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La scuola non ha seguito la curva del cambiamento
tecnologico. O meglio non ha seguito la “cultura” del
cambiamento tecnologico. L’aver investito ingenti
somme di denaro in tecnologie informatiche per la
scuola, non ha reso la scuola moderna, anzi, ha creato
una varianza all’interno della professione stessa.
“Il computer, inserito in questi ultimi anni con massicci
investimenti un po’ in tutte le scuole del mondo, non è
stato determinante per la trasformazione dei parametri
dell’ambiente scuola, finendo per collocarsi
disciplinatamente sui banchi di un’aula divenuta
“laboratorio di informatica”. Tuttavia, mentre la scuola
fagocitava i nuovi media restando sostanzialmente
uguale a se stessa, intorno, la società subiva un processo
di mutamento continuo e profondo, tanto da non poter
più essere riconosciuta nei suoi principali aspetti.
Trasformazioni così radicali e rapide, tutte dipendenti in
modo più o meno diretto dalle tecnologie, indicano la
necessità di un altrettanto radicale cambiamento
nell’istruzione.” (Giovanni Biondi,“La Scuola Dopo le
Nuove Tecnologie” APOGEO 2007)
In questa tesi sarà infatti valutato il ruolo che le
tecnologie assumono nel contesto didattico, come i
docenti usano le tecnologie per aggiornarsi e soprattutto
perché usano le tecnologie.
La tesi non è incentrata sulla descrizione degli strumenti
tecnologici, ma sulla “cultura” tecnologica adottata dai
docenti e su come l’innovazione tecnologica è stata
adottata e se è possibile chiamarla innovazione.
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Nello specifico mi sono concentrato su un fenomeno
esploso in rete: i blog didattici.
Perché i docenti li utilizzano? Ho cercato di analizzare
l’uso dello strumento blog come esempio di utilizzo della
rete. I blog hanno avuto infatti una crescita esponenziale
che ha suscitato la mia curiosità.
Questa tesi è strutturata in tre parti. La prima parte sarà
dedicata al contesto di riferimento, ovvero la società
dell’informazione e il ruolo che questa assume nel campo
organizzativo della scuola. La seconda parte riassume le
basi teoriche di riferimento per la mia tesi. Utilizzando il
costruttivismo come paradigma di studio delle tecnologie
didattiche e proseguendo con le comunità di pratica, per
la struttura organizzativa, e finendo con la teoria della
traslazione e quindi anche dell’Action Network Theory
come metodo di studio riflessivo per lo studio
dell’apprendimento nei campi organizzativi.
Ogni argomento è tracciato da una mappa di riferimento,
che ha la funzione di organizzare gli argomenti trattati in
maniera sintetica e con le relative connessioni.
In ogni argomento ho estratto le parole chiave. Queste
parole chiave le ho utilizzate per riassumere tutto quello
che è stato trattato nella tesi fino alla parte della ricerca. Il
tutto è rappresentato dalla “Tag-cloud1” a pagina
seguente
1 Una nuvola di tag (tag cloud in Inglese) è una rappresentazione
visiva delle etichette (tag) o parole chiave usate in un sito web.
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La tag-cloud descrive in maniera sintetica i concetti
chiave sui quali si è discusso. Le parole assumono la loro
grandezza, e quindi visibilità maggiore, in base alla loro
reiterazione. Più grande è il font più volte è stato ripreso
quel concetto.
Generalmente questa lista è presentata in ordine alfabetico, con la
peculiare caratteristica di attribuire un font più grande alle parole
più importanti. Si tratta quindi di una lista pesata.Le nuvole di tag
costituiscono un nuovo elemento di interfaccia per gli architetti
dell'informazione, che le possono utilizzare per progettare
navigazioni alternative all'interno di un sito web (Fonte Wikipedia)
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12
13
1ª parte Quadro generale
1.1 I docenti e la Rete
Trovo molto suggestiva una frase tratta in un libro di
Giovanni Biondi2
2 La scuola dopo le nuove tecnologie Di Giovanni Biondi Pubblicato
da Apogeo Editore, 2007
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“Se un viaggiatore nel tempo potesse arrivare
dall’Ottocento…faticherebbe certamente a riconoscere il
mondo, ma se entrasse in una classe capirebbe facilmente
di essere a scuola.”
A parte il sottile sarcasmo, non mi sembra che quanto
detto possa essere preso come una falsità in toto.
Parlare di scuola significa in primo luogo parlare i
pratiche scolastiche. E soprattutto del ruolo che il docente
riesce ad instaurare all’interno di una classe. Docente che,
secondo Giovanni Biondi, è la variabile più significativa
in grado di determinare i risultati degli apprendimenti.
Un elemento che potrebbe far riflettere è quello proposto
da Jean Piaget già molti anni fa. Egli faceva notare come
gli studenti arrivano alla comprensione di concetti,
apparentemente al di fuori delle loro capacità, attraverso
strade diverse da quelle proposte dai loro docenti. Ciò
presuppone che noi stessi ragioniamo utilizzando registri
diversi, utilizzando una multimedialità sensoriale molto
sofisticata. Quello che viene definito come pensiero
laterale3.
