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PREMESSA
L’emozione, secondo Cesa-Bianchi (1989), è “uno stato mentale di particolare
carattere, per mezzo del quale un individuo reagisce alla consapevolezza di una
situazione piacevole o spiacevole, o a qualsiasi altro aspetto di una situazione
che produce benessere o malessere. Questa reazione è dell’intero organismo -
psichica e somatica- e non già soltanto della mente o della coscienza”.
Questa definizione permette di comprendere come le emozioni stesse
coinvolgano oltre che la mente anche il corpo e quindi possano essere
considerate come un complesso fenomeno psicologico (caratterizzato
soggettivamente da uno stato di coscienza più o meno alterata) e al contempo un
fenomeno fisiologico (caratterizzato oggettivamente da sintomi relativi a svariate
funzioni).
Le emozioni quindi rappresentano un’efficace e sofisticata interfaccia tra
l’organismo e l’ambiente, in grado di mediare fra le situazioni costantemente
mutevoli e le risposte comportamentali dell’individuo.
Si può affermare che svolgano una funzione di continua scansione e valutazione
degli eventi ambientali, per deciderne la rilevanza e i possibili effetti (negativi o
positivi) e per predisporre l’individuo a reagire a tali eventi in modo flessibile e
veloce (Cesa-Bianchi, 1989).
Secondo Cannon (1927) lo scatenarsi di un comportamento emotivo
incondizionato, si verificherebbe ogniqualvolta la situazione è tale da non
permettere più all’individuo di governarle attraverso azioni evolute, guidate dal
ragionamento e dalla riflessione. Quando l’adulto si trova a fronteggiare una
situazione che non riesce a controllare per l’intensità del fattore motivazionale,
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regredisce a un comportamento più primitivo rispetto a quello usuale (Cesa-
Bianchi, 1989).
Tutti i cambiamenti del corpo, sia psichici che fisiologici, successivi a uno stimolo
emozionale, possono indurre a dei cambiamenti nelle scelte di tutti i giorni
(Phillips, 2003). Il nostro lavoro di laurea prende in considerazione lo studio delle
emozioni e della memoria e l’influenza che esse hanno sul comportamento
alimentare del consumatore.
IPOTESI NEUROFISIOLOGICHE SULLA GENESI DELLE EMOZIONI
L’emozione è un’entità molto complessa perché caratterizzata da fenomeni e
esperienze che coinvolgono l’intero organismo: processi neuropsicologici e
psicofisiologici, processi cognitivi e sistemi di controllo del comportamento.
(D’Urso). Questi fattori diversi che sono attivati assieme portano allo scatenarsi di
un comportamento emotivo.
Molti studiosi orientarono le proprie ricerche verso le diverse componenti che
costituiscono l’emozione. Per questa ragione vennero formulate molte teorie
sull’argomento, anche se le più accreditate risultano essere solamente alcune.
a) Le teorie fisiologiche
La prima e anche la più nota delle teorie fisiologiche è quella formulata da
William James (1884), detta anche “teoria periferica delle emozioni”. James
sostenne che le emozioni sono costituite dalla percezione delle reazioni viscerali
e neurovegetative del nostro organismo a stimoli ambientali di tipo emotivo;
quindi nell’istante in cui nell’ambiente si verifica un avvenimento emotivamente
rilevante, questo provoca in modo diretto un’attivazione fisiologica a livello
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periferico, la cui percezione dà parte dell’individuo da luogo all’esperienza
emotiva. (Mecacci, 2001)
Alla teoria di James si contrappone la ”teoria fisiologica centrale” di Cannon
(1927), il quale sostiene che i centri di attivazione, controllo e di regolazione delle
emozioni sono localizzati a livello centrale e più precisamente nella regione
talamica. I segnali nervosi provenienti da essa, infatti, sarebbero in grado sia di
provocare l’attivazione delle risposte espressivo-motorie e del sistema viscerale,
sia di dare luogo all’esperienza soggettiva dell’emozione, attraverso le sue
connessioni con la corteccia cerebrale e l’informazione inviata ad essa. (Mecacci,
2001).
Alcuni anni dopo Papez (1937) individuò nell’ipotalamo, nel talamo, nel giro
cingolato e nell’ippocampo i centri di elaborazione e controllo delle emozioni.
