2
importanti fumettisti, leggere articoli, interviste di esperti del campo o,
semplicemente, di comunicazione di massa.
Un giorno, poi, capii che quella passione doveva diventare qualcosa di più
importante così, tra lo sconcerto di tutti e la mia stessa sorpresa, vidi la mia
mano tirare il freno d’emergenza di quel mezzo che si ostinava a
condurmi, in un luogo totalmente opposto ai miei desideri ed una volta
scesa, mi sentii pronta ad incamminarmi verso la mia vera strada, la mia
vera meta, consapevole delle difficoltà che avrei dovuto affrontare e forte
di quella tenacia che da sempre muove il mio essere, soprattutto durante le
piccole o grandi rivoluzioni della vita.
Sicura di quel che facevo, iniziai ad avanzare a testa bassa cercando di
resistere a quelle ventate contrarie, a volte molto forti e gelide, che
provenivano da chi mi derideva, da chi mi giudicava, in quanto convinto
che il fumetto fosse un prodotto infantile, privo di cultura e,
conseguentemente, considerava coloro che vi perdevano del tempo degli
eterni peter pan, ma anche da chi si oppose totalmente alla mia scelta.
Alla fine, un po’ ammaccata e spossata, ho agguantato i primi traguardi
grazie all’artistico, all’accademia, ma anche alla mia determinazione
sempre più pilota della mia mente e della mia mano.
Guardandomi davanti, dove l’infinito si perde, dove regna incontrastata
l’assoluta incognita del futuro, ho ben localizzato, malgrado la foschia,
alcune ottime opportunità direttamente collegate con il mio sogno, quindi
posso permettermi di abbandonarmi all’ emozione di percorrere sul dorso
della fantasia, quel sentiero che dovrò, successivamente, fare con le mie
reali gambe.
Adesso, però, sfruttando un momento di riposo, posso guardarmi intorno e
riflettere sulle questioni legate al periodo storico vissuto dalla società
moderna, a cui è strettamente legata la sorte del fumetto.
L’essere umano, infatti, parallelamente all’evolvere del mio percorso
cognitivo, ha voltato pagina, è entrato nel nuovo millennio, dando vita a
quell’era che un tempo chiamavamo fantascienza ed ispirava film,
telefilm, fumetti e romanzi ormai entrati nel mito di tutti: l’ era di internet
e della realtà virtuale.
Le nuove telecomunicazioni, importate nel duemila, stanno cambiando il
nostro modo di percepire i vari punti della realtà, hanno allargato i nostri
3
confini mentali aiutandoci, od imponendoci, ad accettare tutte le loro
invenzioni, con maggior condiscendenza. La nostra sapienza è incentivata
dalla facilità con cui si possono trovare maggiori informazioni tramite un
buon motore di ricerca su internet, dalla elaborazione di importanti
questioni, fonti di meticolosi e difficili studi di grandi intellettuali del
passato, affinché possano essere comprese da tutti, anche tramite i vari
telequiz che hanno invaso le nostre televisioni al plasma mentre, quel
metodo scientifico che aveva portato Èmile Zola a scrivere i venti volumi
1
,
in cui analizza minuziosamente l’intero albero genealogico della famiglia
Rougon-Macquart, per dimostrare che l’evoluzione di ogni suo membro,
nell’arco della storia, sia stata determinata dalla situazione storica, sociale,
economica in cui essa si è sviluppata, oggi è proposto sotto forma di
Grande Fratello.
L’essere umano ha, dunque, conquistato il potere della supertecnologia.
Egli può andare nello spazio, può esplorare ed inventare il macro ed il
microcosmo, può collegarsi con ogni suo simile con un semplice click del
mouse e disporre di questo nuovo potere senza porsi il problema del tempo
e dello spazio. Nel tentativo, inoltre, di estrapolare dalla finzione
cinematografica, lo scenario fantascientifico, inquietante, del famoso film
“ The Matrix”, ha fatto sì che la realtà virtuale entrasse a tal punto nella
quotidianità che, a volte, si ha la strana sensazione che questa sostituisca
quella imperfetta, ma vera.
