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Introduzione
Alla base di questo studio vi è l’analisi dell’identità dei chicanos negli Stati Uniti in relazione
alle sue variazioni sociali, culturali e artistiche dalle sue origini fino all’attualità. Queste
variazioni si riferiscono alla trasformazione dei comportamenti di un determinato gruppo
umano in relazione alle idee apprese dal resto della società relative ai cambiamenti attuati al
suo interno. Le motivazioni che mi hanno spinto ad approfondire tale tema sono differenti, tra
cui l’interesse nei confronti dell’identità delle popolazioni analizzate durante il mio percorso di
studi, che mi hanno permesso di entrare in contatto con realtà antropologiche differenti. Dopo
essermi documentata sugli studi condotti a riguardo, la comunità di chicanos ha rappresentato
la base su cui ho fondato la mia ricerca. In particolare, ho posto l’attenzione sulla varietà
artistica riproposta dagli artisti chicanos nel corso del tempo. L’obiettivo di questa ricerca è
quello di osservare il contesto politico, sociale e culturale chicano. L’elaborato mira a mostrare
l’importanza che l’arte di tipo murale ha assunto nel corso del tempo in relazione alla nascita
del movimento chicano e al movimento artistico chicano. Inoltre, l’intento è quello di osservare
quali sono le metodologie e gli strumenti utilizzati dai chicanos per esprimere le loro ideologie
nella società attuale. La tesi è articolata in tre capitoli: nel primo capitolo viene fornito un
quadro generale per quanto riguarda la diffusione del movimento chicano nel territorio
statunitense per porre le basi relative al contesto storico in cui i chicanos agiscono. Questi
elementi permettono di comprendere le motivazioni che hanno portato alla nascita di una serie
di movimenti e organizzazioni a livello sociale e politico negli Stati Uniti da parte di soggetti
messicani-americani per il riconoscimento dei propri diritti. A tal proposito nacquero anche due
manifesti fondamentali per la comunità di chicanos: “El Plan Espiritual de Aztlan” e “El Plan
de Santa Barbara”. Sulla base di queste informazioni viene poi attuata una analisi relativa al
femminismo chicano per mostrare il ruolo che hanno avuto le donne nella lotta per la
costruzione della comunità di chicanos. Infine, segue una trattazione relativa al movimento
chicano nell’attualità in relazione ad una serie di trasformazioni sociali e culturali. All’interno
del secondo capitolo viene approfondita la diffusione del muralismo messicano negli Stati Uniti
a partire dagli anni Venti e Trenta. A questo periodo seguì poi la nascita del movimento artistico
chicano. Questo movimento nel corso del tempo è stato in grado di soppiantare un tipo di arte
prettamente museale sostituendola con un tipo di arte pubblica basata sulla produzione di murali
per la comunità. A questa nuova pratica si accompagna inoltre la diffusione di una serie di centri
comunitari creati con l’intento di diffondere l’arte dei chicanos in tutta la comunità. A questa
forma murale si aggiungono poi alcune nuove configurazioni artistiche innovative come il
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Rasquachismo, una corrente artistica che utilizza per le sue opere prevalentemente oggetti poco
utilizzati solitamente rotti o destinati al riciclo e la Border Art, una nuova arte di confine in
grado di riflettere la tensione tra messicani e statunitensi in seguito alla creazione del confine
tra San Diego e Tijuana. Il terzo capitolo, si concentra nel dettaglio su una delle figure di
maggiore spicco di questa nuova forma artistica murale, Judith Baca, la quale ha saputo
utilizzare le sue origini chicane e le sue tendenze femministe per riuscire a creare nuove opere
d’arte di grande interesse pubblico e innovative sotto molti punti di vista. Quindi, tramite una
analisi approfondita in senso cronologico delle opere d’arte principali di Judith Baca è possibile
riscoprire le forme di diffusione del muralismo chicano nel contesto statunitense e le tematiche
ricorrenti prese in esame da questa corrente nel corso del tempo. A tal proposito, le sue opere
ripercorrono la tradizione messicana, la diffusione del movimento chicano, la condizione dei
lavoratori agricoli messicani oppressi nel contesto statunitense e temi come la migrazione, la
memoria, la famiglia e la terra d’origine. Dal punto di vista metodologico la sua arte si esprime
in forma collettiva e urbana. Infatti, l’artista si dedica principalmente all’aspetto comunitario
della sua arte. Questo tipo di arte permette di analizzare le condizioni di vita a cui sono
sottoposti ancora oggi i chicanos negli Stati Uniti.
