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Introduzione
Nell’arco degli ultimi venti anni, l’industria automobilistica mondiale ha
subito un processo di trasformazione strutturale molto profondo a seguito
soprattutto della globalizzazione del mercato auto.
L’evoluzione della domanda nei mercati maturi, l’affermazione di nuovi
mercati, la nascita di grandi gruppi automobilistici integrati e globali, la
riduzione dei costi di produzione, l’internazionalizzazione, le cooperazioni
industriali, l’evoluzione tecnologica, le problematiche ambientali e i costi
dei carburanti, sono tutti fattori che influenzano profondamente le scelte
strategiche dei grandi costruttori mondiali.
L’industria dell’auto, nonostante l’affermazione di altri settori industriali,
rimane uno dei pilastri dell’industria manifatturiera in Europa, Nord
America e Giappone e manterrà questo ruolo ancora per lungo tempo.
La globalizzazione del mercato auto ha imposto a tutti i costruttori di creare
un’importante presenza nei mercati emergenti, dove si realizzano i grandi
volumi produttivi e allo stesso tempo, mantenere una presenza di qualità nei
mercati maturi dove si ottengono i maggiori profitti.
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Su questa base, i principali costruttori mondiali hanno impostato le proprie
strategie industriali, commerciali e finanziarie.
Sergio Marchionne amministratore delegato del Gruppo Fiat alcuni anni fa
dichiarava, “Ai miei collaboratori, al gruppo di ragazzi che sta rilanciando la
Fiat, raccomando sempre di non seguire linee prevedibili, perché al
traguardo della prevedibilità arriveranno prevedibilmente anche i
concorrenti. E magari arriveranno prima di noi”.
Questa frase di Sergio Marchionne riassume in poche parole la condizione
attuale del settore auto, un settore sempre più competitivo, concentrato e
affollato, dove, a fronte di mercati saturi, la competitività è connessa a tre
strategie: innovazione, cooperazione e internazionalizzazione.
L’innovazione di processo e di prodotto ha assunto un valore strategico
notevole nell’ambito di un mercato, quello auto, dove un costruttore, a fronte
di una competizione serrata, deve ridurre i costi di produzione, preservare e
aumentare la qualità dei prodotti e convincere ad acquistare i propri modelli.
L’innovazione di processo consiste fondamentalmente nell’introduzione di
pratiche industriali che favoriscono la semplificazione e la velocizzazione
delle operazioni produttive, un abbattimento dei costi di produzione e un
aumento generalizzato della qualità.
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L’innovazione di prodotto riguarda sia l’aspetto tecnologico sia quello
stilistico del prodotto automobile, si parla di due elementi che influenzano
notevolmente le possibilità di successo commerciale di un’automobile.
L’innovazione tecnologica consiste nell’introduzione di soluzioni
tecnologiche innovative da parte di uno o più costruttori nell’ambito dei
modelli prodotti e commercializzati.
L’innovazione nel design riguarda sia l’aspetto stilistico sia quello
concettuale dell’automobile e si traduce nella proposta di soluzioni
innovative nel campo dello stile o nella proposta di nuove tipologie di
automobili.
Lo strumento della cooperazione industriale ha assunto, soprattutto
nell’ultimo decennio, un ruolo molto importante nel campo della riduzione
dei costi di produzione.
I costi di produzione rappresentano uno dei principali problemi dei
costruttori di automobili e la loro riduzione è fondamentale per il
raggiungimento e il mantenimento di una competitività di lungo periodo.
Il processo di riduzione dei costi è legato strettamente al raggiungimento di
maggiori economie di scala e di scopo nell’ambito della produzione di
automobili e componenti.
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Negli anni Ottanta, decennio nel quale il problema dell’abbattimento dei
costi di produzione inizia a porsi con urgenza, i principali costruttori
puntano a una maggiore integrazione produttiva e alla razionalizzazione
delle produzioni.
Oggi, in un contesto industriale e di mercato profondamente cambiato, l’
integrazione e la razionalizzazione produttiva non sono più sufficienti per
assicurare il necessario contenimento dei costi di produzione.
Per questo motivo, i costruttori utilizzano in misura sempre maggiore lo
strumento della cooperazione industriale, il quale, evitando patti stringenti
come fusioni o acquisizioni, garantisce notevoli perfomance nel campo dei
costi.
