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Capitolo 1
L’Era della navigazione transoceanica
1.1 Lo sviluppo europeo
L’inizio della storia delle navi passeggeri si può far risalire al 1620 quando il veliero Mayflower
dei Padri Pellegrini partì dalla Gran Bretagna, attraversò l’Oceano Atlantico ed arrivò in Nord
America. Da quella data agli inizi dell’’800, quando nacquero i primi servizi di linea per la posta,
attraversarono l’Atlantico più di due milioni di passeggeri.
Il XIX secolo fu caratterizzato dall’avvento della macchina a vapore che venne applicata, per
quanto riguarda la navigazione, inizialmente solo a quella fluviale; la prima traversata transoceanica
risale al 1819, quando il Savannah impiegò 27 giorni per attraversare l’Atlantico, adottando però il
vapore complessivamente per soli 3 giorni come sistema ausiliario alla vela. Nel corso del secolo l’uso
del vapore come sistema di propulsione cominciò lentamente ad affermarsi, anche se con qualche
difficoltà. In Italia, per esempio, il passaggio al vapore non venne visto di buon occhio sia perchè nei
diffusissimi cantieri la costruzione dei velieri in legno era affermata, sia perchè la nuova produzione
era più costosa, in quanto il ferro aveva un costo elevato. Vi furono inoltre altri problemi: se da una
parte le prime imbarcazioni necessitavano di minor equipaggio e permettevano una più alta velocità
rispetto alla vela, dall’altra le macchine ed il combustibile portavano via spazio, appesantivano la nave
e creavano una necessità non presente prima, cioè quella di stazioni di rifornimento di carburante, le
quali furono impiantate su scala internazionale, su iniziativa britannica, solo nella seconda metà
dell’Ottocento.
La concorrenza del vapore stimolò la crescita tecnologica dei velieri che divennero più
maneggevoli, efficienti e veloci; vennero inoltre messi sul mercato nuovi tipi di velieri, come per
esempio i clipper ad elica di Giovan Battista Lavarello, dotati anche di macchina a vapore. La vela
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ebbe il suo periodo di maggior efficienza fra il 1850 ed il 1880; già nel 1869 venne però sorpassata dal
vapore, e ciò fu dovuto all’apertura del canale di Suez, ove la mancanza di venti rese difficile se non
impossibile il transito ai velieri. Importante fu anche l’introduzione della macchina alternativa a
duplice espansione, seguita dalle versioni a triplice ed a quadruplice espansione, che permisero la
riduzione dei consumi e, di conseguenza, dello spazio a bordo necessario per il combustibile e
l’aumento dell’autonomia della nave.
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L’utilizzo del vapore permise una maggior regolarità ed affidabilità dei servizi, la riduzione
dei costi e dei tempi di trasporti: se infatti ad inizio XIX per attraversare l’Atlantico i velieri
impiegavano quaranta giorni, dopo un secolo il tempo di percorrenza si era ridotto a sette giorni.
Un contributo allo sviluppo dei piroscafi a vapore venne dall’ingegnere navale e armatore
inglese Isambard Kingdom Brunel
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, che apportò variazioni ai suoi vapori come la sostituzione del
legno col ferro, che garantì un miglior rapporto peso/dislocamento a pieno carico
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, vantaggio che
verrà poi accentuato, nell’ultimo ventennio del XIX secolo, dall’uso dell’acciaio al posto del ferro;
inoltre, introdusse l’elica sottomarina su navi dotate anche di ruote laterali e di vele.
Un altro nome importante è quello del canadese Samuel Cunard, il primo ad attraversare
l’Atlantico nel 1833 con la sola propulsione del vapore; fu uno dei suoi piroscafi, il Britannia, a dare
inizio all’avventura del Nastro Azzurro, il premio virtuale che venne assegnato per oltre un secolo alla
nave passeggeri che compiva la più veloce attraversata dell’Atlantico
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. Cunard fondò l’omonima
compagnia britannica, che fu a lungo sostenuta dal governo londinese interessato al trasporto della
posta, core business originario della compagnia; nel corso del tempo la Cunard ha allargato la sua
attività al trasporto degli emigranti dall’Europa al nuovo mondo. Il fenomeno dell’emigrazione ebbe
inizio intorno agli anni Settanta dell’Ottocento ed incentivò l’uso dei transatlantici fino al XX secolo.
