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INTRODUZIONE
Come bisogna affrontare e sostenere le nuove generazioni nella loro crescita se ne parla di continuo in
ogni ambito sociale: nella famiglia, nella scuola, tra gli addetti ai lavori, tra gli studiosi, sui giornali, e se
ne parla palesando una sensazione di inefficacia e di impotenza, come se oggi la nostra società non fosse
più capace di sostenere ed educare coloro che in futuro necessariamente la porteranno avanti.
Sentendo parlare gli adulti di condizione adolescenziale e giovanile piuttosto di frequente trapela una
visione abbastanza pessimistica della nuova generazione. I pre-adolescenti vengono spesso descritti
come individui carenti sotto il profilo valoriale, indifferenti verso tutto ciò che gli circonda, insomma
‘disagiati’.
L’adolescenza e la pre- adolescenza sono un periodo di crescita, di trasformazione della propria identità
ed è in questo passaggio che la figura dell’adulto che ascolta, che sostiene, che accompagna verso
l’autonomia e che fa emergere le potenzialità, è fondamentale.
Non è semplice analizzare la pre-adolescenza da un punto di vista generale nel rapporto con la società.
C’è una difficolt{ che è dovuta proprio al fatto che essa nella sua normalit{ spesso sembra come un’et{
dimenticata, ce ne ricordiamo soltanto quando i pre- adolescenti creano problemi e questo stereotipo
del senso comune si riflette anche nelle scienze sociali.
La complessità e il cambiamento, che oggi sembrano i paradigmi più opportuni per descrivere sia la
società che il percorso di crescita delle nuove generazioni, se da un lato possono portare a situazioni
diffuse di disagio sociale ed esistenziale, dall’altro possono essere viste come risorse per il
miglioramento della società e degli adolescenti. La società di oggi non presenta per fortuna, soltanto
elementi di rischio per il processo di formazione della personalità, ma presenta anche molti elementi
estremamente positivi per quanto si faccia spesso fatica a metterli in luce. Tra questi possiamo ricordare
le maggiori opportunità formative, la riduzione dell’autoritarismo familiare e sociale che permette una
maggiore spontaneità e una diminuzione dei pregiudizi, i maggiori stimoli e le più diffuse occasioni di
partecipazione alla vita sociale e a forme organizzate di solidarietà e di reciprocità costruttiva.
Esaminare il mondo pre-adolescenziale vuol dire innanzitutto cercare di cogliere le sue manifestazioni
evidenti correlate a profondi cambiamenti a vari livelli. Il presente elaborato, coerentemente con tali
caratteristiche parte con la premessa della considerazione dell’adolescenza come un periodo in cui i
ragazzi sono chiamati ad affrontare il proprio sviluppo fisico, intellettuale e sociale, con l’esigenza di
acquisire gli strumenti necessari per entrare a pieno titolo nella vita adulta.
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A livello biologico, con la pubertà, avviene il passaggio dalla condizione fisiologica di bambino a quella di
adulto. A livello intellettuale si assiste ad un nuovo modo di pensare, più maturo, più razionale, il
cosiddetto ‘pensiero formale’. A livello psico-sociale si assiste ad una serie di debutti nei campi più
diversificati della societ{ e l’adolescente è impegnato nella conquista di autonomia psicologica e sociale
nei confronti di tutti gli adulti. Dalla necessità di affrontare il proprio cambiamento e quello
dell’ambiente nei propri confronti, può nascere a volte il disagio, il disorientamento e dunque la
vulnerabilit{ degli adolescenti che porta all’adozione di comportamenti antisociali.
Nel primo capitolo dell’elaborato, vengono presi in considerazione infatti i fattori alla base dei
comportamenti antisociali prendendo in esame: il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, il contesto
familiare e la qualità delle relazioni familiari, il gruppo dei pari come laboratorio sociale e fonte di
sostegno strumentale ed emotivo e il clima sociale della zona di residenza come spazio di
socializzazione dei ragazzi.
