6
La sedentarietà non è che una breve parentesi nella storia
dell’umanità. Nei momenti essenziali della sua avventura,
l’uomo è rimasto affascinato dal nomadismo e sta ritornando
Viaggiatore.
J. Attali, L’homme nomade (2003)
Introduzione
Giunto alla conclusione della mia carriera universitaria ho deciso, con l’aiuto del mio
relatore prof. Silvio Alovisio, di affrontare un tema particolare ma, a mio avviso, molto
interessante e attuale: capire cioè come il cinema italiano, dagli anni novanta ad oggi,
abbia trattato il tema dell’immigrazione e, in particolare, dello “straniero”, attraverso i
lavori di diversi registi italiani, affermati e non, che hanno avuto il coraggio di trattare
un tema per molti aspetti scomodo (e certamente non rivolto alle grandi platee), con
linguaggi e stili cinematografici differenti.
Il mio lavoro vuole proporsi come una lente d’ingrandimento su un fenomeno, quello
dell’immigrazione in Italia, fatto di storie di uomini e donne diversi fra loro, non solo
per etnia o razza, ma che hanno in comune un grande sogno: cambiare il proprio
destino e migliorare la propria vita; sarà interessante verificare se e come i registi
italiani hanno saputo rappresentare questi sentimenti e questa voglia di riscatto
“umano” nei loro lavori, con la possibilità di rilevare un comune sentiero o visioni
completamente differenti.
Utilizzerò inoltre dati, nozioni e statistiche tratti da diversi manuali di Sociologia delle
migrazioni, per contestualizzare ed approfondire gli argomenti trattati nei film.
Ho analizzato in totale quindici lungometraggi e un paio di cortometraggi diretti da due
registi torinesi, i fratelli De Serio, con i quali ho avuto una piacevole chiacchierata sul
tema in questione e dalla quale ho ricavato molti spunti per il mio lavoro.
Guardando questi film e analizzandoli ho cercato di assumere un punto di vista
imparziale, per quanto questo possa essere possibile considerando ovviamente che
ognuno di noi può avere una propria idea tema in questione. Spero di non aver tradito
questa mia intenzione.
Molti film mi hanno colpito per il loro messaggio e per il loro particolare stile, alcuni
non mi hanno detto nulla, altri mi hanno infastidito per la posizione particolarmente
“partigiana” e faziosa delle proprie tesi o per il modo in cui venivano presentati i
propri personaggi; ho cercato di tenere conto e comunicare queste mie sensazioni di
spettatore medio ma attivo e pensante nella mia ricerca.
7
1) Migrazione e migranti: l’oggetto di studio dei film
Le migrazioni sono un fenomeno antico come l’umanità, tanto che si può
affermare che “gli esseri umani sono una specie migratoria”
1
. Troviamo storie di
grandi e piccole migrazioni di popoli e tribù in antichi testi come la Genesi:
“Il Signore disse ad Abram: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa
di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti
benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò
coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno
benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva
ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando
lasciò Carran.
5
Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello,
e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano
procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di
Canaan e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la
Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei”
2
;
e l’Esodo:
“Il signore disse a Mosè in Madian: << va’, torna in Egitto, perché sono morti
quanti insediavano la tua vita!>> Mosè prese la moglie e i figli, li fece salire
sull’asino e tornò nel paese di Egitto.”
3
Nella Grecia classica un ruolo fondamentale all’interno dell’economia era
ricoperto dai metecei, lavoratori e commercianti nomadi che erano accettati come
residenti ma non avevano diritto al voto; le stesse invasioni barbariche del tardo
Impero Romano non furono altro che una migrazione di popoli di origine
germanica sospinti da altri di origine mongolica; in età medioevale i mercanti di
origine straniera creavano all’interno dei borghi delle vere e proprie istituzioni
con la creazione di quartieri propri etc
4
…
Un primo cambiamento nella storia delle migrazioni si ebbe con le prime
colonizzazioni da parte dei -“conquistadores”- europei i quali andarono ad
insediarsi in modo violento nei “nuovi mondi” sopraffacendo le popolazioni
native e provocando quel fenomeno di “immigrazione forzata” che portò circa
quindici milioni di africani nelle piantagioni delle colonie in qualità di schiavi.
