di salute
del soggetto, rimane nella realtà ospedaliera un aspetto
scarsamente considerato come considera l‟articolo di
Morsica del 2005.
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La SINPE (società italiana nutrizione parenterale enterale)
nel 2002 affermò che la malnutrizione è una condizione di
alterazione funzionale, strutturale e di sviluppo
dell‟organismo conseguente allo squilibrio tra fabbisogni,
introiti ed utilizzazione dei nutrienti, tale da comportare un
eccesso di morbilità e mortalità o un‟alterazione della
qualità della vita.
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Nel paziente ospedalizzato la malnutrizione è la risultante
di un deficit, acuto o cronico, sia di calorie (substrati
energetici) che di proteine (substrati plastici) che
configurano il quadro della cosiddetta Malnutrizione
Proteico Energetica.
La prevalenza della malnutrizione proteico energetica nei
pazienti ospedalizzati è di circa il 40-50% e tende ad
aumentare nel corso del ricovero, come riporta Sileo nel
2008.
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Green nel suo articolo del 2006
scrive che un buono stato
nutrizionale è essenziale per promuovere la buona salute
e prevenire malattie nei soggetti anziani.
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Questo
problema clinico il più delle volte è conseguenza di una
patologia di base e quindi una situazione che tende al
peggioramento nel paziente istituzionalizzato. I soggetti
più colpiti sono proprio gli anziani per i quali sono accertati
aumenti della morbilità e della mortalità associati ad un
prolungamento del ricovero.
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Le possibili cause di questo aggravarsi sono molteplici e
differenziate. Un semplice ricovero per accertamenti può
provocare ansia e di conseguenza un aumento del
catabolismo; malattie organiche anche latenti e la
conseguente assunzione di farmaci incidono sul
manifestarsi di sintomi che riducono l‟appetito. Interventi
chirurgici o trattamenti ugualmente cruenti con tutta la
diagnostica che li precede, richiedente spesso digiuni
ripetuti e prolungati, sono tutti fattori con una incidenza
negativa sullo stato nutrizionale.
Lo stesso ricovero aggrava frequentemente lo stato di
nutrizione o di malnutrizione, se già presente: lo si può
evincere sia da una semplice osservazione nelle unità
operative delle aziende ospedaliere, che dalla letteratura.
A tal proposito, citando il trattato di medicina interna di
Crepaldi
del 2002, si può illustrare questa situazione come
segue:“….spesso i pazienti, in assenza di qualsiasi introito
energetico azotato, vengono trattati unicamente con
infusioni di elettroliti e glucosio a basse concentrazioni e
una tale situazione di digiuno o semidigiuno, se protratta
per oltre 5-7 giorni (o anche 2-3 giorni in presenza di
grave stato catabolico e/o di una preesistente
malnutrizione), può avere pesanti ripercussioni sulla
prognosi dei pazienti e deve essere evitata”.
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È proprio l‟anziano il soggetto più sensibile a questa
condizione e la stessa popolazione anziana è destinata a
crescere come riporta nel suo libro Cristini nel 2005
:
“La rivoluzione silenziosa”, così durante la seconda
assemblea mondiale sull‟invecchiamento (tenutasi a
Madrid nel 2002) Kofi Annan, ex segretario delle nazioni
unite, ha definito il progressivo ed inarrestabile
invecchiamento della popolazione mondiale.
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Si pensa che tale sconvolgimento silente porterà ad
un‟inversione demografica senza precedenti nella storia
dell‟umanità. Previsioni demografiche evidenziano che la
popolazione tenderà gradualmente ad invecchiare nel
corso degli anni. Tra le diverse ipotesi possono essere
colte al più delle sfumature, ma non delle sostanziali
differenze riguardo alla crescita della popolazione anziana
come afferma l‟Istat nelle sue previsioni demografiche del
2007
(in questa sede viene convenzionalmente
considerata come popolazione anziana quella dai 65 anni
in su ).
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L‟aspetto in assoluto più certo di tutte le previsioni
è il suo progressivo e inarrestabile incremento, tanto in
termini assoluti quanto relativi. I numeri assoluti dicono
che, rispetto agli attuali 11,8 milioni, gli anziani
ammonteranno entro il 2051 tra i 18,3 milioni ed i 20,3
milioni. Sempre citando l‟Istat: gli ultra 64enni, oggi pari al
19,9% del totale (1 anziano ogni 5 residenti), perverranno
al 33% nel 2051 (1 anziano ogni tre residenti).
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Con l‟invecchiare della popolazione, cresce in misura
esponenziale il numero delle persone molto anziane.
Secondo lo scenario centrale i cosiddetti “grandi vecchi”
(convenzionalmente individui di 85 anni e oltre) passano
da 1,3 milioni nel 2007 a 4,8 milioni nel 2051, per una
proporzione che aumenta dal 2,3% al 7,8%.
