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Introduzione
La formazione dell’identità dei giovani viene costruita
socialmente attraverso molteplici tasselli, uno dei quali è
costituito dai testi mediali: come la famiglia, la scuola o il
gruppo dei pari, essi rendono disponibili ad adolescenti e
preadolescenti materiali per pensarsi e forme per strutturarsi,
configurandosi come ambienti simbolici di alta rilevanza nella
delicata fase di passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Sin dalla loro nascita, le riviste per adolescenti e giovani
donne hanno proposto modelli cui attenersi per essere
adeguate ad ogni occasione: consigli sull’eleganza, sul
comportamento, sulla generale ‘etichetta’ da seguire nelle
occasioni importanti come nella normale vita quotidiana.
Con la loro fortuna senza tempo, motivata anche dalla
presenza di gadget e poster delle celebrities, le riviste per
adolescenti detengono ancora la capacità di offrire modelli cui
attingere, che vanno ad incidere su gusti, atteggiamenti e
comportamenti delle giovani lettrici, in altre parole sul
processo di definizione identitaria che, per gli adolescenti della
tarda modernità, può risultare estremamente complesso e
contraddittorio.
Questo lavoro dedicherà il primo capitolo alla comprensione
dei meccanismi che entrano in gioco nella formazione
dell’identità degli adolescenti, alle prese con il difficile compito
di impostare riflessivamente il proprio progetto biografico. Si
rifletterà inoltre sul contributo dei media - e dei teen magazine
in particolare - quali strumenti di intrattenimento ma al
contempo utili risorse interpretative in grado di fornire
rappresentazioni e modelli identitari.
Il secondo capitolo offrirà una breve rassegna di alcuni dei più
significativi contributi sociologici agli studi sui magazine
femminili per adolescenti in Italia e all’estero a partire dagli
anni Ottanta, cui seguirà una ricostruzione dell’evoluzione
storica e contenutistica della stampa periodica italiana rivolta
ad un target adolescenziale dalla fine dell’Ottocento fino ai
12
giorni nostri. Il capitolo si concluderà con un breve identikit di
Cioè, il teen magazine oggetto di ricerca.
Nel terzo e ultimo capitolo saranno illustrate le principali
evidenze di una ricerca incentrata sull’analisi di una delle più
famose e longeve riviste italiane per preadolescenti e
adolescenti.
L’obiettivo primario dell’analisi sarà di portare alla luce le
modalità attraverso cui Cioè rappresenta alcuni aspetti
dell’adolescenza che, stando ai dati in nostro possesso,
risultano particolarmente significativi per le giovani ragazze
che si trovano nella delicata fase di passaggio dall’infanzia
all’età adulta: identità di genere, corpo e bellezza, amore e
amicizia, sesso e sessualità, celebrities e divismo, scuola.
Dopo una premessa dedicata al disegno della ricerca e alle
scelte metodologiche, l’attenzione dell’analisi sarà rivolta
esclusivamente all’individuazione delle immagini più ricorrenti
che la rivista restituisce alle lettrici in merito alle suddette
questioni. In ultimo si cercherà di ipotizzare in che modo tali
immagini possano contribuire a coltivare ed arricchire
l’immaginario collettivo femminile, fornendo al contempo
modelli e rappresentazioni cui le giovani pre e primo-
adolescenti possano trarre ispirazione durante il processo di
costruzione identitaria.
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Capitolo I
Media e adolescenti.
Quale ruolo nei processi di costruzione delle identità?
1.1 L’identità adolescenziale nella postmodernità
Nella cultura della tarda modernità, le dinamiche economiche
e socio-culturali rendono l’instabilità una condizione
estremamente normale e diffusa. Inoltre, il progressivo declino
dei sistemi ideologico-religiosi che giustificavano il sacrificio e
l’impegno sulla base di certi valori o di future ricompense, ha
orientato le aspettative di realizzazione degli individui sul ʻqui e
oraʼ della loro esperienza e sulla necessità di vivere gli aspetti
della propria esistenza (il lavoro, il matrimonio, il partito,
l’ideologia, la fede religiosa) solo finché sono piacevoli e
gratificanti. L’insieme di questi tratti delinea la
ʻpresentificazione del tempoʼ, una delle dimensioni più
caratteristiche della cultura dei paesi avanzati nella post-
modernità
1
.
Nelle società contemporanee, la cui elevata complessità si
configura proprio come differenziazione e moltiplicazione dei
territori e delle sfere di significazione, gli spazi di
autodeterminazione lasciati agli individui sono immensamente
ampi; a ciò corrisponde una crescita esponenziale delle
possibilità di azione individuale. Crescita che rinnova e
decuplica l’onere costante della scelta e, quindi, dell’incertezza
che ogni decisione inevitabilmente comporta
2
.
In un simile contesto, l’identità diviene mutevole e instabile:
non più progettata una volta per tutte e destinata a durare per
sempre, ma contingente, aperta e incompleta, “montata e
1
G. Di Fraia, Storie con-fuse. Pensiero narrativo, sociologia e media,
FrancoAngeli, Milano, 2004, p. 193.
2
Ibidem.
14
smontata, indossata e scartata come un abito”
3
. Essa inoltre
non si configura come un progetto esclusivamente individuale,
piuttosto come una costruzione “negoziale e situazionale”
4
.
I profondi cambiamenti sociali e strutturali della tarda
modernità hanno portato anche i giovani a dover anticipare
l’incertezza del futuro, affrontandone rischi e insicurezze nel
contesto di un generale smarrimento delle tradizionali forme di
supporto da parte della famiglia e della società. Essi sono
costretti ad impostare riflessivamente il proprio progetto
biografico, lavorandovi costantemente come fosse un compito
da svolgere, giorno per giorno, nelle pratiche della vita
quotidiana, e per tutta la vita
5
.