Le migrazioni inoltre, “vanno inquadrate come processi, in quanto dotate di una
dinamica evolutiva che comporta una serie di adattamenti e di modificazioni nel
tempo, e come sistemi di relazioni che riguardano le aree di partenza, quelle di
1
D.s. Massey, Worlds in motion. Understanding international migration at the end of the millennium, Oxford,
Claredon Press, 1998, p.3, in M. Ambrosini, Sociologia delle migrazioni, Bologna, Il Mulino, 2005, p.15
2
Genesi, 12, 1-6
3
Esodo, 4, 18-20
4
Cfr. M. Ambrosini, op. cit.
8
transito e quelle infine di destinazione, coinvolgendo una pluralità di attori e
istituzioni”
5
; dunque entrano in gioco tre principali fattori:
· “le società d’origine, con le loro capacità di offrire benessere, libertà e
diritti ai propri cittadini e con politiche più o meno favorevoli all’espatrio
per ragioni di lavoro di parte della popolazione;
· i migranti attuali e potenziali, con le loro aspirazioni, progetti e legami
sociali;
· le società riceventi, sotto il duplice profilo della domanda di lavoro di
importazione e delle modalità di accoglienza, istituzionale e non, dei nuovi
arrivati”
6
.
Questi processi così definiti saranno implicitamente ed esplicitamente dichiarati
nei film che ho analizzato, in cui fondamentale sarà il rapporto tra gli immigrati e
l’ambiente che li ospita.
Oggi tuttavia è difficile dare una definizione di migrante che sia universalmente
riconosciuta poiché questa varia a seconda dei sistemi giuridici, delle vicende
storiche e delle contingenze politiche; l’impiego di definizioni diverse inoltre
incide sul conteggio degli immigrati stessi.
Con cautela assumiamo come base di partenza quella proposta dalle Nazioni
Unite per cui l’immigrato è “una persona che si è spostata in un paese diverso da
quello di residenza abituale e che vive in quel paese da più di un anno”
7
.
Bisogna ancora distinguere tra il movimento dell’emigrazione, che si riferisce
all’uscita dal paese d’origine, rispetto all’immigrazione, che riguarda l’ingresso
nel paese ricevente. Da qui gli immigrati e gli emigrati.
Vediamo ora più in concreto la situazione dell’Italia trasformatasi nell’ultimo
secolo e mezzo da paese d’emigrazione a paese d’immigrazione.
1.1) Il caso dell’Italia: dall’emigrazione all’immigrazione
L’Italia, per gran parte della sua storia recente è stato un paese di emigrazione.
Gli italiani emigrati tra il 1870 e il 1980 furono complessivamente circa 27
milioni (di cui 3.300.000 circa dal solo Veneto), quanti cioè ne contava la
penisola all’unificazione politica del 1861. Secondo il rapporto del MAE,
Comunità italiane nel mondo 1985-1987, gli italiani nel mondo erano nel 1988
ben 58.000.000, all’incirca quanto gli attuali abitanti dell’Italia
8
.
5
M. Ambrosini, op. cit., p.17
6
M. Ambrosini, op. cit., p.18
7
E.Kofman, A. Phizackelea, P. Raghuram, R. Sales, Gender and International Migration in Europe.
Employment, Welfare and Politics, London-New York, Routledge, 2000, in M. Ambrosini, op.cit., p.17
8
G.A. Stella, L’Orda. Quando gli Albanesi eravamo noi, Milano, Rizzoli, 2003
9
Gli italiani emigrati all’estero 1861-1990.
9
Anni Europa Sud
America
Nord
America
Oceania
1861-
1901
2.167.970 1.677.800 1.631.130 5.490
1901-
1930
4.394.028 2.091.659 4.495.920 48.536
1931-
1960
2.360.925 688.249 622.554 231.337
1961-
1990
3.170.622 49.854 506.418 157.278
Totale 12.093.545 4.507.562 7.256.022 442.641
Per avere un’idea dello stato di povertà in Italia nel periodo dell’emigrazione, il
reddito medio di un italiano nel 1949 era di 153$ Usa, contro i 1.453 di un
americano medio nello stesso anno; mentre la speranza di vita alla nascita si
aggirava attorno ai 58,6 anni (contro i 78 anni attuali).
