2
La prospettiva che abbiamo adottato per l’analisi del medium
ipertestuale nella prima parte è stata di stampo prevalentemente
semiotico-letterario, rifacendoci necessariamente alla vasta e
decennale tradizione post-struttutralista. Le citazioni e i numerosi
riferimenti intertestuali a cui abbiamo fatto ricorso, sono serviti
anche da conferma ad una idea che qui è stata sviluppata: ogni libro,
anche quando su supporto cartaceo, è sempre un iperlibro che
ruota e prende senso in rapporto ad una rete di conoscenze e
riferimenti già accumulati.
In seguito ad una analisi generale delle istanze e delle novità
strutturali che contraddistinguono gli ipertesti e li differenziano dai
testi comuni (Cap.II), abbiamo concentrato la nostra attenzione su
due ipertesti narrativi multimediali presenti in rete, Click Me di Jim
Clarage e l’Hypertext Hotel della Brown University (Cap.III).
Dopo aver analizzato queste realizzazioni narrative, si è
osservato che a livello narrativo gli ipertesti favoriscono la
creazione di intrecci policentrici, poco vincolanti e difficilmente
articolabili in quelle strategie retoriche tipiche della narrativa, come
ad esempio il colpo di scena, la suspense o il gran finale.
Sulla scorta della decennale tradizione post-strutturalista,
basandoci sugli studi di autori importanti come R.Barthes,
J.Derrida, U.Eco, M.Blonsky, abbiamo cercato di stemperare i facili
entusiasmi postmoderni a cui l’hyperfiction spesso dà luogo,
osservando che non sempre atomizzando e parcellizzando i testi si
ottengono delle nuove forme d’arte o delle opere letterarie;
piuttosto, è assai probabile che si creino delle macchine narrative, in
fin dei conti troppo “morbide” per cooperare proficuamente col
lettore alla loro attualizzazione.
Si è infine osservato che comunque non sarà facile per i critici
letterari elaborare degli strumenti efficaci per affrontare questo tipo
di testi (gli ipertesti narrativi), sempre che la dimensione del
fenomeno, sia dal punto di vista quantitativo che da quello
qualitativo, cresca al punto da renderlo necessario. Non sarà facile
almeno per un motivo molto semplice, e cioè che nessuno può
essere sicuro di aver letto tutti gli elementi testuali di un ipertesto o
di averne esplorato tutti i nodi: anche perché esplorare tutti i nodi e
percorrere tutti i passaggi non rende ragione della reale modalità di
lettura di un ipertesto, che è per definizione parziale e
3
frammentaria. Ciò non significa secondo noi l'impossibilità di fare
critica, significa semplicemente che non sarà facile applicare agli
ipertesti un tipo di critica che tende a chiudere il discorso sull'opera.
D'altra parte è necessario ricordare che non siamo di fronte ad un
nuovo genere letterario, bensì siamo di fronte ad un nuovo
supporto, la memoria magnetica, la quale consente di leggere i testi
in modalità diverse da quelle a cui siamo abituati. Gli ipertesti, alla
fine, sono sempre testi, anche se sono grovigli, intrecci,
accumulazioni di testi, e un approccio critico ci troverà dentro
niente di più e niente di meno di quello che gli autori ci avranno
messo.
Nel IV Capitolo la nostra attenzione si è spostata verso le
implicazioni politiche e sociali derivanti dall’introduzione degli
ipertesti e delle nuove tecnologie della comunicazione, in particolar
modo delle reti di computer, nella società. Si è osservato come il
progresso tecnologico, nel suo cammino verso la modernità ha
portato alla convergenza di aree precedentemente distinte quali la
raccolta di informazioni, la loro elaborazione e distribuzione.
