CAPITOLO 1
“CRISI ECONOMICA E MERCATO DELL'AUTO”
1.1 LA CRISI ECONOMICA DEL BIENNIO 2008 - 2009
La crisi finanziaria, che ha colpito le economie dei Paesi economicamente
avanzati ha interessato il mercato dell'automobile e la maggior parte dei
mercati ha radici molto lontane.
Il 2008 e il 2009 sono anni in cui famiglie, imprese e nazioni hanno subito
rilevanti cambiamenti nella gestione delle risorse economiche ma bisogna
partire dai primi anni del 2000 per spiegare l'evoluzione della crisi che ha
condotto a una situazione così delicata l'intero sistema economico.
Nell'ultimo decennio alcuni dei Paesi economicamente all'avanguardia – in
particolare gli USA - hanno visto una crescita esponenziale dei debiti delle
famiglie. Queste, a partire dall'acquisto di case, automobili fino ad arrivare
ai prodotti elettronici, all'abbigliamento, nonché all'istruzione per i propri
figli, hanno dovuto ricorrere ai prestiti delle banche che hanno “dopato” il
sistema sostenendo lo sviluppo del consumo e quindi la produzione
industriale. Parallelamente all'aumento del consumo e della produzione è
aumentato anche il rischio che le famiglie non riuscissero a sanare i propri
debiti. Banche e assicurazioni si sono scambiate tali rischi, finendo per
distribuirli negli investimenti dei risparmiatori, illudendosi di porre rimedio
a questa complessa situazione che nel lungo periodo non ha più retto,
portando al collasso tutto il sistema economico.
Tutto ebbe inizio con la crescita delle domande nel mercato immobiliare
statunitense. Le banche sostenevano la spesa delle famiglie che a loro
volta sostenevano significativamente la domanda di immobili. Le case di
proprietà negli USA erano passate dal 64% del 1994 al 69%(record) del
2006 incrementando del 124% i valori reali dei prezzi di tali beni in soli
nove anni.
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FIGURA 1: “IL BOOM DEI MUTUI NEGLI USA”
FONTE: LA GRANDE CRISI , IL SOLE 24 ORE
Il boom immobiliare ebbe però un'importante frenata nella domanda, del
9.7% nel 2007 e del 15.3% nell'anno seguente, facendo così crollare il
prezzo degli immobili.
FIGURA 2: “PREZZI DELLE CASE NEGLI USA”
FONTE: LA GRANDE CRISI , IL SOLE 24 ORE
Conseguenza di questo rallentamento è stata l'aumento dei mutui (così
detti subprime) e quindi l'aumento dell'indebitamento delle famiglie, che
non potendo più far fronte a cifre tanto ingenti andavano incontro a
inevitabili pignoramenti.
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FIGURA 3: “I PIGNORAMENTI NEGLI USA”
FONTE: LA GRANDE CRISI , IL SOLE 24 ORE
100 miliardi di dollari erano stati bruciati indirettamente dalle famiglie a
causa del calo dei prezzi sugli immmobili, dei pignoramenti e dell'aumento
dei tassi di interesse imposti dalla Federal Reserve, la Banca centrale
americana, che erano aumentati dall'1% del 2004 al 5,25% del 2006.
FIGURA 4: “I TASSI DI INTERESSE NEGLI USA”
FONTE: LA GRANDE CRISI , IL SOLE 24 ORE
Le famiglie non riuscirono più a far fronte ai mutui subprime
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che
ammontavano al 37.44% rispetto ai mutui erogati nel 2005, al 40,28%
rispetto a quelli del 2006 e al 29,28% rispetto al 2007. Questi segnali
negativi non furono valutati correttamente dagli istituti di credito che
1 I mutui subprime sono quelli concessi alle persone meno abbienti e pertanto con un elevato rischio di mancato
rimborso delle rate
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“cartolarizzarono” i subprime impacchettandoli in obbligazioni e cedendoli
ad altri investitori. Le banche “spalmarono” questi mutui su più società,
pensando di aver ridotto i rischi. I prestiti impacchettati in obbligazioni,
dette ABS, che riguardavano anche crediti connessi all'acquisto di
autovetture e crediti connessi all'uso delle carte di credito, tramite la loro
divulgazione, sparpagliarono il rischio subprime in tutto il mondo,
mandando in tilt non solo il mercato immobiliare ma anche altri mercati
che non c'entravano nulla con l'erogazione di tali mutui. I prezzi dei titoli
collegati ai mutui subprime crollarono e le perdite per tutti gli agenti
economici possessori di tali obbligazioni furono catastrofiche (basti
pensare che solo negli USA le ABS ammontano a 4200 miliardi di dollari).
