1
Introduzione
L'editoria italiana è in crisi dal 2011 quando, secondo quanto attestato dai dati Istat, il
settore ha perso ben settecentomila lettori, molti tra i quali lettori forti. Gli indici in
ribasso non riguardano esclusivamente la lettura, ma coinvolgono anche il mercato del
libro. L'ultimo Rapporto sullo Stato dell'editoria italiana 2012 pubblicato
dall'Associazione Italiana editori mette in luce la seguente situazione: il mercato del
libro scende a quota tre miliardi con una flessione complessiva del meno 6,3 per cento.
Sono i canali della grande distribuzione a calmierare la chiusura complessiva del 2012,
mentre tutti gli altri canali (rateale, tascabili in edicola, club, export, vendite alle
biblioteche) crollano complessivamente a meno 16,8 per cento. Sullo sfondo, dunque,
una crisi profonda: per la prima volta negli ultimi tre, quattro decenni il mercato del
libro, che aveva mostrato storicamente un andamento anticiclico, si allinea al negativo
contesto generale dei consumi. Gli unici due dati positivi, attesta il Rapporto,
riguardano le vendite on line e le vendite degli e-book. I lettori comprano sempre
meno in libreria e sempre di più on line con una crescita delle quote delle vendite sul
web. Raddoppia, inoltre, il giro d'affari dei testi digitali, i cui acquisti raggiungono
quota del 2 per cento.
A tingere di nero il quadro fin qui delineato si aggiunge, poi, un'altra annosa questione,
quella dell'ingerenza dei grandi gruppi editoriali nei processi di distribuzione. Il
2
mercato appare ingessato e schiavo di catene di controllo verticali. Secondo un
graduale processo cominciato a partire dagli anni Ottanta del Novecento, esso è
diventato sempre più lo scenario del predominio di posizioni consolidate e dominanti,
quelli dei grandi colossi editoriali. I principali attori sono presenti in tutta la filiera.
Ovvero, fanno tutto: sono editori, stampatori, distributori, promotori, librai. Esempio
lampante il gruppo Mondadori, il cui controllo si ramifica in vari comparti
dell'industria editoriale italiana, da svariati marchi di suo possedimento, alla
distribuzione (Librerie Mondadori e megastore) fino a BookOnLine, sito di vendita on
line dei testi.
L'attuale situazione dell'editoria italiana esemplifica bene le analisi critiche elaborate
nello scorso secolo dal letterato Renato Serra e dall'editore francese Andrè Schffrin. Se
pur collocati in due periodi differenti, Serra nei primi anni del Novecento, Schffrin
nella seconda metà, entrambi hanno delle folgoranti intuizioni riguardo gli scenari
editoriali a loro contemporanei, sviluppando pensieri critici di grande attualità. Oltre
ad utilizzare espressioni precoci per l'epoca come il mercato del libro, il mercato
dell'editoria, il critico emiliano individua nella distinzione tra editoria di cultura ed
editoria di bella letteratura la caratteristica peculiare del settore editoriale italiano di
inizio secolo. Mentre l'editoria di cultura, sostenuta ad esempio da case editrici come
Laterza, offre garanzie di correttezza e serietà, l'altra ricerca, invece, l'attualità a tutti i
costi: da un lato la serietà degli editori dei libri di studio, dall'altra la superficialità
degli editori di moda. E ancora, da una parte lo studio e il sottile piacere della lettura
3
che si fonda su una concezione religiosa del testo letterario, dall'altra un eclettismo che
ha come dio le mode culturali con libri che colpiscono più per la veste grafica che per
le garanzie culturali, utilizzati come strumenti di ampliamento del mercato, anziché di
cultura.
Andrè Schffrin, francese trapiantato negli Stati Uniti, dove dirige la casa editrice
Pantheon Books, conia negli anni Quaranta del Novecento l'espressione editoria senza
editori, un'editoria che rifiuta la portata ideologica del catalogo, ne sotterra il valore
che esso assume per l'identità culturale della casa stessa e si prostra difronte al Dio
business. Nell'omonimo testo pubblicato con Bollati-Boringhieri, l'editore traccia le
linee di un mercato ormai globale in cui tantissime sigle editoriali passano nelle mani
delle multinazionali dell’informazione. L'editoria degli editori protagonisti si
trasforma così nell'editoria dei manager, governata da nuove figure, i dirigenti
editoriali, i quali esigono alti tassi di rendimento e di vendita. Il libro diventa
ufficialmente una merce, un prodotto da vendere.
