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Saranno esaminate le caratteristiche dell’area di produzione ovvero le
peculiarità pedo-climatiche che hanno contribuito a differenziare il pomodoro di
Pachino dagli altri seppur nobili pomodori coltivati nelle zone limitrofe.
Cercheremo di capire come gli elementi terra, acqua e sole offrono la
possibilità di ottenere un prodotto oramai rinomato.
Verrà fatta una panoramica del mercato del pomodoro in Italia esaminando
inoltre i prezzi al consumo e l’apprezzamento da parte dei consumatori italiani del
pomodoro di Pachino.
Analizzeremo i fattori quali quello delle prospettive future riguardo la
diffusione nei mercati nazionali, attraverso indagini condotte presso la GDO.
Ci soffermeremo sulle procedure di tutela e valorizzazione del prodotto,
ovvero nel riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta.
Analizzeremo il ruolo del Consorzio ed esamineremo i suoi compiti riguardo
la tutela del pomodoro di Pachino, non tralasciando però il macchinoso iter
burocratico che ha fatto sì che Pachino si potesse fregiare di un così nobile
riconoscimento.
Sarà indispensabile, una volta esaminati i caratteri generali del comprensorio e
le peculiarità intrinseche del pomodoro, soffermare la nostra attenzione sul
disciplinare di produzione.
Constateremo tutte le caratteristiche, le procedure e le modalità inerenti la
produzione di un prodotto che, a seconda delle sue tre tipologie varietali, gli
italiani, e non solo, troveranno quasi tutto l’anno, grazie alla sua coltivazione in
copertura protetta e a quelle caratteristiche climatiche tipiche del comprensorio.
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1 IL POMODORO DI PACHINO
1.1 Caratteristiche generali dell’area di produzione
Lungo la fascia costiera, la giacitura dei suoli è pianeggiante o leggermente
ondulata con punte altimetriche non superiori ai 50 m., i terreni sono tendenzialmente
sabbiosi.
Nella zona centrale la giacitura è simile a quella costiera, i suoli d'origine
alluvionale sono più ricchi d'argilla e limo ma a tessitura franca.
A nord del territorio i suoli hanno giacitura abbastanza ondulata con punte
altimetriche di 150 m, sviluppatisi su rocce calcaree e sono molto simili alle terre
rosse; in gran parte del territorio l'orticoltura protetta predomina sugli altri comparti
agricoli ma cede il passo alla viticoltura man mano che ci spostiamo verso nord.
Larghi tratti di terreni incolti s'intrecciano ovunque con quelli coltivati.
Il clima temperato-arido tipicamente mediterraneo è caratterizzato da lunghe estati
calde e siccitose ed inverni miti.
Le temperature minime raramente scendono sotto i +5 °C e sono le più alte di
tutta la Sicilia.
L'andamento delle precipitazioni è tipico delle aree mediterranee con
concentrazioni di saltuarie piogge nel periodo autunno-inverno e prolungata siccità in
quello primaverile-estivo, il valore medio delle precipitazioni si attesta sui 443 mm di
pioggia per anno. Dal rapporto dell'Enea "la radiazione totale al suolo" stimata
elaborando le immagini del satellite Meteosat per 1.614 comuni italiani emerge che
Pachino è il comune più assolato d'Italia (Mj/mq 6.043). L’esposizione dei suoli
raggiunge i livelli d’intensità e di durata più elevati in Europa.
Nel territorio l'unica risorsa idrica per fini irrigui è rappresentata dalle acque di
falde sotterranee, queste grazie alla permeabilità dei terreni sono rimpinguate ogni
anno dalle acque piovane. Le falde sono sfruttate individualmente da ogni azienda
con pozzi scavati, la cui profondità varia da 5 a 200 m in funzione della distanza dal
mare e della quota altimetrica.
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La qualità dell'acqua è generalmente buona per quanto attiene i parametri chimici
e fisici, ad eccezione della salinità che passa da 1.500 a 12.000 microsiemens
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man
mano che ci si sposta dall'entroterra verso la costa.