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Stefano Maggi, Storia dei trasporti in Italia, il Mulino, Bologna 2009, pag 145. Si veda anche Ugo
Marchese, Economia dei trasporti marittimi: argomenti e problemi, vol I, Bozzi editore, Genova, 2001, pag
71.
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Brunel viene considerato da alcuni come “l’inventore degli ocean-liner”.
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Il dislocamento a pieno carico indica il peso della nave armata e carica.
4
Vincenzo Zaccagnino, Palazzi sul mare Dalla linea alla crociera: L’affascinante storia delle grandi navi
passeggere, De Agostini Periodici, Milano 2005, pag 15 e sgg; su tale argomento si veda il capitolo
dedicato alla costruzione delle navi.
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Oggi la Cunard è attiva nel mercato crocieristico ed è l’unica ad effettuare un servizio di linea da
Southampton (Inghilterra) a New York (USA).
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Molto presto il mercato si aprì alla concorrenza di altre compagnie, alcune delle quali ancora
oggi sono attive nel settore crocieristico. Nel 1837 venne fondata la Peninsular Steam Navigation
Company per il trasporto della posta, inizialmente da Londra alla Penisola Iberica in base ad un
contratto stipulato col governo britannico, che venne esteso quattro anni dopo anche al trasporto in
Oriente; fu questo il fattore che indusse i fondatori a cambiare l’originale nome nell’attuale Peninsular
and Oriental Steam Navigation Company (P&O). Nel 1904 la compagnia iniziò l’attività crocieristica
con una nave da 5000 tonnellate che poté ospitare a bordo 180 persone per un viaggio di sola prima
classe.
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Nel 1873 anche la Holland America Line iniziò l’attività di trasporto merci e passeggeri; le
linee furono principalmente dedicate al trasporto degli emigranti, che fino 1920 furono circa 850.000,
facendo della compagnia il maggior vettore. Già nel 1895 la compagnia offrì la prima vacanza in
crociera nel Mar del Nord, ma l’attività venne ripresa solo nel 1910.
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Un’altra compagnia degna di
nota è la White Star Line, nata nel 1845 per il trasporto merci e che verso fine secolo mise in esercizio
piroscafi per il trasporto passeggeri; la compagnia è divenuta famosa perché proprietaria del
famigerato Titanic.
Nell’ultimo ventennio del XIX secolo nacquero i primi “palazzi naviganti” e negli anni che
precedettero lo scoppio del primo conflitto mondiale vi fu un susseguirsi d’innovazioni tecnologiche
come l’introduzione della turbina
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che permise la riduzione del rapporto peso/potenza e dei costi di
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http://www.norwayheritage.com/p_shiplist.asp?so=yard&co=cunar.
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http://www.pocruises.com/Cruise-Experience/Heritage/; si veda anche
http://www.pocruises.com.au/aboutus/pages/historyofpocruises.aspx.
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Per i particolari sulla storia della compagnia si veda
http://www.hollandamerica.com/about-best-cruise-lines/Main.action.
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Il funzionamento delle macchine precedentemente usate generava due tipi di moto, uno rotativo e
l’altro alternativo; quest’ultimo era causa vibrazioni poco piacevoli che furono eliminate con
l’introduzione della turbina al posto delle macchine; il funzionamento della turbina generava soltanto
un moto rotativo.