L’avvento delle reti di computer e la loro diffusione su larga scala
ha inoltre introdotto una serie di problemi sociali, economici, etici e
politici su cui il dibattito è ancora acceso. Per comprendere quindi
l'attuale situazione della rete e formulare idee circa il suo futuro, con
particolare attenzione agli aspetti didattici, anche qui abbiamo
cercato di fornire un quadro chiaro di come essa è andata via via
assumendo l'aspetto odierno, ripercorrendo le tappe principali della
sua evoluzione, dall’invenzione di Colossus per mano di A. Turing,
fino agli ultimi sviluppi del WWW. Per ciò che attiene le
implicazioni politiche e sociali sono stati contemporaneamente
discussi i problemi più scottanti che riguardano la libertà di
espressione, la censura, la privacy ed il copyright. Si è notato ad
esempio che Internet, per la sua stessa natura di rete mondiale di
computer, non si presta ad una precisa regolamentazione giuridica;
un messaggio può infatti avere un contenuto considerato reato in
uno stato ed essere legittimo in un altro. Numerosi sono quindi i
fattori propri dei nuovi media che non risultano più trattabili con le
vecchie leggi che abbiamo esaminato. Infine, sempre nel IV
capitolo, anticipando la presentazione di alcuni strumenti di
comunicazione sincrona, abbiamo sollevato il problema dell’identità
4
in rete. Uno degli aspetti forse più affascinanti di Internet è dato
infatti dalla possibilità di creare e/o partecipare a dei veri e propri
"mondi virtuali", ossia a degli ambienti interattivi in cui l'utente può
assumere una identità convenzionale scelta a piacimento e muoversi
all'interno di spazi immaginari compiendo azioni quasi del tutto
libere. Si tratta dei MUD, dei MOO e dei loro numerosi “cugini”,
ossia di ambienti artificiali creati per lo più a fini ludici ma anche
per dei veri e propri esperimenti sociologici, che sviluppano nuove
dinamiche di dominio sociale rispetto alla tradizionale interazione
faccia a faccia. In questi mondi non si è più ciò che si è realmente
ma ciò che si dice di essere, inoltre la competenza tecnologica
condiziona i possibili ruoli che l’utente ha nella storia e diventa la
base della di nuove gerarchie sociali.
Nella seconda parte della tesi (Intelligenza Artificiale, Telematica
e Comunicazione in rete), alla luce delle considerazioni
precedentemente svolte, sono stati esaminati in maniera sistematica
e dettagliata i principali strumenti per la comunicazione e
l’apprendimento che abbiamo ritenuto maggiormente rilevanti
secondo una prospettiva didattica.
Nel V Capitolo si è parlato in maniera specifica dell’introduzione
dell’informatica e della telematica in ambito didattico, osservando
che ormai anche il mondo della scuola è stato investito dalla
rivoluzione telematica ed è entrato a far parte (incontrando
numerose difficoltà) di quello che molti, sulla scorta di McLuhan,
sono soliti chiamare il Villaggio Globale. Malgrado ciò si è notato
che la posizione inizialmente presa dai burocrati e da molti
operatori del sistema scuola di fronte ai nuovi mezzi di
comunicazione ha spesso oscillato tra una disimpegnata
indifferenza e un'aperta ostilità.
Abbiamo quindi cercato di mettere in luce alcune delle carenze
più evidenti del sistema scuola evidenziando come spesso questo
abbia chiuso gli occhi di fronte al fenomeno della cosiddetta
"pluriappartenenza", che indica non solo il riferimento per ciascun
individuo a più contesti di vita, ma anche, appunto, il ricorso
sempre maggiore alle tecnologie come medium per le relazioni
interpersonali, con la diversificazione dei codici comunicativi in
relazione al medium impiegato. Contemporaneamente abbiamo
5
visto come le nuove tecnologie informatiche modificano il quadro
complessivo della trasmissione e della formazione delle conoscenze
e hanno un oggettivo effetto di accelerazione (anche sociale) dei
processi cognitivi. Tuttavia è stato sottolineato come questa
accelerazione proceda a diverse velocità: nella società e nell’ambito
lavorativo a ritmi estremamente accelerati, nella famiglia in modo
disomogeneo per aree geografiche e stratificazioni sociali, nella
scuola con progressione più lenta.
