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La penalizzazione dovuta alla scarsa presenza di risorse energetiche nel proprio territorio, ha costretto, per�, l�Italia a sviluppare una propria via verso l�industrializzazione che la fa discostare da quella seguita dai first comers3. Seguendo la classificazione proposta da P. A. Toninelli, si possono suddividere le vicende energetiche italiane in cinque fasi principali. Nel periodo compreso tra l�unit� d�Italia e il 1890, la produzione italiana si caratterizzava per una bassa industrializzazione e le attivit� principali erano quelle tradizionali (agricoltura, manifattura a domicilio e artigianato). Nell�area pi� dinamica del paese l�industria tessile sfruttava principalmente l�energia idrica che insieme al legname, usato per il riscaldamento, rappresentavano le principali fonti d�energia4. Tra il 1890 e il 1914 si assistette ad un notevole aumento del consumo energetico; in questo periodo infatti sono compresi gli anni considerati come quelli del big spurt italiano. A questo aumento si fece fronte ricorrendo sempre pi� ai combustibili fossili; il mercato era dominato dal carbone che dal 1906 copriva la met� della disponibilit� energetica. Proprio per questa necessit� di dipendere dai combustibili fossili importati a caro prezzo �il decollo dell�et� giolittiana5 sembra piuttosto avvenire in condizioni di �ristrettezza� energetica�6. L�Italia fu invece al passo coi tempi nello sviluppo di un�industria elettrica di derivazione idrica. Due importanti impianti idroelettrici furono costruiti a cavallo dei due secoli, il primo a Paderno d�Adda nel 1898 e il secondo a Vizzola sul Ticino nel 1901. Fino al 1914 notevoli furono gli investimenti in questo settore e infatti in quell�anno sul totale della potenza degli impianti di produzione di elettricit� di 1150000 kW, 850000 kW erano di tipo idroelettrico (il 74%), la cui energia che era impiegata per la maggior parte nell�industria7.
3 Cfr. P.A. TONINELLI, La questione energetica, in R. ROMANO, C. VIVANTI (a cura di), Storia d�Italia. Annali 15. L�industria, Torino, 1976, p. 351-352. Per first comers s�intendono i paesi che si sono industrializzati per primi in Europa: Gran Bretagna, Belgio e Francia. 4 Cfr. ivi, p. 365. 55 Sull�et� giolittiana cfr. R. CHIARINI, Alle origini dell�et� giolittiana: la svolta liberale del governo Zanardelli-Giolitti, 1901-1903, Venezia, 2003. 6 C. BARDINI, Senza carbone nell�et� del carbone, Milano, 1998, p. 26. 7 Cfr. U. COLOMBO, Italia: energia (1860-1988), in R. ROMANO (a cura di), Storia dell�economia italiana, Torino, 1991, p. 147.
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Il periodo tra il 1914 e il 1953 pu� essere considerato omogeneo dal punto di vista delle risorse energetiche perch� fu caratterizzato dal tentativo di arrivare all�indipendenza energetica. Fu questo uno dei cardini della politica economica autarchica del fascismo, che se non era riuscito a trovare sufficienti quantit� di carbone sul territorio nazionale n� valide alternative ai combustibili fossili (fu studiato l�uso dell�alcool etilico), raggiunse notevoli risultati nella produzione di energia elettrica grazie alla pi� efficace utilizzazione e all�ampliamento delle centrali idroelettriche: la potenza idroelettrica installa crebbe tra il 1921 e il 1940 da 1292000 a 5198000 kW a fronte dell�aumento di quella termoelettrica da 380000 a 921000 kW. L�aumento di produzione di energia fu ancora maggiore, si pass� da 4,5 miliardi di kWh a 20 miliardi, di cui il 90% era di derivazione idroelettrica8. Durante il ventennio fascista si assistette anche all�ingresso dello Stato nel settore petrolifero, con la creazione nel 1926 dell�Agip, i cui risultati soprattutto nell�esplorazione, la ricerca e la produzione di idrocarburi furono trascurabili; maggiori furono invece quelli ottenuti nella raffinazione9. Anche durante la guerra e negli anni subito successivi si tent� di ampliare l�offerta di energia idroelettrica, ma questi sforzi furono bloccati dai combattimenti e perci� ancora nel 1950 l�offerta totale di energia (21,5 milioni di Tep) era inferiore a quella del 1940 (21,7 milioni di Tep)10. La fase �idroelettrica� dello sviluppo energetico italiano fu seguita da quella petrolifera a partire dagli anni �60, quando si verific� un notevole sviluppo della produzione termoelettrica11. Si sono cos� delineate le peculiarit� dello sviluppo energetico italiano in relazione a quello industriale rispetto soprattutto ai principali modelli di riferimento, quello britannico e quello belga. Queste differenze sono esplicitate dall�interpretazione di C. Bardini secondo la quale, in presenza di una scarsit� della risorsa carbone, l�Italia dovette seguire una propria via all�industrializzazione; si dovette specializzare in settori e tecnologie ad
8 Cfr. P.A. TONINELLI, La questione�, op. cit., p. 371. 9 Cfr. ivi, p. 373. 10 Cfr. ivi, p.374. 11 Cfr. Cap. 1 par. 3 Il settore elettrico.