Mediante la cooperazione industriale, due o più costruttori collaborano nello
sviluppo e nella produzione di componenti (motori, cambi, telai, ecc) e per
la produzione, su una comune base tecnica e a volte presso il medesimo
stabilimento, di modelli tecnicamente identici che in alcuni casi si
distinguono solo per il marchio.
Una soluzione industriale che negli ultimi anni è stata praticata da diverse
case automobilistiche e che ha permesso a molti costruttori di offrire una
gamma completa di prodotti a costi sostenibili.
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Nell’arco degli ultimi dieci anni, la globalizzazione dell’economia mondiale
ha favorito l’internazionalizzazione dei grandi costruttori di automobili, i
quali, tranne qualche eccezione, hanno assunto sempre più un carattere
globale e transnazionale.
Tutti i costruttori hanno puntato alla creazione in diverse parti del mondo di
poli produttivi, dove i relativi prodotti sono destinati non solo ai mercati
locali ma, in gran parte, a una commercializzazione globale.
L’internazionalizzazione dei grandi gruppi automobilistici, influenzata dai
cambiamenti di una domanda sempre più differenziata e frammentata, ha
avuto una conseguenza diretta anche sull’offerta di prodotto.
La regola che vede i grandi costruttori impegnati in produzioni di qualità per
i mercati maturi e in produzioni popolari per i mercati emergenti, ha posto
l’esigenza di raggiungere una gamma di prodotto completa, in grado,
appunto, di soddisfare le diverse esigenze di un mercato globale.
Il raggiungimento di un’offerta di prodotti completa e variegata è
considerato come un fattore di competitività, poiché, la presenza in tutti o
quasi segmenti di mercato permette il raggiungimento di profitti più elevati,
compensando spesso le debolezze in determinati segmenti di mercato.
Inoltre, la possibilità di coprire diversi segmenti di mercato, favorisce il
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conseguimento di maggiori livelli di economie di scala e di scopo, grazie
allo sviluppo di componenti e piattaforme impiegabili per la realizzazione di
una pluralità di modelli.
Dal punto di vista della domanda, le possibilità offerte in termini di volumi
produttivi e di vendite dalle economie emergenti di Cina, Russia, Sud Est
Asiatico e Sud Africa, stanno cambiando totalmente le prospettive e gli
equilibri del mercato auto.
In termini di volumi, il peso dei mercati emergenti rispetto al totale del
mercato auto sfiora ormai il 50%, con il risultato che i mercati maturi di
Europa, Nord America e Giappone, stanno progressivamente perdendo
importanza nell’ambito delle strategie globali dei costruttori.
Alla luce dei grandi cambiamenti avvenuti nel settore auto negli ultimi anni,
questo lavoro si pone come obiettivo quello di fornire un quadro generale e
completo dell’attuale situazione dell’industria automobilistica a livello
globale, con una particolare attenzione all’industria automobilistica italiana.
L’attenzione è focalizzata sulle criticità e sulle prospettive future del settore,
analizzando nello specifico le strategie industriali, commerciali e finanziarie
adottate dai principali costruttori per affrontare le sfide poste da un mercato
sempre più difficile e complesso come quello dell’auto.
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Il 1° capitolo è il resoconto dei primi settant’anni di vita dell’industria
dell’auto, realizzato attraverso l’esposizione delle esperienze industriali e
societarie dei principali costruttori mondiali.
In questo capitolo, ho descritto l’evoluzione dell’industria automobilistica
mondiale e in particolare di quella italiana, focalizzando l’attenzione sulla
nascita dei grandi gruppi automobilistici e sugli effetti delle due crisi
petrolifere.
L’obiettivo finale di questa trattazione è descrivere l’evoluzione della
domanda e dell’offerta di automobili nei principali mercati mondiali,
ponendo particolare attenzione sul passaggio da una domanda di prima
motorizzazione a una domanda di sostituzione, con tutti le problematiche
connesse a questo fenomeno.
Il 2° capitolo è dedicato all’analisi delle componenti strutturali del settore
auto, domanda e offerta di automobili, posizione competitiva, prodotto,
organizzazione produttiva, in un periodo che va dagli anni Ottanta fino ai
primi anni del nuovo Millennio.
L’obiettivo di questa trattazione è evidenziare i cambiamenti avvenuti nel
settore auto nel periodo di riferimento e soprattutto le strategie industriali,
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commerciali e finanziarie messe in atto dai principali costruttori mondiali
per raggiungere una maggiore competitività e aumentare la profittabilità.
