ARGOMENTI UTILIZZATI PER LA TESI:
“Le società di Mutuo soccorso nel ponente ligure” (1850-
1914), di Danilo Bruno. Il testo parla della mutualità tra 800 e 900 di
Oneglia e Porto Maurizio facendo riferimento anche al ponente ligure e
all’area geografica che va da Ventimiglia a Noli ricordando che, si faranno
alcuni e pochi accenni perché queste società sono menzionate solo per
alcuni fatti episodici nonostante in questo periodo di storia siano note in
quest’area circa 60 società di Mutuo soccorso. Dati notevoli invece ci sono
sulla realtà mutualistica di Porto Maurizio e Oneglia che conobbero
durante la rivoluzione francese un’esperienza importante. CAP.1
Beneficenza ed assistenza fra rivoluzione e Restaurazione. CAP.2
L’assistenza nell’area del ponente ligure. CAP.3 Dall’assistenza alla
mutualità ed alla previdenza. CAP.4 Il governo della destra e la sua
politica sociale. CAP.5 Il governo della sinistra e la sua politica sociale.
CAP.6 La legge Luzzati e il problema del riconoscimento giuridico delle
società di Mutuo soccorso. Cap.7 La società di Mutuo soccorso nel
ponente ligure. CAP.8 L’Italia di Giolitti e la politica sociale di inizio
secolo CAP.9 Le società di Mutuo soccorso del ponente ligure nel nuovo
secolo.
“Mutualismo e solidarietà. Società di Mutuo soccorso e
società operaie cattoliche in Liguria”, Regione Liguria (fonte
dell’archivio storico). Il testo fa riferimento alla seconda metà del secolo
e riguarda il Mutuo soccorso tra continuità e innovazione, il mutualismo
cattolico, il movimento operaio e l’associazionismo in Italia prima e dopo
l’Unità, il caso ligure, la società di Mutuo soccorso e le società operaie
cattoliche in Liguria e, un elenco delle società ancora esistenti.
“Statuto della società cattolica di Mutuo soccorso ed
istruzione di Oneglia” (1912), (fonte della biblioteca). Fa riferimento
allo scopo dell’associazione, all’organizzazione, alla direzione, alle
cariche, ai soci e ai loro sussidi , alle disposizioni, alle istituzioni e
all’assemblea.
Dalla rivista “Un centenario” educazione elementare
femminile, (fonte della biblioteca). Riguarda il regolamento dell’800
delle scuole femminili, le prime istituite ad Oneglia e rette dalle sorelle
della Carità di San Vincenzo De’Paoli.
“Tra crueza e sheua. Pagine di storia dell’educazione in
Liguria”, di Anselmo Riveda (fonte della biblioteca). Il testo fa
riferimento al maestro Mussolini ad Oneglia, all’educazione e alle
tradizioni popolari liguri:gioco, fiabe, proverbi e mette in evidenza alcuni
profili di educatori.
“L’uomo e la società”. Comune di Civezza Imperia
(1846). (Materiale scaricato da internet). Fa riferimento alla scuola
elementare.
Fonte dell’archivio di stato: faldoni num.1-2-3-388
relativi allo statuto della società arte e mestieri di Mutuo soccorso di
Oneglia istituita nel 1893. Fa riferimento alla natura e allo scopo della
società, all’ufficio di direzione, ai suoi membri e ai doveri, ai soccorsi, alle
annessioni e alle esclusioni di soci, alle adunanze.
Fonte dell’archivio di stato: faldoni num.1-2-3-388.
Questionario del 1877-1881 relativo agli ospizi di trovatelli e agli asili
dell’infanzia dove ci si chiede quali siano, se sono grandi e areggiati e se si
provvede adeguatamente ai bambini.
Fonte dell’archivio di stato: faldoni num.1-2-3-388.
Questionario relativo ai servizi di assistenza all’infanzia e agli inabili al
lavoro e alla beneficenza.
“Le scuole elementari di Porto Maurizio”, di
G.Mattarollo, (fonte della biblioteca). Il testo fa riferimento al num.
degli alunni del primo ‘900 iscritti a Porto Maurizio, nel capoluogo e ad
Artallo, agli insegnanti del corso maschile e femminile e al loro stato, al
personale inserviente, all’assistenza scolastica, alle scuole per adulti,
all’asilo infantile, alle scuole private, al corso popolare, ai locali e al
materiale didattico, all’educazione fisica, all’ordinamento didattico-
disciplinare e agli alunni iscritti tra il 1900-1905.