Lo Human Development Index (HDI) viene annualmente calcolato in 176 paesi
dall’UNDP (United Nations Development Program) come indicatore dello stato
di benessere. Il rank indica allora la posizione nella classifica dei paesi che
l’UNDP compila annualmente: più il valore è basso, migliore è la posizione del
paese nella classifica. Tra i vari indicatori di cui l’UNDP tiene conto rientra anche
il PIL pro-capite, espresso in $ PPP, (Parity Purchasing Power) ossia aggiustando
il valore per tenere conto del diverso potere d’acquisto delle monete locali
10
.
9
www.altreitalie.it
10
UNDP, Word Development Report, 2004, www.undp.org
Paese HDI-Rank Pil pro-capite (Us $ PPP)
Albania 65 4.830
Romania 69 6.560
Marocco 125 3.810
Italia 21 26.430
10
Si può dire con certezza che “i primi
lavoratori stranieri arrivarono in Italia nel
corso degli anni Sessanta. Nel 1969 il
Ministero dell’Interno registra 164 mila
permessi in corso di validità alla fine
dell’anno, una parte significativa dei quali
rilasciati tuttavia a cittadini di paesi
sviluppati”
12
.
Tuttavia il flusso degli stranieri cominciò a prendere consistenza solo verso la
fine degli anni ’70, sia per la “politica delle porte aperte” praticata dall’Italia, sia
per le politiche più restrittive adottate da altri paesi
13
.Nel 1981, il primo
censimento dell’Istat degli stranieri in Italia calcolava la presenza di 321.000
stranieri, di cui circa un terzo “stabili” e il rimanente “temporanei”. Un anno
dopo, nel 1982, veniva proposto un primo programma di regolarizzazione degli
immigrati privi di documenti, mentre nel 1986 fu varata la prima legge in materia
(L. 943 del 30/12/1986) con cui ci si poneva l’obiettivo di garantire ai lavoratori
extracomunitari gli stessi diritti dei lavoratori italiani
14
.
Nel 1990 veniva emanata la cosiddetta legge Martelli, che cercava per la prima
volta di introdurre una programmazione dei flussi d’ingresso, oltre a costituire
una sanatoria per quelli che si trovavano già nel territorio italiano: allo scadere dei
sei mesi previsti vennero regolarizzati circa 200.000 stranieri, provenienti
principalmente dal Nord Africa
15
.
Nel 1991 l’Italia dovette confrontarsi con la prima “immigrazione di massa”,
dall’Albania (originata dal crollo del blocco comunista), risolta con accordi
bilaterali. E’ del 1998 la legge Turco-Napolitano, che cercava di regolamentare
ulteriormente i flussi d’ingresso, cercando inoltre di scoraggiare l’immigrazione
clandestina e istituendo, per la prima volta in Italia, i centri di permanenza
temporanea per quegli stranieri a rischio espulsione. Nel 2002 la cosiddetta legge
Bossi-Fini-, prevede che ci sia la possibilità di espulsione immediata dei
clandestini da parte delle forza pubblica
16
.
Oggi l’Italia sta diventando sempre più uno stato multiculturale e multietnico,
percorrendo, seppur con decenni di ritardo e attraverso vie alternative, lo stesso
percorso intrapreso da Nazioni come Francia e U.S.A. Secondo i dati Istat più
recenti (2008) sono presenti in Italia quasi 3 milioni e mezzo di stranieri. In questi
dati ovviamente non sono comprese le naturalizzazioni, né ovviamente gli
11
Ministero degli affari Esteri, rapporto del 7 dicembre 2004, www.esteri.it
12
A. Colombo; G. Sciortino, Gli immigrati in Italia, Bologna, Il Mulino, 2004, p.17
13
S. Baldi; R. Cagiano de Azevedo, La popolazione italiana verso il 2000. Storia demografica dal dopoguerra
ad oggi , Bologna, Il Mulino, 1999
14
ibidem
15
ibidem
16
A. Colombo; G. Sciortino, op. cit.
Gli italiani residenti
all’estero.
11
Europa 2.246.227
America 1.564.833
Oceania 133.680
Africa 55.686
Asia 25.977
Totale 4.026.403
11
irregolari
17
. Tale popolazione presenta un’età media decisamente più bassa di
quella italiana.
Analizzando le zone di provenienza, tema che sarà fondamentale per il lavoro di
analisi degli immigrati rappresentati nei film, si nota come negli ultimi anni ci sia
stato un deciso incremento dei flussi provenienti dall’Europa orientale, che hanno
superato quelli relativi ai Paesi del Nord Africa, molto forti fino agli anni
Novanta. Ciò è dovuto in particolare al rapido incremento della comunità rumena,
che nel 2007 è raddoppiata passando da 342 mila a 625 mila elementi e che oggi
rappresenta la minoranza etnica più popolosa in Italia.
