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distanza, e della tecnologia domestica, che comprende ad esempio la
televisione. Quest’ultima si è dimostrata nel corso degli anni come un
impareggiabile strumento di diffusione di culture diverse e di condivisione di
problematiche altrimenti reciprocamente estranee ma appare evidente come, a
fronte di buoni propositi, non si è mai potuto parlare di scambio di culture bensi
di “colonizzazione mediatica”.
Il crollo dei prezzi e la diffusione della tecnologia di massa hanno contribuito a
sollecitare una domanda fino a pochi decenni orsono solo potenziale: quella per
i personal computer. È fuor di dubbio che la diffusione in moltissime famiglie di
questo strumento ha rappresentato, sia a livello sociologico, sia a livello
economico, un fenomeno d’importanza enorme, ancora oggi oggetto di studio.
Per il singolo individuo considerato come agente economico indipendente la
maggior informazione ottenibile mediante una miglior tecnologia potrà costituire
un bagaglio di conoscenza che lo metterà nelle condizioni di prendere decisioni
economiche con maggior cognizione di causa o con possibilità superiori di
raggiungere livelli di benessere individuale irraggiungibili in contesti diversi.
Per le Istituzioni la possibilità di poter ottenere e gestire quantitativi
d’informazioni sempre superiori consentirà loro di creare sistemi teleonomici in
grado di sfruttare le possibili sinergie tra le varie “articolazioni” di un unico
“corpo”. In tema d’istituzioni significativa sembra essere l’analisi dell’istituzione-
impresa, in grado di trarre dall’informazione una rendita quantificabile sotto
forma di profitti.
Il rapporto tra tecnologia ed informazione è sempre stato caratterizzato da un
forte feed back: la tecnologia, creata mediante l’utilizzo d’informazione
supplementare, ha favorito la circolazione di quest’ultima innescando così un
processo apparentemente senza fine.
Solo una piccola parte della tecnologia richiesta per le innovazioni di successo
è frutto del lavoro finalizzato dei repari “ricerca e sviluppo” delle imprese:
spesso l’informazione perviene agli attori da canali estranei all’organizzazione
impresa e sovente è il know-how tacito che emerge e da la possibilità di
migliorare la tecnologia di processo a livello aziendale.
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Il vero processo innovativo risulta essere un mix ideale d’informazioni
provenienti sia dall’interno delle istituzioni (ad esempio il risultato dell’opera di
ricerca di appositi dipartimenti aziendali) sia dal loro esterno: ogni attore
economico deve quindi rendersi ricettivo agli stimoli informativi che gli
pervengono dall’esterno della sua sfera professionale.
Anche il settore pubblico si rende consapevole dei cambiamenti in atto ed
utilizza gli strumenti che l’Information Economy mette a disposizione per
aumentare l’efficienza del suo intervento nei settori più diversi: dal rapporto con
i privati cittadini a quello con le imprese la Pubblica Ammnistrazione si rende
protagonista di cambiamenti radicali nella sua organizzazione e nel suo
funzionamento. Una volta considerate ed analizzate l’esigenze delle diverse
categorie d’utenza ha assunto un ruolo sempre più importanti l’introduzione,
anche in Italia, dell’e-governement e dell’e-procurement come strumenti ormai
ritenuti necessari per migliorare il livello di servizio della PA nei confronti di
cittadini ed imprese grazie all’uso delle nuove tecnologie.
Il cambiamento tecnologico e sociale ha sicuramente originato una serie di
novità ed opportunità per ogni forza in campo: durante questo lavoro si
cercherà d’individuare queste nuove possibilità per gli operatori con lo scopo di
dare un quadro auspicabilmente completo di quelle che possono essere le
traiettorie future di sviluppo del settore Information Economy.