Altri studi condotti successivamente integrarono a questo “circuito” denominato
per l’appunto circuito di Papez, altre regioni della zona cerebrale e nello specifico
l’amigdala, porzioni della corteccia fronto-orbitale e gangli della base. (Mecacci,
2001)
Questo circuito o sistema, assume una importanza vitale per l’organismo, infatti
oltre essere sede dell’elaborazione e della regolazione delle emozioni, permette
lo svolgimento di funzioni essenziali per la sopravvivenza dell’organismo.
b) Le teorie evoluzionistiche
Queste teorie prendono ispirazione dalle ricerche e dagli studi condotti da
Charles Darwin (1872), relativi all’espressione delle emozioni negli animali e
nell’uomo.
Darwin e in seguito coloro che portarono avanti le sue teorie, hanno voluto porre
in rilievo la somiglianza delle espressioni emotive umane con quello del mondo
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animale, sostenendo che le emozioni sono risposte innate di adattamento, uguali
in tutte le culture e indipendenti dall’apprendimento. Quest’ultima ipotesi è
dimostrata dal fatto che i bambini nati non vedenti, possiedono un’espressività
facciale del tutto simile a quella dei bambini normo-vedenti, benché non abbiano
mai avuto alcuna possibilità di imitare le espressioni emotive.
Secondo i teorici evoluzionisti, le emozioni avrebbero un ruolo fondamentale
nell’adattamento della specie all’ambiente, e nella fattispecie svolgerebbero una
funzione sia comunicativa, sia di preparazione ad azioni utili per la
sopravvivenza.
Tra le teorie evoluzionistiche si ritrovano anche le teorie definite “delle emozioni
di base” o “fondamentali”, che permettono di fare una corretta identificazione
delle emozioni, riconosciute come stati discreti, universali e innati (Ekman,
Friesen,1971; Ekman, Oster, 1979; Ekman, 1992). Secondo questa teoria
esisterebbe un numero ristretto e definito di emozioni quali gioia, tristezza, paura,
rabbia, disgusto, sorpresa tali da non poter essere confuse.
c) Le teorie costruzionistiche
Questo ramo delle teorie delle emozioni, si contrappone totalmente a quelle
evoluzionistiche. Secondo gli studiosi delle teorie costruzionistiche le emozioni
non vanno intese come entità biologicamente determinate, bensì come
costruzioni sociali. Si sostiene infatti che siano il linguaggio e la struttura dei
valori delle società a determinare le emozioni, mostrando come queste varino
sensibilmente nelle diverse epoche storiche e nelle varie culture (Mecacci, 2001).
Mantenendo sempre questa teoria come punto di riferimento, numerosi
antropologi (Lutz, 1988; Bateson, 2002) hanno dimostrato l’enorme diversità e
specificità delle emozioni nelle diverse culture, tanto da mettere in risalto
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l’eccessivo etnocentrismo degli scienziati sociali occidentali. Questi ultimi,
partendo dalle emozioni della propria cultura e dalle loro denominazioni,
continuavano a cercarle nelle culture e nelle lingue delle altre popolazioni,
ignorando quindi che le emozioni sono esse stesse dei prodotti culturali.
d) Le teorie cognitive
Questa classe di teorie si riferisce fondamentalmente a tutte quelle concezioni
che attribuivano alla cognizione un ruolo di rilievo nella generazione delle
emozioni. Le emozioni fondamentali vengono intese come alcune semplici
combinazioni essenziali di diverse componenti base quali interpretazioni,
valutazioni, cambiamenti fisiologici e tendenze d’azione (Lazarus, 1982; Frijda,
1993).
Le teorie cognitive mostrano un approccio di carattere “dimensionale”, nel quale
le diverse emozioni possono essere differenziate tra di loro in funzione del profilo
che emerge dalla combinazione di alcuni appraisal (elementi che permettono di
completare la percezione, valutando in modo immediato, automatico e quasi
involontario la presenza o l’assenza di eventi e il loro carattere positivo o
negativo, producendo quindi una tendenza a fare qualcosa).
A dispetto di quanto si pensi, però, le emozioni non sono semplici risposte agli
stimoli situazionali come nei riflessi, ma rispecchiano le implicazioni personali di
un individuo, le sue conoscenze, la sua esperienza passata (memoria). Per
questa ragione le reazioni emozionali di persone diverse alla stessa situazione
non sono identiche, così come la reazione della stessa persona potrà essere
diversa in situazioni simili tra loro (Frijda, 1993)
Secondo la teoria cognitiva, l’emozione è attivata dalla valutazione cognitiva, da
parte dell’individuo, degli effetti che le circostanze produrranno sul suo
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benessere. Tutto questo organizza e modella le altre componenti della risposta
emozionale, come l’espressione facciale, l’attività autonoma, le tendenze
d’azione e anche il vissuto soggettivo con il quale il soggetto prende coscienza
dell’emozione e la denomina come paura, rabbia, ecc.
