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INTRODUZIONE
Il consumatore del ventesimo secolo è sempre più maturo e ben informato, curioso
ed esigente, alla ricerca di esperienze d’acquisto entusiasmanti e coinvolgenti che lo
rendano protagonista dell’atto d’acquisto. Non più alla ricerca di semplici prodotti e
dei benefici generati dal possesso, ma di emozioni che lo gratifichino. Trasformando
lo shopping in un momento di evasione dalla routine quotidiana.
Creare valore per il cliente significherà collocarlo al centro di una memorabile
esperienza d’acquisto attraverso la stimolazione di tutti sensi. Questo porterà alla
fidelizzazione del cliente generando relazioni leali con l’azienda e con il brand in uno
scenario sempre più poligamo a causa dell’iperofferta e dell’evoluzione dei
comportamenti d’acquisto del consumatore.
L’esperienza di consumo diventa dunque territorio competitivo, una nuova sfida
per il manager che deve adeguare metodi e strumenti per l’analisi del consumatore
attuando logiche di progettazione e gestione dell’offerta, soffermandosi su sistemi di
misurazione delle performance e dei ritorni degli investimenti di marketing. A tal
proposito le iniziative sperimentate dalle imprese sono tante ed eterogenee, volte a
stimolare emozioni sempre più intense che coinvolgono affettivamente il
consumatore. Attraverso punti vendita ricchi di stimoli sensoriali con prodotti e
servizi arricchiti di contenuti edonistici e di socialità. Si giunge a pianificare
programmi di marketing esperienziali veri e propri.
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Il compito di questo lavoro è quello di esaminare e spiegare l’esperienza di
consumo e da cosa è influenzata. Partendo dall’analisi del consumatore con i suoi
bisogni e le influenze che lo portano all’acquisto. Ci si sofferma sul ruolo
dell’azienda, ascoltando il consumatore e valutando l’approccio relazionale del brand
nella fidelizzazione del cliente e approfondendo il luogo esemplare di generatore di
relazioni: il punto vendita.
Descrivendo le sue tipologie e problematiche, pianificando e gestendo l’esperienza
di visita, attraverso lo spazio e l’atmosfera sempre più polisensoriale, grazie a
tecniche di visual merchandising e strategie sinestetiche.
Questo è quello che cercano di spiegare i primi due capitoli. Il primo sull’analisi
del consumatore e del brand in un approccio totale-sistemico relazionale, il secondo
sul punto vendita.
Concludendo poi, con un terzo capitolo centrato su un particolare format
distributivo, l’outlet, nato come semplice spaccio aziendale delle rimanenze e di
prodotti difettosi, ma divenuto nella sua evoluzione luogo principe di generatore di
emozioni: luogo d’acquisto e di permanenza creato dalle esigenze del consumatore.
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PRIMO CAPITOLO
IL PROCESSO D’ACQUISTO DEL CONSUM–ATTORE,
IL VALORE CHE CREA LA MARCA
1.1. L’evoluzione del processo d’acquisto. Dalla percezione del
problema al comportamento post-acquisto
Il comportamento d’acquisto dei consumatori finali è l’insieme dei processi
decisionali e delle azioni delle persone coinvolte nell’acquisto e nell’uso dei
prodotti.
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Le fasi del processo d’acquisto sono cinque
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: la percezione del problema, la
ricerca di informazioni, la valutazione delle alternative, la decisione d’acquisto e il
comportamento post acquisto. La loro presenza dipende dal problem solving
considerato, ossia un processo che analizza e risolve positivamente le problematiche.
La prima fase è la percezione del problema. Innesca il processo decisionale
d’acquisto nel consumatore e consiste nel riconoscere una differenza fra una
situazione ideale e quella reale, generando nell’individuo uno stato di bisogno che lo
motiva ad agire. In questa fase il marketing può agire con la pubblicità e con il
personale di vendita.
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O.C. FERREL. W.M. PRIDE, marketing, in S. PODESTA (a cura di), EGEA, Milano, 2005, p 154.
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MCGRAW-HILL, marketing, in L. PELLEGRINI (a cura di), MARCO BADARI, Milano, 2007, pp
137-160.
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A seconda del grado di complessità dell’acquisto il percorso di scelta del processo
decisionale può avere come risposta il problem solving, che a seconda delle
caratteristiche dei prodotti e del coinvolgimento del consumatore può essere diviso
in: routinario, esteso e limitato. Il routinario si caratterizza per il basso
coinvolgimento del consumatore per i prodotti acquistati di frequente e per il basso
costo. L’esteso è caratterizzato, invece da un alto coinvolgimento e da prodotti con
scarsa familiarità, quindi si ha la necessita di un’ampia ricerca di informazioni.
Quello limitato, infine è caratterizzato da una moderata raccolta di informazioni e
decisioni.