“L’istruzione a Porto Maurizio dall’inizio del 700 al
1923” di Enrico Vignale, (fonte della biblioteca). Fa riferimento nel
CAP.1 all’organizzazione scolastica di Porto Maurizio prima del 1815 con
le prime scuole di P. M., al lascito Ferrari, ai barnabiti a P.M., alla
Repubblica ligure nel periodo napoleonico. CAP.2 P.M. sotto i Savoia con
le prime riforme, le scuole di Mutuo insegnamento, la causa relativa al
lascito Ferrari, le scuole classiche di P.M. fino alla legge Casati e, alla
legge, all’istruzione elementare prima e dopo la legge Casati. CAP.3 Le
scuole superiori a P.M. dopo la legge Casati con il corso inferiore,
l’istituto tecnico, stipendi e materie di insegnamento, locali e materiale
scientifico. CAP.5 Le scuole professionali con la cattedra ambulante di
agricoltura e il regio oleificio sperimentale.
“Didattica come teoria della classe”, di Andrea
Galimberti. Testo relativo ad alcune lezioni ai maestri di Imperia negli
anni 1964, 1965, 1967 dove nel primo ciclo si fa riferimento
all’insegnamento linguistico-letterario, nel secondo all’insegnamento
elementare della storia e della geografia e nel terzo all’esperienza
matematico-scientifica.
v
INTRODUZIONE
La ricerca di queste pagine si prefigge l’obiettivo di studiare la storia della
società di mutuo soccorso e, questo vuol dire capire le prime forme associative del
movimento operaio e comprenderne le premesse poste ad una moderna previdenza
sociale.
Il proposito è quello di cogliere lo sviluppo delle forme previdenziali di mutuo
soccorso, caratterizzate dall’essere laiche e autogestite dai propri membri,
antecedenti e parallele allo sviluppo di un moderno discorso sulla previdenza
sociale.
Accanto a questi dati bisogna ricordare che la storia dell’indipendenza
nazionale si intreccia con quella della società di mutuo soccorso; inoltre queste
società, con le loro scuole popolari e i loro momenti di organizzazione del tempo
libero, pongono importanti spunti nella ricerca sulle origini dell’istruzione
popolare e delle forme di aggregazione sociale nell’utilizzo del tempo libero.
Altro obiettivo fondamentele del presente lavoro è l’analisi dello sviluppo
dell’istruzione nella città di Imperia, con particolare riferimento su Porto
Maurizio, partendo dalle prime forme di organizzazione scolastica fino al 1923,
anno in cui fu decretata la nascita del comune di Imperia, dall’unione di Porto
Maurizio, Oneglia ed altri nove comuni del circondario.
Ciò è stato possibile attraverso un’attenta e accurata raccolta di testi
bibliografici a cui è stata affiancata un’analisi di fonti archivistiche relative ai
principali archivi comunali e provinciali.
Così è nata la struttura della tesi che è possibile suddividere in quattro capitoli:
il primo capitolo riguarda le origini della mutualità che ha inizio con l’assistenza e
la beneficenza che sono alla base di un discorso moderno di carattere sociale per
poi giungere al problema su quali e come si siano organizzate le prime forme
assistenziali.
Si è visto come queste avessero largo spazio nell’ambiente caritativo
ecclesiastico e che tali prestazioni venivano erogate a chiunque, sia al “valido che
all’invalido”, e che ciò che contava era l’elemosina in sé e non a chi veniva
vi
erogata; questo ha portato a delle conseguenze non trascurabili dal momento che i
controlli erano quasi inesistenti e, non tutti i beneficiari avevano il diritto di
usufruirne. Tra i temi più importanti e i più dibattuti di questo periodo troviamo la
povertà che, però, veniva messa in discussione individuandone le cause sociali;
queste riflessioni diedero vita ad alcune leggi come quella sui poveri
dell’Inghilterra in cui si pose distinzione netta fra ciò che era dovuto ai validi e ciò
che era dovuto agli invalidi, individuando per i primi solo un diritto all’assistenza
medica ed il lavoro nelle workhouses.