E’ proprio nel periodo di passaggio dall’infanzia all’età adulta,
caratterizzato dalla presenza di due fasi particolarmente
delicate - la preadolescenza (dai 10 ai 14 anni) e
l’adolescenza (dai 15 ai 19) - che il problema dell’identità si
presenta con la massima urgenza e complessità. La domanda
fondamentale “chi sono io?” si manifesta per la prima volta
come esigenza di spiegare tutta una serie di contraddizioni e
incongruenze che il soggetto si trova ad esperire.
Incongruenze e contraddizioni tra ciò che era prima e che non
è più; tra un corpo non più bambino, ma non ancora adulto; tra
impulsi sessuali che si scoprono improvvisamente urgenti e le
scarse possibilità di soddisfarli; tra il modo in cui il ragazzo è
visto e trattato dai genitori e quello in cui è visto e trattato dal
gruppo dei pari. Nel corso di queste fasi, l’allentamento
progressivo dei legami con la famiglia di origine e l’ingresso
nel più ampio mondo sociale, si accompagnano a un forte
bisogno di autonomia e messa in discussione di quelli che sino
ad allora erano parsi modelli di condotta e riferimenti normativi
3
Z. Bauman, La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza,
Il Mulino, Bologna, 2002, p. 187.
4
F. Boni, Media, identità e globalizzazione. Luoghi, oggetti, riti, Carocci,
Roma, 2005.
5
G. Di Fraia, op. cit., p. 122.
15
e valoriali ʻnaturaliʼ, poiché vigenti all’interno del nucleo
familiare
6
.
Nel corso di questo vero e proprio ʻpassaggio socialeʼ, si esce
da un mondo conosciuto per entrare in un altro, sconosciuto,
ma allo stesso tempo ricco di attrattive: da un lato la nostalgia
di un passato in cui il soggetto si sentiva sicuro e protetto,
dall’altro la spinta a intraprendere un percorso che sente come
necessario. Tuttavia il cambiamento e l’ingresso nella nuova
comunità avvengono abbastanza in fretta e gli effetti sono ben
visibili: alle bambole e ai cartoni animati subentrano gli
accessori della moda, le riviste per adolescenti, i discorsi
sull’estetica e sui ragazzi. E’ un processo naturale e obbligato,
ma che comporta un sostanziale investimento emotivo e
cognitivo
7
.
1.2 Media e processi identitari
Se la famiglia costituisce il nucleo di socializzazione primaria,
il processo che invece viene innescato nel momento in cui le
relazioni sociali si allargano viene definito socializzazione
secondaria
8
. In questo processo concorrono differenti agenzie
di socializzazione che si vengono a costituire come
complementari alla famiglia, quali ad esempio il gruppo dei
pari e i mass media. I ragazzi ricorrono alla relazione con il
gruppo dei pari spinti da una sostanziale ambivalenza fra la
spinta solidaristica e quella competitiva
9
- da una parte lo
sviluppo di un senso di appartenenza e riconoscimento,
dall’altro invece un sentimento di individualità e
differenziazione - mentre si rivolgono ai media per affrontare il
difficile compito di crescere, per realizzare autoriflessivamente
il proprio progetto di sé, per esplorare in modo creativo e
6
G. Di Fraia, op. cit., p. 192.
7
S. Ladogana, Lo specchio delle brame. Mass media, immagine corporea e
disturbi alimentari, FrancoAngeli, Milano, 2006.
8
Ibidem, p. 66.
9
Ibidem, p. 66.
16
flessibile il proprio io e le relazioni sociali con gli altri, “per
riempire la crescente mole di tempo libero che la condizione di
ʻgioventù prolungataʼ mette loro a disposizione”
10
.
I processi di formazione e di costruzione del sé in una realtà
poliedrica e mutevole come quella postmoderna induce
inevitabilmente a riflettere sull’importanza del ruolo
modellizzante svolto dai media nella definizione dell’identità
individuale e sociale di soggetti in transizione quali pre e
primo-adolescenti. I media propongono modelli per la
costruzione identitaria e si configurano come potenti costruttori
di rappresentazioni socio-narrative che si offrono agli
adolescenti come risorse interpretative e riferimenti simbolici
con i quali confrontarsi
11
.
Un’interessante posizione è quella di Di Fraia, che indica nelle
storie mediali uno dei possibili luoghi del sociale da cui i
ragazzi possono attingere nel costante processo di
ripensamento riflessivo del sé
12
.
Dai protagonisti delle storie mediali gli adolescenti possono
trarre indicazioni e riferimenti rispetto a chi sono o vorrebbero
essere, frammenti di identità possibili da sperimentare,
suggestioni di come potrebbero atteggiarsi o vestirsi, dello stile
di vita da adottare per essere come coloro che piacciono ai più
ed hanno per questo successo
13
; dalle azioni dei personaggi
possono trarre indicazioni sul comportamento più adeguato e
le azioni da intraprendere; gli scopi a cui sono finalizzate le
azioni possono costituire materiale di paragone (un esempio è
dato dall’aspirazione al successo e da come si stia sempre più
manifestando la tendenza ad accomunare al successo la
visibilità, indipendentemente dalle proprie reali capacità)
14
.
10
S. Livingstone, Ragazzi online. Crescere con internet nella società
digitale, Vita e Pensiero, Milano, 2009, p 21.
11
G. Di Fraia, op. cit., p. 187.
12
Ibidem.
13
Ibidem, p. 195.
14
Ibidem, p. 58.