Nel secondo capitolo sono descritte le politiche e i servizi educativi per l’infanzia, le tappe e le fasi di
sviluppo dei diritti e delle opportunità degli adolescenti facendo riferimento soprattutto ai Piani di
Azione dell’ultimo decennio e a tutti i riferimenti normativi a riguardo per la protezione e il sostegno
adolescenziale. Vengono inoltre studiati e analizzati gli aspetti tradizionali e innovativi delle politiche
adottate nel corso degli anni.
Nel terzo capitolo vengono trattati in modo approfondito i piani, i progetti e soprattutto i traguardi
raggiunti nel mondo infantile e pre-adolescenziale facendo riferimento agli osservatori di settore quali
Telefono Azzurro ed Eurispes, che annualmente pubblicano rapporti di ricerche, convegni di analisi
richiamando l’attenzione sull’infanzia e la pre-adolescenza. Attraverso la lettura degli 11 Rapporti sulla
condizione dell’infanzia e l’adolescenza si può riflettere su quel mondo di soggetti che, nei decenni
passati, sono stati definiti come “l’et{ negata”; fascia di età che, a dire il vero, sembra rimasta,
nonostante tutto, ancora ai margini dell’attenzione di molti ricercatori.
Il quarto e ultimo capitolo del mio elaborato ha riportato un’indagine conoscitiva sul territorio
provinciale di Frosinone, facendo soprattutto riferimento a due Comuni: quello di Veroli e quello di
Boville Ernica all’analisi dei quali, la candidata ha avuto modo di prendere parte personalmente,
impegnandosi in diverse fasi del processo di acquisizione e analisi delle informazioni. La sfida è quella
di rispondere concretamente attraverso i dati acquisiti, ai bisogni degli adolescenti, con un impegno che
non può essere, ovviamente, demandato a singoli - non importa se individui o istituzioni- ma congiunto
e composto di un piano integrato di azioni a più livelli: istituzioni ed enti locali, ma anche comunità,
scuole e famiglia.
L’indagine in corso di realizzazione sul territorio provinciale prevede il riferimento a un campione
rappresentativo tenendo conto delle seguenti variabili: sesso, età, area geografica, tipologia di
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scuola,classe frequentata. Sono stati predisposti questionari strutturati soprattutto a seconda dell’ et{ e
quindi di facile comprensione ed è stato somministrato a soggetti appartenenti alla fascia di età che va
dagli 8 ai 14 anni. Il questionario è composto da domande a risposta chiusa e aperta e analizza una serie
di tematiche: condizione familiare, condizione sociale, media, TV e Internet, telefonino, tempo libero,
consumi ed alimentazione, scuola.
Le indagini comunali a cui si da conto nella tesi riguardano tuttavia gli interi universi (o quasi, a causa di
assenze o di eccezionali mancate autorizzazioni genitoriali a partecipare) relativi ai livelli di istruzione
dalla seconda primaria alla prima secondaria inferiore.
Con questo elaborato si è cercato inoltre di esaminare congiuntamente tutti i contributi conosciuti
raccolti: le principali fasi, progetti e traguardi che, si auspica, porteranno l’infanzia e la pre-adolescenza
ad essere sempre più una risorsa sociale permettendo a questa nuova generazione di entrare a testa
alta nel cosiddetto “mondo degli adulti” ed eliminando ciò che viene identificato oggi come l’aspetto
antisociale dell’adolescenza.
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CAPITOLO PRIMO
Infanzia e pre-adolescenza:
aspetti teorico- definitori
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Ad un certo punto della vita di ogni individuo, a cavallo tra l’infanzia e l’et{ adulta, vi è un periodo
caratterizzato da continui cambiamenti, sia per quanto riguarda il aspetto fisico di una persona, sia
quello psicologico. Questo periodo è chiamato adolescenza. Tuttavia, recentemente, si è affermata una
classificazione e un approccio analitico in cui si tende a prestare più attenzione alla pre-adolescenza,
coincidente con un periodo della vita individuale oggi altrettanto se non più problematico di quello
adolescenziale, in quanto coincide esattamente con una fase di transizione.
C’è chi la vive come un prolungamento della propria infanzia, comportandosi ancora da bambino e non
accettando quella che è la realt{; c’è chi la trascorre, invece, assumendo comportamenti da adulto e
talvolta rendendosi ridicolo in compagnia dei propri coetanei.