La crisi si propagò a tutte le obbligazioni e gli investitori in preda al panico
vendettero azioni e bond aziendali.
Dopo diversi mesi di debolezza e perdita di impieghi, il fenomeno è
collassato tra il 2007 e il 2008 causando il fallimento di banche ed entità
finanziarie e determinando una forte riduzione dei valori borsistici e della
capacità di consumo e risparmio della popolazione. I problemi si sono
aggravati con la bancarotta di diverse società legate al credito ed alla
finanza immobiliare, come la banca di investimenti Lehman Brothers, le
società di mutui Fannie Mae e Freddie Mac o la società di assicurazioni
AIG. Il fenomeno si è espanso velocemente in diversi Paesi del mondo e le
borse hanno accumulato molteplici perdite nel corso del biennio. Gli
investitori, infatti, per racimolare liquidità vendevano titoli di tutti i
mercati, e non solo di quello immobiliare.
La crisi è totale. Tutti i settori sono coinvolti. Crolla il consumo.
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1.2 IL MERCATO AUTOMOBILISTICO, ORIGINE E SVILUPPO
Conosciuta come l’industria delle industrie, l’evoluzione dell’industria
automobilistica è stata influenzata da varie innovazioni nei processi
produttivi, nei combustibili e nei cambiamenti del mercato.
Dalla sua nascita, l’industria automobilistica ha attraversato importanti fasi
di evoluzione strutturale, durante le quali si sono evoluti non soltanto il
prodotto ed i processi produttivi ma anche i principi teorici alla loro base,
nonché il concetto stesso di automobile. Si è passati da una concezione di
produzione automobilistica come forma d’arte del 1890, ad una
produzione di massa del 1910, alla produzione in linea del 1970.
Le origini del settore automobilistico possono essere ricondotte alla fine
del diciannovesimo secolo. L’auto nacque nelle officine europee come
attività artigiana. Per gli alti costi e gli elevati tempi di produzione era
considerata come un bene di lusso, di conseguenza l’auto non era
indirizzata all’intero mercato ma solo ad un determinato segmento.
Il concetto di auto inteso come bene di consumo di massa si deve
all’innovatore Henry Ford
2
. Egli, infatti, progettò ed utilizzò la catena di
montaggio che divenne la base per il sistema di produzione di massa. Fu
così che nei primi anni del Novecento perfezionati i processi tecnologici ed
organizzativi e migliorati i processi di produzione, venne rivoluzionata
l'intera industria automobilistica e il relativo mercato.
Agli inizi del XX secolo, quando iniziarono le migrazioni di massa verso le
città, si venne a creare la necessità di mobilità e una crescente domanda
delle persone. Infatti molta di questa gente aveva bisogno di un mezzo
per spostarsi da una parte all’altra delle città; inoltre si creò il bisogno di
produrre veicoli il cui costo fosse accessibile a tutti, e non solo a gente
ricca. Si venne a creare così un grande mercato con una domanda
apparentemente illimitata.
2 Henry Ford (Dearborn 30 luglio 1863 – Detroit, 7 aprile 1947) è stato un imprenditore statunitense. Fu
uno dei fondatori della Ford Motor Company
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Tra le innumerevoli trasformazioni in ambito industriale verificatesi sul
finire del secolo diciannovesimo si deve ricordare il lavoro svolto sulla base
delle innovazioni organizzative introdotte da Taylor
3
. Egli, infatti, creò le
basi per una organizzazione scientifica del lavoro, con l’intento di dare una
risposta alle esigenze dei nascenti gruppi industriali americani, prima tra
tutte l’utilizzazione più razionale e selettiva della enorme massa di forza
lavoro priva di ogni qualifica.
I concetti di Taylor trovarono una applicazione pratica nella produzione di
massa, al cui sviluppo contribuì, come abbiamo detto, in maniera decisiva,
l’industriale Henry Ford. La formula imprenditoriale elaborata da Ford era
molto chiara e lineare, ma contemporaneamente comportava delle
difficoltà gestionali.
Tutto il processo implicava la realizzazione di una politica di marketing
indifferenziato ad un mercato in fase di introduzione, sostenendo il
concetto economico produttivo di economie di scala ad una
sperimentazione mai riscontrata prima.
