PREMESSA
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artisti esordienti la possibilità di avere un nuovo e più
democratico canale per presentarsi al pubblico. Nello
studio di registrazione, il ricorso a software informatico,
strumenti elettronici, suoni generati al computer è ormai
una costante. Tuttavia l'utilizzo di tali strumentazioni, ha
cambiato la percezione del suono; il nostro orecchio è
talmente abituato all'estetica del suono digitalizzato, che
un "tappeto d'archi" creato col sintetizzatore ci sembra
più autentico di una vera orchestra. E poi, dobbiamo
aspettarci che in un futuro non troppo lontano i musicisti
e gli strumenti "veri" vengano completamente sostituiti
dalle macchine?
L'Arca Musarithmica, elaborata da Athanasius Kircher e
descritta nella sua Musurgia Universalis nel 1660, era un
congegno meccanico che, mediante sequenze musicali
preordinate, offriva una serie di note, battute e ritmi in
quattro voci, dando la possibilità di creare rapidamente
brani musicali anche a chi non fosse un compositore
esperto (Del Sordo, 2002). Questo strumento tecnologico
di composizione musicale ante litteram, è simbolo di tutte
le contraddizioni, le illusioni e le speranze collegate
all'uso delle nuove tecnologie nella produzione di
musica: l'industria discografica, nell'immaginario
collettivo, può essere rappresentata come un grande
apparato, una macchina costituita da "ingranaggi umani",
PREMESSA
9
che attraverso procedure lavorative più o meno codificate
permette di realizzare musica...
Quello che c'è nella discografia, di fondo, è il know how, la
conoscenza di quello che bisogna fare per selezionare, per far
diventare "prodotto" un atteggiamento, un "pio desiderio"...
(Proprietario e direttore artistico Micocci Dischitalia)
Possiamo quindi immaginare l'Arca Musarithmica come
quella macchina/strumento capace di trasformare un
pensiero, un sentimento o un desiderio in musica.
L'obiettivo di questa ricerca è di capire come all'interno
di sottoculture collegate con il mondo della produzione
musicale, si vengano a definire gli usi ed i significati
delle tecnologie sfruttate nella realizzazione del prodotto
musica, quanto tali visioni corrispondano o meno al
quadro tecnologico istituzionalizzato, e in che modo
differenti visioni portate da differenti sottoculture della
produzione musicale entrino in conflitto o cooperino fra
loro.
Come afferma Keih Negus, "I significati e le pratiche
musicali non possono essere separati dalla loro
realizzazione in e attraverso particolari tecnologie"
(Negus 1992, p. 20). Il nostro obiettivo è quindi riuscire a
capire come l'azione tecnologica assuma e attribuisca
significato nelle pratiche lavorative delle persone che nel
loro insieme costituiscono l'industria discografica.
Saranno evidenziati i mondi culturali vissuti e
PREMESSA
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costantemente ricostruiti enfatizzando la rete di relazioni
e dialoghi intorno a cui l’utilizzo di particolari tecnologie
musicali viene ad essere strutturato. Sarà inoltre
considerato il modo in cui la musica registrata provenga
da un costante dialogo tra produzione e consumo,
sottolineando la necessità di uscire dalle coordinate
storiche dell'industria culturale. Ciò significa anche
superare il concetto di "produzione di cultura" legato
ancora all'idea di modernità, per unire in una riflessione
unica produzione e consumo, nell'ottica in cui Walter
Benjamin ne l’Opera d’arte nell’epoca della sua
riproducibilità tecnica sottolineava come la perdita
dell’aura nell’arte potrebbe portare ad una più
democratica forma d'arte, in cui il consumatore si
riappropria del prodotto partecipando ad una nuova
creazione di significato.
La prima parte di questo lavoro mira ad individuare gli
strumenti teorici ed a fornire un contesto storico per
l'inquadramento della parte successiva. Nel primo
capitolo si affronterà quindi il problema di come
avvicinarsi all'analisi della tecnologia tenendo conto sia
del suo essere socialmente costruita sia della sua
influenza sul contesto. Nel secondo capitolo si cercherà
di delineare un percorso storico all'interno dell'industria
discografica, osservando come la tecnologia abbia
contribuito a modificare, nel corso degli anni, il modo di
PREMESSA
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produrre e riprodurre la musica e il modo in cui
l'industria musicale ha elaborato passo dopo passo, le
innovazioni tecnologiche relative alla produzione e
all'ascolto di musica registrata. Il terzo capitolo
costituisce un raccordo tra lo studio della tecnologia e
l'analisi delle sottoculture dell'industria discografica per
capire come la tecnologia contribuisca a dare significato
alle pratiche produttive e al prodotto musicale.