Quello dei preadolescenti è un mondo in continua e rapidissima trasformazione. È importante
conoscerne le caratteristiche per decodificare comportamenti, riconoscere i modelli
educativi delle famiglie; valorizzare tutte le risorse e le potenzialità.
Innanzitutto parlando del passaggio dall’infanzia alla pre-adolescenza non dobbiamo confondere
quest’ultima fascia con quella della pubertà. La pubertà infatti è il passaggio dalla condizione fisiologica
del bambino a quello dell’adulto; la pre-adolescenza, invece, è il passaggio dallo “status” sociale del
bambino a quello dell’adulto: essa varia per durata, qualit{ e significato da una civilt{ all’altra e,
all’interno della stessa civilt{, da un gruppo sociale all’altro.
Il termine pre-adolescenza non ha comunque avuto nella nostra società la diffusione amplificata come
quella delle nozioni di pubertà e adolescenza, almeno per quanto riguarda l’ambito psicologico. Essa,
infatti, non è utilizzata da tutti gli studiosi del periodo evolutivo, anche se le tendenze attuali mostrano
un allargamento del suo impiego da collegarsi con le trasformazioni della società in cui viviamo e che
impongono una ridefinizione dei periodi della vita umana.
Pieri e Tonpolo tramite la ricerca COSPES (1986,1990) sostengono infatti che la pre-adolescenza
costituisce una fase di transizione specifica nell’arco evolutivo e che essa merita interesse maggiore sia
sul piano scientifico sia sul piano educativo. La pre-adolescenza viene considerata da questi autori come
“l’et{ delle grandi migrazioni”, in quanto l’individuo si stacca dal proprio corpo infantile, prende
distanza dalla famiglia e si volge sempre di più al gruppo dei pari, passa gradualmente dalla logica delle
operazioni concrete a quella formale, ridefinisce in termini critici la propria appartenenza scolastica,
mette in questione la propria religiosità, avvia il processo di rielaborazione della propria identità
personale e sociale.
Innanzitutto in questa fase si sente il bisogno, anzi la necessità di procedere ad una ristrutturazione
dell’identit{ corporea, messa in crisi dalla quantit{ e dalla qualit{ dei cambiamenti corporei.
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Facendo riferimento allo sviluppo cognitivo e al ragionamento in pre-adolescenza ho fatto riferimento al
lavoro e alle ricerche svolte da Piaget , il quale descrive lo sviluppo dell’intelligenza come la costruzione
di un sistema o insieme di strutture logiche da parte del soggetto che interagisce con l’ambiente. La
funzione dell’intelligenza è di permettere all’individuo di adattarsi all’ambiente. Questo adattamento
consiste in un equilibrio tra l’assimilazione e l’accomodamento. Con l’assimilazione il soggetto impone
all’oggetto una struttura propria, lo fa cioè rientrare nei suoi schemi intellettivi. Con l’accomodamento
modifica i suoi schemi per tener conto di nuovi dati dell’ambiente; l’adattamento infatti consiste in un
equilibrio di scambi tra il soggetto e l’ambiente.
Il pre-adolescente secondo Piaget, diventa capace di ragionare su dei semplici assunti senza relazione
necessaria con la realtà o con le credenze del soggetto fidando sulla necessità del ragionamento stesso
in opposizione all’accordo delle conclusioni con l’esperienza.
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1.1. INFANZIA: elementi definitori
L'infanzia, per definizione, è quel periodo della vita che va dalla nascita alla comparsa dei segnali della
pubertà, che introdurranno l'ingresso dell'adolescenza.
Parlare in modo generico della “infanzia” sarebbe difficile e fuorviante, in quanto questo termine
comprende in un unico nome un periodo molto esteso, sia dal punto di vista strettamente temporale,
oggettivo (va da 0 a circa 12 anni), sia da quello dell'esperienza soggettiva del bambino che vede
avvenire in sè importantissime trasformazioni.
Già nella primissima infanzia, attraverso le ripetute interazioni con i genitori, il bambino svilupperà un
insieme di schemi che saranno alla base della propria identità, del modo di relazionarsi agli altri e di
percepire la realtà.