LA CENTRALITÀ DELL’AMIGDALA NELLA GENESI DELLE EMOZIONI
Le emozioni in passato venivano spesso associate erroneamente solo ad eventi
mentali confinati nel cervello, anche se in realtà oggi si è a conoscenza che la
loro espressione coinvolge tutto il nostro corpo (Davidson, 2001).
L’attività cerebrale non sta solamente alla base di comportamenti relativamente
semplici come camminare o respirare ma anche di manifestazioni cognitive ed
affettive complesse come le emozioni, l’apprendimento, il pensiero o le capacità
artistiche di uno scultore o di un musicista.
Il sistema nervoso centrale (SNC) è composto di tante unità costituite da cellule
nervose (o neuroni) e da cellule gliali. L’insieme di queste cellule, ognuna delle
quali con delle specifiche caratteristiche morfologiche e funzionali, contribuisce
alla costituzione del SNC, una struttura bilaterale, ed essenzialmente simmetrica,
formata da sei parti principali: midollo spinale, bulbo, ponte di Varolio e
cervelletto, mesencefalo, diencefalo, emisferi cerebrali.
Ognuna di queste è responsabile di più funzioni sensitive, motrici e mentali.
Quando viene danneggiata una regione o una via, altre vie sono spesso in grado
di compensare parzialmente il danno, mascherando in tal modo le prove della
localizzazione di una funzione specifica.
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Figura 1. Sistema nervoso centrale (modificata da ADUC)
Come mostrato in figura 1, il SNC è costituito da:
a) Midollo spinale: rappresenta la parte più caudale del SNC deputato alla
ricezione e analisi delle informazioni sensitive provenienti dalla cute, dalle
articolazioni, dai muscoli degli arti e del tronco e al controllo dei movimenti di
questi ultimi. Il midollo si sviluppa nel tronco dell’encefalo, permettendone
così il collegamento con le terminazioni nervose periferiche nel corpo.
b) Bulbo spinale: è posto direttamente sopra il midollo spinale e comprende
numerosi centri responsabili di alcune funzioni viscerali di importanza vitale
come la respirazione, il controllo del ritmo cardiaco, la digestione. Nel bulbo
spinale sono situati i nuclei motori sensitivi di diversi nervi cranici (trigemino,
abducente, facciale, acustico).
CERVELLETTO
MESENCEFALO
DIENCEFALO
EMISFERI CEREBRALI
PONTE di VAROLIO
MIDOLLO SPINALE
BULBO
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c) Ponte di Varolio: rappresenta la porzione del tronco encefalico situata
ventralmente al cervelletto e compresa tra mesencefalo e midollo allungato,
posta sopra al bulbo. Risulta fondamentalmente costituito dai peduncoli
cerebrali e da fasci di fibre nervose che collegano il cervelletto ad altri centri
nervosi. Il ponte è attraversato da vie nervose piramidali (cellule nervose
caratteristiche della corteccia cerebrale), sensitive, acustiche e vie motorie
destinate ai muscoli oculari. Esso include nel suo tessuto alcuni nuclei
nervosi di sostanza grigia, i principali dei quali appartengono a tre nervi
cranici, l’abducente, il facciale e il trigemino. Una delle funzioni primarie del
ponte è quella di trasportare informazioni relative al movimento che
provengono dagli emisferi cerebrali e sono destinate al cervelletto.
d) Cervelletto: è situato nella parte postero-inferiore della cavità cranica ed è
diviso in due emisferi, detti emisferi cerebellari, indicati anche con il termine di
neocerebello. Esternamente è percorso da solchi longitudinali, fra loro
paralleli che lo dividono in lobuli e lamelle. È collegato a diverse strutture del
SNC e più specificatamente al mesencefalo mediante peduncoli cerebellari
superiori, al ponte di Varolio dai peduncoli cerebellari medi e al midollo
allungato dai peduncoli cerebellari inferiori. La corteccia cerebellare, formata
da sostanza grigia, è costituita da tre strati: esterno o molecolare, intermedio
o delle cellule del Purkinje e interno o granulare, costituito da piccoli neuroni.