Il sistema d'approvvigionamento dell'acqua e la sua salinità ha determinato
l'attuale quadro agricolo della zona, trovandosi l'agricoltore spesso di fronte a scelte
colturali obbligate, grazie ai moderni sistemi di microirrigazione oggi queste acque
possono essere utilizzate meglio che nel passato.
La qualità quindi è correlata ad un certo grado di salinità che determina una
riduzione della pezzatura dei frutti alla quale fa, per così dire, da contrappeso un
aumento del gusto organolettico. In effetti, il pomodoro coltivato con l’irrigazione
d’acqua di falda salina subisce dei miglioramenti organolettici evidenti verificabili
attraverso alcuni parametri specifici come il residuo ortico, l’acidità titolabile, il
contenuto in zuccheri riduttori che sono tutti fattori correlabili col gusto.
L'attività principale è l'agricoltura seguita da pesca, turismo e artigianato.
La pesca interessa esclusivamente il comune di Portopalo di Capo Passero. Quasi
tutto il pescato è utilizzato per rifornire il mercato di consumo di pesce fresco nei
comuni limitrofi (Pachino - Ispica - Modica - Rosolini - Noto) e le città di Siracusa e
Catania, una piccola percentuale viene lavorata da un'industria conserviera locale.
Il turismo sta assumendo una posizione sempre più interessante, sono in aumento
le famiglie italiane che decidono di trascorrere le ferie estive in questo territorio,
sicuramente attratti dal sole e dal mare con acque limpide e trasparenti. Purtroppo non
esistono sul territorio idonee strutture atte ad accogliere queste persone e pertanto si
tratta di un turismo "FAI DA TE".
L'artigianato ha valenza locale atto a soddisfare i normali bisogni della
popolazione del territorio, nel tempo si è specializzato un artigianale tipico servizio
dell'agricoltura e in particolare dell'orticoltura in ambiente protetto.
L'agricoltura si esercita su circa 6.000 Ha di S.A.U.
Sino all'inizio degli anni settanta la viticoltura con circa 4.000 Ha, ha
rappresentato l'attività agricola principale, in quel periodo l'orticoltura
(esclusivamente da pieno campo) rivestiva un interesse molto marginale.
Successivamente, con circa un decennio di ritardo rispetto le vicine zone di Vittoria,
S. Croce, Scicli, etc. si è sviluppata la serricoltura attestatasi intorno ai 600 Ha
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Misura della conduttività dell’acqua in diretto rapporto con la quantità di sali che vi sono
disciolti.
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coltivati prevalentemente a pomodoro "costoluto".
Negli anni novanta, con l'utilizzo del tunnel per la coltivazione del melone
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e
l'introduzione del pomodoro ciliegino in serra, l'orticoltura ha subito un rapido
sviluppo, contemporaneamente però si è avuto il declino del comparto viticoltura che
è passato dai 4.000 Ha agli attuali 850 Ha.
Oggi l'orticoltura con 2.750 Ha, interessa il 45% della S.A.U. seguita dalla
viticoltura con il 15%, l'agrumicoltura e l'olivicoltura sono presenti in forma
occasionale mentre tutti gli altri restanti comparti o sono presenti in aziende
extramarginali o a loro è lasciata quella quota di terra che le aziende orticole e viticole
non utilizzano per le coltivazioni preminenti.
L'orticoltura protetta interessa 2.400 Ha di S.A.U. contro i 350 Ha di pieno
campo. Le strutture di protezione utilizzate nella zona sono le serre (950 Ha), i tunnel
singoli (1.200 Ha) e i tunnellini per la semi-forzatura (250 Ha).
In queste strutture si coltivano 1.230 Ha di melone (30 Ha del tipo liscio e 1.200
Ha del tipo retato) coltivato prevalentemente in tunnel, 850 Ha di pomodoro (450 Ha
di "costoluto", 330 Ha di "ciliegino" e 70 Ha di “liscio”) coltivato esclusivamente in
serra, 750 Ha di zucchine coltivate sia in serra che in tunnel, 450 Ha d'anguria
coltivata prevalentemente sotto tunnellino e 150 Ha di altre specie ortive coltivate
nelle diverse strutture di protezione.