Si passa poi ad un profilo più storico in cui si delineano gli aspetti più
importanti della politica sociale dei governi di destra (Cavour) e quelli di sinistra
(Crispi). Per quanto riguarda il primo ci si muoveva ancora sul piano di un rifiuto
dell’intervento statale e soprattutto si ribadiva che era sottratto all’usurpazione
governativa; inoltre durante il governo di destra tutte le iniziative previdenziali
ristagnano e ci sono scarsi interventi sociali così, nel 1851 fu varata una legge per
l’istituzione di Casse di Risparmio in cui tutti potevano versare somme non
inferiori a cinque lire. Crispi successe al Depretis, i suoi interventi furono molti,
tra i più importanti ricordiamo: il nuovo codice penale Zanardelli del 1889, con
cui si sopprimeva la pena di morte, la nascita della quarta sezione del consiglio di
stato con scopo di giudicare in materia di interessi legittimi ma in questo ambito
verrà soprattutto esaminatò l’atteggiamento del suo governo verso le richieste
popolari.
Per quanto riguarda la zona portorina, accanto ad un minimo di assistenza
pubblica, vi era poi, l’intervento caritativo delle confraternite in cui veniva
esplicata un’attività solidaristico-caritativa ed una legata a celebrare le cerimonie
religiose; esse nacquero per un infinità di scopi ed ebbero un notevole e costante
ruolo nella vicenda politica cittadina. Importante è la presenza del dato
corporativo che, in altre realtà esplicava un’attività mutualistico assistenziale
mentre qui non pareva segnalarsi per interventi particolarmente qualificati. La
comunità di Porto Maurizio garantiva un servizio medico ed un ospedale mentre
tutto il settore dell’assistenza agli anziani ed ai poveri era totalmente affidato alle
iniziative private. Inoltre l’intervento pubblico si occupava dell’assistenza
all’infanzia abbandonata eleggendo ogni due anni dame di Misericordia allo scopo
vii
di occuparsi del problema. Il lavoro poi si snoda passando dalle origini allo
sviluppo della mutualità, al problema del riconoscimento giuridico delle società di
mutuo soccorso e alle loro caratteristiche principali, al mutualismo cattolico e al
movimento operaio e all’associazionismo prima e dopo l’Unità ed infine, al mutuo
soccorso tra continuità e innovazione. A tal proposito determinante fu il ruolo
giocato dall’associazionismo operaio e contadino nella costruzione di un nuovo
quadro di riferimento per un’etica umanitaria e sociale fondata sul riconoscimento
di una fratellanza universale tra gli uomini che si sostituì ai tradizionali vincoli di
solidarietà familiari e vicinali, spezzati dal trauma del passaggio da un mondo
rurale e contadino d una società industrializzata, inurbata e irregimentata dalla
disciplina di fabbrica. Viene inoltre riconosciuto il fatto che se, da una parte,
l’associazionismo mutualistico è parzialmente collocabile nella tradizione di quel
sistema corporativo erede di costumi artigiani e professionali radicati da secoli in
quasi tutto il territorio nazionale che, proprio attraverso le trasformazioni subite
per mezzo delle nuove forme di solidarietà, ebbe esiti finalmente moderni e
democratici nelle associazioni sindacali e professionali, d’altra parte esso non è
riducibile alla funzione di mero anello di congiunzione fra strutture corporative
con il loro universo di valori sociali e modelli di partecipazione democratica; da
qui nasce il dibattito storiografico relativo all’associazionismo operaio di mutuo
soccorso che oscilla da sempre fra gli estremi di due filoni interpretativi: il primo
teso all’individuazione e alla valorizzazione delle caratteristiche comuni alle
diverse esperienze associative sperimentate nel corso dei secoli facendo
riferimento alle organizzazioni operaie più moderne, il secondo invece, rigurda
l’interpretazione tradizionale dell’associazionismo mutualistico. Altri aspetti
importanti di questo capitolo saranno l’analisi della cattedra ambulante di
agricoltura, il regio oleificio sperimentale, il coro popolare e le scuole per adulti.
Con il secondo capitolo vengono descritte le iniziative popolari nel ponente
ligure e, nel terzo capitolo si affronta il problema dell’istruzione.
Il primo apporto all’istruzione locale va sicuramente assegnato ai Benedettini
che aprirono uno “studio” nel proprio convento dando l’opportunità a molti
giovani di alloggiarvi per studiare. Si farà poi riferimento a Porto Maurizio sotto i
Savoia, all’istruzione elementare prima e dopo la legge Casati, agli alunni iscritti,
viii
al corso inferiore, all’istituto tecnico, all’asilo infantile, alle scuole private e al
corso femminile con il suo regolamento.