Tenendo in considerazione questa evidente discrepanza si è
affermata la necessità di reinventare l’educazione, e cioè introdurre
elementi metodologici nuovi (affiancati dagli opportuni strumenti),
che possano inserirsi con successo nell’impianto organizzativo della
scuola. Sono quindi state proposte alcune vie percorribili in questa
direzione, fra queste basandoci su consolidate ricerche, abbiamo
sottolineato la validità dei circoli di apprendimento telematici, le
cosiddette Virtual Classrooms ormai diffuse negli Stati Uniti, oltre
alla necessità di applicazione delle metodologie proprie
dell’Educational Technology nell’ambito dei processi di
apprendimento (Cap. V).
Nel VI Capitolo abbiamo messo a fuoco le principali modalità
di utilizzo della telematica a supporto delle attività educative,
attraverso un’ampia rassegna dei principali strumenti. Qui si è
osservato che il rapporto fra telematica e didattica propone
numerosi spunti di riflessione sulle metodologie e sui modelli di
utilizzazione di queste risorse, nella consapevolezza che quello che
viene a configurarsi oggi è uno scenario in cui numerose sono le
variabili in gioco, dal contesto educativo al momento didattico, dalla
tecnologia utilizzata agli obiettivi e ai contenuti, dal modello
adottato ai tipi di comunicazione privilegiata. Si è visto anche come
la telematica faciliti la cooperazione e la condivisione delle
conoscenze permettendo ai discenti la formulazione di strategie di
ragionamento di alto livello. Abbiamo diviso gli strumenti in due
macrocategorie a seconda delle modalità di comunicazione. Sul
fronte della comunicazione sincrona abbiamo analizzato il
funzionamento e le possibilità concesse dalle Chat Lines, dagli IRC,
dai MUD, dai MOO, dalla condivisione di applicazioni e dal
Desktop Conferencing. Sul fronte della comunicazione asincrona
abbiamo esaminato il funzionamento della posta elettronica, delle
6
Mailing lists e dei Newsgroups. Si è visto anche come spesso queste
modalità di comunicazione siano compresenti, essendo spesso
integrate in sistemi (come ad esempio quelli di Computer
Conferencing) che consentono il loro utilizzo congiunto a seconda
delle diverse esigenze didattiche.
Nel VII Capitolo abbiamo sviluppato il discorso
dell’applicazione dei metodi e delle tecniche dell’Intelligenza
Artificiale in ambito didattico. Qui si è osservato come l'Intelligenza
Artificiale possa giocare un ruolo di primo piano per proporre
metodi nuovi di insegnamento e sviluppare strumenti concreti, atti
a stimolare negli studenti la formazione di efficaci capacità di
ragionamento e di soluzione di problemi.
I due figli dell’Intelligenza Artificiale su cui abbiamo concentrato
la nostra attenzione per la loro particolare rilevanza didattica sono i
Sistemi Esperti e i cosiddetti Intelligent Tutoring Systems. Per
quanto riguarda i primi si è osservato che la loro validità ed efficacia
sono vincolate dall’estensione del loro dominio di applicazione,
poiché il compito da svolgere non deve richiedere grandi quantità di
conoscenze generali o di senso comune in quanto sarebbe
impossibile istruire sufficientemente l’esperto con una quantità così
vasta di conoscenze. Per gli ITS abbiamo invece sottolineato il fatto
che questi abbiamo fornito nel tempo un valido terreno di
formalizzazione e verifica delle numerose teorie cognitive che si
sono sviluppate a partire dagli anni Settanta; malgrado ciò abbiamo
sottolineato che per ciò che attiene le possibilità di impiego degli
ITS, gli alti costi economici di sviluppo rappresentano un
imponente ostacolo al loro pratico impiego nel mondo
dell'educazione. (rassegna dei modelli cognitivi).