Entro la corteccia si ramifica la sostanza bianca in cui si trovano nuclei di
sostanza grigia. Il cervelletto è un organo di ricezione di impulsi sia sensitivi
propriocettivi provenienti dai muscoli e tendini sia esterocettivi (stimoli tattili,
acustici, visivi). E’ capace di influenzare i nervi motori e i centri associativi
encefalici e modificarne la soglia di eccitabilità. Viene perciò definito il grande
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modulatore della funzione nervosa. Infine il cervelletto influisce sul tono
muscolare, soprattutto dei muscoli che garantiscono la posizione eretta, e
quindi sul tono posturale, sui movimenti riflessi e sui movimenti volontari ed è
implicato nell’apprendimento di funzioni manuali.
e) Mesencefalo: assieme al bulbo spinale e al ponte di Varolio costituisce il
tronco encefalico. È una formazione anatomica piccola, di circa 2 cm di lato,
dotata di una propria cavità, composta da fibre bianche, e può essere distinta
in una porzione ventrale (peduncoli cerebrali) e una dorsale (tubercoli
quadrigemini). La sua funzione primaria è quella relativa al controllo di molte
funzioni sensitive e motorie, tra cui i movimenti oculari e la coordinazione dei
riflessi uditivi e visivi.
f) Diencefalo: poggia sul mesencefalo e contiene due diverse strutture. La
prima, il talamo, compie un’analisi preliminare sulla maggior parte delle
informazioni che raggiungono la corteccia cerebrale e provengono dal resto
del SNC. Insieme al metatalamo, il talamo è importante centro di
collegamento del sistema sensitivo che provvede alla regolazione della
sensibilità raccogliendo gli impulsi pervenuti da recettori periferici; interviene
inoltre nel controllo della motilità suscitata da stimolazioni dolorose o affettive,
attraverso connessioni dirette con la corteccia cerebrale motoria. L’altra,
l’ipotalamo, regola le funzioni del sistema nervoso autonomo e del sistema
endocrino e in modo specifico la produzione di ormoni dell’ipofisi
(somatostatina, adenocorticotropina, tireotropina, prolattina, ormone
follicolostimolante, luteinizzante) attraverso la produzione di mediatori chimici
che l’ipotalamo stesso sintetizza e successivamente rilascia all'ipofisi
attraverso i vasi portali ipotalamici che decorrono nel peduncolo ipofisario.
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g) Emisferi cerebrali: sono due formazioni simmetriche di sostanza nervosa
separate dalla scissura sagittale e unite alla base dal corpo calloso, entrambe
costituiscono la massa principale del cervello. La loro struttura è costituita
dalla corteccia cerebrale e da altre tre strutture, che costituiscono il sistema
limbico, localizzate più in profondità direttamente collegate con il
comportamento emotivo. Nello specifico sono:
- l’ippocampo è localizzato sulla faccia mediale e inferiore degli emisferi
telencefalici, in stretto rapporto con il diencefalo. La funzione del sistema
limbico viene messa in rapporto con l'integrazione di stimoli viscerali, olfattivi
e somatici, quindi è fondamentale nel determinare alcune caratteristiche del
comportamento. Queste caratteristiche vengono espresse dalle risposte
comportamentali dell’individuo in condizioni emotive di gioia, tristezza, paura,
rabbia.
- I nuclei del setto prendono parte alla regolazione delle prestazioni motorie.
- L’amigdala è un nucleo di materia grigia del cervello, detta anche archistriato
perché filogeneticamente antica, posta in profondità nel lobo temporale
(figura 2). L’amigdala è principalmente connessa con le vie olfattive e in
relazione con l’ipotalamo, il talamo e il giro del cingolo, che regolano le attività
dei visceri e il comportamento emotivo (Ackermann, 2003).
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Figura 2. Collocazione dell’amigdala nel lobo temporale (tratta da ViaWest)
Tale struttura, risulta essere importante per la genesi delle emozioni in quanto è
capace di indurre reazioni neurovegetative (aumento del ritmo cardiaco,
ipertensione, aumento della sudorazione, dilatazione della pupilla, piloerezione),
ormonali (produzione di ormoni tiroidei e surrenali in seguito ad attivazione
dell’ipofisi) e comportamentali (espressioni facciali).