Questo lavoro si conclude con il quarto capitolo in cui si parla
dell’ordinamento didattico disciplinare facendo riferimento ai locali e al materiale
didattico-scientifico, alle caratteristiche degli insegnanti con stipendi e materie di
insegnamento, all’importanza e al ruolo dell’educazione fisica e agli spazi
necessari per effettuarla, infine si discute del personale non docente ed inservienti
e dell’assistenza scolastica in cui è ampio il dibattito sul valore e il ruolo della
refezione scolastica per gli alunni e le famiglie stesse.
1
CAPITOLO PRIMO
Origini della mutualità. Le società di mutuo soccorso nel ponente
ligure tra il 1850 e il 1914
1. Assistenza e beneficenza. Dall'assistenza alla mutualità e alla
previdenza
Innanzitutto bisogna porsi il problema su quali siano e su come siano state
organizzate le prime forme assistenziali. Esse avevano largo spazio nell'ambiente
caritativo ecclesiastico, che trovava nell'allargarsi di tali fenomeni crescente impulso
alla sua posizione di dominio temporale; così abbiamo avuto ospedali, ricoveri, ospizi
per pellegrini gestiti in prima persona ed altri ancora gestiti in collaborazione con laici
(confraternite, congregazioni di carità...). Le prestazione venivano erogate a chiunque,
sia al "valido che all'invalido", e ciò che contava era l'elemosina in sè e non a chi
veniva erogata (questo anche perchè essa costituiva il rimedio ad alcuni peccati).
Ciò però, ha portato ad alcune conseguenze: erogazione non a chi aveva
effettivamente bisogno ma per mancanza di controlli anche a chi era abile e privo di
pudori
1
e ad una rilassatezza del costume religioso. Si è avuta pure una contrazione
progressiva delle aliquote destinate ai poveri sulle somme percepite dalla chiesa, la
sostanziale provvisorietà dei soccorsi (legate alla presenza o meno di corpose
donazioni locali) e soprattutto l‟ ineguale distribuzione delle strutture assistenziali nel
territorio
2
. Ora però è giunto il momento di porsi il problema dell‟ esistenza di "un
diritto al soccorso".
E‟ da negare un diritto; viene piuttosto colto un soccorso verso gli altri come parte
della sfera morale di ognuno
3
. Il XVI secolo si preannunciava pieno di cambiamenti:
vi era l'azione delle chiese riformate che, puntando sul principio evangelico "il giusto
vive per fede", accentravano l'attenzione sulla grazia e sulla fede e non più sulle
1
A. Cherubini, Storia della Previdenza Sociale, Roma, 1997, p. 11.
2
A. Cherubini, op. cit., p. 11.
2
opere, costrigendo così i monasteri alla chiusura e la beneficenza a laicizzarsi.
Accanto a ciò si sviluppava un nuovo movimento filosofico: il giusnaturalismo
che, teorizzando l'esistenza di un diritto naturale staccava il "soccorso" da ogni
premessa morale e religiosa per teorizzare il diritto del povero ad essere mantenuto,
sia pure in termini minimali dalla comunità
4
. Non vi erano solo mutamenti dal punto
di vista filosofico e religioso poichè, le continue guerre, le carestie, la stessa nascita di
un latifondo e di moderne manifatture spingevano verso una crescente salarizzazione
della mano d'opera, accrescendo il numero e la fame dei disoccupati
5
.
Questi dati, appena citati, incidendo con la tendenza dei sovrani dei nuovi stati
nazionali ad interessarsi della beneficenza, portavano da un lato ad una riflessione sui
temi assistenziali, dall'altro a prospettare concretamente l'ipotesi di una realtà
assistenziale laica, slegata dal momento religioso
6
. Queste riflessioni invitano ad una
nuova rimeditazione delle strutture organizzative statuali, viste sotto la nuova luce
della religione. Si giungeva così a teorizzare un diritto dei diseredati, alla
soddisfazione dei loro bisogni e all'esigenza di un intervento statuale per assicurare la
felicità del maggior numero di sudditi. Questa teorizzazione conduceva almeno in
parte a superare i limiti di quei paesi che avevano creato un autonomo sistema di
assistenza legale: esempio l'Inghilterra
7
.