Nell’epoca della rivoluzione digitale, e dell’informazione
multimediale, la scuola è stata colta impreparata di fronte
3 Con il termine pensiero laterale, coniato dallo psicologo maltese
Edward de Bono, si intende una modalità di risoluzione di problemi
logici che prevede un approccio indiretto ovvero l'osservazione del
problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale
modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al
problema. (Fonte Wikipedia)
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ad un flusso continuo di cambiamenti, sia dal punto di
vista strumentale che da quello culturale.
I grossi investimenti di denaro nell’acquisto di strumenti
informatici, come i computer, ed il loro fallimento, hanno
dimostrato come non basti tutto questo per produrre un
cambiamento efficace. Tutt’al più è necessario un
cambiamento nell’approccio alle tecnologie.
Come afferma Antonio Calvani
“Le innovazioni nella tecnologia della comunicazione
comportano riorganizzazioni sensoriali e cognitive che in
generale si accompagnano a un trasferimento di compiti
e funzioni interne (mentali) su supporti esterni
(fisici).”(Calvani, 1999, p. 9)
Quello che avviene con la nascita dei nuovi media è ben
descritto da Thompson (1998), ovvero, si creano nuovi
tipi di azione e di riorganizzazione dello spazio e del
tempo. A maggior ragione ciò avviene con le tecnologie
che permettono interattività.
In un documento4 del 1998, Barry Carbol5 , formatore da
più di 30 anni, dice come la Rete offre una reale
possibilità di flessibilità nella formazione a distanza. Allo
stesso tempo mette però in guardia come le tecnologie
4 Intervista a Barry Carbol rintracciabile su
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/c/carbol.ht
m
5 direttore della Open School University della British Columbia in
Canada
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non possono sostituire l’interazione umana, né tanto
meno il ruolo degli insegnanti.
“Non possiamo pensare che semplicemente perché
forniamo un servizio attraverso la tecnologia la gente
impari. Non basta. Le persone hanno bisogno di
interscambio sociale. Tuttavia in molti casi, se
consideriamo una classe tradizionale, vediamo che gli
allievi lavorano spesso isolati, o spesso fanno
conversazioni a senso unico con l’insegnante: Dunque
vediamo che anche qui non c’è molta interazione. In
molti casi, gli allievi che lavorano attraverso la tecnologia
hanno effettivamente più interscambio con gli altri di
quanto non avvenga col metodo tradizionale”. (Barry
Carbol)
Nello specifico, Carbol, dice come le tecnologie non
devono essere considerate solo come un supporto per
velocizzare i processi che già si utilizzano. L’informatica
offre vantaggi superiori.
“Se pensiamo di usare la tecnologia per fare sempre le
stesse cose, ma un po’ meglio e un po’ di più, allora ci
sbagliamo. La grandezza della tecnologia informatica
non sta in questo. Dobbiamo trovare il modo di sfruttare i
vantaggi dell’informatica. In molti casi, uno dei vantaggi
è quello di poter cercare materiale nuovo, importante, nel
momento in cui serve in classe. Questo è qualcosa di
diverso dal semplice reinventare ciò che gli insegnanti
fanno già. È una cosa diversa, molto più efficace. Con la
nostra esperienza abbiamo scoperto che i bambini sono
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attratti dal fatto di poter trovare informazioni nuove e
entusiasmanti sul Web, che gli insegnanti del resto
avrebbero difficoltà a portar loro in classe tutti i giorni.”
Barry Carbol, avendo creato un network di insegnanti in
Rete, afferma quanto sia relativamente complesso e non
immediato cercare di far assimilare nuove forma di
collaborazione.
“C’è voluto parecchio tempo per arrivare a questo punto.
C’è voluto un esercizio continuo, perché il WEB è un
fenomeno che si è sviluppato negli ultimi cinque anni e la
posta elettronica su Internet c’è da 15 o 20 anni. Quello
che è successo è che abbiamo dovuto fare corsi di
aggiornamento per molti docenti per insegnare loro le
nuove tecnologie.”
Un’altra considerazione interessante riguarda il gap di
apprendimento alle tecnologie tra gli insegnanti ed gli
alunni, generalmente più vicini alle tecnologie.
“I ragazzi imparano a usare la tecnologia molto
rapidamente. I genitori e gli insegnanti sono quelli che
devono stare dietro o cercare di stare dietro ai ragazzi.
Uno dei problemi che abbiamo scoperto è che, sì, i
ragazzi fanno veramente presto, imparano a lavorare con
la tecnologia, a lavorare usando il materiale dei corsi
molto velocemente, ma i genitori e gli insegnanti
cominciano a sentirsi incompetenti perché non hanno la
stessa capacità di usare la tecnologia che hanno i ragazzi.
A volte questo li spaventa e diventa una scusa per non
adottare la tecnologia e per non usarla in classe. Questo è
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un problema che dobbiamo superare. Uno dei modi in
cui abbiamo provato a superare questo problema è stato
quello di far lavorare insieme studenti e insegnanti per
imparare le nuove tecnologie, e questo spesso aiuta a far
cadere gli ostacoli contro cui si scontrano gli insegnanti.”