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manutenzione, l’utilizzo del diesel
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e della nafta al posto del carbone. Ci fu un’evoluzione anche per
quanto riguarda il design interno della nave: dallo stile marino dei piroscafi si passò, verso fine secolo,
al cosiddetto barocco-marino grazie all’apporto degli architetti tedeschi Poppe e Ballin; fu
quest’ultimo ad introdurre sui liner molti comfort come il riscaldamento, la piscina al chiuso (poiché
le navi della Hamburg-America Line percorrevano rotte fredde nel Nord Atlantico), la palestra, ecc. Le
navi inoltre assunsero dimensioni sempre più grosse: quelle componenti la flotta della Cunard, ad
esempio, partirono da una stazza lorda di 8000 tonnellate nel 1884, fino ad arrivare, fra il 1913 ed il
1914, alle oltre 45000 tonnellate dell’Aquitania, che poteva ospitare a bordo 4202 persone, delle quali
618 in prima classe, 614 in seconda, 1998 in terza e 972 di equipaggio. Questa crescita imponente fu
stimolata dalla concorrenza sulle rotte nel Nord Atlantico della White Star Line e della compagnia
tedesca North German Lloyd di Brema, la quale nel 1913 mise in mare una nave di oltre 52000
tonnellate di stazza lorda con una capienza di 3700 passeggeri. Prima della Grande Guerra furono
presenti sui mari anche navi a vapore di compagnie francesi, olandesi, svedesi, danesi, norvegesi e
giapponesi.
Nel primo dopoguerra iniziò la prima fase dell’ ”epoca d’oro” dei transatlantici come effetto
della ripresa del flusso migratorio verso il Nord America, interrottosi a causa del conflitto; una
seconda fase si aprì nel 1929 quando la nuova destinazione del flusso divenne il Sud America, in
conseguenza dell’emanazione di norme restrittive sull’immigrazione da parte degli Stati Uniti.
Nel periodo d’oro furono in attività sette dei più grandi transatlantici allora in circolazione,
cioè il Queen Mary della Cunard di 80000 tonnellate di stazza lorda; il Bremen e l’Europa,
rispettivamente di 51600 e 49700 tonnellate, entrambi della North German Lloyd di Brema;
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il Rex di
51062 tonnellate ed il Conte Savoia di 48500 della Società Italia, Ile de France di 44500 tonnellate ed il
Normandie di 79000 tonnellate della Compagnie Générale Transatlantique; le unità minori furono
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Fra i primi transatlantici che adottarono questo tipo di propulsione compaiono i nomi del Saturnia e
del Vulcania dell’italiana Cosulich. Maurizio Eliseo, Paolo Piccione, Transatlantici, Tormena, Genova,
2001, pag 265.
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Questi transatlantici tedeschi furono allestiti secondo un design di tipo minimalista; i primi tre liner
citati, insieme all’Aquitania, si contesero il premio del Nastro Azzurro.
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numerose ma non meno importanti per lo sviluppo tecnico
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. Il periodo viene ricordato per il
proibizionismo allora in vigore ed una nota di curiosità riporta che anche sulle navi americane fu
proibito l’uso di alcool. Fra gli ocean-liner italiani varati in questo periodo vi fu il Duilio della
Navigazione Generale Italiana di 24000 tonnellate, primo vero palazzo viaggiante Made in Italy,
ospitante 280 passeggeri in prima classe, 670 in seconda, 600 in terza e 480 membri di equipaggio,
costruito a Genova Sestri Ponente dai Cantieri Ansaldo e con viaggio inaugurale Genova-New York.
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Durante il secondo conflitto mondiale molti transatlantici vennero sequestrati per esser adibiti
ad usi militari come navi ospedale o per il trasporto truppe. Alla fine della guerra la maggior parte dei
gioielli della marineria europea ed americana era in fondo al mare: il resoconto delle navi perse è più
lungo di quello delle sopravvissute. Fanno eccezione i transatlantici della Cunard, che contava ancora
nella propria flotta tre supernavi: i già citati Queen Mary ed Aquitania ed il Queen Elizabeth di 83000
tonnellate, a cui facevano concorrenza i pochi giganti rimasti della marineria francese ed italiana.