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alta intensit� di lavoro e meno dispendiosi dal punto di vista energetico. Questo vincolo fu parzialmente aggirato facendo ricorso all�uso dell�energia idroelettrica e all�importazione di materie prime, creando sin dalla genesi della propria industrializzazione un problema di dipendenza dall�estero12. Nel periodo di crescita del consumo mondiale di petrolio, tra le due guerre mondiali, l�Italia cerc� di limitare l�importazione di questa materia. Durante i periodi nei quali a livello internazionale si affermavano i paradigmi del carbone e del petrolio, in Italia si venne quindi ad affermare il paradigma idroelettrico. Costante caratteristica italiana, che la differenzia dai principali paesi industrializzati, sono stati i ridotti consumi totali e pro capite e l�inferiore intensit� energetica13. Si pu� affermare quindi che l�Italia, sia nel periodo fino alla seconda guerra mondiale, sia nel periodo successivo, vincolata da una scarsit� di risorse interne, �abbia ignorato come si evolve il sistema energetico mondiale, dal legno al carbone, al petrolio, al gas, al nucleare per scegliere di volta in volta quelle soluzioni che gli erano pi� convenienti�14. 1.1.2 I consumi di energia nel periodo 1953-1973: dipendenza dal petrolio e sviluppo industriale �energy intensive� Il periodo in analisi include gli anni del �miracolo economico� (1950-1963) nei quali l�Italia conosce la pi� elevata espansione della sua storia e questo segna una discontinuit� nella sua evoluzione economica15.
12 Cfr. P.A. TONINELLI, La questione�, op. cit., p.360. 13 L�intensit� energetica � il rapporto tra il consumo di energia e il prodotto interno lordo. 14 Cfr. U. COLOMBO, Italia: energia�, op. cit., p. 161. 15 Sul �miracolo economico� si veda: G. CRAINZ, Storia del miracolo italiano : culture, identit�, trasformazioni fra anni Cinquanta e Sessanta, Roma, 1996.
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Tab. 1 Energia ed economia in Italia dal 1950 al 1990 (valori assoluti, indice 1861=1) Anno Popolazione Reddito Consumo energia Intensit� energetica Dipendenza estero Milioni Migliaia di mld 1985 Indice M tep Indice Tep/milioni di lire 1985 Indice % 1950 46,9 173,3 3,3 21,5 14,3 124,3 3,4 54 1960 49,8 303,4 5,8 48,2 32,1 158,9 4,3 58 1965 51,5 387,4 7,4 80,1 53,4 206,7 5,6 74 1970 53,3 522,5 9,9 120,1 80,1 229,8 6,2 80 1973 54,7 585,3 11,2 139,8 93,2 238,9 6,5 82 1975 55,5 601,3 11,5 133,0 88,7 221,2 6,0 81 1980 56,0 756,2 14,5 147,0 98,0 194,4 5,3 83 1985 57,0 810,6 15,6 146,2 97,5 180,4 4,9 81 1990 58,0 941,4 18,0 163,5 109,0 173,7 4,7 83 Fonte: A. CL�, Crisi energetica: consumi, risparmi e penetrazione elettrica, in G. ZANETTI (a cura di), Storia dell�industria elettrica in Italia. Gli sviluppi dell�Enel (1963-1990), Roma-Bari, 1994, p. 96. Il Pil si moltiplic� di 3 volte e quello pro capite di 2,5. Le ragioni di questo straordinario aumento di produttivit� sono ampiamente dibattute. Tra queste vengono annoverati i vantaggi di produttivit� di cui godono i paese late comers, l�integrazione dell�economia italiana in un mercato internazionale attraversato da una straordinaria congiuntura, ma anche la possibilit� di disporre di energia in quantit� sempre pi� abbondante ed economica16. In questo periodo il petrolio si afferm� come la principale fonte energetica, diventando una scelta �totalizzante�17 e facendo trascurare le altre fonti energetiche a parte il metano. I risultati conseguiti in questo settore furono rilevanti; da livelli prossimi allo zero nel 1945, grazie alle scoperte di giacimenti nella Valle Padana, la produzione di metano raggiunse nel 1950 i 500 milioni di m3, e nel 1960 i 6,5 miliardi per poi raddoppiare nel decennio successivo18.
16 Cfr. A. CL�, Crisi energetica�, op. cit., p. 95. 17 A. NANNEI, L�Italia oltre la crisi energetica, Milano, 1981, p. 174. 18 A. CL�, Crisi energetica�op. cit., pp. 98-99.