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CAPITOLO I
1.1 Movimento chicano: tra Messico e Stati Uniti
I chicanos sono una minoranza etnica residente negli Stati Uniti di origine messicana che sono
stati annessi al paese in seguito al trattato di Guadalupe-Hidalgo del 2 febbraio 1848 che pose
fine alla guerra messicano-statunitense iniziata nel 1846, con cui Colorado, Texas, Nuovo
Messico, Arizona e California sono state incluse all’interno del territorio degli Stati Uniti. Con
questo trattato gli Stati Uniti dovevano rispettare la lingua e l’identità religiosa e culturale dei
residenti e garantirgli il diritto sulle terre di loro proprietà. Ma nella realtà dei fatti le proposte
avanzate dal trattato non vennero rispettate appieno. In quest’ottica, l’autore e professore
Armando Navarro
1
, all’interno della sua opera “Mexicano Political Experience in Occupied
Aztlan: Struggle and Change” del 2005, esplica come a quel tempo, la politica prettamente di
stampo capitalista e liberale degli Stati Uniti era incentrata su una serie di punti basati sulla
libertà, l’uguaglianza e l’individualismo, ma nella realtà dei fatti il paese si concentrava su una
cultura politica di stampo democratico e repubblicano che ha spinto i messicani-americani a
reagire per cercare di definire il proprio punto di vista in merito alla politica sociale e al concetto
di uguaglianza della popolazione senza distinzioni o discriminazioni (Navarro, 2005, 16-18).
Inoltre, definisce l’esperienza politica messicana e la nascita del movimento chicano come il
risultato di una fase precisa all’interno di un determinato ciclo politico appartenente all’epoca
storica presa in esame, ritiene inoltre che questo processo possa essere suddiviso in sei fasi
consecutive che lui tende a delineare in questo modo all’interno delle sue analisi: «Resistance
(1848-1916), Adaptation (1917-1945), Social Action (1946-1965), Militant Protest (1966-
1974), Viva Yo Hispanic Generation (1975-1999) and Transition (2000-2003) » (Navarro,
2005, p. 23-24).
Le fasi sono quindi strutturate secondo l’ordine: resistenza, adattamento, azioni sociali, proteste
militanti, un periodo favorevole alla generazione ispanica presente sul territorio e infine la
transizione. Quindi Armando Navarro tenta di creare una suddivisione storica e cronologica che
riesca in parte a delineare le fasi che hanno contraddistinto l’annessione nel territorio
statunitense della popolazione messicana e che permetta di analizzare il tentativo della
popolazione messicana di essere coinvolta in campo sociale e politico. Infatti, si assiste fin dalla
creazione del trattato di Guadalupe-Hidalgo a una condizione di disuguaglianza e
1
Armando Navarro è un professore di studi etnici all’Università della California incentrato sullo studio della
storia dei chicanos e dei movimenti sociali negli Stati Uniti.
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discriminazione causata dalle differenze sostanziali in ambito sociale, culturale e politico tra
messicani e statunitensi. I messicani infatti erano soggetti a una condizione di grande povertà e
disprezzo nel nuovo paese a causa dell’imposizione a parlare in inglese nei luoghi pubblici a
discapito della loro lingua d’origine, ovvero lo spagnolo. Questa condizione rendeva molto più
difficile ai messicani trovare un lavoro negli Stati Uniti, inoltre, quando i pochi fortunati
riuscivano ad essere assunti, erano spesso reclusi nell’ambito lavorativo agricolo senza alcuna
possibilità di crescita professionale, tutto ciò senza contare l’incapacità di poter mantenere la
propria famiglia a causa dei salari minimi che venivano offerti ai lavoratori messicani. Quindi
l’impossibilità di questo popolo di riconoscersi come americani a pieno titolo ha dato vita ad
una serie di movimenti di protesta.
In seguito alla Prima guerra mondiale, quindi a partire dagli anni Venti, si assistette negli Stati
Uniti al periodo della “Grande Depressione”, questa causò una serie di squilibri e le condizioni
della popolazione messicana peggiorarono perché molti di loro si trovavano in uno stato di
disoccupazione che non fece che aumentare il loro livello di povertà. In questa situazione
l’unica soluzione ideata fu quella di attuare un piano di deportazione dei messicani e adottare
nuovi piani relativi alle normative sull’accesso negli Stati Uniti. Queste pratiche portarono a
una reazione immediata della popolazione messicana-americana che risiedeva nei barrios, in
particolare quelli di Los Angeles che presentavano il maggior numero di chicanos residenti
negli Stati Uniti (Navarro, 2005, p. 184-186).
A partire dagli anni Trenta e Quaranta nacquero una serie di gruppi composti da giovani
soprannominati dalla cultura americana dominante “pachucos”, questi soggetti venivano
riconosciuti dalle persone per il loro modo di parlare, ovvero tramite il dialetto calò
2
, e per
l’abbigliamento, in particolare lo Zoot Suit
3
. Il termine deriva probabilmente dal costume tipico
della città messicana di Pachuca. Questi individui appartenevano ad una serie di gang o bande
presenti sul territorio che non si riconoscevano pienamente né con la cultura statunitense né con
quella messicana, per questo motivo venivano considerati come ribelli. A questo proposito si
presentavano quindi come la prima identità culturale ibrida all’interno del territorio degli Stati
Uniti (Corti 1997, p. 90). Con il tempo, questi gruppi iniziarono ad assumere una connotazione
2
Il dialetto messicano dello spagnolo residente negli Stati Uniti contraddistinto dalla mescolanza tra inglese e
messicano.
3
Abbigliamento tipico dei chicanos durante gli anni Quaranta composto da un completo a giacca lunga e
pantaloni a vita alta, cappello e un orologio da taschino.