Anche se l‟opinione che la vecchiaia sia una condizione
ineluttabilmente accompagnata da patologia non è più
attualmente sostenuta, non si può negare che un aspetto
tipico della senilità sia la fragilità, la minore autosufficienza
e la minore disponibilità economica. Con il progredire degli
anni si riduce il margine di sicurezza biologico, si
modificano le funzionalità; il sistema immunitario appare
meno efficiente, aumentano i tempi di recupero, il
metabolismo stesso si riadatta a nuovi equilibri e ritmi.
Aumentano le possibilità di incorrere in patologie
debilitanti come in particolare le demenze. Questi sono
tutti fattori che portano l‟anziano ad essere facilmente a
rischio di uno stato nutrizionale deficitario, ancor prima
che pervenga all‟attenzione del reparto di ricovero.
Come riportato in una revisione della Cochrane
Collaboration del 2008, l'aumento della lunghezza della
degenza ospedaliera è associato alla malnutrizione ed
esiste una presenza di quest‟ultima in una sostanziale
proporzione di pazienti, sia durante la degenza in
ospedale che al momento del ricovero, negli Stati Uniti,
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Norvegia, Irlanda, Regno Unito, Svezia, Paesi Bassi e
l'Australia.
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Questo è un problema particolare per gli anziani, dato che
i dati dimostrano essere proprio loro più a rischio di
malnutrizione di altri e che oltre il 40% della popolazione
ospedaliera è proprio costituita da persone ultra
sessantacinquenni (riportanti spesso periodi di malattia
e degenza ospedaliera maggiori rispetto al resto della
popolazione).
Se la malnutrizione spesso è conseguenza di una
patologia, è anche vero che di per sé è in grado di
peggiorare la malattia di base. È stata definita “la malattia
nella malattia”, capace di comportare enormi conseguenze
che si riversano sfavorevolmente sul ripristino dello stato
di salute del paziente.
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Come riportato in un articolo di
Kagansky del 2005,
uno stato nutrizionale povero negli
anziani è associato a numerosi fattori che includono il
declino cognitivo e funzionale, malattie croniche, farmaci,
scarsa dentizione, isolamento e talvolta anche povertà.
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L‟ospedale rappresenta quindi un ambito rilevante per
l‟assistenza infermieristica al bisogno di alimentazione.
In Inghilterra ed in Galles il Service framework for older
people, afferma che lo screening di rischio nutrizionale
dovrebbe essere attuato per coloro che manifestano
caratteristiche preoccupanti in questo ambito.
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In Scozia lo screening nutrizionale e la valutazione degli
anziani sono portate avanti dal Nursing practice
development unit, dove è indicato che lo stato nutrizionale
dovrebbe essere sottoposto all‟attenzione dell‟infermiere
subito dopo aver ricoverato il paziente.
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Come risulta dallo studio di Morsica del 2005, spesso le
metodologie e gli strumenti per l‟approccio al problema
nutrizionale del paziente ospedalizzato risultano
inadeguati ed insufficienti, ed in tale contesto gli infermieri
dichiarano una parziale autonomia di fronte a situazioni
per le quali ogni decisione è ancora detenuta dal medico.
1
Molto deve essere fatto in materia di metodi, di
individuazione precoce e monitoraggio correlati alla
malnutrizione. È importante inoltre rendere il personale
sanitario, sensibile a questa tematica.
Da qui la necessità di trovare uno strumento valido per la
valutazione repentina di rischio di malnutrizione. Lo
screening nutrizionale negli adulti più anziani è
estremamente difficoltoso e le carenze degli attuali
strumenti di screening non rendono il problema più
semplice. Alcuni dei metodi di screening possono essere
somministrati solo da personale medico, gli stessi
marcatori biochimici sono costosi da utilizzare, anche per
eventuali valutazioni al domicilio del paziente, e la loro
stessa interpretazione negli anziani non sempre è chiara
ed immediata.
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L'uso di screening nutrizionale e strumenti di valutazione
da parte degli infermieri è un modo attraverso il quale
coloro che necessitano di un'ulteriore valutazione
nutrizionale e di un intervento (compresi rinvio ad altri
membri del team multi-disciplinari) possano essere
identificati. Lo screening e la valutazione di stato
nutrizionale sono componenti essenziali del processo di
valutazione e si dovrebbe far partire una procedura di
controllo sullo stato di salute nelle cure primarie.
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SCOPI ED OBIETTIVI
Lo scopo di questo elaborato è effettuare una revisione
bibliografica per confrontare due strumenti di screening
nutrizionale ed individuare quale tra loro sia il più valido e
facilmente utilizzabile dall‟infermiere.