Nel Capitolo VIII abbiamo infine passato in rassegna quanto
è stato fatto fino ad ora da parte del governo Italiano e dei
principali paesi Europei in direzione dell’integrazione delle
tecnologie informatiche nella scuola. Particolare attenzione è
stata dedicata ad alcuni esempi italiani che coordinano numerose
scuole e che, alla luce dei servizi offerti e delle concrete
opportunità di scambio tra le scuole partecipanti, riteniamo i casi
migliori di integrazione e applicazione delle tecnologie
informatiche nel campo della didattica e quindi a nostro parere
dovrebbero essere presi come modelli di riferimento.
7
Parte Prima. Dalle incisioni su pietra agli
ipertesti narrativi multimediali
I Capitolo Primo. Le grandi rivoluzioni della
comunicazione
Le società sono sempre state plasmate più dalla natura dei media
attraverso i quali gli uomini comunicano che non dal contenuto della
comunicazione. L’alfabeto e la stampa favoriscono e incoraggiano un
processo di frammentazione, un processo di specializzazione e di
distacco. La tecnologia elettrica favorisce e incoraggia l’unificazione e
l’interessamento. E’ impossibile capire i mutamenti sociali e culturali
senza una conoscenza del funzionamento dei media.
Marshall McLuhan
1.1. Introduzione
Gli studiosi dei problemi connessi alla sfera della
comunicazione da McLuhan a Ong, da Innis ad Havelock, hanno
dedicato forte attenzione ai mezzi di comunicazione ed alla loro
collocazione ed incidenza sulle sorti, tecnologiche e non, dell'uomo.
Essi hanno unanimemente sottolineato il fatto che i media,
attraverso cui gli uomini comunicano, influenzano il loro modo di
pensare e anche, direttamente e indirettamente le società in cui essi
vivono. Secondo l’approccio dei teorici della comunicazione,
chiaramente sintetizzato nelle affermazioni del suo più noto
esponente, il canadese Marshall McLuhan, tutte le tecnologie della
8
comunicazione influirebbero sul modo di vedere la realtà, in quanto
traduttori dell'esperienza umana. La prevalenza per un periodo
prolungato di un certo medium porta a vedere ed esperire la realtà
alla luce di un senso specifico (vista, udito), che viene via via
sollecitato.
Per medium qui e di seguito si intende un “ambiente" all'interno
del quale si produce, manipola, organizza o conserva una qualche
informazione o conoscenza. Tale ambiente può essere o no
veicolato da una tecnologia (che ne costituisce l'hardware). Nel caso
dell'oralità cosiddetta primaria ad esempio, il linguaggio non aveva
alcun supporto materiale di veicolazione, mentre dalla scrittura in
poi vengono introdotte apposite tecnologie.
Tutti i media sono però dotati di un "software", consistente in
uno specifico sistema simbolico di cui si servono per rappresentare
i contenuti.
Se volgiamo lo sguardo al passato del mondo della
comunicazione vediamo che nei secoli si sono verificate tre
fondamentali rivoluzioni: la rivoluzione chirografica, la rivoluzione
gutenberghiana, e la rivoluzione elettrica ed elettronica. Si tratta di
momenti importanti che hanno segnato la storia della
comunicazione rivoluzionando ed innovando le modalità di
interazione fra gli individui. Alla luce degli strumenti di
comunicazione che di volta in volta sono stati utilizzati possiamo
distinguere almeno quattro tipi di culture che si sono succedute nel
corso dei millenni. La cultura orale, che utilizza esclusivamente la
cultura parlata come mezzo di trasmissione delle conoscenze. La
cultura manoscritta o chirografica, che utilizza la scrittura per lo stesso
fine, cominciatasi a sviluppare a partire dal IV millennio a.C. La
cultura tipografica, cominciata con la rivoluzione guthenberghiana
intorno alla metà del XV secolo, che fonda la trasmissione del
sapere sul libro stampato. Infine e qui siamo nel presente, la cultura
dei media elettrici ed elettronici.