In un'industria editoriale che reca tali caratteristiche, c'è ancora posto per la media e
piccola editoria di cultura? Il presente lavoro di ricerca tenta di dare una risposta a tale
interrogativo, indagando, attraverso una metodologia di tipo storico-analitico, sulle
trasformazioni che l'editoria italiana subisce a partire dai primi anni del Novecento
fino alla contemporaneità, quando assume la fisionomia sopra descritta. Attraverso
l'analisi di queste trasformazioni, la ricerca propone al lettore un confronto, talvolta
implicito, talvolta esplicito, tra i modi di fare editoria delle grandi case editrici di
4
cultura della prima metà del Novecento, e le modalità di fare cultura editoriale delle
successive imprese sorte nel nostro paese soprattutto nel dopoguerra: con la nascita
dell'editoria per il grande pubblico e della cultura di massa, l'ottimizzazione dei
processi produttivi e l'allargamento del mercato sono diventati due obiettivi primari.
Tutto ciò ha oscurato il ruolo preponderante che fino a quel momento avevano
ricoperto i letterati editori, all'interno di un'attività editoriale che si proponeva essere
strumento di diffusione di contenuti culturali dal grande spessore ideologico e morale.
Se pur collocati in tempi differenti della storia d'Italia, Papini, Prezzolini, Carocci,
Bonsanti, Einaudi, Garzanti e Rizzoli sono esempi appropriati della figura del letterato
editore. Editori che imprimono una forte personalizzazione al loro progetto, che
stabiliscono quali testi pubblicare e i caratteri che devono esibire in quanto libri
stampati, compiendo tali scelte in rappresentanza di una determinata comunità di
lettori: quelli che Alberto Cadioli chiama editori iperlettori. Perde peso anche la figura
tradizionale del consulente, la quale oggi non ha più alcun potere di incidere sulle
scelte delle case editrici, né tanto meno la possibilità di fornire il proprio contributo
alla progettazione della politica editoriale delle stesse. Cresce il ruolo del direttore
commerciale, unico vero motore decisionale del settore, che decide con quali libri
riempire gli scaffali di librerie e megastore.
In Italia, malgrado la cospicua presenza manageriale in molti apparati editoriali,
sembra esserci ancora uno spiraglio di speranza per l'industria del libro: nel complesso
l'editoria italiana è ancora fatta da editori e detiene un patrimonio di anticorpi in grado
5
di alleviare i disastrosi effetti prodotti da un'editoria senza editori. L'antidoto è da
ricercare in un comparto del settore editoriale italiano fatto di piccole aziende, spesso a
conduzione familiare: la piccola e media editoria, la dorsale della creatività editoriale
italiana, il laboratorio virtuoso che non ha mai smesso di scovare talenti, inventare
storie, tradurre autori e talenti dall'estero, che dunque può e deve ritagliarsi un proprio
spazio sul mercato. Contro la desertificazione della creatività e della progettualità
editoriale, l'editoria dei piccoli e medi editori, può proporre, ancora oggi, un'attività
letteraria e una letteratura, fondate sugli ideali di militanza editoriale e impegno
culturale, che hanno animato le grandi stagioni della cultura italiana del Novecento. Il
settore partecipa, tuttavia, della generale caduta del mercato librario: perde, quest'anno,
il 6,5 per cento del valore (circa sessantacinque milioni di euro) rispetto al 2012
secondo quanto è emerso nel corso della Fiera della piccola e media editoria Più Libri,
più Liberi, tenutasi a Roma lo scorso dicembre.
Tenute in considerazione tali conclusioni, la ricerca ha rivolto lo sguardo al panorama
dell'editoria pugliese, con l'obiettivo di trovarne un riscontro. L'editoria della Puglia è
attualmente investita della crisi generale che ha portato il sistema al collasso, con
indici di caduta più evidenti rispetto al resto del Paese: le percentuali di vendita sono
in caduta libera e negli ultimi anni molte ed importanti librerie e case editrici hanno
dovuto chiudere i battenti. L’affezione al libro cede il posto alla passione per gli e-
book e il marketing delle industrie editoriali perde ogni progettualità e lungimiranza.
Meno rassicuranti sono gli indici di lettura: solo il 31,5 per cento della popolazione
6
dichiara di leggere, mentre ben il 15,3 per cento delle famiglie pugliesi non possiede
libri in casa.