Qui, sulla spinta della Riforma Anglicana, si individuò un diritto del povero al
soccorso ed un correlativo obbligo di intervento statuale. I poveri erano iscritti ad un
domicilio di soccorso, e i comuni erano autorizzati ad imporre tasse per contribuire a
mantenere i poveri, iscritti in appositi elenchi. I giovani venivano avviati al lavoro,
mentre gli invalidi ricevevano assistenza a domicilio o in ricoveri. Inoltre i poveri
validi ricevevano lavoro al proprio domicilio o in apposite "workhouses". Questa era
la realtà di facciata poichè la situazione era ben più tragica: le "workhouses" venivano
fatte desiderare come ultima risorsa, il povero era sempre considerato responsabile
3
A. Cherubini, op. cit., p. 11.
4
A. Cherubini. op. cit., p. 12.
5
A. Cherubini, op. cit., p. 12.
6
A. Cherubini. op. cit., p. 12.
7
A. Cherubini, op. cit., p. 13.
3
del proprio stato infatti, chi rifiutava il ricovero, perdeva ogni diritto: chi persisteva
nel ricovero rischiava la deportazione nelle colonie e chi si allontanava dal domicilio
di residenza era punito con l'arresto
8
. Spesso le "workhouses" erano appaltate al
miglior offerente, che trovava qui manodopera a basso costo. Ovviamente il sistema
legale aveva dei meriti: unitarietà dei soccorsi e creazione di un diritto positivo a cui
fare ricorso.
9
La povertà era però posta in discussione. Si cominciavano ad individuare le sue
origini "sociali" e taluni la cominciavano a vedere pure come infortunio. Gli stessi
autoritari ed illuminati cercavano di dirigere la beneficenza, rispondendo a scopi di
utilità politica e morale. Ormai però si era vicini alla rivoluzione francese e se nel
1789, nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ci si limitava ad una generica
affermazione sulla necessità di preservare i diritti dell'uomo, e se la costituzione del
1791 coglieva l'esigenza di un istituto generale di soccorso in mano statale, la
costituzione del 1793 poneva le basi di un fine "sociale" della lotta politica. Si creò
una grande struttura pubblica, un libro dei poveri a cui assicurare prestazioni mediche
gratuite ma soprattutto si affermò con chiarezza che non esisteva distinzione fra il
lavoratore di campagna e quello di città e che tutti avevano eguale diritto al
soccorso
10
.
La reazione termidoriana prima, ed il regime Napoleonoco poi, scardinarono
questo sistema: se da un lato non si abolì il principio della nazionalizzazione sociale,
dall'altro in periodo Napoleonico, si respinse ogni discorso sul diritto al soccorso
dell'invalido poichè tutti i cittadini dovevano essere eguali pure di fronte alle
condizioni della vita. La restaurazione vorrebbe reintrodurre i vecchi schemi
assistenziali, ma la situazione economica, la crescita dell'industria e la sempre più
gravi condizioni popolari dimostrarono che tale schema era ormai superato: si poteva
allora passare a forme di assistenza legale? La filosofia liberista ribatteva che i salari
erano calcolati sulla base del necessario per vivere e se l'intervento statuale riduceva
quest'area si riduceva pure il salario con due conseguenze: invitare gli operai all'ozio,
8
A Cherubini, op. cit., p. 14.
9
A. Cherubini, . op. cit., p. 14.
4
permettere alle industrie meno produttive di ottenere alti profitti con forme di
integrazione salariale statale
11
.
La risposta ai problemi degli operai fu però trovata: aumento dei salari,
conseguente ad un aumento della produttività, conseguente ad uno sviluppo del libero
espandersi delle forze economiche in campo. Di fronte alle proteste ed alle prime
forme di lotte operaie si cercarono nuove risposte: nei paesi cattolici si svilupparono
le tradizionali forme assistenziali; si stabilì la nazionalizzazione degli ospedali,
cercando un maggior controllo statale ed un accentramento dei patrimoni con più
razionale distribuzione dei servizi e diminuzione dei costi.
In Inghilterra si riformò la legge sui poveri e si pose distinzione netta fra ciò che
era dovuto ai validi e ciò che era dovuto agli invalidi, individuando per i primi solo
un diritto all'assistenza medica ed il lavoro nelle workhouse. La novità consistette
nell'individuare un diritto azionabile verso il governo centrale quando il governo
locale aveva negato certi diritti
12
.