9
Il compito di formare i soggetti, di educarli alle esigenze ed ai
valori portanti della società in cui vivono è stato affrontato più o
meno consapevolmente, più o meno sistematicamente, in ogni
tempo. Le generazioni adulte hanno dovuto fare i conti con quelle
più giovani, alle quali trasmettere conoscenze, saperi, abilità
pratiche, per far sì che queste, una volta mature, se ne facessero
carico in prima persona.
In parallelo e come conseguenza al verificarsi nella società, di
significativi cambiamenti (economici, politici e demografici) le
modalità di socializzazione delle giovani generazioni sono andate a
loro volta modificandosi, per rispondere a mutate esigenze. E' noto
a tutti come il linguaggio ed il suo graduale padroneggiamento
abbiano un'importanza centrale nel processo di socializzazione: essi
permettono di allacciare contatti interpersonali in forme sempre più
"sofisticate", dando un contributo rilevante alla formazione
dell'identità personale dei soggetti e della loro identità sociale, intesa
come collocazione di sé rispetto agli altri.
Il ruolo svolto dalle tecnologie della comunicazione, che per le
loro caratteristiche sia tecniche che contenutistiche modellano il
linguaggio e la comunicazione, in maniera sempre nuova ed
originale è quindi di fondamentale importanza.
L'attenzione alle tecnologie della comunicazione è quindi tanto
più necessaria oggi, che queste ci sono diventate familiari e sono
presenti ovunque. Mentre nelle epoche passate si passava da un
assetto economico, politico, tecnologico ad un altro con molta
lentezza e gradualità, così da non far provocare fratture evidenti,
oggi i rivoluzionamenti, gli sconvolgimenti in ambiente tecnologico
si verificano con una tale frequenza e rapidità, che spesso gli
individui non sono in grado, o si credono incapaci o impreparati a
tenere il passo. Si rischia così di farsi sommergere, inerti, da un vero
e proprio sovraccarico di stimoli e informazioni: è indispensabile
dunque non lasciarsi trascinare dall'incalzare degli eventi e delle
innovazioni, per poterle dimensionare e affrontare con cognizione
10
di causa, non enfatizzandone esclusivamente i rischi né esaltando
soltanto le potenzialità.
Non bisogna confondere le potenzialità del medium con l'uso
standard che se ne fa; non si può ad esempio sentenziare che la
lettura è per sua stessa natura attività individuale o che la televisione
ha un'utenza prevalentemente familiare, perché così sono andate
configurandosi nella pratica. Basti ricordare che al contrario, agli
albori della scrittura era pratica comune (e così fu ancora per lungo
tempo) leggere in pubblico o declamare ad alta voce i testi scritti.
Quest'ultima osservazione ha implicazioni metodologiche rilevanti:
se si vogliono rendere davvero efficaci le nuove tecnologie per
l'apprendimento, bisogna elaborare modelli d'uso specifici.
Ma soprattutto non basta riempire le aule di elaboratori o al più
trasformare gli studenti in zelanti dattilografi: servono vere e
proprie strategie e occorre scoprire quali sono quei contenuti la cui
assimilazione da parte dei discenti è realmente ottimizzata grazie al
ricorso al computer ed alle reti informatiche.
Oggi, dei mezzi di comunicazione e della loro ricaduta
educativa, è possibile tracciare, relativamente a quanto è accaduto
nelle epoche passate, un quadro piuttosto stabile e supportato da
consolidati studi e riflessioni; si possono altresì sottolineare gli
aspetti salienti del presente. Facendo tesoro di tutte queste
suggestioni si può infine delineare lo scenario che ci attende in
futuro per poi trarne, pur con la dovuta cautela ed approssimazione,
suggerimenti su quali siano i rischi ed i vantaggi cui si va incontro e
alla luce di questi privilegiare certe strategie e percorsi piuttosto che
altri.