Attraverso ripetuti cicli di bisogno-soddisfazione del bisogno e attraverso le cure genitoriali, il bambino
potrà percepirsi come un essere dotato di senso, di un'intenzionalità e degno di esistere.
Molto importante in questo periodo è la figura della madre e la sua funzione di “contenimento” e di
“sintonizzazione affettiva” che permetter{ al bambino un adeguato sviluppo affettivo e la capacit{ di
regolare le sue emozioni, specialmente gli stati di paura e di dolore.
Nei primi 15 mesi di vita si consolida il legame di attaccamento alle figure significative, ossia si stabilisce
quella base sicura, quella fiducia fondamentale che permetterà al bambino di crearsi aspettative positive
nei rapporti futuri.
Appare importante sottolineare che la creazione del sé e dell'identità sono relazionali , ossia avvengono
nella relazione con gli altri. Già dalla nascita il bambino presenta un insieme di competenze (il pianto, il
succhiare, l'aggrapparsi, l'orientamento verso il volto umano) che lo predispongono ad entrare in
relazione con l'adulto, senza di cui non potrebbe sopravvivere.
Il legame con la madre inizialmente è simbiotico, tanto che più del bambino come individuo, alcuni
autori parlano della “diade” madre-bambino, come unità indistinguibile. In seguito, con la maturazione
di diverse abilità che favoriscono l'esplorazione dell'ambiente, inizia il delicato processo di separazione-
individuazione che, se portato a termine con successo condurrà alla costruzione di un concetto di sé e
degli altri positivo e stabile (costanza d'oggetto). E' molto importante in questa fase che il bambino non
percepisca le sue spinte all'autonomia come una minaccia al legame con la madre. La fluidità dei
movimenti di allontanamento-riavvicinamento, la percezione della madre come una fonte sicura di
“rifornimento affettivo”, accessibile quando ne ha bisogno e non “bloccante", permetter{ al bambino di
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costruirsi una personalità indipendente, capace di rapportarsi agli altri senza scivolare nella dipendenza
simbiotica.
Erikson, tenendo conto dell'evoluzione della relazione tra individuo ed ambiente, divide l'infanzia in
quattro stadi, ognuno dei quali ha come obiettivo una conquista.
Nella prima fase della vita il bambino si rapporta quasi esclusivamente con la madre ed esprime il
bisogno di “incorporare” per soddisfare le sue esigenze di amore e sicurezza. Se la madre risponder{ in
maniera adeguata a tale necessità il bambino acquisirà un sentimento di fiducia, altrimenti i suoi
rapporti saranno caratterizzati dalla sfiducia.
Nella fase successiva, acquisendo la maturità neuromuscolare per controllare gli sfinteri, il bambino
impara che il trattenere o l'eliminare sono sotto il suo controllo. In condizioni favorevoli questo
permetterà di sviluppare l'esperienza dell'autonomia, altrimenti si consolideranno il dubbio e la
vergogna. Inoltre questo momento è decisivo per sviluppare lo spirito di collaborazione o la tendenza al
dominio, la libertà nell'espressione di sé o la soppressione della stessa.
Successivamente la realtà emotiva del bambino si trasforma da diadica a triadica, in quanto fa ingresso
la figura paterna. In questo periodo che Erikson definisce “l'et{ del gioco”, il bambino affronta i problemi
relativi alla differenziazione sessuale. Fondamentale in questo momento è l'interiorizzazione delle
regole generali, che saranno alla base dell'autosservazione, dell'autocontrollo e dell'autopunizione. In
un ambiente favorevole il bambino svilupperà l'iniziativa, altrimenti rimarrà bloccato dai sensi di colpa.
L'ultimo stadio dell'infanzia corrisponde all'età scolastica, in cui il bambino fa il suo primo ingresso in
società. Se la socializzazione sarà incoraggiata il bambino svilupperà l'industriosità, altrimenti
sperimenterà un senso di inferiorità.
Già da queste poche righe è possibile comprendere come l'infanzia non sia quel periodo di disimpegno e
spensieratezza che alcuni dipingono, ma un'età di lavoro intenso e profonde trasformazioni in cui si
gettano le fondamenta del futuro.