La seconda fase è la ricerca di informazioni. Si basa sul riconoscimento del
problema/bisogno per passare poi a cercare informazioni sul prodotto rispondente alle
proprie esigenze. La ricerca di informazioni, viene fatta internamente al proprio
contesto o esternamente attraverso fonti personali, commerciali e pubbliche. La terza
fase è la valutazione delle alternative, ossia l’individuazione di criteri oggettivi e
soggettivi importanti per l’individuo, dopo aver esaminato le alternative emerse dalla
precedente fase. Gli operatori di marketing durante questa fase possono influenzarci
descrivendo e presentando in un certo modo le alternative. Successivamente abbiamo
l’atto d’acquisto momento in cui si passa a scegliere il prodotto da acquistare e dove
acquistarlo. Da questa fase scaturisce l’intenzione d’acquisto
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che è condizionata
dagli atteggiamenti sviluppati dal pubblico e dal grado di coinvolgimento nei
confronti del prodotto. L’intenzione d’acquisto aumenta lentamente al salire degli
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M. LOMBARDI, Il nuovo manuale di tecniche pubblicitarie- il senso e il valore della pubblicità, in
G. FABRIS (a cura di), FRANCO ANGELI, Milano, 2006, p 196.
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atteggiamenti positivi. Il basso coinvolgimento, invece determina un aumento veloce
dell’intenzione d’acquisto. Al salire degli atteggiamenti positivi è più semplice
convincere all’azione.
Dalla classificazione di Assale,
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fondata sia sul livello di coinvolgimento sia sulla
differenziazione di marca, si desumono i vari tipi di comportamento d’acquisto. Essi
sono:
Comportamento d’acquisto complesso: è caratterizzato da un percorso
d’apprendimento cognitivo complesso (problem solving esteso) e ha un
coinvolgimento elevato. Il processo d’acquisto è coerente con i propri bisogni
e con le risorse a sua disposizione;
Comportamento d’acquisto volto a ridurre la dissonanza: Il coinvolgimento
del consumatore nella decisione d’acquisto è elevato trattandosi di beni di alto
valore unitario ad acquisto saltuario e difficoltoso. In questo caso il processo
d’acquisto è rapido basato su criteri di convenienza di prezzo, di tempo e di
localizzazione del punto vendita;
Comportamento d’acquisto abituale: Il coinvolgimento e le differenze di
marca sono basse. L’informazione e la valutazione delle alternative sono
assenti;
Comportamento d’acquisto volto alla ricerca della varietà: è contraddistinto
da una differenza di marca elevata ma il coinvolgimento è limitato. L’acquisto
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Cfr. MCGRAW-HILL, marketing, in L. PELLEGRINI (a cura di), MARCO BADARI, Milano, 2007,
pp 137-160.
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di una nuova marca avviene per curiosità o volontà di sperimentare
un’alternativa.
Determinanti per la decisione d’acquisto non sono solo le caratteristiche del
prodotto ma anche quelle del punto vendita ossia: l’assortimento, le condizioni di
vendita, le caratteristiche del personale di vendita, l’ambientazione del punto
vendita e la sua localizzazione. A volte le nostre scelte sono influenzate più da
esse che dal prodotto.
Il comportamento del consumatore
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è in larga misura appreso. I tipi di
apprendimento sono tre: l’apprendimento comportamentale, l’apprendimento
cognitivo e la brand loyalty. L’apprendimento comportamentale: prevede risposte
automatiche per situazioni che si ripetono nel tempo; l’apprendimento cognitivo si ha
quando si usano processi mentali quali il pensiero e o il problem solving, che consiste
in connessioni tra due o più idee e la brand loyalty, ossia un atteggiamento
favorevole verso la marca e il suo acquisto nel tempo.
L’ultima fase nel processo decisionale è considerata la più importante perché si
passa a valutare l’acquisto e attraverso la soddisfazione e l’insoddisfazione sarà
influenzato il successivo comportamento del consumatore.
Il processo decisionale e le sue fasi sono influenzate internamente ed
esternamente. Esistono tre diversi tipi di influenze: situazionali, psicologiche e
sociali. Tra le influenze situazionali troviamo i contesti fisici e sociali, il tempo, il
motivo d’acquisto, lo stato d’animo e la condizione dell’acquirente; Quelle sociali,
invece sono caratterizzate dalla presenza dei ruoli e delle influenze della famiglia.
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Ibid.
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Quest’ultima è divisa in quattro categorie: autonoma, dominata dal partner maschio o
dal partner femmina, sincretica e infine dominata dai bambini; Tra le influenze
sociali spicca il ruolo importante della cultura e della subcultura considerate come
l’insieme dei valori, delle credenze e conoscenze trasmesse alle generazioni future.