Al contrario, Sloan, che a quel tempo era il presidente della General
Motors Corporation, applicò delle politiche di marketing differenziato su
larga scala; il detto “una macchina per ogni bisogno” era volto a
soddisfare il bisogno e le richieste della clientela. Questa politica di
marketing che meglio rispondevano al cambiamento qualitativo della
domanda, si distingueva dalle politiche di marketing indifferenziato
applicata da Ford, da cui il detto sul modello “T” “la puoi avere in
qualsiasi colore basta che sia nera”.
Questo mancato soddisfacimento delle nuove esigenze della clientela che
stavano emergendo nel mercato dell’auto da parte della Ford permise alla
General Motors di recuperare quote di mercato sulla casa rivale.
Il mercato dell’auto attirò oltre alla Ford ed alla G.M. anche la Chrysler
3 Frederick Winslow Taylor (Germantown, 20 marzo 1856 – Filadelfia, 21 marzo 1915) è stato un
ingegnere e imprenditore statunitense, iniziatore della ricerca sui metodi per il miglioramento
dell'efficienza nella produzione.
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Corporation, che approfittando della capacità del mercato americano, si
ricavò il proprio spazio in questo mercato emergente, formando con Ford e
G.M. un oligopolio
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che ha caratterizzato il mercato statunitense dagli anni
’20 fino agli anni ’80 del ventesimo secolo.
In Europa il mercato automobilistico non ebbe un percorso di crescita e
sviluppo lineare come si era verificato in America. L’invenzione e lo
sviluppo dell’auto in Europa può considerarsi frutto della fusione di elevate
competenze meccaniche nelle maestranze, erede di secoli di artigianato
preindustriale, ma anche il risultato delle domanda di nuovi beni di lusso.
Le imprese europee presentavano delle problematiche legate a delle
dinamiche di conversione-riconversione degli impianti legate a delle
esigenze di tipo bellico.
A differenza dei produttori americani che approntarono dei piani di
riconversione alla fine della guerra, i produttori europei si concentrarono
frettolosamente sulla conversione degli impianti. Il fatto che molti impianti
vennero completamente distrutti da parte del fuoco nemico, lo stato di
crisi delle economie nazionali e lo scarso reddito pro-capite disponibile,
determinò una più lenta ripresa dei livelli di domanda precedenti lo
scoppio della seconda guerra mondiale. Lo sviluppo della domanda
europea non fu condizionato solo dal fatto che nell’arco di un ventennio le
economie nazionali dovettero affrontare due fasi di ricostruzione post
bellica, ma a differenza delle imprese americane - che erano soggette alla
stessa politica fiscale e soprattutto presentavano una unica valuta - in
Europa la causa prominente della lenta ripresa fu l’isolamento dei mercati
nazionali dovuto alla presenza di barriere doganali e protezionistiche,
differenti politiche fiscali ed alla presenza di diverse di valute con cambi
diversi, che comprometteva una fedele ricostruzione del modello fordista.
In Europa la produzione di massa di automobili prese il via solo dopo la
4 L'oligopolio dal greco oligos (oligos: «poco» «pochi») e πόλιον (pòlion, da πόλειν — vendere) è una
forma di mercato con pochi ma importanti venditori (offerenti), ognuno dei quali sa che ogni sua
decisione avrà influsso sulle decisioni della concorrenza.
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seconda guerra mondiale, quando la ripresa economica fu abbastanza
sostenuta da permettere la crescita del potere di acquisto di classi di
reddito medio e medio-basse che gradualmente costituirono la massa
critica di consumatori, necessaria per favorire lo sviluppo del mercato
automobilistico e per lanciare e sostenere la produzione di beni di
consumo durevoli. Questa situazione era presente nei maggiori mercati
europei: in Italia con la Fiat, Francia con Renault, Citroen e Peugeot, in
Germania con la Volkswagen, Bmw e Daimler-benz, e in Inghilterra con
Rover, Rolls Royce e Bentley.
Un ruolo di primo piano a livello internazionale lo riveste anche il mercato
automobilistico giapponese, anche se questo mercato ha visto la sua
nascita ed il suo sviluppo in ritardo di circa mezzo secolo rispetto agli altri
mercati, conoscendo il momento di espansione solo a partire dagli anni ’70
con Nissan E Toyota. Il Giappone del secondo dopoguerra è stato il caso
più eclatante di sviluppo economico accelerato, caratterizzato non solo da
alti livelli di crescita del prodotto interno e delle esportazioni, ma anche
dalla creazione di caratteristiche tecnologiche e organizzative sufficienti a
penetrare la maggior parte dei mercati mondiali e a superare addirittura
gli USA nel campo dell’innovazione industriale in molti settori, caso forse
comparabile solo con la Cina di oggi.
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