7
incommensurabile propria del nostro Paese: il suo immenso patrimonio
culturale e il legame di quest’ultimo con il comparto turistico.
L’autentica ricchezza del nostro paese è data innegabilmente dalla presenza
sul territorio di formidabili ed uniche testimonianze storiche, artistiche e
culturali.
Eppure questo stesso Paese non ha avuto, nel passato, una politica
finalizzata alla trasformazione dell’insieme di questi fattori in un elemento
capace di avere ricadute economiche e sociali. Le cause del disinteresse del
governo nei confronti del fenomeno turistico sono, paradossalmente, da
ricercarsi proprio nella straordinaria dotazione del nostro patrimonio. Il
turismo ha conosciuto nel nostro paese momenti di grande splendore,
durante i quali quasi tutti apparivano concordi nel trovarsi di fronte ad un
processo virtuoso senza fine per il quale strategie di governo e di sviluppo
apparivano superflue.
Come è stato osservato, alle cause strutturali del mancato sviluppo di un
approccio di marketing al mercato turistico si sono aggiunte circostanze di
tipo contingente (anch’esse tuttavia accettate di buon grado) che si possono
riassumere nell’assenza o nella modestia di reali competitori al nostro
Paese come prodotto turistico. Così la relativa ricchezza del patrimonio
paesaggistico e culturale ha reso solo opzionale, e non vincolante, lo
sviluppo di servizi accessori rispetto a quelli basilari del turismo (in
sostanza l’ospitalità). Allo stesso modo la sostenutezza della domanda ha
relegato in secondo piano le problematiche della qualità del prodotto
offerto.
Da qualche tempo, però, tutto questo non sembra più sufficiente a
contrastare una competizione internazionale sulla scena della quale
compaiono incessantemente attori nuovi e sempre più dotati di
professionalità.
8
Solo negli ultimi anni, con il declino delle presenze dei turisti e la decisa
contrazione dell’apporto del turismo ai conti con l’estero, ci si è finalmente
decisi ad investire risorse per studi e ricerche in marketing turistico.
Tutte le analisi concordano nel ritenere che il turismo culturale sia il fattore
di competitività su cui puntare per vincere la sfida della competitività
internazionale, in quanto esiste un valore aggiunto, indipendente dalla
variabile prezzo, che consiste nel grande appeal che l’Italia per la sua
storia, la sua cucina, il suo stile di vita, continua ad esercitare
nell’immaginario collettivo a livello internazionale. Secondo i dati statistici
le città d’arte sono l’unico segmento turistico che non ha subito flessioni
1
.
Queste destinazioni, in particolare quelle non tradizionalmente turistiche,
con ampio potenziale di crescita, sono favorite dai nuovi segnali di mercato
che indicano nella motivazione culturale, la principale caratteristica della
domanda internazionale del prodotto Italia. Dunque le città italiane si
candidano ad essere un fattore di sviluppo del turismo culturale in grado di
frenare il calo delle presenze turistiche internazionali. I beni culturali che vi
si trovano possiedono forti potenzialità per essere il punto di forza di un
offerta culturale stimolante per il turista e remunerativa per che vuole
investire nel settore.
Investire in cultura non è soltanto un fatto eticamente gratificante ma anche
un’occasione di formidabile rientro economico. Occorre individuare nella
gestione dei beni culturali la via maestra per un nuovo ed inedito processo
di sviluppo che coniughi ad una grande opera di recupero e tutela del
patrimonio, un processo di moderna e dinamica fruizione capace di
innescare un virtuoso flusso di investimenti produttivi, di crescita
economica, sociale e, soprattutto occupazionale, nell’intero Paese.
1
Fonte: Direzione Studi e Ricerche TCI, (2007), L’ Annuario del Turismo e della Cultura, Milano,
Touring Club Editore.
9
Questa forza della cultura oggi viene riscoperta e diventa ragione di nuove
programmazioni territoriali e interventi finanziari da parte soprattutto di
Comuni e Province.
Da qualche tempo e limitatamente ad alcune realtà di segnata importanza
(le città d’arte) sembra essere aumentato l’interesse a promuovere la
domanda e, nel contempo, a razionalizzare l’offerta. Partendo dal “basso”,
cioè dalle esperienze realizzate da Regioni, Province, Comuni, imprese e
associazioni non profit, emerge una ricchezza di interventi che descrivono
le dinamiche dello sviluppo locale.