La seconda parte costituisce il resoconto e l'analisi del
materiale raccolto nella ricerca empirica. Nel capitolo
quarto si esporranno le ragioni che giustificano la scelta
dell'approccio etnografico. Il capitolo quinto analizzerà il
ruolo ricoperto dalla tecnologia nelle comunicazioni
interne ed esterne delle case discografiche. Nel sesto
capitolo saranno osservati gli strumenti utilizzati nella
produzione discografica, dai provini all'incisione del
disco. Nel settimo capitolo si affronterà il tema di
Internet; come sia sfruttata la "rete delle reti" e quali
siano le problematiche ad essa collegate.
Si tracceranno infine delle conclusioni per generalizzare
i risultati ottenuti e verificare le ipotesi formulate.
12
13
Parte prima:
Cornice teorica
14
15
Capitolo primo
I PARADIGMI NELL'ANALISI DELLA
TECNOLOGIA
Il primo problema che bisogna affrontare, per focalizzare
l'obiettivo di questa ricerca, è: in che modo affrontare
l'analisi della tecnologia?
In poche parole, bisogna stabilire come avvicinarsi
all'oggetto tecnologico, fornendo una visione il più
completa possibile, che tenga conto sia del suo essere
socialmente costruito, sia della sua azione sullo sviluppo
sociale.
Per capire in che modo una tecnologia, o una serie di
strumenti tecnologici, assumano e attribuiscano
significato in riferimento a determinati sottogruppi
collegati con la produzione di musica, è necessario
analizzare i meccanismi attraverso i quali, nella
dimensione macro sociale, le rappresentazioni
socioculturali collegate ad una tecnologia vengano a
costituirsi, e costituiscano parte dello stesso oggetto
tecnologico.
I paradigmi di ricerca che si sono avvicendati nello
studio della tecnica e dell'innovazione tecnologica, hanno
spesso commesso l'errore di privilegiare un aspetto a
svantaggio dell'altro.
CAPITOLO PRIMO
16
I primi studi condotti sulla tecnologia, facevano
riferimento a modelli unidirezionali in cui i fruitori
subivano passivamente l'influenza dell'innovazione,
limitandosi ad accettare o meno una situazione data. La
direzione intrapresa dall'innovazione e i motivi che la
guidavano, sono stati interpretati dai modelli
macroeconomici in funzione della sua incidenza
sull'occupazione e sul lavoro, o come residuo (altrimenti
inspiegabile) nella crescita della produzione.
Altri studi hanno considerato l'oggetto tecnologico come
un elemento completamente determinato dagli orizzonti
culturali relativi a differenti mondi sociali.
Se il nostro obiettivo è comprendere come l'utilizzo di
alcune tecnologie nella produzione musicale assuma un
ruolo significativo e significante all'interno di determinati
gruppi sociali, nasce allora la necessità di analizzare la
struttura di macrosistemi sociotecnici che definiscono lo
sviluppo sociale alla stessa maniera in cui lo sviluppo
sociale determina i sistemi tecnologici (Sorice 1998b,
2000).
A questo scopo è sembrato utile elaborare una breve
rassegna dei principali approcci con cui le scienze sociali
si sono occupate del rapporto tra tecnologia e uso e della
questione dell'innovazione tecnologica.
I PARADIGMI NELL'ANALISI DELLA TECNOLOGIA
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1. La diffusione dell'innovazione e i suoi effetti
Uno dei primi aspetti che sono stati affrontati nell'ambito
della tecnologia, sia dai sociologi che dagli economisti, è
il tema della diffusione dell'innovazione. L'idea della rete
di influenza, associata all'analisi delle curve di
diffusione, si trova alla base di questo approccio.
Everett Rogers
1
individua cinque caratteristiche che
determinano l'adozione di una nuova tecnica: il vantaggio
relativo, la compatibilità con i valori del gruppo di
appartenenza, la complessità dell'innovazione, la
possibilità di sperimentarla, la visibilità dell'innovazione.
A sua volta, il processo decisionale si snoda in cinque
fasi: conoscenza, persuasione, decisione, messa in opera,
conferma. Infine ci sono cinque gruppi di utilizzatori:
innovatori, primi utilizzatori, prima maggioranza,
seconda maggioranza e ritardatari.
Uno studio molto importante in questo ambito
disciplinare è stato effettuato nel 1961 da Elihu Katz,
Herbert Menzel e James Coleman riguardo alla
diffusione di un farmaco. La teoria di riferimento è quella
del Two step flow of communication, e l'attenzione è
rivolta in modo particolare ai media.
1
Everett Rogers, Diffusion of innovations, The Free Press, New
York 1983.
CAPITOLO PRIMO
18
Katz
2
sostiene che "i mass-media servono ad informare,
mentre i contatti personali permettono di legittimare"
3
.
Gli agenti del cambiamento sociale sono i cosiddetti
opinion-leaders: essendo delle persone aperte verso
l'esterno e grandi fruitori di mass-media, sono i primi ad
adottare una nuova tecnologia.
I limiti generali di un simile approccio, come nota Patrice
Flichy (1996), sono nel fatto che i fruitori della
tecnologia vengono considerati come passivi di fronte
all'offerta tecnologica, limitandosi ad accettare o rifiutare
l'innovazione, mentre l'oggetto tecnico viene visto ancora
come una "scatola nera" non soggetta a modificazioni.