Data questa situazione positiva della sfera scientifica, informatica,
mediatica, si potrebbe presumere che l’uomo stia vivendo un periodo
felice, di pace e di prosperità; in quanto è riuscito a dominare la propria
realtà, sottomettendo la natura e cancellando la cattiveria umana, che si sia
trasformato in quel superuomo, tanto ambito nel corso della sua storia,
oppure in quel Cyborg, forte, sicuro, determinato e perfetto, che è stato
spesso protagonista di molti film dell’ era post-moderna. Invece, malgrado
tutte le conquiste avveniristiche, non è così.
Eventi naturali particolarmente devastanti, guerre ed atti terroristici di
inaudita ferocia, l’egoismo dei potenti della terra, insanguinano i nostri
animi ogni giorno. L’essere umano, quello comune, è vittima di tensioni
interiori particolarmente intense, capaci di riportarlo a riscoprire quello
1
Èmile Zola ( 1840-1902) scrittore francese: scrisse venti volumi, editi tra il 1871 e il 1893, dove saranno protagonisti i
vari componenti della famiglia Rougon-Macquart, attraverso cui spiegare come determinate situazioni politiche, sociale
ed economiche influenzino lo sviluppo di ogni individuo. Tra i venti volumi i più importanti sono: Le ventre de Paris (
Il ventre di Parigi, 1873), L’assommoir (L’ammazzatoio, 1877), Nanà ( 1880), Germinal (1885) e La bête humaine (
La bestia umana, 1890).
4
stato psichico che, un tempo, scatenava le torsioni, le strozzature, le
distorsioni e le mutazioni sui quadri espressionistici; non è un caso, infatti,
che, proprio ultimamente, si sia riscoperto il “Neo espressionismo” di
Lucian Freud.
Allo stesso tempo, però, si è tornati a sentire l’esigenza che qualcuno, dal
mondo della fantasia, riprendesse a svolazzare sulle nostre teste, tra un
grattacielo ed un altro, pronto ad assorbire in se tutti quegli spasmi
interiori, eccessivamente forti per il delicato e mortale cuore umano, ed a
combattere per noi il male.
Il cinema lo ha riscoperto, malgrado non ne rispetti tutti i dettagli, specie
quell’atmosfera, in cui nasce e vive, fondamentale, come la suspence di un
giallo o la linea nera di un quadro espressionistico, per creare un forte
pathos con il lettore.
Giovani e superbi fumettisti, illustratori e sceneggiatori lo hanno sollevato
dalla polvere e lo hanno liberato dalle ragnatele.
Il Supereroe americano, toltosi dalle spalle la fatica degli anni,
specialmente quelli vissuti da pensionato sedentario, è rinato come la
fenice dalle ceneri ed ora, più vero, più energico, più amaro di prima, vaga
nuovamente nelle nostre metropoli alla ricerca del cattivo di turno,
cercando di rinverdire la nostra speranza per un domani migliore.
Stavo riflettendo su queste cose, quando il mio intelletto è tornato a
recuperare la figura del supereroe, che pensavo ormai relegata al passato.
Ho incominciato considerare che l’uomo ha sempre costruito con la
fantasia, un essere superiore con cui spiegarsi fenomeni naturali
straordinari ed a cui affibbiare i carichi pesanti della vita, privata e
universale.
Con commovente cura gli abbiamo creato un’esistenza mitologica, lo
abbiamo vestito delle nostre usanze più tradizionali, cercando di donargli
un’ aura idillica e perfetta. In genere, poi, ci rivolgevamo a lui per
chiedergli un intervento speciale, per ringraziarlo per averci risolto dei
problemi oppure, al contrario, lo abbiamo accusato di essere artefice dei
nostri guai e, conseguentemente, rinchiuso in un sarcofago, con tutte le sue
cianfrusaglie ed abbandonato alla mercè del tempo e della memoria.
Gli statunitensi, essendo un popolo molto giovane ed avendo spazzato con
assoluta incuranza la cultura saggia e fiera dei nativi autentici di quella
terra, non hanno avuto la fortuna di avere una propria mitologia ed hanno
5
sempre invidiato i nostri dei o semidei classici, ma anche i miti di altre
antiche e lontane civiltà del antico mondo.
Con il tempo, poi, forti della loro presunzione, della loro tracotanza e della
loro eccentricità, non ne crearono solo uno, ma un intero esercito, ossia i
supereroi: individui che si presentarono con l’aspetto perfetto di un dio
greco o romano, con il carattere fiero e temerario, con lo sguardo del
guerriero e con un’intelligenza superiore, incominciarono a popolare le
edicole di mezzo mondo con il compito di combattere il male e quello di
far trionfare il bene e la giustizia, ma che spesso finivano per diventare
simboli del perbenismo, della stupidità e della superficialità statunitense.