La ricerca ha proceduto nel ricercare fattive testimonianze dell'attività culturale
condotta da piccole e medie case editrici sul territorio pugliese, trovando un valido
spunto di analisi nel lavoro editoriale della casa editrice Progedit. L'impresa nasce nel
1997, fondata dall'editore Gino Dato insieme a Marina Laterza e Alessandro Spadino,
tutti e tre provenienti dalla redazione barese della Laterza. Attualmente la Progedit
presenta una struttura ripartita in due settori: uno è quello della casa editrice vera e
propria, l'altro quello dell'agenzia di servizi grafici ed editoriali. Il primo è deputato
alla produzione, promozione e distribuzione di libri con il proprio marchio. Il secondo,
invece, offre prestazioni di consulenza editoriale per altri marchi(tra cui Laterza, Il
Mulino, Bollati-Boringhieri), occupandosi dell'editing completo dei testi altrui. Il logo
identificativo della casa editrice esprime bene le intenzioni che muovono l'attività
editoriale e culturale portata avanti da Dato e i suoi collaboratori: un calamaio che ha
messo radici e che germoglia, che simboleggia quel processo creativo secondo cui
dalle competenze tecniche e dal sostrato culturale nascono idee e progetti validi. A
corredare, infatti, l'impegno culturale profuso nel fare un'editoria di cultura, c'è la
professionalità dei suoi attori: specializzato in storia contemporanea, l'editore Dato, ad
esempio, ha ricoperto per molti anni il ruolo di redattore della Laterza, dove affiancava
Vito Laterza nella cura grafica delle copertine.
Oggi la Progedit persegue la difficoltosa missione di fare editoria nel mezzogiorno
7
cercandone di esaltare alcune risorse, proponendo di avanzare in alcuni campi.
L'attenzione è rivolta soprattutto alla formazione universitaria e professionale,
all'esaltazione dei beni e delle risorse del territorio, con il proposito di condurre il
proprio lavoro sempre all'insegna dell'impegno culturale. Il catalogo nasce intorno a
due collane generali, «Università» e «Politecnico», una letteraria, l'altra scientifica e
tecnologica. Da questi due grandi contenitori sono stati progressivamente germinati
ambiti più ristretti che negli anni sono poi andati a ramificarsi in tutte le altre collane.
Quelle che hanno maggiore smalto sono le pedagogie. Un altro settore molto forte è
quello delle letterature. Spazio anche a storia, arti musica e spettacolo e alle tradizioni
popolari. In sostanza la Progedit ha orientato le collane verso alcune principali
direzioni: la formazione nella scuola e nell’università; gli strumenti per le imprese e il
management; le tecnologie e le scienze sociali; il territorio, i beni culturali e
ambientali;i nuovi talenti letterari e la critica letteraria ed infine la letteratura per
l'infanzia.
Raccontando l'attività, il catalogo, gli intenti e gli attori di questa casa editrice barese,
la ricerca giunge alla conclusione che oggi c'è ancora spazio per la media e piccola
editoria di cultura, e in una regione come la Puglia che accusa, più delle altre, i
contraccolpi di una crisi del settore senza precedenti: ciò che contano sono le idee, le
competenze, i valori di cultura e di impegno morale e civile che una casa editrice che
si rispetti deve necessariamente avere e perseguire. In nome dell'ideale di democrazia
culturale che non dovrebbe mai esser perso di vista.
8
Il lavoro è suddiviso in tre distinti capitoli. Il primo offre una panoramica del mondo
dell'editoria libraria italiana, a partire dal primo Novecento fino all'attualità. Il filo
conduttore principale è quello di mettere in risalto le esperienze editoriali dal grande
spessore ideologico e culturale che hanno caratterizzato il nostro paese. Si parte,
dunque, con il racconto del giornalismo culturale della «V oce» di Giovanni Papini e
Giuseppe Prezzolini per passare poi all'editoria degli anni Venti, quando si affaccia
sulla scena editoriale italiana Arnoldo Mondadori. La ricerca prosegue poi con l'analisi
delle Edizioni di «Solaria», esempio di militanza letteraria, e con il racconto
dell'editoria degli anni Trenta, quella degli editori protagonisti. L'ultima parte è
dedicata alla ripresa culturale che si registra nel dopoguerra italiano: nasce l'editoria
per il grande pubblico, dove spicca il grande progetto editoriale della «Biblioteca
Universale Rizzoli». In ultima analisi sono analizzati i casi Saggiatore ed Einaudi.
Il secondo capitolo propone, invece, una dettagliata mappa delle case editrici pugliesi,
di cui si racconta la storia delle maggiori, con occhio rivolto anche alle nuove nascenti
realtà. Il tutto corredato da una breve analisi sullo stato della cultura del territorio.
L'ultima sezione è dedicata all'analisi del caso Progedit, tra le più importanti realtà
editoriali del capoluogo barese, di cui sono descritti con accuratezza i cataloghi, le
collane, e il coinvolgimento nelle iniziative di promozione della lettura e del mondo
del libro, attive sul territorio.