L’innovazione dell’offerta si concretizza in progetti di valorizzazione e di
gestione dei beni e delle attività culturali, nella logica sia dell’integrazione
con il territorio sia della collaborazione pubblico-privato. Azioni di
riqualificazione urbanistica, di recupero architettonico ed ambientale, di
valorizzazione di strutture culturali, di riscoperta di attività teatrali,
musicali e artistiche hanno assunto, nell’ultimo decennio, un rilievo
crescente.
Per far crescere i flussi turistici è necessario elaborare una strategia mirata
a migliorare la competitività puntando su prodotti maggiormente in linea
con le richieste di mercato. Le richieste per un’offerta più dinamica e
ritagliata su esigenze particolari si fanno strada.
L’evoluzione delle nuove tecnologie e la diffusione dell’utilizzo di Internet
stanno modificando i comportamenti d’acquisto dei turisti. Ogni
destinazione turistica nel proporre la sua offerta deve tener conto di questi
cambiamenti se non vuole incorrere nel rischio di rimanere fuori mercato.
In parallelo si deve diffondere una cultura dell’ospitalità basata sulla
professionalità degli operatori turistici e in generale di tutti coloro che
forniscono servizi per i turisti. In questa ottica il turismo culturale
dovrebbe vedere più coinvolti i residenti. La difesa e la valorizzazione del
10
patrimonio culturale e ambientale non possono infatti derivare se non da
una sua conoscenza sempre più diffusa, soprattutto fra coloro che, vivendo
immersi in una determinata realtà storico-artistica, sono in prima battuta
responsabili dei beni ereditati dalle passate generazioni.
Oggi viviamo l’epoca del turismo globale, nella quale non ci sono nuovi
luoghi da scoprire, le imprese del settore hanno ormai raggiunto tutti i paesi
e il turismo è diventato di tutti e in tutti i luoghi. Non sono più le mete a
fare la differenza, ma le esperienze che si possono vivere, il rapporto che
viene a crearsi tra individuo e luogo.
Il “prodotto turistico Italia” si è ormai definitivamente staccato
dall’immagine stereotipata del classico circuito Venezia-Firenze-Roma.
Oggi la domanda turistica è decisamente più matura, sempre più
segmentata e alla ricerca di “nuove destinazioni nella destinazione”, nuovi
punti di interesse per ogni tipologia di turismo. Per questo bisogna saper
rispondere con segmenti di prodotti mirati e attinenti al posizionamento
della “marca Italia”, sempre comunque caratterizzati da un elevato rapporto
prezzo/qualità.
Alla luce di queste considerazioni abbiamo indagato le variabili insite nel
fenomeno turistico-culturale richiamandone alcuni aspetti centrali,
focalizzati sulle dottrine economiche e sui comportamenti in tema di
consumi e di domanda turistica. L’esame teorico svolto rappresenta
l’essenziale substrato su cui muoversi per meglio comprendere ed
analizzare la realtà attuale del fenomeno.
Servendosi anche dell’esempio paradigmatico del Circuito Città d’Arte
della Pianura Padana si è voluto dimostrare come sia possibile oggi in Italia
strutturare un nuovo sistema d’offerta che rispetti e valorizzi l’identità
locale e, contemporaneamente, generi ricadute economiche positive sul
territorio.
11
Si è ritenuto opportuno iniziare la dissertazione con una panoramica sul
concetto di turismo, richiamandone la tassonomia essenziale secondo le
interpretazioni di diversi autori per approdare alle indicazioni ufficiali
fornite dal WTO e dal UNSTAT.
E’ stato quindi analizzato il sistema turistico illustrando i modelli di
McIntosh e Goeldner, di Mill e Morrison ed in particolare di Leiper.
Dopo aver sinteticamente indagato la condizioni attuale del turismo in
Italia e le tendenze del comparto sono state definite le caratteristiche
peculiari del turismo culturale. Abbiamo poi voluto descrivere come si è
evoluto il turismo e come da esso sono nate le diverse tipologie di turismi,
tra i quali si è distinto quello rivolto alla cultura e ai centri urbani di
interesse artistico.
Nel secondo capitolo, dopo alcune premesse sulle motivazioni e sul
comportamento d’acquisto del turista, sono stati analizzati i turisti
culturali, esponendo alcune delle più recenti classificazioni, tra le quali, in
particolare, quella proposta da McKercher. Egli analizza i turisti secondo
un modello bidimensionale, che prende in considerazione il livello di
esperienza cercato dall’individuo e l’importanza della motivazione
culturale nella scelta di visitare una determinata destinazione. Dopo aver
descritto le tipologie di fruizione del turismo culturale e le caratteristiche
salienti di chi ne è protagonista, il capitolo si chiude con una analisi della
domanda internazionale in Italia relativa a questo settore.