Nel capitolo 1, “Asimmetrie informative ed inefficienza alllocativa”, viene
inizialmente riposta attenzione sull’informazione come bene autonomo, oggetto
di transazioni, spesso manipolato o limitato nella sua circolazione. Queste
limitazioni e queste frizioni informative tra i vari agenti operanti dal mercato, ed
in modo particolare l’incompletezza della conoscenza di cui dispongono gli
operatori dal lato della domanda, fanno si che gli scambi e le transazioni in
genere vengano meno alla loro funzione principale, quella di allocare in modo
efficiente le risorse disponibili. Le difficoltà e gli svantaggi, a livello di benessere
sociale, si concretano sia in prezzi non concorrenziali e quindi lontani dal costo
marginale, sia in scambi aventi ad oggetto beni di qualità bassa, dato il timore di
effettuare ingenti spese per ottenere “bidoni”. In una simile situazione, le
difficoltà superiori sono senza dubbio quello che devono affrontare i
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consumatori, costretti, dato l’elevato costo dell’informazione e la sua difficile
reperibilità, ad adattarsi al consumo di beni che non massimizzano il loro
benessere.
Uno strumento valido mediante cui migliorare questa situazione ci è fornito dalle
nuove tecnologie informatiche ed in modo particolare da Internet, potente
mezzo di trasmissione dell’informazione grazie al quale annullare le barrirere
che spesso separano domanda ed offerta sul mercato.
Nel capitolo 2, quindi, “Informazione perfetta ed efficienza allocativa”, si
tratta di come Internet e le nuove tecnologie hanno progressivamente permeato
diverse tipologie di mercati, da quello delle “commodities” a quello dei prodotti
differenziabili e s’illustra, partendo da un modello di mercato circolare à la
Salop, come la nascita di electronic marketplaces possa annullare i costi
d’adattamento ed apportare benefici per tutte le parti coinvolte.
La ricerca prosegue proprio in questa direzione e cerca d’individuare gli
strumenti che la rete mette a disposizione dei consumatori per far fronte alle
problematiche relative alla ricerca ma anche alle fasi successive l’acquisto ed il
consumo: tali strumenti possono essere i risolutori delle controversie on line
oppure delle associazioni che forniscono consulenza settoriale.
Concludendo il capitolo si tracciano le linee generali del cambiamento e le
difficoltà insite nel passaggio dalla old alla new economy, sia per l’operatore
impresa sia per l’operatore famiglia/consumatore finale.
Il capitolo 3, “Information Economy: opportunità per le imprese”, analizza la
situazione delle imprese ed il rapporto tra impresa ed informazione, sia in tema
d’interazione con agenti esterni, sia in fatto di creazione e trasmissione interna
della stessa. La gestione dell’informazione a livello aziendale si dimostra
importante fattore competitivo e costituisce un’ambito strategico molto
importante per la profittabilità e la sopravvivenza stessa dei business.
Nel corso degli anni, com’è stato detto, le imprese sono state interessate da un
profondo processo di rinnovamento alla cui base sta proprio la tecnologia,
l’Information Economy, che ha contribuito a ridurre le dimensioni aziendali fino
al core business ed ha favorito il collegamento tra vari soggetti economici
mediante i network. Considerato in relazione alle tre, fondamentali, leggi che
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stanno alla base dell’informatizzazione degli ultimi anni (Moore, Metcalfe, legge
di rottura), il network viene considerato nei suoi due aspetti più importanti:
1. dal punto di vista informativo esso costituisce la connessione e la
sinergia tra diversi soggetti economici
2. dal punto di vista della diffusione e dell’affermazione di un prodotto o di
una tecnologia esso costituisce la spinta decisiva per l’affermazione
definitiva, grazie all’acccresciuto valore attribuibile ad un bene già in
possesso di un network di consumatori
Il capitolo 3 si chiude con le possibili nuove frontiere del lavoro, profondamente
riviste con l’avvento delle nuove tecnologie: sia la nascita di nuove professioni
sia profondi cambiamenti in quelle tradizionali, come il telelavoro,
sconvolgeranno il mercato e le abitudini degli interessati.
Nell’appendice si fa doveroso cenno agli aspetti tecnici di Internet ed alle
possibilità di connessione tramite network: diverse sono le tipologie delle reti e
le funzionalità ad esse collegate.