11
1.2. La cultura orale e il potere della memoria
In una cultura esclusivamente orale la conoscenza può essere
trasmessa ed incamerata soltanto attraverso scambi interpersonali
faccia a faccia, cosicché l'uomo sa solo ciò che ricorda. In altre
parole, il solo supporto della memoria nelle culture orali è l'uomo
stesso: non esistono supporti artificiali, esterni, come invece accade
dall'avvento della scrittura in poi.
Uno degli stratagemmi più diffusi per facilitare la
memorizzazione è il ricorso a formule, frasi fatte, rituali standard.
Una pratica di questo tipo è per molti versi limitativa dal punto di
vista della creatività, dell'iniziativa individuale: le formule a
disposizione sono in numero finito e costringono la fantasia entro
schemi rigidi.
Eppure, a ben guardare, anche in un'epoca come questa era
possibile ed anzi necessario fornire prova delle proprie doti
d'inventiva, del proprio estro: l'abilità consisteva nel saper suscitare,
all'occorrenza, attenzione, meraviglia, suspense, combinando in
maniera originale le formule di cui si disponeva, adeguatamente al
contesto, ad un uditorio ben preciso.
Si può dunque parlare, a proposito delle culture orali, più che di
unilaterale trasmissione di conoscenza, di una sua reale
condivisione: mentre il messaggio scritto è impersonale uguale a se
stesso ed uguale per ogni lettore; il messaggio orale è interattivo,
poiché consente un feedback. La narrazione, l'informazione, può
essere di volta in volta adattata alla situazione ed allo stato
soggettivo del singolo individuo o del pubblico che la riceve. E' così
che i contenuti che riscuotono consensi sono confermati e
tramandati, mentre se l'uditorio mostra di non apprezzare qualcosa,
lo si abbandonerà o rielaborerà.
12
Il paradigma costruttivista, che oggi rappresenta una delle
prospettive più accreditate in ambito formativo, ripropone con
forza questo scambio alla pari tra chi trasmette conoscenza e chi la
riceve per diventarne a sua volta emittente: l'interattività, lo scambio
bidirezionale, la necessità del feedback sono aspetti sui quali
torneremo
1
, poiché a partire da essi si dipana quel filo rosso che
lega le origini della comunicazione e i suoi più recenti e continui
sviluppi.
Una proposta che passa attraverso i secoli e torna oggi alla
ribalta, va quanto meno presa in seria considerazione.
1
Cfr. Cap II,VI,VII.
13
1.3. La cultura manoscritta o chirografica
Il merito di aver inventato la scrittura va ai Sumeri che si erano
insediati nella Mesopotamia, più precisamente nella Babilonia
meridionale (nel sud dell’attuale Iraq). Il metodo di scrittura da
questi inventato fu chiamato cuneiforme poiché i suoi segni grafici
erano composti da “cunei” disposti nelle forme più varie.
Inizialmente la scrittura cuneiforme venne adottata per esigenze
amministrative e contabili, solo più tardi fu utilizzata per raccontare
eventi storici, religiosi e per le composizioni letterarie.
Intorno alla metà del secondo millennio a.C., nel bacino
orientale del mediterraneo i principali tipi di scrittura che venivano
utilizzati erano i seguenti: la scrittura cuneiforme in Asia, la scrittura
geroglifica nella sua variante chiamata “ieratico” in Egitto, la
scrittura chiamata dagli studiosi “pseudo-geroglifico ittita” in
Anatolia
2
.Fu in questo periodo che i Fenici, un popolo dedito al
commercio che si era insediato sulle coste della Siria, introdusse una
forma di scrittura che è stata definita un “sillabario senza vocali”
3
e
che è stata la madre di tutti gli alfabeti del mondo.
L'alfabeto fonetico inventato dai Fenici attorno al 1500 a.c. e
perfezionato poco più tardi dai Greci con l'introduzione di una
grafia specifica anche per le vocali, produsse sul linguaggio e le sue
potenzialità effetti dilaganti:
Esso determinò innanzi tutto una decontestualizzazione del
linguaggio, reso totalmente artificiale ed arbitrario. Da allora in poi
fu possibile trascrivere e trasmettere messaggi con un grado di
chiarezza prima impensabile. Questa decontestualizzazione del
linguaggio, cioè l'autonomia della forma di comunicazione dal
contesto specifico in cui è stata prodotta e la sua riproducibilità in
molteplici altri contesti, permise di superare forti limitazioni alla
2
Havelock 87.