L'intento di questa mia breve descrizione, che non si propone assolutamente di essere esaustiva, è
sottolineare l'importanza delle dinamiche dell'infanzia nella costruzione della personalità adulta, e il
valore delle prime esperienze relazionali all'interno delle quali prima l'infante, poi il bambino co-
costruisce, in base alle risposte dell'ambiente, la sua realtà.
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1.2. LA PRE-ADOLESCENZA: ASPETTI DEFINITORI
La pre-adolescenza è quel delicato periodo dell’esistenza caratterizzato dalla transizione dall’infanzia
fino all’adolescenza e gioventù.
Questa fase della vita ha inizio con la pubert{, ossia con l’insieme di trasformazioni fisiche che portano
alla piena capacit{ riproduttiva, e termina quando l’individuo è ritenuto, da sé e dagli altri, un membro a
tutti gli effetti della comunità degli adulti. Già da questa prima definizione si possono intuire i complessi
compiti di cambiamento individuale e relazionale che l’adolescenza comporta, e la difficolt{ ad
individuare in modo univoco la fine di questo periodo. Prima di tutto il pre-adolescente è chiamato a
distaccarsi dall’immagine infantile di sé bambino, a causa dei rilevanti cambiamenti corporei causati
dalla pubertà. Il compito principale è formare un’identit{ matura, ossia un concetto coerente di chi
siamo e della direzione che vogliamo dare alla nostra vita.
La ricerca dell’identit{ è un momento delicato, che si realizza attraverso l’integrazione tra parti di sé
“vecchie”, legate all’infanzia, e “nuove”, bisogni di dipendenza e bisogni di autonomia, desiderio di
crescere e bisogno di rimanere bambino. L’attenzione non è più focalizzata solo sull’esterno ma inizia a
concentrarsi sull’interno. Si alternano momenti di isolamento e riflessione e momenti di esplorazione. E’
importante che le spinte introverse si bilancino con quelle estroverse per un corretto sviluppo della
personalità. Un fallimento dei processi maturativi può portare ad una confusione rispetto la propria
identit{ e il proprio ruolo o allo sviluppo di una “identit{ negativa”. L’adolescente che non si sente
artefice della propria esistenza può sviluppare un atteggiamento passivo che può indurre un
orientamento generale verso l’insuccesso. Anche dal punto di vista relazionale incorrono profondi
cambiamenti. L’adolescente vive il lutto per il distacco dalle immagini idealizzate dei genitori, di cui,
progressivamente, inizia a vedere anche gli inevitabili limiti.
Questa delusione è funzionale allo sviluppo dell’autonomia. La pre-adolescenza rappresenta una tappa
importante del processo di separazione-individuazione, che sarà favorito proprio dall’aver
sperimentato rapporti di intimit{ e fiducia con i membri della famiglia e dall’interiorizzazione di questi.
Il periodo della pre-adolescenza non interessa solo l’individuo ma comporta profondi cambiamenti
all’interno dell’intera struttura famigliare. In questa fase avviene una ridefinizione dei confini
generazionali, ossia dei ruoli, delle regole e delle modalità comunicative tra genitori e figlio.
La ricerca di una propria identità autonoma richiede una regolazione delle distanze affettive, che se da
un lato permettono all’adolescente di sperimentarsi in contesti nuovi, dall’altro gli dovrebbero
consentire di far riferimento al supporto della famiglia. L’importante che in questo periodo i genitori
non colpevolizzino la ricerca da parte del figlio di altre figure di riferimento (il gruppo dei pari, altri
adulti) e che reagiscano al cambiamento con tolleranza, non togliendo il supporto affettivo. Il gruppo dei
coetanei costituisce un punto di riferimento essenziale per l’adolescente, il quale spesso inizia ad
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assumere una serie di atteggiamenti di identificazione (attraverso il modo di vestire, il linguaggio) per
rafforzare il suo sentimento di appartenenza.