Il capitolo 4, “Problematiche relative all’Information Economy ed all’e-
commerce” analizza le difficoltà e le ambiguità che sono sorte in questi anni a
causa dello sviluppo deciso di Internet: il problema della tutela del copyright e
della proprietà intellettuale, che interessa però anche i supporti di memoria
removibili, è uno dei tanti aspetti di un fenomeno, l’Information Economy, di cui
parlare con entusiasmo e speranza, ma di cui nominare anche i lati più oscuri e
rischiosi. Oltre al copyright esistono infatti problemi relativi alla sicurezza dei
pagamenti effettuati on line o relativi alla tassazione delle transazioni condotte e
concluse mediante il web.
Nel corso del capitolo, si da una panoramica della diffusione dell’e-commerce a
livello internazionale volgendo l’attenzione anche ad aspetti quali possibili
politiche implementabili da parte dei Governi oppure condizioni tecnologiche
necessarie allo sviluppo di massa dell’informatica familiare e quindi dell’e-
commerce mediante potenziamento delle reti di trasmissione e riduzione delle
tariffe d’accesso.In conclusione del capitolo 4 si fa cenno alla situazione
italiana, al gap tecnologico nei confronti di Paesi tecnologicamente più avanzati,
ed ai possibili mezzi grazie ai quali colmare questo divario.
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Nell’ultimo capitolo, “Information Economy e settore pubblico: e-
governement ed e-procurement”, l’attenzione è concentrata sugli strumenti
che l’Information economy mette a disposizione dei Governi e della Pubblica
Amministrazione per migliorare i servizi offerti ai cittadini e per aumentare il
grado d’efficienza che contraddistingue l’operato dell’apparato statale,
tradizionalmente, soprattutto in Italia, sinonimo di esasperante burocrazia e
lentezza operativa.L’introduzione dell’e-governement per quanto riguarda la PA,
il suo funzionamento, e la capacità di relazionarsi con agenti esterni nonché il
metodo di approvvigionamento realizzabile mediante l’e-procurement appaiono
come passi fondamentali verso l’offerta di servizi migliori ed il raggiungimento di
elevati gradi d’efficienza funzionale.
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Capitolo 1
Asimmetrie informative ed inefficienza allocativa
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1.1 Le caratteristiche del bene informazione
I beni presenti sul mercato sono caratterizzati da una certa qualità: in alcuni
casi essa può essere accertata dai consumatori prima dell’acquisto, ma non
sempre ciò è possibile.
Questa difficoltà nel percepire completamente gli aspetti della differenziazione
verticale ed orizzontale del prodotto costituisce un grosso problema: la
possibilità infatti che l’imperfetta diffusione delle informazioni presso gli agenti
possa portare ad inefficienze del mercato è tangibile e verificabile. Obiettivo di
questo capitolo è proprio quello di mostrare che tale problema impedisce il
raggiungimento di un equilibrio che preveda un’allocazione efficiente sul
mercato, in grado di consentire ai consumatori il raggiungimento di un elevato (
o almeno adeguato ) livello di benessere.
L’informazione viene spesso posta in relazione a beni o servizi di cui si vuole
conoscere la qualità, ma essa stessa può essere considerata come bene
oggetto di transazioni economiche autonome ed è caratterizzata da:
Economie di Scala: l’informazione tipicamente ha alti costi fissi di produzione
ma un basso costo marginale di riproduzione
Non Rivalità, ed in alcuni casi anche Non Escludibilità, può quindi a seconda
dei casi, prsentarsi o meno come un Bene Pubblico. Un bene pubblico puro è
infatti contemporaneamente caratterizzato da non rivalità e non escludibilità.