Le classi sociali sono veri e propri modelli comportamentali e di appartenenza. I
gruppi di riferimento influenzano i comportamenti e gli atteggiamenti degli individui
e a tal proposito possiamo individuare tre tipi di gruppi: il gruppo di appartenenza
del quale facciamo nostri i valori; il gruppo di aspirazione e il gruppo di
dissociazione caratterizzati dalla presenza di figure dette opinion leader che tendono
ad influenzare le scelte degli altri. Ciò è possibile maggiormente quando il
consumatore ha un elevato coinvolgimento ma una bassa conoscenza del prodotto.
Tra le influenze psicologiche,
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invece troviamo: la percezione, la motivazione,
l’apprendimento, l’atteggiamento, la personalità e gli stili di vita. La percezione
consiste nelle sensazioni percepite dagli organi di senso. Questa è un processo basato
su tre fasi che prevede l’esposizione selettiva (cioè il processo della scelta degli
input), l’organizzazione percettiva e l’assegnazione del significato; L’immagine di sé
è legata alla personalità, è un insieme di caratteri e tendenze comportamentali che
danno origine a modelli coerenti di comportamento. Il cliente compra prodotti che
rispecchiano ed esaltano la propria immagine; Le motivazioni influenzano la
direzione e l’intensità del comportamento d’acquisto mentre l’atteggiamento è uno
stato mentale di prontezza organizzata grazie all’esperienza passata, basata su un
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Cfr. O.C. FERREL. W.M. PRIDE, marketing, in S. PODESTA (a cura di), EGEA, Milano, 2005, pp
162-173.
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insieme duraturo di valutazioni, sentimenti e tendenze comportamentali di un
individuo verso un oggetto o una marca. L’atteggiamento si forma dall’esperienza
personale, dalla pubblicità e dallo scambio di opinioni. Il marketing
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si serve di tre
metodi per tentare di modificare gli atteggiamenti dei consumatori verso i prodotti e
le marche:
modificando le credenze su alcune caratteristiche della marca;
modificando l’importanza attribuita alla marca;
aggiungendo nuove caratteristiche al prodotto.
Gli stili di vita sono, invece dei modelli che l’individuo adotta nell’interazione con
l’ambiente. Comprendono comportamenti e atteggiamenti che riguardano l’uso del
tempo e delle risorse a sua disposizione. Attraverso la psicografia
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è possibile
tracciare i profili dei consumatori, basandosi su opinioni, atteggiamenti, interessi e
caratteristiche socio-demografiche, ottenendo una suddivisione in diverse categorie.
Abbiamo, infatti, i thinker = appagati e i believer = credenti. I primi sono individui
maturi, riflessivi e con un buon livello di istruzione. Danno grande importanza
all’ordine, alla conoscenza e alla responsabilità. Sono consumatori concreti che
ricercano informazioni liberamente e che valutano il prodotto in base alla sua
funzione e alla sua durata, piuttosto che sullo stile e sul livello di innovazione. I
secondi sono individui che dispongono di poche risorse, sono conservatori e
tradizionalisti e sono consumatori fedeli alla marca. Poi abbiamo gli achiever =
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Cfr. MCGRAW-HILL, marketing, in L. PELLEGRINI (a cura di), MARCO BADARI, Milano, 2007,
p 152.
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Id. MCGRAW-HILL, Marketing, in L. PELLEGRINI (a cura di), MARCO BADARI, Milano, 2007,
pp 152-154.
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arrivati sono individui con uno stile di vita molto attivo finalizzato al raggiungimento
del successo. Si dedicano molto alla carriera e alla famiglia e prediligono prodotti di
prestigio che gli consentono di risparmiare tempo. Gli Striver = aspiranti, invece
seguono la moda, amano il divertimento e hanno reddito e livello di istruzione basso.
Gli experiencer = sperimentatori hanno un alto grado di impulsività spendono le loro
risorse in abbigliamento, cura dell’aspetto fisico, svago e novità. Infine abbiamo i
maker = pratici, sono individui pragmatici che realizzano cose concrete e tangibili, gli
innovator e i servivor, che hanno risorse limitate e si dedicano a soddisfare i bisogni
primari.
Il consumatore nel processo decisionale d’acquisto è il protagonista e il registra e
viene inevitabilmente influenzato dall’esperienza e dalle emozioni che questa genera.
1.1.1. Processi decisionali automatici e lo sviluppo del Neuromarketing
Siamo abituati a pensare alle preferenze come punti di partenza del
comportamento d’acquisto e il comportamento viene visto come punto di arrivo.
Per la neuroscienza
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il comportamento è uno dei tanti meccanismi del cervello per
mantenere l’omeostasi (l’equilibrio) e le preferenze sono delle variabili di stato che
assicurano la riproduzione e la sopravvivenza. Secondo l’economia gli individui
agiscono in modo da ottimizzare le loro preferenze, cercando di mantenerle. Vedendo
nel comportamento dell’individuo una ricerca del piacere. Quest’ultimo e il volere
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V. M. MERONI, F. BABILONI, R. SORANZO, Neuroeconomia, neuromarketing e processi
decisionali, SPRINGER, Milano, 2007, pp 23-25.