In questa fase è molto importante anche il rapporto con i coetanei ,che assume un ruolo importante
diventando un punto di riferimento per il ragazzo, oltre alla famiglia e alla scuola. In questa fase è molto
diffusa la presenza dell’amico del cuore, con cui il ragazzo condivide esperienze e confidenze. Questo
rapporto amicale esclusivo tende a venire meno solo nell’adolescenza , poiché il giovane inizia a capire
che l’amico del cuore può avere altre conoscenze o altri interessi diversi dai suoi.
Le aggregazioni di adolescenti sono un laboratorio di sperimentazione sociale e uno strumento di
sostegno affettivo ed emotivo in grado di incidere sulla propria autostima e sulla futura posizione nella
società. E’ importante che i genitori riescano a “metabolizzare” le nuove distanze e che favoriscano gli
atteggiamenti di ricerca e di sperimentazione che porteranno l’adolescente alla più grande e difficile
delle conquiste: se stesso.
Anche lo sviluppo fisico è molto importante poiché, come molti studiosi affermano, l’accrescimento sia
in altezza sia nel peso ha conseguenze psicologiche, perché si possono verificare: caduta temporanea
della concentrazione, rendimento scolastico altalenante, comparsa di timori legati all’improvviso
cambiamento.
Inoltre gli stimoli sessuali si risvegliano non solo a livello fisico ma anche a livello emotivo. Il risveglio
della sessualità si manifesta attraverso la comparsa della masturbazione, e tramite l’interesse verso
coetanei di sesso opposto con le prime forme di innamoramento.
L’acquisizione del pensiero ipotetico-deduttivo rende il giovane in grado di effettuare ragionamenti sia
deduttivi che induttivi ,e favorisce la voglia di acquisire maggiore autonomia. Il pre-adolescente vuole
imparare a ragionare con la propria testa, verificando le affermazioni che si fanno a scuola o in famiglia,
al fine di formarsi un’opinione personale sui vari eventi attraverso la formulazione e la verifica di
ipotesi.
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1.3. SOCIETA’ CONTEMPORANEA E SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE
La societ{ contemporanea, può essere ormai considerata e definita come ‘la societ{ dell’informazione’,
in quanto sta ad indicare un contesto socio-economico all’interno del quale le nuove tecnologie
‘informative’ hanno assunto un ruolo fondamentale per le attivit{ umane.
Gran parte delle informazioni e della conoscenza può quindi, al giorno d’oggi, essere prodotta
rapidamente e sicuramente con meno costi, peculiarit{ che fino a un po’ di tempo fa erano impensabili.
La diffusione dell’informazione oggi avviene prevalentemente mediante l’istruzione scolastica e i mass
media, quindi attraverso la televisione, il computer e la radio.
Anche la scuola, e quindi l’istruzione, costituisce uno dei ruoli privilegiati dell’informazione. Ma qual è il
rapporto tra la scuola e la società in trasformazione?
La società attuale è interessata da profonde e importanti mutazioni di carattere economico, sociale e
culturale, che, anche se indirettamente, influenzano le nuove generazioni e il loro modo di pensare e di
comportarsi.
Di conseguenza la scuola, o meglio, i docenti, dovrebbero dialogare con i loro alunni, ascoltarli, capirli,
per cercare di individuare i loro bisogni e dirigerli verso obiettivi formativi connessi alle persone e al
contesto in cui esse vivono.
Il compito fondamentale della scuola è quello di consentire la crescita personale, culturale e sociale di
ciascun individuo in modo tale da formare dei soggetti che siano in grado di inserirsi con efficacia
all’interno della societ{ attuale.
Se la scuola non seguisse costantemente l’andamento della societ{ sarebbe destinata ad isolarsi e ad
emarginarsi. Benché non sia facile, l’istituzione scolastica si mantiene sufficientemente al passo con le
trasformazioni che avvengono a livello di collettivit{, un esempio potrebbe essere l’introduzione delle
aule informatiche, anche questa importante fonte di informazione per gli studenti.
I cambiamenti sono sicuramente numerosi ed evidenti. I valori, gli interessi e gli stili di vita delle nuove
generazioni sono piuttosto diversi rispetto a quelli tradizionali.