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Tab. 2 Distribuzione dei consumi di energia primaria e dipendenza dell�estero dal 1950 al 1973 in % Anno Combustibili solidi Gas naturale Petrolio Idro-geoelettrica Nucleare Dipendenza da estero 1950 40,2 2,0 22,1 35,5 0 50 1960 20,7 10,1 46,4 22,8 0 58 1965 12,6 7,8 65,8 12,8 1 74 1970 9,1 8,8 72,5 9,0 0,6 80 1973 7,5 10,3 75,0 6,7 0,5 82 Fonte: per l�anno 1950 cfr. A. CL�, Crisi energetica�, op. cit., p. 97; per gli anni dal 1955 al 1973 cfr. CEEP, I problemi dell�energia in Italia, Milano, 1977, p. 200. Le ragioni dell�affermazione del petrolio a livello mondiale sono diverse. Nel settore dei trasporti l�affermazione del motore a scoppio ne determin� un successo grandioso gi� prima della Seconda guerra mondiale negli Stati Uniti. Sempre nel periodo compreso tra le due guerre nuove tecniche di raffinazione e scoperte diedero il via alla petrolchimica19.Inoltre il petrolio, a differenza del carbone, era ed � estremamente facile da trasportare e quindi permetteva il suo utilizzo anche lontano dalle aree di produzione; il suo prezzo rapportato al suo potere calorico era pi� vantaggioso rispetto a quello del carbone20. Ma la ragione principale sembra essere la prima e cio� il �combinarsi tra progresso tecnologico e sue [del petrolio] specificit� qualitative� 21 che all�interno dello straordinario periodo di espansione che l�Italia attraversava in quel periodo, trainata dalla crescita della produzione industriale, ne ha determinato il suo primato. Anche nel settore della produzione di energia elettrica a partire dagli anni �60 fu l�olio combustibile a imporsi. L�esponenziale aumento della domanda elettrica, la possibilit� d�importare petrolio a basso costo, la progressiva saturazione della
19 C. PAVESE, Energia e risorse, op. cit., p. 139. �Dal 1950 il greggio soppiant� il catrame di carbone quale fonte di composti organici. La produzione di materie plastiche, detergenti, fibre, gomme sintetiche, sal� da 3 Mt nel 1950 a 13 nel 1960, a 50 nel 1970, a 110 nel 1985; anche l�agricoltura trasse vantaggi da nuovi fertilizzanti chimici, fitofarmaci e pesticidi�. 20 Cfr. A. CL�, Crisi energetica�op. cit., p. 96-97. 21 Ibidem, p. 97.
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produzione idroelettrica furono le ragioni che concorsero alla capillare diffusione dell�olio combustibile nella produzione di energia elettrica22. Nel periodo in analisi l�Italia raggiunse la propria maturit� industriale con la conclusione della �realizzazione delle grandi infrastrutture urbane e di comunicazione, il saturarsi della penetrazione dei beni durevoli, e il massimo contributo dell�industria alla formazione del reddito�23. Considerando l�andamento dell�intensit� energetica italiana (tab. 1), si osserva che proprio nel 1973 essa raggiunse il proprio massimo storico. Ci� significa che al momento dello scoppio della crisi l�economia italiana si trovava nel momento di massima compenetrazione con gli impieghi energetici e di conseguenza di massima vulnerabilit� ai mutamenti dei mercati internazionali dell�energia24. Nonostante il grande aumento dei consumi energetici, gli indici riguardanti i consumi italiani (consumi in valore assoluto, consumi pro-capite, intensit� energetica) sono per tutto il periodo inferiori rispetto a quelli degli altri paesi europei di riferimento (Francia, Germania). L�Italia ha cio� sempre consumato meno energia rispetto agli altri paesi. Osservando l�evoluzione dei consumi disaggregato per settori produttivi, si nota, per�, come il settore industriale rappresenti un�anomalia rispetto all�andamento generale. Il ruolo preponderante dell�industria nel periodo del �miracolo economico� � ben esplicitato dall�andamento del suo valore aggiunto sul valore aggiunto totale, che nel periodo in esame continu� a crescere25. Analizzando questo indice si ricava che gi� nel 1953 l�agricoltura aveva un peso minore rispetto all�industria e costruzioni, e ha continuato a perdere d�importanza. Anche rispetto al settore terziario, esclusa la pubblica amministrazione, seppur di poco e crescendo meno velocemente, l�industria ha mantenuto una maggiore rilevanza percentuale nel periodo 1953 197026. 22 A. CL�, Crisi energetica�op. cit., p. 104. 23 Ivi, p. 109. 24 Ivi, p. 110. 25 Cfr. A. CARDINALE, A. VERDELLI, Energia per l�industria in Italia. La variabile energetica dal miracolo economico alla globalizzazione, Milano, 2008, p.45-46. 26 Cfr. A. CARDINALE, A. VERDELLI, Energia per l�industria in Italia�, op. cit., p. 47.