Sorice (1998b, 2000) evidenzia che il processo di
diffusione dell'innovazione tecnologica è di natura non-
lineare e non-causale. Non è assolutamente detto che
l'introduzione di una nuova tecnologia produca
un'immediata ricaduta sul consumo e sugli stili di
fruizione mediale. "Il futuro", dunque, "costituisce una
raccolta di tutti gli stati possibili e l'innovazione non si
diffonde secondo meccanismi di contiguità/imitazione
ma secondo un modello epidemico"
4
.
2
Elihu Katz, The Social Itinerary of Technical Change: Two studies
of The Diffusion of Innovation, in Wilbur Schramm, Donald Roberts,
The Process and Effects of Mass Communication, University of
Illinois Press, 1971, p. 772.
3
Katz, 1971, p. 785.
4
Sorice, 1998b, p. 125.
I PARADIGMI NELL'ANALISI DELLA TECNOLOGIA
19
Un filone di studi che si è occupato in maniera
sistematica dell'innovazione tecnologica, è quello che si
riallaccia alla problematica degli effetti dei media. Le
prime riflessioni si basavano su un modello molto
semplice secondo il quale un pubblico atomizzato era
sottoposto all'influenza della stampa e della radio. Si
deve a Wilbur Schramm la comoda definizione di bullet
theory, per comprendere il senso della cosiddetta
"Hipodermic needle model of communication". "Ma il
lungo e faticoso superamento della teoria ipodermica ha
incontrato non pochi contrasti proprio nell'epoca
postbellica"
5
.
Le tesi del "determinismo tecnologico" prendono invece
le mosse dalle teorie di Marx sull'influenza della tecnica
sull'organizzazione del lavoro. Marshall McLuhan
6
, non
si preoccupa più dell'influenza di un certo programma sul
comportamento del pubblico, quanto all'effetto mediatico
nella sua globalità (Flichy 1996). L'idea è che ogni
mezzo di comunicazione strutturi i modi di conoscenza e,
a livello più ampio, le forme di organizzazione sociale.
Secondo Innis
7
, lo sviluppo dell'uomo è una catena di
mezzi di comunicazione diversi, che imprimono il loro
5
Sartori C., 1998, p. 107.
6
Marshal McLuhan, La galassia Gutenberg. La nascita dell'uomo
tipografico, Armando, Roma 1962.
7
Harold Innis, The Bias of Communication, University of Toronto
Press, Toronto 1951.
CAPITOLO PRIMO
20
carattere ad un'intera era e ne determinano la nascita
come la morte. "L'uomo è in diretto rapporto simbiotico
con la sua tecnologia, laddove la tecnologia è
essenzialmente la strumentazione necessaria alle forme
del comunicare. In altri termini il processo di mutamento
sociale è implicito nelle forme della tecnologia dei mezzi
di comunicazione"
8
.
Risulta evidente come la logica dell'innovazione
tecnologica non possa essere ricondotta a quella del
determinismo; "la direzione dell'innovazione non è
lineare, non segue l'induzione della domanda né la
pressione dell'offerta, i suoi oggetti non sono entità
stabilizzate e i suoi processi di rappresentazione sociale
non funzionano banalmente secondo modelli imitativi"
9
.
Nel modello proposto da Sorice (2000), si evidenziano
alcuni caratteri dell'innovazione tecnologica, collocando
su due assi (continuità / discontinuità e sostituzione /
integrazione) i diversi paradigmi della diffusione sin qui
affrontati. Nel riquadro della continuità / sostituzione
troviamo i paradigmi socio-tecnici, che prevedono una
logica sostitutiva: le nuove tecnologie soppiantano le
vecchie a partire da usi sociali consolidati. All'interno
delle logiche trasmissive, nel quadrante della continuità /
integrazione si colloca il determinismo tecnologico. I
8
Sartori, 1998, p. 61.
9
Sorice, 1998b, p. 123.
I PARADIGMI NELL'ANALISI DELLA TECNOLOGIA
21
paradigmi tecno-economici si situano negli spazi
interstiziali tra sostituzione e integrazione, comunque
nell'area della discontinuità intesa come momento
esplosivo e imprevedibile. Nel quadrante della
discontinuità/integrazione troviamo le logiche di rete,
quelle che si fondano sull'idea del merge tecnologico o di
medie tecnologie. Le medie tecnologie sono
intermediarie dell'innovazione e soprattutto del suo
radicamento sociale. La peculiarità di una tecnologia in
effetti non è funzione del suo livello di innovatività ma
delle sue capacità di risolvere problemi e fornire percorsi
logici. Non è ipotizzabile allora l'avvento di tecnologie
sovversive e dirompenti, ma al contrario il punto di
discontinuità è rappresentato dall'insorgenza di
strumentazioni (anche cognitive) capaci di integrare e
sostituire l'esistente
10
.
10
Michele Sorice, 2000, pp. 327-328.