“Non rivalità” significa che un bene o servizio sono disponibli per tutti in un
determinato ambito territoriale e che il consumo di quel bene da parte di una
certa persona non diminuisce o compromette l’ammontare di quello stesso
bene disponibile per un altro soggetto (difesa, energia elettrica, sistema
giudiziario); la “non escludibilità” significa che un individuo non può escluderne
un altro dal consumo della merce in questione. Un esempio è costituito dal
servizio offerto dalla televisione pubblica in Paesi come Gran Bretagna ed
Italia: in questi sistemi il servizio è supportato da una tariffa periodica che
attribuisce al cittadino l’autorizzazione legale ma non tecnica alla visione dei
programmi dell’emittente pubblica. Chiunque può infatti ricevere i programmi
irradiati dalla televisione di Stato, pur non essendo legalmente abilitato.
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Quest’ultimo esempio è indicativo del fatto che spesso alcuni beni privati sono
tali per una semplice convenzione, o per volontà della classe politica: essa deve
però operare due tipi di valutazioni prima di decidere riguardo l’escludibilità o
meno di un bene:
• una prima valutazione riguarda la convenienza ( e la fattibilità ) tecnica di
una strategia tesa a rendere “privato” un bene che per caratteristiche e
natura è “pubblico”
• la seconda valutazione, per alcuni aspetti legata alla prima, riguarda la
convenienza economica del rendere privato – e quindi escludibile – un
bene pubblico.
L’informazione, soprattutto in alcune sue forme, risulta essere un bene
pubblico, ma per ragioni strategiche e di profitto viene resa escludibile e quindi
accessibile ad un numero limitato di utenti.
Si tratta quindi sicuramente di un bene caratterizzato da non rivalità, dati i suoi
bassi costi di riproduzione, la non escludibilità viene invece spesso messa in
discussione per ragioni di tutela della proprietà intellettuale e delle opere
dell’ingegno, come ad esempio nel caso dei brevetti.
I produttori d’informazione però, spesso, offrono la possibilità di visionare e
testare ciò che producono: la possibilità di ascoltare musica in radio, di poter
vedere i trailers dei film in uscita sono esempi efficaci di questa strategia.
Rendere una merce escludibile, generalmente, è una scelta sociale che si
dimostra costosa: porre delle limitazioni può risultare più costoso dell’offrire un
servizio generalizzato a prescindere dall’effettiva domanda.
Una delle difficoltà maggiori affrontate dai venditori su Internet è organizzare il
modo attraverso il quale dare agli utenti la possibilità di testare la qualità del
prodotto nella fase che precede l’acquisto, soprattutto quando si tratta di
anticipare, ad esempio, il contenuto di un libro.
Spesso le aziende produttrici di merce-informazione investono molto tempo e
denaro nella creazione di una reputazione che faccia di ogni loro prodotto un
prodotto affidabile e, presumibilmente, di buona qualità
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1
1
Delle strategie poste in atto dalle imprese al fine di crearsi una reputazione ed un buon nome sul
mercato si parlerà nel ¶4 relativo alla qualità del prodotto.
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L’esistenza, nei mercati, d’imperfetta informazione costituisce uno stimolo
importante alla domanda di conoscenza. Questo fa si che sempre maggiori
siano i profitti di quelle imprese specializzate nella produzione e nella diffusione
dell’informazione: rimane il problema relativo alla possibilità che i consumatori
possano effettuare giudizi sulla qualità dell’informazione (che per le sue
caratteristiche è un bene esperienza) che viene loro fornita e che possano
avere una certa consapevolezza nella scelta della fonte da cui attingere
l’informazione di cui necessitano; sarebbe importante ad esempio una
conoscenza maggiore della composizione del costo di un contratto
publish/subscribe o di un abbonamento ad una mailing list di un’associazione di
consumatori.
L’informazione, come detto, è costosa in sede di produzione ma non presenta
alti costi di riproduzione: questa struttura di costo –alti costi fissi e bassi costi
marginali- causa grosse difficoltà nei mercati concorrenziali.