L’ultima stagione degli ocean-liner cominciò negli anni Cinquanta; il declino si avvertì da
metà decennio fino alla soglia degli anni Settanta. In quei vent’anni, infatti, il traffico transoceanico
riprese inizialmente a ritmo sostenuto, per poi calare sempre più fino alla fine del periodo. Cambiò
inoltre la sua conformazione: diminuì di fatti in flusso degli emigranti ed aumentò il traffico di classe
ed il turismo. Una delle ragioni fu la concorrenza dell’aereo, di cui durante la guerra venne fatto
ampio uso; inizialmente non riscosse molto successo per il trasporto passeggeri perchè le classi agiate
lo ritennero poco sicuro e confortevole, mentre gli emigranti non si potevano permettere il prezzo del
biglietto. Il numero di passeggeri aerei però crebbe rapidamente grazie all’introduzione di tariffe più
economiche, l’impiego di veicoli sempre più capienti e dei jet che permisero di ridurre i tempi di
viaggio: nel biennio 1957-1958 si passò da 24.269 a 48.932 passeggeri fra Europa ed Usa; nell’ultimo
anno la “B.O.A.C.” introdusse sulla rotta del Nord Atlantico il primo aereo a reazione
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A bordo di questi transatlantici le attività con quali passare la giornata furono le più svariate, dal
giro della nave al golf, dalla lettura di un libro della biblioteca alla nuotata in piscina. L’ultimo
transatlantico dell’elenco viene ricordato come una splendente reggia degli oceani, di un raffinato stile
di vita francese, migliore di quello tedesco, ed il primo ad esser dotato di un teatro di bordo.
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Questa unità andò a far concorrenza, in quanto a lusso e qualità, a quelli americani, inglesi e francesi.
Sullo stile di vita a bordo dei transtlantici e sul loro design si veda Vincenzo Zaccagnino, 2005, pag. 45
e sgg.
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transcontinentale; dopo poche settimane l’americana Pan American Airways introdusse sullo stesso
collegamento i Boeing 707; nel 1965-1966 oltre 4 milioni di passeggeri sorvolano l’oceano. A metà degli
anni Sessanta gli aerei decretarono la fine della navigazione transoceanica, quando anche le navi
italiane, che mantennero un discreto successo fino ad allora su rotte lunghe ed assolate come quella
sudamericana ed australiana vennero tolte dall’esercizio.
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1.2 Vicende economiche ed armatoriali in Italia
Il primo vapore italiano fu fatto costruire per conto della società “Andriel & C.” – costituita
con capitali francesi e napoletani – nei cantieri di Castellamare di Stabbia e risale il 1818: il Ferdinando I,
di 255 tonnellate di stazza lorda, partì da Napoli ed impiegò 60 ore per percorrere 360 miglia, escluse
le fermate, risalendo la penisola fino ad arrivare a Marsiglia.
Tra i pionieri della navigazione a vapore ci fu Raffaele Rubattino, armatore genovese
fondatore dell’omonima compagnia di navigazione nel 1840, che qualche anno dopo si trovò in
possesso di quattro navi percorrenti le tratte Genova-Marsiglia in 28 ore e la Genova-Napoli in 36 ore.
L’altra compagnia che viene ricordata fra le pioniere è quella di Vincenzo ed Ignazio Florio, i quali
trasformarono i propri velieri in piroscafi a vapore beneficiando di concessioni governative per il
trasporto tra la Sicilia e le isole minori. Nel 1853 venne affidato alla compagnia di Rubattino il
trasporto della posta da Genova alla Sardegna, prolungato l’anno seguente fino a Tunisi; nello stesso
anno il governo piemontese stipulò una convenzione con la Transatlantica, una compagnia promossa
dallo stesso Rubattino, per i servizi con le Americhe, assicurando un sussidio per ogni viaggio
compiuto da Genova a Rio de Janeiro. In questi anni precedenti all’Unità d’Italia – che avvenne su
navi di proprietà dell’armatore genovese - la marina cominciò a distinguersi fra libera e sovvenzionata
e da allora il suo sviluppo sarà sempre più legato a questo strumento: nei primi anni dell’Unità lo
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M. Eliseo, P. Piccione, 2001, pag 254.