Ciò è dipeso principalmente dall’ingresso della Romania nell’Unione Europea
che ha facilitato i flussi; accanto a questi le principali comunità presenti in Italia
sono quella albanese, marocchina, cinese e ucraina
18
.
Anche la distribuzione sul territorio italiano è fortemente disomogenea: nel Nord-
ovest risiede il 35,6% degli stranieri, nel Nord-est il 26,9%, nel Centro il 25%, e
nel Mezzogiorno e Isole il 12,5%
19
.
Dopo aver contestualizzato seppur brevemente il tema di cui si parlerà in questo
lavoro, e in modo particolare i flussi migratori che hanno colpito l’Italia negli
ultimi trent’anni, si tratta a questo punto di verificare come il cinema ha saputo
cogliere e rappresentare questi forti cambiamenti socioculturali che hanno
costretto un Paese come il nostro, spesso non troppo aperto alle diversità, a
confrontarsi con comportamenti, usi e costumi differenti.
17
Rapporto Istat, Gli immigrati presenti in Italia, gennaio 2008, www.istat.it
18
ibidem
19
ibidem
2004 2008 + %
Romania 177.812 625.278 251,7
Albania 270.383 401.949 48,7
Marocco 253.362 365.908 44,4
Cina 86.738 156.519 80,4
Ucraina 57.971 132.718 128,9
Filippine 72.372 105.675 46,0
Tunisia 68.630 93.601 36,4
Polonia 40.314 90.218 123,8
Principali comunità straniere residenti in Italia (dati Istat Gen.2008)
12
2) L’oggetto dell’analisi: il corpus filmografico
Nel corso del mio lavoro ho analizzato quindici film italiani usciti in un periodo
compreso fra il 1990 e il 2009. La mia analisi procederà in ordine cronologico
analizzando ciascun film, e alla fine procederò a una comparazione. Per quanto
riguarda le tematiche razziste, alcuni film saranno analizzati in maniera più
approfondita rispetto ad altri per una questione puramente contenutistica.
Presenterò per ciascun film una breve descrizione della trama, una selezione di
alcune sequenze (quelle a mio avviso più importanti per lo sviluppo del tema),
una sintesi dettagliata di quest’ultime, un’analisi delle inquadrature e della messa
in scena, della luce, del colore, della dimensione scalare dei piani,
dell’inclinazione e dell’angolazione di ripresa, dello spazio, della plasticità
(relazione figura-sfondo, pieni-vuoti, movimento-stasi), del suono, dei movimenti
di macchina ed infine del montaggio
20
. La linea guida per la scelta degli elementi
da analizzare sarà rappresentata dal rilievo assunto dal tema dell’immigrazione;
tutte le riflessioni sull’argomento “cinema e rappresentazione dell’immigrato”
dovranno sempre essere argomentate attraverso delle “prove”.
I film analizzati sono:
· Pummarò di Michele Placido (1990)
· Un’altra vita di Carlo Mazzacurati (1992)
· Un’anima divisa in due di Silvio Soldini (1993)
· Lamerica di Gianni Amelio (1994)
· Vesna va veloce di Carlo Mazzacurati (1996)
· L’assedio di Bernardo Bertolucci (1999)
· Prendimi e portami via di Tonino Zangardi (2003)
· Saimir di Francesco Munzi (2004)
· Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco Tullio Giordana
(2005)
· Lettere dal Sahara di Vittorio De Seta (2006)
· Le ferie di Licu di Vittorio Moroni (2006)
· La giusta distanza di Carlo Mazzacurati (2007)
· Bianco e Nero di Cristina Comencini (2008)
· Il resto della notte di Francesco Munzi (2008)
· Mar Nero di Federico Biondi (2009)
20
Per gli aspetti metodologici ho utilizzato il manuale di F. Casetti- F. Di Chio, Analisi del film, Milano,
Bompiani, 1990 e V. Buccheri, Il film, Roma, Carocci, 2003
13
3) Pummarò (1990) di Michele Placido
21
Kwaku (fig.1), un giovane ragazzo ghanese da poco laureato, arriva in Italia per
incontrare suo fratello Giobbe, detto Pummarò, il quale gli aveva promesso il
denaro per andare a studiare in Canada. Il giovane africano, arrivato nel
casertano dove il fratello lavorava come raccoglitore di pomodori, scopre che
questi è scomparso, essendo entrato in conflitto con un capo della camorra locale
per una differenza di paga. Volendolo rintracciare s’imbatte nel “professore”,