3
Ibidem.
14
comunicazione umana, che fino ad allora l'avevano relegata entro i
confini dei villaggi o delle singole comunità viaggianti. Si superò
innanzi tutto il confine del tempo: il testo persiste nel tempo, si
conserva e permette un accumulo di conoscenze tale da garantire
stabilità e governabilità.
E' a partire da questo momento che sorgono i primi imperi, che
trionfa il modello stanziale per le comunità di individui. Se è vero
che gli imperi si conquistano con le armi, essi vanno però mantenuti
con l'amministrazione: gli archivi, le leggi, le biblioteche, i registri
commerciali sono tutti funzionali allo scopo.
Il concetto stesso di tempo venne modificato, a riprova del
passaggio a forme di conoscenza e di organizzazione della realtà di
tipo razionale, schematico: è un tempo lineare, che risponde a
criteri di sequenzialità e linearità.
Viene inoltre superato il limite dello spazio: è possibile
scambiare messaggi, indicazioni, ordini anche a lunga distanza,
oltrepassando i confini dell'udibilità umana. I messaggi possono
infine essere prodotti e ricevuti in numero indefinito.
Il linguaggio venne poi sostanzialmente democratizzato. Ong
osserva come l’alfabeto greco fosse democratico ed
internazionalista. Non era necessario infatti per apprenderlo un iter
lungo e difficoltoso, come nel caso delle scritture iconiche.
Democratico quindi perché tutti o quasi, perfino i bambini più
piccoli, potevano imparare a leggere e a scrivere senza molte
difficoltà. Internazionalista perché poteva essere usato per scrivere
o leggere anche lingue sconosciute.
4
Si può dire che la parola venne "tecnologizzata": è così che la si
potenzia enormemente, le si garantisce continuità nel tempo, oltre i
confini generazionali, permettendo un accumulo ed una
sistematizzazione crescente del sapere umano.
4
Ong 1982.
15
La decontestualizzazione cui va soggetta la parola coinvolge
anche il singolo uomo: con la scrittura, con il completo controllo
sulle cose, tutte traducibili con venti o poco più segni
convenzionali, egli si riconosce distante dalla realtà, osservatore
stabile ed analitico di una realtà in mutamento.
1.3.1. Scrittura e apprendimento
L'avvento della scrittura e ciò che essa porta con sé si riverbera
sull'apprendimento in due modi: sul fronte metodologico,
introducendo la sistematicità, la catalogazione, l'osservazione
distaccata.
Sul fronte contenutistico, rendendo potenzialmente e
gradualmente disponibile a chiunque ne avesse bisogno, con
particolare attenzione alle generazioni più giovani che si
accingevano per la prima volta a scoprire la realtà, un serbatoio di
conoscenze consultabili ogni volta lo si desiderasse e inesauribili,
conservabili, condivisibili, confrontabili con altri apporti sullo
stesso argomento. Il principio è quello di un immagazzinamento del
sapere, di un incremento conoscitivo sempre più vasto e che si
nutre di inserimenti, revisioni, in un gioco di continua innovazione.
Eppure per lungo tempo la scrittura e le sue meraviglie vennero
assaporate soltanto da una ristretta cerchia di eletti: sin dalla sua
comparsa, e per la forza che le era propria, la scrittura venne spesso
ammantata di significati magici. Più tardi le si attribuì un valore
sacro, così che gli unici legittimati ed obbligati a conoscerla erano i
religiosi, gli appartenenti al clero.
Solo in seguito l'apprendimento della scrittura venne esteso alla
gente comune, che tuttavia di rado poteva permettersi di sottrarre al
proprio lavoro il tempo necessario per padroneggiare la nuova
tecnologia.