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dominano il campo del Cloud Computing e, in merito alla sicurezza, quali
vantaggi e svantaggi comportano sia di natura tecnica che normativa.
Infine nell‟ultimo capitolo verrà esplorato il rapporto tra i membri
famigliari e le Cloud applications (o web-based applications), precisamente
quelle che fanno riferimento al SaaS (Software as a Service), uno dei tre
principali modelli di fornitura del Cloud Computing, allo scopo di mostrare
come queste applicazioni, accessibili da browser, possono essere funzionali ai
membri famigliari in una chiave prettamente collaborativa. Non a caso tra le
“Cloud applicazioni” verranno prese in esame le Google Apps (più
comunemente conosciute come applicazioni web-based, proprio perché
accessibili da browser client e fruibili sulla Rete) in quanto il colosso
informatico che le sponsorizza, ovvero la ormai famosa società californiana di
nome Google, rappresenta l‟azienda più all‟avanguardia nel campo del Cloud
Computing.
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1. LA SOCIETÀ DELL‟INFORMAZIONE BASATA SUL WEB
1.1. Introduzione
In prima battuta verrà esaminato in maniera sintetica quel processo
evolutivo che, dalla società più agraria, passando per quella industriale, ci ha
condotto verso una società fortemente all‟insegna delle tecnologie
dell‟informazione e comunicazione (ICT). Gli sviluppi di tipo tecnologico,
sociale, economico e culturale saranno affrontati dai diversi punti di vista dei
maggiori pensatori della Società dell‟Informazione per poi finire sul quel
servizio di Internet che oggi più la caratterizza, il World Wide Web, dal quale
prende un ulteriore soprannome, quello di “Società del Web”.
1.2. Caratteri essenziali di una società industrializzata
La fase storica che gli studiosi fanno convenzionalmente corrispondere alla
società industriale è quella compresa tra la metà del „700 e la metà del „900.
In tale arco di tempo, gran parte degli storici sono concordi nell‟inserire
almeno due rivoluzioni: la prima a cominciare dall‟ultima metà del XVIII
secolo e caratterizzata da nuove tecnologie quali la macchina a vapore, il
filatoio multiplo e più in generale dalla sostituzione di utensili manuali con le
macchine; la seconda circa cento anni più tardi, con lo sviluppo
dell‟elettricità, del motore a scoppio, delle sostanze chimiche e delle
tecnologie della comunicazione come telegrafo e telefono. Tra le due
rivoluzioni e sistono sostanziali continuità ma anche talune differenze.
Innanzitutto la principale somiglianza sta in un cambiamento tecnologico
rapido e senza precedenti che coinvolse entrambe, mentre la principale
differenza consiste nel ruolo decisivo del sapere scientifico nel sostenere lo
sviluppo tecnologico, che effettivamente fu più preponderante dopo il 1850 e
produsse l‟effetto di spostare il centro di gravità industriale dalla Gran
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Bretagna ad altri paesi oltre oceano come gli Stati Uniti, dove si ebbero i
principali sviluppi di chimica, telefonia e elettricità. Ad ogni modo, durante
l‟intero periodo di industrializzazione, con lo sviluppo di nuove tecnologie
che permettono la produzione in massa dei beni materiali, inizia ad aumentare
l‟importanza del settore secondario e pian piano nascono le prime industrie
estrattive, proliferano le industrie manifatturiere e delle costruzioni e per tutte
le nazioni diventa una necessità disporre di una propria produzione
energetica. Insomma si apre l‟era dell‟homo faber, ovvero dell'operaio come
figura al centro del mondo della produzione industriale e gli industriali
diventano le nuove classi dominanti1.
Sono gli anni in cui si assiste all‟ascesa della borghesia, allo spostamento
del centro socioculturale dai castelli e dalle aree rurali verso le città, al
formarsi delle coscienze nazionali, allo sviluppo di una formazione
socioeconomica (il capitalismo) centrata su istanze di razionalizzazione. Da
parte sua lo sviluppo tecnologico fa apparire a portata di mano la possibilità di
controllare l‟ambiente naturale, la vita economica e sociale, contribuendo alla
nascita di una fede cieca nel suo progresso. Tra le caratteristiche principali
dell‟era industriale possiamo soprattutto sottolineare sinteticamente: la
concentrazione di grandi masse di lavoratori salariati nelle fabbriche;
prevalenza numerica degli occupati nel settore secondario; sviluppo di
organizzazioni formali della classe operaia (sindacati, partiti ecc.); prevalenza
del contributo dato dall‟industria alla formazione del reddito nazionale;
applicazione nell‟industria delle scoperte scientifiche; razionalizzazione
dell‟organizzazione del lavoro; divisione del lavoro e sua parcellizzazione;
separazione sempre più forte tra luogo di lavoro e di famiglia; urbanizzazione
e più tardi, l‟inarrestabile tendenza alla concentrazione in grandi aree
metropolitane; one best way, nel senso di una ed unica via migliore da seguire
per raggiungere i propri scopi; fede in un progresso e benessere crescente;
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l‟espansione dei consumi e quindi l‟affermarsi di nuovi valori diversi da
quelli fondati sulla tradizione, su cui era retta la società contadina2.