“uno dei pochi bianchi che fa qualcosa per i neri”. Il vecchio gli racconta di
Pummarò, e che forse può trovarlo a Roma. Nel frattempo Kwau, per
sopravvivere, si mette a lavorare con altri suoi connazionali come bracciante
nell’entroterra napoletano: mille lire per ogni cassetta di pomodori raccolti. E’
solo il primo incontro con la dura realtà. Per i neri non c’è posto per dormire, se
non alla Caritas, e quando là finiscono i posti letto ci si deve arrangiare andando
a dormire in qualche loculo vuoto del cimitero. Il “professore” cerca di aiutarlo,
come fa con tutti i “neri”, e per questo finisce con un braccio fracassato dalla
camorra. Kwau, guadagnati dei soldi, decide di partire alla ricerca del fratello,
senza sapere che sarà destinato a ripercorrere il tragico e disperato itinerario
degli immigrati di colore. Arriva prima a Roma, dove incontra la fidanzata di
Pummarò che, troppo orgogliosa delle sue belle mani, preferisce fare la
prostituta. Qui, dopo aver scoperto che la ragazza è incinta, si scontra con il suo
sfruttatore, un essere abbietto che controlla una serie di donne e uomini di
colore, facendoli poi vivere in condizioni malsane e precarie.
Dopo aver passato la
notte in un vagone
abbandonato della
stazione e aver
aiutato una giovane
ragazza a partorire,
parte per il Nord. A
Verona si scontra con
un ambiente ancora
più ostile ma trova
anche l’amore legandosi sentimentalmente con la sua insegnante d’italiano. Un
sentimento che mette in pericolo la sua vita. L’avventuroso viaggio termina a
Francoforte dove Kwau trova il fratello che purtroppo è morto in una rissa nella
quale era intervenuto per mettere pace. Alla fine partirà con l’insegnante per il
21
Le schede dei quindici film presi in esame si trovano in filmografia a p.199
Figura 1
14
Canada grazie ai soldi dell’assicurazione del fratello, con lo scopo di tornare in
Africa.
Esordio alla regia di Michele Placido (fig.2),
allora famosissimo per la serie tv La Piovra,
Pummarò è una pellicola sociale sul razzismo
dilagante nella nostra penisola, ma è anche
“un viaggio nella miseria e tutto ciò che
deriva da essa”
22
, una sorta di “via crucis con
poche concessioni al folklore, attraverso le
varie forme del razzismo quotidiano”
23
. Nel
film non si parla solo dello sfruttamento dei
“neri” (attraverso la triste vicenda personale del giovane protagonista ghanese,
fig.3), ma anche di quelle persone, come il “professore”, che non si adeguano a
un sistema sporco e corrotto e per questo
vengono duramente punite. Questo
personaggio rappresenta, assieme alla
giovane maestrina d’italiano Eleonora (Paola
Villoresi), un microcosmo di bontà, amicizia
e comprensione all’interno di un contesto,
come quello del caporalato camorristico
casertano
24
, in cui non solo i neri vengono
sfruttati e malpagati, ma anche trattati come
vere e proprie bestie costrette a dormire nei
loculi del cimitero in mancanza di posti letto
alla Caritas. Ecco che il professore, “l’unico
bianco che fa qualcosa per i neri”, offre allo
spettatore un minimo di sollievo, quasi a
22
M. Morandini, in Il giorno, 19 settembre 1990
23
ibidem
24
“La presenza dei cittadini immigrati è capillare e diffusa su tutto il territorio campano. A differenza degli anni
ottanta e novanta, quando c’era un’immigrazione di transito da parte di singoli che aspettavano una sanatoria per
regolare la propria posizione e poi andare al nord per lavorare, siamo alla seconda se non alla terza generazione
d’immigrati. […] A differenza degli anni scorsi l’immigrazione ha assunto un carattere di stabilità nella nostra
regione. I cittadini immigrati regolarmente presenti sono circa 168.00, provengono da circa 150 paesi e hanno una
distribuzione all’incirca così strutturata: Napoli 87.000, Caserta 33.000, Salerno 32.000, Avellino 11.000,
Benevento 5.000. […] Il lavoro agricolo sia stagionale (le varie raccolte) sia stanziale (allevamento, Potatore,