Successivamente, nel terzo capitolo, viene indagata la condizione di questo
segmento nelle città d’arte italiane. All’interno della macrocategoria
“turismo culturale” si è privilegiato lo studio dei flussi turistici rivolti a
quelle che vengono definite città d’arte, distinguendo tra grandi città d’arte
e centri d’arte minori. Negli ultimi anni, infatti, oltre a quelle principali,
cominciano ad avere una particolare importanza anche le città d’arte
12
“minori”, ovvero mete non ancora sfruttate, meno note e che si collocano al
di fuori del turismo di massa, dove il turismo non ha raggiunto il punto di
squilibrare la struttura e la vita del luogo, ma vi si intreccia.
Viene in seguito esposto il ciclo di vita della località turistica, secondo la
teoria presentata da Butler. Si è ritenuto opportuno inserire in questo
contesto le problematiche relative alla sostenibilità dello sviluppo turistico
evidenziando le linee di condotta suggerite agli amministratori e agli
operatori affinchè nelle loro azioni tengano conto del rispetto verso il
patrimonio culturale e verso l’ambiente in cui esso è inserito. In caso
contrario il fenomeno turistico può influire negativamente sulla qualità
della vita dei residenti nel medio-lungo periodo. Da ciò scaturisce la
necessità di intenti programmatici che coinvolgano tutta la comunità nella
fase di progettazione e nella consapevolezza di essere una località turistica.
Si sono infine illustrate delle metodologie di gestione dei centri d’arte,
confrontando modelli di sviluppo e analizzando i trade-off insiti nel
processo decisionale di governo delle città.
Il quarto capitolo è incentrato sull’analisi microeconomica della domanda e
della offerta di turismo culturale. Ci si è proposti dapprima di individuare i
caratteri essenziali dei beni culturali, mettendone in luce la loro
caratteristica di semioforicità e l’esistenza di una specifica categoria di
beni, quella dei club goods. La rilevanza di tale indagine non è solamente
di tipo didascalico, bensì risulta centrale per meglio comprendere le
problematiche che interessano la gestione dei beni culturali e il relativo
inserimento nel sistema di offerta.
A partire da questo bagaglio di conoscenze, riferite ai beni culturali e alle
loro peculiarità, sono state esaminate le caratteristiche del prodotto
turistico-culturale e le dinamiche economiche ad esso collegate, che si
identificano principalmente nelle due variabili fondamentali della domanda
13
e della offerta. La domanda, incentrata sulla figura del consumatore, nasce
dall’analisi delle capacità decisionali del soggetto, fondate sulle sue
disponibilità economiche legate al reddito. La possibilità di consumare uno
o più beni può però essere influenzata da preferenze individuali, da
tendenze di moda, da specificità culturali e istituzionali, nonché da
condizioni che vincolano il mercato e il potenziale prezzo. Uno degli
elementi che, a nostro avviso, rende problematico lo studio della domanda
risiede nella grande incidenza di alcuni comportamenti dei soggetti, che
originano effetti distorsivi destabilizzanti e talvolta imprevedibili. La
capacità di attirare turisti, quindi, dipende non solo dalle caratteristiche
oggettive del luogo, quali la capacità ricettiva, la disponibilità di servizi
aggiuntivi o la concentrazione di siti di riconosciuto interesse, ma è anche
funzione di “pressioni” psicologiche legate, per esempio, al prestigio della
località o alla presenza di clientela famosa. L’ostentazione, in tal caso,
diventa più importante dell’effettiva soddisfazione procurata dal soggiorno
stesso.
Anche il turismo culturale può essere sottoposto a questo tipo di
alterazioni. Le città d’arte, infatti, sono le mete turistiche più soggette al
rischio di congestione; la causa è da attribuirsi al consistente effetto
dimostrazione e alla tendenza degli operatori a spingere la domanda oltre il
limite ricettivo, consapevoli dell’inelasticità di quest’ultima rispetto ad
aumenti di prezzo o alla diminuzione della qualità della visita. Si verificano
così fenomeni di overbooking o incrementi indiscriminati dei costi dei
servizi basilari, come la ricettività alberghiera o di ristorazione, che
possono favorire l’esistenza di forti aporie.
D’altra parte l’offerta soffre della perenne dicotomia tra le attese dei turisti
e le esigenze di chi vive nei luoghi interessati da mobilità di tipo culturale e
vancanziero.