Deducendo questo, seppur rispettassi ogni genere di fumetto, il genere
supereroistico non ebbe mai la possibilità di conquistare una posizione più
importante di quella che occupava nella mia, personalissima classifica. In
essa, infatti, c’era maggior spazio per il manga, fumetto giapponese,
poiché mi affascinava l’ideologia, la religione, la passione con cui l’artista
nipponico, dai tempi di Hokusai
2
, operava nella sua vita umana e
professionale. Attraverso le pagine dei manga potevo sentire il profumo
d’incenso che inonda i templi buddisti o scintoisti, potevo avvertire le
sfumature colorate delle albe o dei tramonti che tingono la vista del monte
Fuji ed apprezzare la danza poetica dei petali di ciliegio vaganti nell’aria,
come farfalle festose e un po’ romantiche. Potevo rievocare le grida di
incitamento, prima della guerra, dei gloriosi samurai, ma anche di chi è
rinato dalle ceneri nucleari di Hiroshima e Nagasaki.
Tenevo molto spazio anche per il fumetto europeo con cui ho potuto
rileggere la nostra storia, in genere riportata con particolare accuratezza,
attraverso un stile realistico, ma anche uno stile comico, satirico o
grottesco. In diversi fumetti, inoltre, era possibile respirare lo stesso spirito
ribelle che hanno portato i nostri antenati, nelle varie epoche storiche, ad
infiammare rivoluzioni, moti, lotte sociali per riscattare l’individuo
dall’ingiustizia, dall’oppressione e dalla prepotenza delle classi superiori,
per difendere i suoi diritti civili, la sua dignità, la sua libertà e la sua
necessità di lavorare in modo sicuro e gratificante, per infondere in
Europa, almeno, valori come eguaglianza, libertà e fraternità, alla base di
ogni convivenza civile e democratica. Valori che, ancora oggi, trovano
diverse difficoltà a lasciare il mondo delle chimere ed a rendersi tangibili.
2
Hokusai (1760-1849) pittore, incisore giapponese: tra le tante opere ricordiamo: Cento vedute del monte Fuji
(1834-1835), i Manga ( una serie di schizzi, datati dal 1817 al 1848).
6
Ogni posizione preconcetta, però, deve trovare la sua fine e, così, anche la
mia trovò la sua, schiantandosi contro la genialità di Frank Miller.
Inaspettatamente, mi capitò tra le mani uno dei suoi capolavori, “The Dark
Knight Returns – Il ritorno del cavaliere oscuro”, e la mia vita cambiò.
Frank Miller, assolutamente insensibile a quella visione ostinata che sin
dall’inizio definisce il fumetto “come un mezzo d’espressione quasi
infantile – come spiega Alan Moore
3
, nell’introduzione del suddetto libro
– nel quale ogni interferenza di temi, soggetti adulti corre il rischio di
venire accolta con grido d’orrore se non con la minaccia pesante d’una
censura”, cattura con la sua mente Batman che “ per un pubblico –
continua Alan Moore – più vasto rispetto a quello relativamente modesto
del fumetto, condensa in sé più di ogni altro la sostanziale imbecillità di
un eroe del fumetto” e che la sua immagine, malgrado tutti gli sforzi,
rimarrà legata per sempre a quella di “ Adam West che snocciola battute di
dialogo banalissime con offensiva serietà, mentre si arrampica su un muro
grazie a stupidi effetti speciali e una macchina da presa al suo fianco” e lo
restituisce manipolato, trasformato totalmente.
Tra le pagine dell’ opera di Frank Miller vengono rispettati i luoghi, i
personaggi fondamentali della storia di Batman. C’è Gotham City, c’è
Robin, c’è Joker e Catwoman , ma tutto assume un colore nero, un gusto
amaro, un odore acre ed intenso.
Gotham City è una città decadente, abitata da bande di teppisti fanatici,
psicopatici e violenti, Batman è messo sotto accusa dai mass media, che lo
incolpano di essere l’artefice dei danni e delle devastazioni tra la
cittadinanza inerme; gli imputano di fomentare la violenza tra i giovani e
di essere un giustiziere reazionario, folle ed ormai ingombrante, mentre
quel folle omicida del Joker viene liberato dalla pressante insistenza di
presunti, progressisti psichiatri che lo valutano vittima del gioco assurdo e
malvagio di Batman.