Tutto ciò si configura come un circolo vizioso: la società progredisce, avanza, i giovani si devono
conformare a questi nuovi e continui cambiamenti, ed infine le istituzioni che devono adattarsi ai nuovi
bisogni e ai nuovi interessi della nuova generazione. E queste sono tutte esigenze che non si possono
considerare come obbligatorie ma estremamente necessarie per andare avanti.
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Considerando quindi che la società si caratterizza per la complessità e per un processo di
globalizzazione che ha portato alla caduta dei modelli valoriali comuni e condivisi ed all’aumento di
differenze individuali e sociali tanto da non poter più ‘offrire a tutti un egual godimento dei diritti,
un’identit{ stabile e la possibilit{ di un pieno sviluppo della personalit{ e del pensiero’.
In questa società sempre più incerta, dove il cambiamento è diventato l’asse portante, gli individui sono
più facilmente colti dal disagio esistenziale e soprattutto gli adolescenti che nel loro percorso di crescita
hanno bisogno di certezze, stabilità e continuità.
I pre-adolescenti stanno diventando invisibile nel sistema sociale, difficili da identificare,un dato certo è
che questo universo di soggetti non raggiunge i 2,5 milioni di unit{. E’ l’esito della caduta di natalit{, a
compensare la tendenza saranno i minori extracomunitari, in crescita numerica.
Ma i grandi interrogativi non sono solo dell’ordine quantitativo. Il ristringersi della piramide della
popolazione giovanile, e pertanto non riguarda solo l’et{ della pre-adolescenza, è un dato che fa
pensare; e se teniamo conto della tendenza alla drastica riduzione del numero dei fratelli e sorelle,
questi nuovi figli di oggi diventano l’investimento prioritario, spesso unico e assoluto dei loro genitori.
Figli sempre più solitari, di genitori che sono disposti sempre di meno a rinunciare ad un elevato
investimento affettivo, ma anche finanziario e formativo stracarico di aspettative.
E così gli adolescenti stessi non vedono l’ora di bruciare le tappe per essere subito grandi, sempre più
adulti senza esserlo, come commenta la chiusura del Rapporto sulla condizione giovanile dell’Eurispes
del 2006.
Se ciò da una parte può condurre ad una crescente responsabilizzazione della famiglia nel collaborare in
sinergia con le agenzie educative, dall’altra conduce di fatto all’aumento della conflittualit{ inter-
istituzionale e all’affiorare sempre più dominante di atteggiamenti iperprotettivi nei confronti del
minore, nell’incapacit{ evidente della famiglia di assolvere una parte corale nella sinfonia
dell’educazione, in un tempo di pluralismo culturale, valoriale e di modelli e stili educativi.
Il conseguimento dell’alleanza educativa e progettuale, sulla piattaforma di valori sociali condivisi, che
spezzi il guscio privatistico-consumistico-borghese del sistema sociale, è sempre più una scommessa e
una conquista faticosa da parte e delle esigenze sociali che giocano sul terreno dell’educativo.
Con il cambiamento delle esigenze di questa nuova generazione, lo Stato deve cercare di rispondere in
modo adeguato attraverso l’offerta di servizi opportuni.
Le politiche giovanili, dopo la forte diffusone degli anni ’80, oggi segnano il passo anche a causa della
difficoltà economica in cui versa il Paese ed in particolare quella della finanza locale.
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Innanzitutto è necessario chiarire che con il termine ‘politica’ si intende il modo orientato di gestire le
relazioni per far fronte ai problemi e in tale processo gestionale sono evidenti due ordini di elementi,
quelli soggettivi: tipici della scelta, della volont{, dell’impegno; e quelli oggettivi: legati al problema, al
cambiamento desiderato, al percorso operativo necessario, al tempo, al costo. La mia attenzione si è
soffermata soprattutto ad analizzare gli elementi oggettivi delle politiche rivolte alla generazione dei
pre- adolescenti.