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prevalentemente politica portando alla nascita del termine chicano per riferirsi alla popolazione
in lotta per la propria libertà e identità.
Analizzando l’origine del termine chicano, questo deriverebbe secondo vari autori dal termine
mexicano, ovvero il termine con cui i conquistatori spagnoli indicavano gli aztechi. A questa
teoria se ne affiancano poi altre, tra cui quella che ricollega l’origine del termine chicano al
vocabolo indigeno xinaco, che significa nudo o povero. Infine, altri ancora collegano il termine
a chico ovvero bambino, un termine utilizzato in senso negativo per indicare i messicani-
americani (Corti, 1997, p. 86-87).
Questa espressione venne assunta inizialmente in senso dispregiativo per riferirsi ai messicani-
americani negli Stati Uniti che si trovavano in una condizione di inferiorità rispetto alla cultura
statunitense dominante e solo in seguito il termine venne ripreso e assunto dalla popolazione
messicana-americana come termine di auto-identificazione e come punto di riferimento per la
nascita del movimento chicano. I primi ad utilizzare questo termine in senso positivo furono gli
studenti universitari che iniziarono nel corso degli anni Sessanta a creare una serie di
organizzazioni a livello sociale, culturale e politico per valorizzare la cultura indigena e
preispanica. Quindi il loro obiettivo era quello di esaltare il passato indigeno come modo per
affermare la propria diversità rispetto alla cultura anglosassone dominante all’interno del paese.
Successivamente, con la nascita del movimento per i diritti civili e con l’esempio dei primi
attivisti di colore per riuscire a ottenere una maggiore rilevanza, giustizia e uguaglianza molti
altri gruppi, tra cui appunto quello di chicanos, tentarono di migliorare le proprie condizioni
dando vita al “El Movimiento”, ovvero il movimento chicano.
Figura 1 Messicani-americani che indossano un tipico abbigliamento Zoot Suit, 2018,
Editorial, LA PATRIA Oruro, Bolivia
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A questo proposito vennero create numerose organizzazioni e alcuni sindacati guidati da una
serie di leader politici messicani. Tra queste troviamo la “United Farm Workers Union” fondata
nel 1962 da César Chàvez e Dolores Huerta, due grandi attivisti per i diritti civili dei lavoratori.
Si tratta di un’unione sindacale per i lavoratori agricoli che riuscì ad ottenere nel corso del
tempo numerosi miglioramenti per la comunità di lavoratori chicanos tra cui: i primi contratti
sindacali relativi ai diritti dei lavoratori agricoli, un piano pensionistico e contratti relativi alla
tutela della sicurezza sul lavoro (Kanellos, Esteva-Fabregat, 1994, p. 35). Tra queste troviamo
poi la “Alianza Federal de Mercedes”, un’organizzazione fondata nel 1963 da Reies Lopez
Tijerina, un portavoce dei diritti messicani-americani che agiva con l’intento di affermare i
diritti messicani sulle terre di loro proprietà rimosse con il trattato di Guadalupe-Hidalgo e la
concessione di nuovi territori (Correia, 2008). Infine, la “Mexican American Youth
Organization”, acronimo di MAYO, creata da cinque giovani studenti attivisti nel 1967 a San
Antonio, in Texas. Armando Navarro all’interno della sua opera “Mexican American Youth
Organization: Avant-Garde of the Chicano Movement in Texas” del 1995 delinea nel dettaglio
la nascita e il programma portato avanti da questa organizzazione studentesca. Infatti, la MAYO
tramite l’organizzazione di una serie di scioperi e proteste è stata in grado di affrontare le
esigenze dei messicani-americani per quanto riguarda numerosi aspetti relativi alle tendenze
economiche e politiche del paese, concentrandosi in particolare sull’ambito della formazione e
dell’istruzione. Questa organizzazione inoltre tramite il suo coinvolgimento in campo politico
fece da precursore per la formazione del “Raza Unida Party” all’inizio degli anni Settanta in
Texas (Navarro, 1995).
Nel corso degli anni Settanta, in merito al grande coinvolgimento della comunità di chicanos
nella guerra del Vietnam e all’ingente quantitativo di persone morte o ferite a causa del
conflitto, ci fu una delle proteste di maggior rilievo, ovvero la “National Chicano Moratorium
March” che si tenne il 29 Agosto 1970 a Los Angeles, la quale ebbe un grandissimo seguito
contando all’incirca 30,000 manifestanti. Questa marcia rappresentava un ulteriore tentativo
per affermare il punto di vista del movimento chicano nella lotta per i diritti civili e
l’ottenimento di un riconoscimento identitario. L’esito finale non fu tra quelli sperati però,
infatti si concluse con una dura risposta da parte delle forze dell’ordine che decisero di agire
con violenza per reprimere le proteste della popolazione (Leonard, Lugo-Lugo, 2010, p. 379).
In seguito, ci fu “The March of the Reconquest”, una marcia compiuta il 5 Maggio 1971 che
iniziò a Calexico e si concluse a Sacramento. Questa marcia venne organizzata da alcuni
attivisti e in particolare dai Brown Berets, ovvero un’organizzazione pro-chicano.