14
Gli interessi economici di chi opera nel settore possono sovente contrastare
con la necessità di salvaguardare la salubrità della vita nelle aree
considerate. Gli impatti economici negativi provocati dal turismo sono,
dunque, diversi, a cominciare dalle numerose esternalità sull’ambiente e
sulle risorse locali. La difficoltà di tradurre tali effetti non di mercato in
valori monetari induce nella facile tentazione di non annoverare le
esternalità tra i costi dell’attività turistica. Per contrastare simile tendenza,
vengono elaborati due indici, la «capacità di carico» e «la capacità di
accoglienza», atti a definire i limiti entro i quali vengono mantenute
accettabili la qualità sia della visita sia della vita, scongiurando, almeno
teoricamente, scenari di congestione.
Indubbiamente all’interno del sistema economico il turismo è anche fonte
di esternalità positive che si identificano nel già ricordato incremento del
PIL e nell’aumento di risorse monetarie disponibili che contribuiscono a
migliorare l’immagine e l’appeal del Paese. E’ pertanto indispensabile
procedere, anche sul piano istituzionale, al reale coordinamento delle
politiche e degli interventi nel campo del turismo e della cultura.
Sulla base di tali rilevazioni e prendendo atto della recente attenzione nei
confronti di beni culturali e di turismo, espressa a livello giuridico e
politico con le recenti disposizioni in materia, si delinea un quadro
favorevole in cui l’impegno delle autorità possa continuare nel percorso
tracciato, volto a disegnare un tessuto normativo consono allo sviluppo
economico del Paese.
Di conseguenza il capitolo si chiude con una sintetica illustrazione delle
politiche governative e regionali in materia di turismo e beni culturali. La
recente normativa ha dato adito a diverse controversie, infatti dopo la
modifica del titolo V della Costituzione, che ha ribadito la competenza
esclusiva delle Regioni sul turismo e la potestà degli enti locali
15
nell’organizzazione dei servizi pubblici del territorio, e la nuova Legge
Quadro sul turismo (legge n. 135/2001) che ha definito i “Sistemi Turistici
Locali”, si è aperto un acceso dibattito fra Stato e Regioni sulle competenze
e i meccanismi di attuazione delle norme. In realtà queste dispute rischiano
di rallentare il processo di riorganizzazione dei sistemi territoriali per
sfruttare nel modo migliore i fattori produttivi e gli “attrattori” più
importanti.
Il quinto capitolo si focalizza sulla strategia di sviluppo turistico di una
destinazione.
La nozione di marketing territoriale è particolarmente rilevante per l’analisi
della pratica turistica in quanto l’intrinseca sistemicità del prodotto turistico
rende particolarmente importante la progettazione e la concertazione del
rapporto fra i differenti attori che operano sul territorio.
La “gestione della destinazione” nasce dalla constatazione che la ricchezza
del patrimonio artistico e paesaggistico di una località non è più sufficiente
per trasformarne il territorio in prodotto turistico. Se negli anni Ottanta e
Novanta era sufficiente la presenza di una bella cattedrale, di un paesaggio
attraente o di una spiaggia tranquilla perché una qualsiasi località
diventasse meta turistica, oggi non è più così. Come si è già avuto modo di
evidenziare il cliente turista è diventato più esigente e la concorrenza fra
destinazioni, città e regioni è aumentata, non solo a livello nazionale, ma
anche sul piano internazionale.
Oggi è necessario considerare i luoghi come sistemi integrati (o Sistemi
Locali di Offerta Turistica), che mettono insieme le risorse e le attrattive e
nei quali giocano un ruolo fondamentale anche le aziende che forniscono
servizi diretti al turista.
E’ in questo ambito che nasce il nuovo concetto di “destination
management”. Secondo i dettami di questa nuova disciplina è necessario
16
re-inventare costantemente la destinazione, presentare in modo sempre
diverso le attrattive e indirizzare i diversi attori che sono coinvolti a
ragionare come il mercato ragiona. Sensibilizzazione,
commercializzazione, gestione e prodotti sono i nuovi termini che i
destination manager devono apprendere e comprendere per fare
costantemente di una destinazione turistica un prodotto vivo, appetibile e
facilmente fruibile.
Per permettere lo sviluppo turistico del territorio il marketing non può che
essere un ”marketing integrato”, in cui le azioni di macro e micro
marketing vanno nella stessa direzione: questo per gli operatori pubblici
vuol dire conoscere le tecniche del marketing management a livello di
marketing del territorio (macro) e per gli operatori privati a livello di
marketing turistico d’impresa (micro). Per operare in questo senso bisogna
attenersi alle regole basilari del management, che passano attraverso la fase
di analisi (della domanda e dell’offerta, per segmenti), di determinazione
degli obiettivi, di pianificazione delle strategie per raggiungerli e della
realizzazione e controllo delle azioni pianificate. E’ inoltre altrettanto
essenziale che operatori pubblici e privati operino coordinatamente nel
pieno rispetto della sostenibilità ambientale.