Ma cosa significa essere bambini e adolescenti ai nostri giorni? I
cambiamenti intervenuti a modificare i modelli sociali, la cultura e l’economia negli ultimi anni,
soprattutto in relazione alla presenza di nuovi strumenti tecnologici e di comunicazione, hanno in buona
parte ridefinito i concetti dell’infanzia e dell’adolescenza. I mutamenti nelle strutture familiari, i rapidi
avanzamenti tecnologici, la grave instabilità economica hanno influito profondamente sul modo in cui i
bambini e gli adolescenti vivono, sulle sfide che si trovano ad affrontare, sul modo in cui sono accuditi,
educati, aiutati a crescere, sulla speranza con cui possono guardare al futuro.
Nelle nostra società non si fa che parlare di bambini e adolescenti, dei loro diritti, della necessità di
promuovere la loro partecipazione attiva alle scelte che li riguardano, anche di tipo politico e
amministrativo. Tuttavia nessuna azione o iniziativa concreta e di qualità sembra seguire al dibattito,
che si è fatto ormai sterile e ripetitivo.
Quando si concede realmente ai bambini il diritto di parola e contemporaneamente si riconosce loro il
fondamentale diritto all’ascolto, il quadro che emerge costringe gli adulti - amministratori tra i primi -
ad una seria riflessione sulle proprie responsabilità. In un certo senso, potremmo dire che le parole dei
bambini mettono nell’angolo gli adulti.
Non si tratta, banalmente, di individuare dei responsabili o di suscitare sensi di colpa: è sotto gli occhi di
tutti come gli stessi adulti siano affannati, disorientati, in crisi – non solo nel proprio ruolo genitoriale –
di fronte ad un contesto sociale che con i suoi mutamenti li costringe a riformulare aspettative, a
riadattare stili di vita, a ricostruire il proprio avvenire in termini personali e professionali.
La sfida è invece quella di rispondere concretamente ai bisogni dei bambini e degli adolescenti, con un
impegno che non può essere, ovviamente, demandato a singoli - non importa se individui o istituzioni -
ma congiunto e composto di un piano integrato di azioni a più livelli: istituzioni ed enti locali ma anche
comunità, scuole e famiglie.
Le famiglie non possono occuparsi dei figli se non adeguatamente sostenute da politiche che realmente
favoriscano il progetto genitoriale, dalla scuola, e dalle altre istituzioni educative. Con rammarico
constatiamo come le risposte ai bisogni dei bambini e degli adolescenti continuino ad essere
frammentate e poco incisive.
Parliamo di questioni più ampie, che rischiano di compromettere le fondamenta del benessere dei
bambini e degli adolescenti: la promozione delle competenze genitoriali ed il sostegno alla genitorialità,
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il contrasto all’isolamento dei nuclei familiari più problematici, lo sviluppo di un chiaro progetto
educativo nelle scuole, la facilitazione dell’integrazione dei bambini stranieri, la riduzione dei fattori di
rischio ambientali, dei traumi e delle altre condizioni che possono accrescere i livelli di disadattamento
e malessere dei bambini e degli adolescenti.
Si ripete da anni che i bambini sono il nostro futuro, quando è evidente che le logiche che muovono le
singole Amministrazioni sono a breve termine. Ciò è ancor più vero in una società quale quella odierna
che stenta ad intravvedere e progettare un domani possibile.
E’ di grande attualit{ studiare come le nuove tecnologie stiano profondamente modificando il modo in
cui bambini e adolescenti pensano, apprendono, parlano ed esprimono le proprie emozioni. Cambiano le
modalità comunicative e il linguaggio: stringato, essenziale, impoverito e sgrammaticato nei cellulari, in
Internet si caratterizza per una scarsa focalizzazione su emozioni, sentimenti e aspetti morali, che pure
sono indispensabili per lo sviluppo della pro-socialità. Mutano le modalità di apprendimento, sempre
più multitasking. Aumentano le possibilità di esplorare il mondo ed ampliare le proprie conoscenze.
E’ proprio alla luce di questi cambiamenti che nel corso del mio elaborato ho provato ad analizzare più
aspetti possibile dei cambiamenti avvenuti nella societ{ odierna, dell’evoluzione del modo di ‘crescere’ e
di come la ‘scienza’, o meglio ‘le scienze’ provino ad adeguarsi al nuovo modo di vivere delle nuove
generazioni.