Ogni singola azienda sceglie la specie e la varietà da coltivare in ambiente
protetto in funzione della salinità dell’acqua d’irrigazione che ha a disposizione, si
possono quindi schematizzare tre tipi d’aziende e quindi tre panorami colturali:
ξ Aziende con salinità da 2.000 a 3.000 microsiemens: pomodoro
(costoluto, ciliegino, grappolato e tondo liscio) coltivato esclusivamente in
serra, zucchina, melone ed anguria coltivate sia in serra che in tunnel;
ξ Aziende con salinità da 3.000 a 6.000 microsiemens: pomodoro (costoluto
e ciliegino) coltivato esclusivamente in serra, zucchina, melone ed anguria
esclusivamente in tunnel;
ξ Aziende con salinità superiore a 6.000 microsimens: pomodoro costoluto
coltivato esclusivamente in serra ed in un unico ciclo colturale.
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Per quanto riguarda il melone nel Settembre 1997 avveniva la presentazione dell’istanza di
riconoscimento all'Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste. Il 1° Marzo 2000 avveniva una
pubblica audizione presso il salone conferenze della Banca di Credito Cooperativo per la
discussione del disciplinare di produzione. Si è nell’attesa della pubblicazione del decreto
provvisorio per la protezione transitoria contenente il relativo allegato di produzione.
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Per quanto attiene alle tipologie aziendali, è da considerare che esse sono
prevalentemente a conduzione familiare con una superficie media di mq 5.000;
esistono aziende di medie e grandi dimensioni (da 20 a 100 Ha di superficie coperta a
serre e tunnel) che assorbono gran parte della manodopera locale ed extracomunitaria,
quest'ultima utilizzata principalmente in operazione di raccolta dell'anguria e pulitura
di serre o tunnel.
Caratteristica peculiare è la presenza di giovani imprenditori, spesso in possesso
di titolo di studio d'istruzione secondaria prevalentemente ad indirizzo agrario.
Complessivamente si stima che il 40-50% degli imprenditori agricoli siano
costituiti da persone con età inferiore ai 40 anni.
Le innovazioni di processo sperimentale introdotte nelle tecniche di coltivazione
in serra si sono susseguite nel giro di un decennio a ritmi impressionanti e la
coltivazione del pomodoro d’oggi assomiglia assai poco a quella che nel
comprensorio si praticava qualche anno fa.
Un ruolo importante per la divulgazione e la diffusione delle conoscenze, delle
tecniche, dei prodotti e dei sistemi di coltivazione è stato giocato dalle strutture
cooperative al cui interno agronomi e tecnici hanno assistito con pazienza ed
attenzione i soci conferitori.
Enormi passi avanti sono stati fatti per quanto riguarda il corretto uso di sistemi di
lotta integrata, riducendo l’impatto ambientale derivante da un uso indiscriminato e
cieco di pesticidi ed altre sostanze chimiche, al punto che in molti casi i prodotti di
Pachino, pur coltivati in ambiente protetto, contengono residui chimici ben sotto le
soglie massime consentite dalle attuali normative di settore.
Il pomodoro è il prodotto tipico dell’orticoltura pachinese. Le prime coltivazioni
risalgono al 1925 localizzate lungo la fascia costiera in quelle aziende che
disponevano d’acqua d’irrigazione da pozzi freatici.
Da queste prime esperienze si constatò che l'ortaggio coltivato in tale area entrava
in produzione con un anticipo di circa 15-20 giorni rispetto ad altre zone di
produzione. Tuttavia, l'interesse verso tale coltivazione era limitato dalla diffusa
coltivazione della vite, ma intorno agli anni '50, le coltivazioni di pomodoro si
estesero su più ampie superfici localizzate sempre lungo la fascia costiera, utilizzando
delle tecniche di forzatura e di difesa della coltura allo stato primordiale.