A distanza di 10 anni lo scenario non cambia.
Oggi, quando si parla di multimedialità, si intende un
contenuto fruibile su più supporti condivisibile e
modificabile ovunque e su diversi dispositivi, dal PC al
palmare, al telefono, alla console.
In Rete crescono costantemente comunità di persone che
quotidianamente lavorano insieme a grossi progetti,
costruendo una conoscenza condivisa a disposizione di
chiunque voglia utilizzarla gratuitamente: è il fenomeno
dell'apertura, dei Wiki, dei blog e dell'OpenKnowledge.
“Dal momento che gli insegnanti non possono rimanere
esclusi dai nuovi modi di apprendere e dai nuovi
strumenti di produttività individuale, di pensiero, di
comunicazione, di condivisione e collaborazione
costituiti dai sistemi informatici e telematici (computer e
Internet per semplificare), è necessario che la loro
professionalità preveda un terzo pilastro fondamentale:
la competenza riguardo alle nuove tecnologie
dell’informazione e della comunicazione (ICT).”
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Così scriveva Vittorio Midoro in un suo saggio6 del
1999. Anche in questo caso la situazione di oggi è quasi
identica.
La Rete, ieri come oggi, è uno strumento di
collaborazione, di produzione individuale, di
comunicazione. Midoro aggiunge come
“il computer e Internet diventeranno strumenti abituali
di pensiero e di lavoro degli insegnanti sia per le attività
più strettamente connesse con la didattica sia per le
attività legate alla conduzione del proprio corso, come
ad esempio la redazione di documenti di
programmazione, l’organizzazione di un archivio dei
propri studenti o di materiali didattici, l’uso della posta
elettronica, la partecipazione a gruppi di interesse,
l’accesso all’informazione disponibile in rete, la
condivisione dell’informazione con la comunità dei
colleghi della stessa disciplina,la gestione di progetti
cooperativi in rete ecc; l’uso del computer come
strumento sistematico di lavoro produrrà grossi
cambiamenti nella professione dell’insegnante
arricchendola di nuove e non ancora del tutto esplorate
possibilità.”
6 Vittorio Midoro, Come cambiano gli insegnanti e la loro
formazione Uno scenario futuro della professione dell’insegnante,
TD n. 18 numero 3-1999,
http://www.itd.cnr.it/tdmagazine/PDF18/formazione.pdf
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Questo passaggio è interessante perché fa riflettere su
come già dieci anni fa si discuteva delle nuove
tecnologie informatiche in ambito scolastico, e del loro
utilizzo e del cambiamento che avrebbero portato dentro
le professioni e soprattutto in quella del docente. Si
accenna alla possibilità di comunità di docenti che
possono collaborare insieme. Tutto quello che è stato
preventivamente “visto” 10 anni fa è quello che sta
accadendo tutt’ora. In realtà rispetto ad altre professioni,
l’innovazione nel caso dei docenti è avvenuta in maniera
lenta e molto macchinosa.
Basti pensare come in 10 anni non ci siano stati molti
cambiamenti, nell’approccio alle tecnologie, da ciò che
dicevano Midoro e Barry Carbol.
A tal proposito, già 10 anni fa si poneva il problema di
come apprendere questi cambiamenti e si evidenziava,
soprattutto, la necessità di un cambiamento veloce
“La professionalità dei docenti dovrà cambiare per
comprendere una competenza sulle nuove tecnologie
che consenta loro di usare e sviluppare ambienti di
apprendimento che non solo facilitino i processi di
costruzione di nuove conoscenze da parte degli
studenti, ma che rispecchino i loro modi di apprende al
di fuori del contesto scolastico. Ma questo cambiamento
è richiesto ora, e non è possibile attendere il ricambio
naturale della classe docente.”
Allo stato attuale è innegabile dire che non ci siamo
allontanati molto dai presupposti iniziali. Riuscire ad
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apprendere quale sia la vera rivoluzione della Rete
significa, come dice R.Straub7, riuscire ad avere una
visone olistica dei sistemi di apprendimento.
“Un sistema di apprendimento comprende vari elementi
chiave e fattori di successo che devono essere presenti
per facilitare l'apprendimento e sostenerlo efficacemente”
(R.Straub)
Riuscire ad entrare nell’ottica del cambiamento significa
anche riuscire a percepire il valore dell’innovazione
nell’apprendimento. Nel XXI secolo non è più possibile
seguire i metodi di apprendimento dei secoli o dei
decenni precedenti. Allo stato attuale, l’apprendimento
non cerca più di fornire delle nozioni, abilità e
competenze predefinite. Adesso si cerca di abilitare
dinamicamente i lavoratori alla conoscenza affinchè
diventino più produttivi. Tutto questo grosso potenziale
è tutt’ora sottovalutato.8
7 Presidente di “Learning Solutions IBM Europe, Middle-East and
Africa”
8 R.Straub su
http://www.elearningeuropa.info/directory/index.php?page=doc
&doc_id=7759&doclng=9