ecc…) è il lavoro che presenta maggiormente un tasso di <<sommerso>>. Le comunità maggiormente impiegate
sono quelle del Nord Africa e del Centro Africa, Ghana, Burkina Faso, Albania, Ucraina e India. La presenza di
immigrati in agricoltura ha ormai raggiunto proporzioni rilevanti con percentuali che superano il 50%; sono in
continua crescita, in quanto gli operai agricoli locali sono principalmente lavoratrici anziane. […] Eppure le
condizioni di vita e di lavoro, alle quali i lavoratori immigrati sono costretti, sono disumane e ci riportano alle
condizioni vissute dai nostri braccianti nel periodo preindustriale. Mancanza di qualsiasi rispetto dei diritti del
lavoro, in quanto il mercato del lavoro è gestito integralmente dalla intermediazione di manodopera dei caporali
ed i livelli di sfruttamento hanno raggiunto livelli intollerabili: 25 euro al giorno, per 10 ore di lavoro. Mancanza
di qualsiasi politica di accoglienza che costringe gli immigrati a misere vite in tuguri e baracche o nel <<ghetto>>
di San Nicola Varco”. Fonte: “Immigrazione in campania”, p.1-2, in www.cgilcampania.it
Figura 2
Figura 3
15
farlo sentire meno in colpa per questa realtà tragica e di cui anch’egli,
indirettamente, è colpevole. “Perché a te piace stare con noi” gli chiede il giovane
Kwau mentre riposano dopo aver spalato chili e chili di letame…il professore gli
risponde: “perché mi sento uno come voi, mi piace tutto quello che fate voi, mi
piace come cucinate, come mangiate, come cantate, come ballate, come suonate e
poi imparo cose nuove”. E così il professore lavora con i neri, mangia con i neri,
li fotografa e mette tutte le loro foto in un prezioso album che poi mostrerà a
Kwau fiero e orgoglioso del suo essere “amico dei neri”.
Con Eleonora Kwau trova l’amore, un amore intenso, vero, ma non accettato,
“che si trascina addosso la diversità e gli sguardi infastiditi della gente”
25
e che
dunque è inevitabilmente destinato a concludersi tragicamente attraverso
l’ulteriore umiliazione e gli insulti verbali dei motociclisti. Particolarmente ben
riuscita è la scena del bacio sotto il balcone di Romeo e Giulietta, e la scena di
sesso in cui i due corpi, così diversi sembrano unirsi in una sola passione (lo
stesso stratagemma lo rivedremo in Bianco e Nero di Cristina Comencini)
annullando tutte le differenze sociali e culturali. I due innamorati rivivono così
“un’aggiornata e incruenta tragedia di due moderni Romeo e Giulietta, divisi
dall’intolleranza di una società incapace di capire il diverso”.
26
L’umiliazione di stampo razzista e umano è una costante che il protagonista deve
subire lungo le tappe del suo viaggio che lo vede risalire la Penisola da Caserta a
Roma e da Verona a Francoforte.
La prima si ha durante il breve soggiorno di Kwau nel casertano, in cui il giovane
protagonista è costretto a lavorare per dodici ore al giorno raccogliendo pomodori
e spalando letame e osserva impotente al pestaggio del suo amico “professore”.
Particolarmente significativo e toccante è il dialogo tra i due:
Kwau: “Che razza di Paese è questo! Mio fratello è sparito, a te hanno spaccato il
braccio a causa mia!”
Professore: “Ma tu cosa pensavi di trovare in questo paese di merda, amicizia,
solidarietà!? Sono tutte stronzate! Qua contano solo i soldi!”
Kwau: “Ma come, non siamo amici?”
Professore: “Si ma siamo due disgraziati! Te ne devi andare, vattene, che se ci
acchiappano qua tutti e due ci ammazzano!”
La seconda umiliazione, seppur non direttamente subita dal protagonista, si ha
nella Valle Aurelia (soprannominata nel film “Valle dell’Inferno”) a Roma, un
luogo dove serpeggia la prostituzione, la rabbia, la fame, la disperazione ma
anche la speranza; ed è qui che Kwau conosce la fidanzata del fratello Pummarò
25
G. Bogani, in La Nazione, 13 settembre 1990
26
A.Viganò., in Il Secolo XIX, 8 settembre 1990