Occorre aggiungere, infatti, che i costi fissi di cui sopra sono anche, spesso,
costi irrecuperabili: sono cioè necessari per iniziare l’attività produttiva ma sono
difficilmente recuperabili in caso di fallimento. Questo può scoraggiare l’entrata
di nuovi concorrenti e favorire la nascita di un “monopolio informativo” dove
l’offerente può, al limite, essere l’unico su un certo mercato con ovvie
conseguenze per la pluralità informativa e l’oggettività di quanto fornito come
merce-informazione. I mercati competitivi tendono ad assestarsi su un livello
d’offerta con prezzo uguale a costo marginale il quale, nel caso della
produzione d’informazione, è pressoché nullo: questo può essere un bene per
gli utilizzatori ma come le imprese possono recuperare i coti fissi senza un mark
up anche minimo sui loro costi di produzione? Come quindi l’informazione può
essere venduta a tutti, senza che l’allargamento del bacino d’utenza
comprometta il profitto del produttore?
In verità l’informazione raramente è trattata e venduta su mercati competitivi,
inoltre l’offerta informativa è di solito profondamente differenziata soprattutto per
quanto concerne la percezione che di essa hanno gli utenti finali.
La struttura di mercato per la maggior parte della merce informazione è quindi
quella della concorrenza monopolistica: grazie alla differenziazione, i produttori
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detengono una certa quantità di potere di mercato; le possibilità di
differenziazione dell’offerta favoriscono in alcuni casi l’entrata di nuovi
concorrenti ma questo non sembra sortire alcun effetto sui prezzi praticati agli
utilizzatori. L’unico effetto probabile ed auspicabile è relativo ad un
miglioramento nella pluralità dell’offerta e quindi ad una maggiore obiettività.
Il fatto che l’informazione generalmente attribuisce un certo grado di potere di
mercato consente ai produttori di recuperare i costi fissi mediante strategie di
costo mirate e mediante una discriminazione qualitativa in base al cliente-utente
finale.
1.2 L’informazione come conoscenza del mercato
Oltre ad essere essa stessa un bene soggetto a transazioni, l’informazione
risulta essere un’importante variabile nella scelta degli altri beni presenti sul
mercato: la conoscenza che scaturisce dal possesso d’informazione permette ai
soggetti di fare scelte più consapevoli e massimizzanti.
Purtroppo, in condizioni normali, il mercato non è in grado di assicurare a tutti
gli agenti l’informazione di cui necessitano per operare le loro scelte
economiche: spesso infatti si trovano ad operare in condizioni di asimmetria
informativa. Gli stock di conoscenze di cui gli agenti dispongono sono
quantitativamente e qualitativamente diversi tra loro: ciò crea vantaggi
competitivi per i meglio informati i quali possono assurgere a livelli di benessere
superiori. L’attività principale per cui i vari soggetti interagiscono sui mercati è
quella di soddisfare i propri bisogni attraverso l’acquisto di beni e servizi
riguardo ai quali essi possono essere dotati d’informazione in quantità diverse a
seconda dei casi. A questo proposito i beni ed i servizi possono essere
classificati in tre categorie che corrispondono a tre crescenti gradi d’ignoranza
dei consumatori, i quali dispongono di più o meno informazione al loro riguardo:
Search Goods (beni di ricerca) sono caratterizzati dal fatto che le loro qualità e
caratteristiche possono essere conosciute anteriormente all’acquisto, mediante
una semplice ispezione utile solo per accertarne l’esistenza. In questo caso
l’unico costo informativo per il consumatore è il costo di ricerca necessario per
valutare i prezzi delle varie offerte del medesimo bene.
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Experience Goods (beni d’esperienza) sono beni e servizi la cui qualità può
essere accertata solo dopo l’acquisto ed il relativo consumo.
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Credence Goods (beni di fiducia) sono una categoria nella quale vanno fatte
rientrare le merci e le prestazioni le cui qualità non sono perfettamente
identificabili nemmeno dopo l’acquisto ed il consumo (si tratta cioè di qualità
fiduciarie). Generalmente per accertamenti al loro proposito è necessario il
lavoro di esperti o di organi appositamente creati per stabilire un rating
qualitativo.