E’ sembrato opportuno, in conclusione, soffermarsi sui Sistemi Turistici
Locali che rappresentano la nuova modalità di promozione “dal basso” del
nostro turismo.
Se organizzare economicamente i beni culturali è la chiave per garantire
competitività al Sistema Paese, su tale linea riteniamo sia indispensabile
dare piena attuazione alla Legge Quadro sul turismo che prevede la
creazione dei “Sistemi Turistici Locali”, quali strumento di individuazione,
realizzazione e promozione del “prodotto turistico locale” e cioè di
un’entità composita capace di esprimere l’identità culturale di aree
17
geografiche delimitate. E’ indubbio il valore che i STL hanno nel
promuovere o rivalorizzare una località turistica. L’allestimento di forme
complete di offerta con la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti (tour
operator, imprese alberghiere e della ristorazione, agenzie di viaggio,
vettori di trasporto, imprese di “attraction”) contribuisce a creare un
servizio migliore con un giusto rapporto prezzo-qualità in modo da
facilitare il successo di mercato della località interessata.
I beni originali, unici, irripetibili e promossi nel loro insieme realizzano
quella che può definirsi la “localizzazione organizzata come sfida alla
globalizzazione”, e cioè il modo più moderno e corretto di contrastare la
sempre più agguerrita competizione economica internazionale, attraverso la
capacità di organizzare il territorio partendo dalla sua naturale vocazione.
Coerentemente il capitolo si chiude con alcune proposte volte ad elaborare
una strategia per consentire all’Italia di consolidare una posizione di
leadership settoriale.
Il sesto ed ultimo capitolo è dedicato allo studio del caso che si è voluto
privilegiare: il Circuito Città d’Arte della Pianura Padana. Si tratta di un
network di dodici Comuni distribuiti trasversalmente tra quattro Regioni
del Nord Italia. Di questa realtà vengono descritte la storia, l’assetto
attuale, le attività e le linee programmatiche future.
L’esperienza del Circuito testimonia come le sinergie che scaturiscono
dalla conformazione in rete di centri minori possano migliorare l’efficienza
e l’efficacia nella promozione delle rispettive offerte turistiche.
Le conclusioni alle quali deve giungere una riflessione sul turismo culturale
come risorsa devono portare dunque a non sottovalutare alcun elemento del
nostro territorio. Il turismo culturale può diventare uno strumento di
marketing territoriale tanto più efficace quanto più compiutamente e
armonicamente valorizza gli attrattori, anche apparentemente minori, di un
18
luogo. Oggi, nel mondo globalizzato e mediatizzato, un elevato numero di
attrattori minori si rivela maggiormente convincente rispetto a un singolo
“grande attrattore”, quale può essere una cattedrale, un monumento, una
spiaggia, i quali, privi del tessuto e dell’integrazione con la comunità locale
finiscono per lasciare insoddisfatta la varietà di desideri che si vuole
soddisfare durante un soggiorno turistico. La sussistenza di una comunità
locale portatrice di una propria cultura, di un artigianato tipico, di una
gastronomia altrettanto specifica e inconfondibile, così come un insieme di
presidi culturali e una rete di servizi alla persona permeati da una tradizione
di sensibilità e ospitalità risultano ingredienti sempre più ricercati.
Le indicazioni che scaturiscono da queste premesse possono essere così
sintetizzate:
- scoprire e promuovere le vocazioni e le specificità di un territorio
significa trasformarlo in destinazione turistica;
- immaginare e intessere reti, network e altri strumenti di integrazione
delle filiere porta ad aggiungere valore alle imprese migliorando il
loro posizionamento di mercato;
- mettere in condivisione i punti di forza di un territorio da parte delle
imprese che vi operano, valorizzando i punti di forza comuni, significa
sospingere la competizione commerciale non più tra loro ma
ingaggiando una sfida con i veri concorrenti che, oggi al contrario di
ieri, possono trovarsi a migliaia di chilometri di distanza.
In conclusione, quindi, una seria politica di sviluppo turistico culturale
rappresenta per il nostro Paese l’elemento principale di valore aggiunto che
può fare la differenza in un mercato sempre più condizionato dalle logiche
della globalizzazione, proprio perché, mentre la maggior parte dei soggetti
è impegnata a vincere la sfida producendo il prodotto migliore al prezzo
più basso, la gara della competitività vede coronare con il successo chi
19
riesce a produrre il prodotto originale e irripetibile, esattamente ciò che
costituisce la peculiarità del Sistema Italia.