L’amigdala, posta bilateralmente in corrispondenza del lobo temporale, è
composta principalmente da quattro nuclei, come mostrato in figura 3, tra cui: il
nucleo laterale, che riceve la maggioranza dei segnali afferenti all’amigdala,
provenienti dalla corteccia sensoriale e dal talamo; il nucleo basolaterale, che
riceve dall’ippocampo e trasmette segnali direttamente al nucleo centrale o
attraverso il nucleo basale; il nucleo basale il quale rappresenta un punto di
passaggio di segnali efferenti dall’amigdala verso il nucleo centrale e verso il
AMIGDALA
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grigio periacqueduttale; il nucleo centrale, che invia i segnali efferenti
dall’amigdala, diretti a ipotalamo e tronco encefalico.
Figura 3. Suddivisioni e connessioni dell’amigdala con altre strutture
Una delle molteplici funzione dell’amigdala è quella di valutare e analizzare ogni
situazione e percezione al fine di adattare il corpo a situazioni potenzialmente
pericolose, scatenando una risposta emotiva, generalmente di paura e rabbia. In
questi particolari casi, funge come una sorta di grilletto neurale che trasmette il
messaggio di crisi al resto del cervello, che a sua volta innesca delle reazioni in
funzione del tipo di risposta fisiologica e comportamentale richiesta per
fronteggiare la situazione.
Con diversi studi E. Fonberg (1972) e successivamente Joseph LeDoux (1992)
giunsero alla conclusione che l’amigdala riceve informazioni sensoriali sia dal
IPOTALAMO
TRONCO ENCEFALO
Nucleo
laterale
Nucleo
basolaterale
Nucleo
centrale
Nucleo
basale
IPPOCAMPO
GRIGIO
PERIACQUEDUTTALE
CORTECCIA SENSORIALE
TALAMO
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talamo che dalle cortecce sensoriali ad essa associate. In modo più dettagliato,
l’input talamico giunge più velocemente, ma e’ poco elaborato (via bassa); al
contrario, le informazioni corticali sono più lente ma ben definite (via alta), come
presentato in figura 4. Quando predomina la via bassa la reazione sarà
automatica e non mediata dalla corteccia prefrontale, che svolge la funzione
cognitiva e discriminatoria. Questa avviene perché la situazione richiede un
intervento rapido e diretto, senza l’intermediazione cerebrale la quale
aumenterebbe eccessivamente i tempi di reazione.
Figura 4. principio di trasmissione del segnale proposto da LeDoux (tratta da…)
= Sistema di attivazione emozionale non cognitivo (via bassa)
= Sistema di attivazione emozionale cognitivo (via alta)
RISPOSTA
STIMOLO
CORTECCIA
IPOTALAMO AMIGDALA
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Ciò significa che l'amigdala da corso comunque e subito alle reazioni somatiche
per prepararsi al potenziale pericolo, per discriminare poi più in dettaglio lo
stimolo percettivo, che potrebbe anche rivelarsi un falso allarme.
Le Doux propone questo esempio: “Cammino in un bosco e scorgo qualcosa di
sottile e flessuoso simile a un serpente; questo stimolo poco definito raggiunge in
modo quick and dirty (velocemente e con informazioni poco dettagliate) per la via
bassa l'amigdala che attiva subito, via ipotalamo e sistema nervoso autonomo, le
reazioni somatiche immediate di allarme. Allo stesso tempo, per la via alta, lo
stimolo è elaborato più in dettaglio e giunge poi nuovamente all'amigdala meglio
definito, permettendo di valutare più accuratamente se si tratti proprio di un
serpente (e non di un innocuo ramoscello)”.
Dal concorso di entrambi i processi (via bassa e via alta) dipenderà un
apprendimento emotivo, mentre la maggiore velocità del primo ha un immediato
valore di sopravvivenza.
LeDoux svolge ulteriori studi in cui sviluppa l'ipotesi nella quale l'interazione
ippocampo-amigdala, relativa alla rete di connessioni indipendenti di ciascuna di
queste con il resto del cervello, sia la questione critica per comprendere il
processo delle memorie emotive. Il sistema dell'amigdala presiederebbe alla
memoria emotiva implicita (emotional memory), mentre il sistema dell'ippocampo
alla memoria esplicita relativa all’esperienza emotiva (memory of an emotion) per
le emozioni di paura e di rabbia. Nel caso in cui l’amigdala venga rimossa, il
risultato sarebbe un’evidente incapacità di valutare il significato emotivo degli
eventi, acquisendo così una sorta di cecità affettiva.
L’attività dell’amigdala permette così di associare l’espressione delle emozioni ai
cambiamenti del sistema neurovegetativo (Cardinal, 2002). Nella fattispecie, i