Tra gli esempi più importanti di assistenza nell'area del ponente ligure ricordiamo
quella della zona portorina dove accanto ad un minimo di assistenza pubblica vi era
poi l'intervento caritativo delle confraternite (in esse si esplicavano: un'attività
solidaristico-caritativa ed una legata al celebrare cerimonie religiose). E‟ da segnalare
poi la presenza del dato corporativo, che in altre realtà, esplicava un'attività
mutualistico-assistenziale
13
mentre qui non pareva segnalarsi per interventi
particolarmente qualificati. La comunità di Porto Maurizio garantiva un servizio
medico ed un ospedale , mentre tutto il settore dell'assistenza agli anziani ed ai poveri
era totalmente affidato alle iniziative private
14
.
Esisteva un ospedale gestito dalle comunità, che provvedeva ogni anno a nominare
un Protettore per la sua amministrazione e di essa ovviamente rispondeva agli
organismi amministrativi del comune. L'ospedale finanziariamente si reggeva su
10
A. Cherubini, op. cit., p. 16.
11
A. Cherubini, op. cit., p. 17.
12
A. Cherubini op. cit., p. 18.
13
Sulle forme Previdenziali delle corporazioni genovesi cfr. P. Massa, Forme di Previdenza nelle
corporazioni a Genova nell’età moderna, in La Berio, 1978, p. 28-44.
14
G. De Moro, Porto Maurizio nel settecento, Imperia, 1978, p. 305.
5
organismi pubblici e privati ed il De Moro ci segnala, a tal proposito, che i lasciti nel
1750 corrispondevano a 12.513 lire genovesi fuori Banco
15
.
Accanto a tali strutture esistevano due ospedali-ricoveri privati: il primo destinato
alle donne povere e malate e gestito dalla confraternita femminile di Santa Caterina, il
secondo destinato ad ospitare i pellegrini malati e gestito finanziariamente dalla
confraternita di San Pietro
16
. Vi erano poi fuori dalle mura, due locali per accogliere i
pellegrini ed i viandanti: uno alla Marina, vicino all'Oratorio del Cavalieri di Malta; il
secondo in località San Lazzaro, che serviva anche ad accogliere gli stranieri in
tempo di epidemia. L'assistenza medica era garantita da due medici condotti,
nominati ogni due anni dal Parlamento. I medici non dovevano pretendere alcun
compenso dai malati, dovevano essere sempre pronti a correre ad ogni richiesta del
loro intervento e per quanto potessero esercitare privatamente erano sempre tenuti ad
intervenire alle richieste dell'Ospedale cittadino e dei due citati prima. Un particolare
dispositivo era previsto contro le pestilenze e le epidemie in genere. In tali ipotesi
interveniva un Commissario di Sanità
17
, nominato dal governo genovese, e si
prendevano pure misure di rigido pattugliamento del territorio comunale. Particolare
cura è dedicata all'assistenza agli schiavi (qui vi era pure l'intervento della SS.
Trinità) con l‟istituzione di un apposito fondo a cui potevano accedere tutti coloro che
avevano propri familiari schiavi dei Saraceni. Un ultimo aspetto dell‟intervento
pubblico era quello dell‟assistenza all‟infanzia abbandonata. La Comunità eleggeva
ogni anno due Dame di Misericordia con lo scopo di occuparsi del problema:
prendere i piccoli, trovare loro una momentanea sistemazione in una famiglia prima
di affidarli ad un orfanotrofio
18
.
Accanto agli interventi caritatevoli delle famiglie più ricche è qui da esaminare
l‟attività delle confraternite, in cui come si è detto, il momento assistenziale si
allacciava al momento religioso. Le confraternite porporine nacquero con una
15
G. De Moro, op. cit., p. 293.
16
G. De Moro , op. cit., p. 295.
17
Sulla Confraternita della SS. Trinità cfr. M. Bracco, Santuario di S. Croce in monte Calvario,
Sanremo, 1973.
18
Sugli ulteriori aspetti dell‟assistenza pubblica a Porto Maurizio cfr. De Moro, op. cit., pp 293-311;
G, Deneaudi, Storia dell’Antica Comunità di Porto Maurizio, Porto Maurizio, 1890.