Per una maggiore comprensione delle dinamiche e dei meccanismi alla base
della domanda e dell’offerta di automobili, sono state trattate diverse
strutture teoriche, tra le quali le teorie di Lancaster e Chamberlain.
Il 3° capitolo è dedicato a General Motors e si pone come obiettivo l’analisi
delle diverse strategie messe in campo dal costruttore americano, nel periodo
che va dal 1980 al 2005, per affrontare i cambiamenti avvenuti nel settore
auto in questo periodo.
Parliamo di strategie comuni a tutti i grandi costruttori di automobili, che nel
caso di GM hanno un’importanza maggiore poiché assumono un carattere
globale, visto il ruolo di primo produttore mondiale di automobili di GM.
Una trattazione che ha come obiettivo quello di evidenziare, attraverso
l’esperienza concreta di General Motors, quali sono stati i grandi
cambiamenti avvenuti nel settore auto nel periodo di riferimento.
Il 4° capitolo è dedicato all’analisi delle componenti strutturali del settore
auto italiano, domanda e offerta di automobili, posizione competitiva,
prodotto, organizzazione produttiva, in un periodo che va dagli anni Ottanta
fino ai primi anni del Duemila.
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In questo capitolo, l’attenzione è stata posta su Fiat Auto e in particolare
sulle vicende societarie e industriali del Gruppo torinese. Molto spazio è
stato dedicato all’analisi critica della crisi di Fiat Auto nel biennio 2001-
2002, con particolare attenzione alle strategie industriali, commerciali e
finanziarie adottate dal Gruppo nel corso degli ultimi venti anni.
Il 5° capitolo è dedicato a Ford Motors Company e nello specifico,
all’analisi delle strategie commerciali, industriali e finanziarie del costruttore
americano.
Questa trattazione si pone come obiettivo la descrizione di un modello di
gruppo automobilistico, integrato, razionalizzato e globale, utile per
comprendere quali sono i fattori che rendono competitivo un costruttore
automobilistico nell’attuale configurazione del mercato auto.
Il 6° capitolo è dedicato all’analisi dell’accordo di cooperazione industriale
tra Fiat Auto e General Motors, dal punto di vista societario e industriale.
Una trattazione che punta a evidenziare i vantaggi e svantaggi dello
strumento della cooperazione industriale, attraverso l’esposizione di
un’esperienza concreta di collaborazione nel settore auto.
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CAPITOLO 1
L’industria dell’auto
tra 1900 e il 1980
1.1 Nascita e sviluppo dell’industria dell’auto
L’industria automobilistica nasce e si sviluppa agli inizi del secolo scorso,
principalmente in Europa e negli Stati Uniti, un’industria in gran parte
composta di piccole aziende artigianali dalle limitate risorse economiche.
La trasformazione di queste piccole aziende artigianali in grandi costruttori
standardizzati comincia negli Stati Uniti, dove Henry Ford, compreso il
potenziale di una vettura funzionale, robusta, semplice e a buon mercato,
introduce due importanti innovazioni produttive, la standardizzazione di
prodotto e la catena di montaggio
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.
Queste due importanti innovazioni produttive sono utilizzate nella
produzione del modello T, che, nel 1909, fu la prima vettura nella storia a
essere costruita in serie.
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La catena montaggio consentiva di produrre una Ford T in 90 minuti, contro le 12 ore del
sistema precedente, inoltre, permetteva di produrre un numero maggiore di vetture, con un
prezzo finale del prodotto molto economico.
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L’introduzione di queste importanti innovazioni permette all’industria
americana di soddisfare pienamente una domanda di automobili in crescita
costante.
Henry Ford
In Europa, lentamente, le piccole aziende artigianali si trasformano in grandi
costruttori, preparandosi alla motorizzazione di massa che interesserà il
continente nel secondo dopoguerra.
Negli anni Cinquanta, in Europa si assiste a un forte di sviluppo
dell’industria automobilistica, mentre, negli Stati Uniti l’industria dell’auto
vive un processo di consolidamento industriale intorno a tre grandi
costruttori, General Motors, Ford e Chrysler.
Lo sviluppo del mercato americano influenzò anche l’Europa, dove, però, lo
sviluppo del settore auto avvenne essenzialmente nell’ambito dei confini
nazionali.