3
Nel contesto della new-economy chi è in grado di ottenere ed elaborare
informazione potrà contare su un vantaggio competitivo decisivo. Si può dire
che l’informazione non è lo stadio ultimo grazie al quale ogni soggetto
economico può muoversi con cognizione di causa sul mercato: esistono diversi
gradi di “saggezza” che implicano un vantaggio più o meno grande.
Allo stato grezzo si possono trovare infatti dei semplici dati, cioè rilevazioni di
fenomeni senza una logica compiuta, la loro organizzazione da luogo alla
creazione dell’informazione. L’utilizzo dell’informazione per agire in modo
efficiente in un certo settore comporta la nascita di conoscenza, vale a dire l’uso
produttivo di ciò che è stato raccolto in precedenza (si tratta del know-how,
traducibile infatti in italiano “sapere come”). L’accumulazione d’esperienza ed
informazione attribuisce una certa capacità di prevedere le future tendenze ed i
futuri sviluppi di fenomeni economicamente rilevanti
4
Con riferimento all’informazione necessaria per effettuare scelte consapevoli
d’acquisto e vendita è possibile distinguere tra diversi mercati in base ai costi
d’approvvigionamento delle informazioni.
1.3 Informazione sui prezzi: un modello di riferimento
Scopo di questo primo modello presentato è quello di evidenziare come la
quantità d’informazione che caratterizza la domanda, in termini di quantità di
2
Nelson P. (1970)
3
Darby M. e Karni E. (1973)
4
L’analisi degli indici di borsa e la capacità di associare a determinati avvenimenti politici o a particolari
provvedimenti di politica monetaria particolari ripercussioni sui mercati sono un esempio di come la
conoscenza del passato e l’esperienza possano costituire validi strumenti per agire in proiezione futura.
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consumatori informati, può influenzare il comportamento strategico delle
imprese e, quindi, condurre il mercato a differenti equilibri.
Questi equilibri, che risentono dell’azione svolta dai consumatori dotati
d’informazione, sono caratterizzati da un’efficienza allocativa che cresce al
crescere dell’informazione presente nel mercato: si giungerà quindi alla
conclusione che un’informazione imperfetta ed iniquamente distribuita conduce
al fallimento del mercato, il quale viene meno proprio nella sua funzione di
allocazione efficiente delle risorse.
Quando i consumatori si presentano sul mercato compiono due importanti
decisioni funzionali all’acquisto di un determinato prodotto, tali decisioni
riguardano la quantità di bene da acquistare e l’impresa presso cui compiere
l’acquisto. Entrambe queste decisioni giocano un ruolo specifico ed importante
nella definizione delle caratteristiche dei mercati: il legame tra loro intercorrente
è cruciale per la connotazione della competitività tra imprese.
Il comportamento economico degli acquirenti si basa principalmente su criteri di
massimizzazione del benessere e minimizzazione dei costi. Con riferimento a
quest’ultimo target i consumatori, in mercati differenziati, devono fronteggiare
due diverse tipologie di costi di ricerca: uno per ottenere informazioni riguardo
al prezzo del bene ed uno inerente la qualità del prodotto offerto.
Questi due costi, sebbene nella realtà siano praticamente inscindibili, a livello
teorico possono essere distinti per facilitare l’analisi e la comprensione del
problema. Per esempio un acquirente può informarsi telefonicamente riguardo
al prezzo di un certo bene ma per una verifica inerente la sua qualità dovrà
recarsi presso il punto vendita: in questo caso il costo sostenuto per recarsi
presso il “negozio” – e quindi per ottenere informazioni circa la qualità del
prodotto- è separabile e fortemente superiore al costo della telefonata, che
risultò utile per ottenere informazioni sul prezzo.
Tra i diversi modelli di mercato possibili risultano rilevanti, per l’analisi delle
asimmetrie informative e del problema informazione, le situazioni di
concorrenza perfetta ed oligopolio, perché consentono di comprendere meglio
l’interazione tra le imprese ed il feedback, in termini di domanda da parte dei
consumatori, al variare delle loro strategie.