Un Batman che, seguendo la mia lettura, trovo totalmente cambiato.
Come scrive Enzo G. Baldoni
4
, nella prefazione, del medesimo libro, è “
…Un eroe paradossale. Un eroe a cui scricchiolano le giunture. Che sta
male. Che ha paura di invecchiare. Che ha paura.”
3
Frank Miller, Il ritorno del Cavaliere Oscuro ( titolo originale The Dark Knight Returns), Rizzoli libri, Milano,
1989: rif. introduzione Alan Moore, pp.4 -7.
4
Ibid. Il ritorno del Cavaliere Oscuro: Introduzione E. Baldoni, p. 8.
7
Bruce Wayne è un uomo dai capelli bianchi che desidera andare in
pensione, voltare pagina e smetterla di indossare quel costume ridicolo, ma
che sa di essere condannato a vivere nel buio, isolato e freddo maniero che
condivide con il fedele, stanco maggiordomo Alfred, poiché quella
creatura, entrata una notte dalla finestra, sottoforma di pipistrello,
approfittando dello sconvolgimento morale causato dall’ assassinio dei
genitori, si è presa la sua anima, rendendolo suo schiavo, trasformandolo
in un pazzo vestito da pipistrello, o da vampiro, invaso dalla sete di
vendetta, nemico di tutti e nemico di se stesso.
Batman è una creatura sconvolta e deformata dai traumi psichici vissuti dal
suo animo e da una società prigioniera della violenza, della devastazione
post-moderna, e, alla fine della mia lettura di questo romanzo a fumetti,
dentro di me si sono mescolate le stesse sensazioni che provo davanti ad
un quadro espressionista.
Capito questo di Batman, ho provato successivamente a guardare con gli
stessi occhi gli altri supereroi ed ho scoperto in loro una sfera psichica,
emozionale, che prima non avevo notato e, come per incanto, si sono
manifestate delle similitudini straordinarie proprio con le varie correnti
espressioniste, che si sono rincorse a partire dall’inizio del novecento sino
ai nostri giorni.
Affascinata, mi sono sentita invogliata ad approfondire questa scoperta,
con una ricerca dettagliata, volta a far luce su ciò che era rimasto nascosto,
ignorato dalla mia conoscenza ed a provare la sua fondatezza.
Oggi quella ricerca si è trasformata in tesi.
8
Naturalmente la prima cosa da fare, qualora si volesse conoscere
approfonditamente una qualsiasi manifestazione dell’ingegno umano, è
studiare il periodo storico in cui si è sviluppata, in quanto certamente
influenzata.
Il nuovo secolo, ove nasce e si sviluppa l’espressionismo, si mosse dalle
conseguenze benefiche della seconda rivoluzione industriale che,
migliorando, incentivando il mondo economico, scientifico, incrementò
positivamente la qualità della vita, della salute e della cultura dell’europeo,
ma lo costrinse a misurarsi con l’avanzamento delle macchine industriali,
della tecnologia, determinando diversi problemi al mondo del proletariato
e dei menabbienti.
Il campo della cultura e dell’ arte, intanto, sollecitò, attraverso diversi suoi
esponenti, una rivolta contro il razionalismo che, con il tempo, aveva
imposto una visione scientifica della realtà, costringendo letterati, artisti e
musicisti a rinunciare al mondo della fantasia, dei sentimenti e della
religione, da sempre fonte ispiratrice delle loro opere. Tutto dovette
sottomettersi alle nuove direttive. Quando la morte smise di essere un
trapasso per un al di là paradisiaco, per divenire un semplice deperimento
del corpo umano, molti rimasero sconvolti dal terrore nei suoi confronti.
Lo sviluppo della psicanalisi di Freud
5
, del Decadentismo di Gabriele
5
Sigmund Freud ( 1856-1939): medico austriaco, fondatore della psicoanalisi. Il suo apporto maggiore allo studio della
psiche è l'analisi dei meccanismi con cui opera l'inconscio, subordinati al principio di piacere. Tra le opere
fondamentali: L'interpretazione dei sogni (1900), Tre saggi sulla teoria della sessualità (1905), Al di là del principio
di piacere (1920), Il disagio della civiltà (1930).