Chiaramente tutti caratteri che, a fine „700, si affermano con tempi diversi ma
con modalità sostanzialmente analoghe nei diversi paesi che dispongono di
alcuni requisiti minimi per il lancio dell‟industrializzazione: non a caso,
nell‟Europa occidentale e negli Stati Uniti l‟industria, dalla seconda metà
dell‟Ottocento, poté svilupparsi più rapidamente che in altre zone del mondo
perché analogamente entrambi disponevano innanzitutto di una rete
ferroviaria che permetteva il trasporto dei prodotti industriali, poi non erano
certo povere di materie prime come gas, petrolio, carbone o elettricità, che
divennero indispensabili fonti di energia per far funzionare i macchinari delle
industrie, tanto che provocarono un così forte sviluppo e rinnovamento delle
industrie chimiche, metallurgiche, tessili, elettrotecniche ecc.
1.2.1 Transizione da una società rurale ad una società
industriale
Sul finire del „700, le profonde trasformazioni subite dalla società rurale ed
il cambiamento del suo sistema produttivo sono da attribuire soprattutto alle
nuove applicazioni della scienza e della tecnologia nel campo della
produzione.
Nel suo complesso, il passaggio da una società rurale ad una industriale è
stato ben evidenziato dalle parole del “futurologo” statunitense Alvin Toffler,
che denomina tale passaggio con l‟appellativo di Second Wave*. Lo scrittore
americano sottolinea come tale mutamento abbia richiesto una lunga
incubazione, preparatoria alla trasformazione da un assetto sociale fondato sul
*
Toffler alle dominazioni “First Wave”,”Second Wave” e “Third Wave” fa corrispondere rispettivamente
fase agricola, fase industriale e fase post-industriale.
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piccolo gruppo primario (la famiglia nucleare) chiuso in se stesso,
autosufficiente e con produzione e consumo che coincidevano, ad uno
caratterizzato invece dalla complessità interdipendente e massificante
derivante dalla rivoluzione industriale. In breve , il mutamento ha interessato
le quattro sfere principali di tecnologia, economia, sociale e psico-culturale,
con tutta una serie di fenomeni che Toffler sintetizza in: standardizzazione
dei prodotti, dei sistemi produttivi e degli schemi culturali divulgati dai mezzi
di comunicazione; specializzazione del lavoro con conseguente suddivisione
delle operazioni produttive nel maggior numero di operazioni attribuibili
individualmente; sincronizzazione dell‟intera società, ovvero di tutte le sue
attività sia economiche che non economiche, sia di lavoro che non di lavoro;
la concentrazione come altro imperativo da seguire in ogni occasione, a
partire da quella delle risorse energetiche, per passare poi a quelle finanziarie,
fino a quelle umane con il fenomeno dell‟urbanesimo; la massimizzazione che
valorizza tanto il grande da farlo diventare sinonimo di efficiente (ad esempio
le grandi dimensioni di un‟industria diventano indicatore di potere e
successo); la centralizzazione di tutti gli aspetti societari (sociali, politici,
culturali etc.) per rispondere all‟esigenza di un migliore coordinamento dei
mercati e della finanza a livello nazionale e internazionale3.
1.3. Dalla società post-industriale alla Società dell‟informazione
La società a metà del 1900, definita fino ad allora industriale, comincia a
mostrare tratti talmente inediti da spingere numerosi studiosi a ripensarla in
modo differente.
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Ad esempio D. Bell, primo fra tutti ad introdurre il termine “post-
industriale” nel lessico sociologico*, pone al centro della sua riflessione
soprattutto i mutamenti avvenuti nella sfera della produzione, che provengono
da sviluppi nella scienza e nella tecnologia4. La premessa da cui parte è che, a
monte di tutto, ci sia la crescente rilevanza della conoscenza tecnica come
vero principio del nuovo tipo di società.
La distinzione tra società industriale e società post-industriale è
costantemente illustrata da Bell e identificata nel differente orientamento: la
prima caratterizzata dalla produzione di beni con impiego di tecnologia a
macchina e avente come principio la crescita economica, la seconda invece
basata sui servizi con uso di tecnologia intellettuale e avente come principio la
codificazione della conoscenza teorica; quest‟ultima implica dei cambiamenti
nel sistema occupazionale, in cui l‟enfasi si sposta verso forme di impiego
scientifico, tecnico e professionale. Nella tabella sottostante elaborata dallo
stesso Bell†, è possibile notare la combinazione delle variabili strutturali
tecnologiche e culturali che, nella loro evoluzione, indicano con evidenza
l‟affermarsi di una configurazione nuova del sistema economico e sociale,
caratterizzato sempre più da un processo di terziarizzazione, in cui sono
predominanti elementi di innovazione piuttosto che di standardizzazione.
*
I primi a fare uso del termine post-industriale sono stati H. Belloc nel volume “The Servile State”
pubblicato a Boston nel 1913 e il socialista inglese Artur J. Penty (a cui lo stesso Bell rinvia), nella sua
antologia intitolata “Old Worlds for New: A Study of the Post-industrial State”, pubblicata nel 1917 a
Londra.
†
Fonte: Bell D., Communications Technology for better or for worse, in Harvard Business Review, maggio-
giugno 1979, p. 26.