L‟infermiere ha un ruolo importante nell‟identificazione dei
soggetti malnutriti. È la figura sanitaria che si occupa
dell‟accoglienza della persona nel reparto e compie una
prima valutazione già da questo momento, attraverso
l‟osservazione e la raccolta dei dati di ingresso.
Lo strumento prescelto dovrà consentire, in termini di
tempo, quanto costi la sua applicabilità nella presa in
carico del paziente da parte dell‟infermiere, sia che svolga
la sua attività nell‟ambiente ospedaliero che sul territorio.
Deve essere un procedimento che possa facilitare
l‟interdisciplinarità degli interventi sul paziente,
permettendo all‟infermiere di stabilire quali soggetti
necessitino di una valutazione da parte dello specialista e
quindi quando richiederne la collaborazione.
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CAPITOLO 1.
LA MALNUTRIZIONE PROTEICO ENERGETICA
1.1 La definizione della PEM
Nel tentativo di chiarire il termine malnutrizione ci si
imbatte in un numero di definizioni veramente cospicuo. In
effetti non vi è alcuna definizione clinica universalmente
accettata di malnutrizione.
Tra le tante abbiamo la definizione citata in una revisione
della Cochrane Collaboration del 2008
che riporta:
"Uno stato di energie, proteine o altre specifiche carenze
nutrizionali, che produce un cambiamento netto nelle
funzioni corporee associabili ad un peggioramento dell
esito di malattia, oltre che ad essere specificamente
annullabile grazie ad un adeguato supporto nutrizionale.”
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Il Council of Food and Nutrition dell‟American Medical
Association lo definisce: “….uno stato di alterazione
funzionale, strutturale e di sviluppo dell‟organismo,
conseguente alla discrepanza tra fabbisogni nutrizionali
specifici ed introito o utilizzazione dei nutrienti essenziali”.
Tutte le definizioni di malnutrizione proteico calorica
possono essere ricondotte alla condizione principale in cui
la quantità di calorie e di proteine ingerita non copre il
fabbisogno nutrizionale del singolo individuo.
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Le cause di malnutrizione, in generale, possono essere
riconducibili a quattro principali situazioni d‟origine:
-diminuito introito di nutrienti
-aumento del fabbisogno di nutrienti
-aumento delle perdite di nutrienti
-alterazioni del metabolismo
Tutte queste situazioni sono quindi la causa originale di
quella che oggi viene chiamata: Malnutrizione Proteico
Energetica (PEM).
La PEM è una forma di malnutrizione, talora anche molto
grave e ne esistono differenti manifestazioni.
Le PEM si suddividono in primarie quando la causa
principale è rappresentata soprattutto dalla difficoltà
dell‟accesso al cibo e secondarie quando il deficit
nutrizionale deriva da una alterazione dei meccanismi
riguardanti l‟alimentazione, anche in presenza di una dieta
adeguata, per alterazione dell‟ingestione,
dell‟assorbimento e dall‟utilizzazione del cibo.
Clinicamente, la PEM si presenta in forme differenti in
dipendenza del rapporto tra le fonti energetiche proteiche
e quelle non proteiche, dove anche l‟aspetto della pelle si
presenta: atrofico (sottile, disidratata), umido (edematosa,
tumefatta).
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La PEM nella sua forma più grave, che possiamo indicare
come il risultato finale della malnutrizione, viene indicata
con il termine marasma nutrizionale e si palesa quando
alla carenza di assunzione proteica si associa un deficit
cronico di apporto calorico. Questo quadro appartiene alla
forma atrofica delle PEM e deriva da un digiuno quasi
completo, con appunto carenza sia delle proteine che
delle sostanze nutritive non proteiche. L'apporto calorico è
insufficiente per il fabbisogno energetico dell'organismo
che deve utilizzare le proprie riserve: consuma il glicogeno
epatico in poche ore, quindi attraverso la gluconeogenesi
utilizza le proteine dei muscoli scheletrici. Nello stesso
tempo vengono prodotti acidi grassi liberi per il fabbisogno
energetico dei tessuti (ad eccezione del Sistema
Nervoso), a partire dai trigliceridi nei depositi di grasso.
Poiché gli aminoacidi vengono mobilizzati dai muscoli per
fornire al fegato i substrati per la sintesi delle proteine, i
livelli delle proteine plasmatiche diminuiscono meno nel
marasma che nell‟altra forma di PEM definita come
“umida”. Quest‟ultima è chiamata Kwashiorkor dove la
carenza di proteine è di solito più marcata del deficit
energetico e provoca una ridotta sintesi delle proteine
viscerali con conseguenze funzionali estendibili a tutto
l‟organismo. L'ipoalbuminemia causa gli edemi declivi, la
ridotta sintesi di b-lipoproteine causa una steatosi epatica,
la secrezione insulinica che inizialmente aumenta, nel