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Introduzione
Prima di partire nella mia trattazione vorrei dare una giustificazione alla scelta
dell’argomento per la mia prova finale, conclusiva della laurea triennale in Scienze
dell’educazione.
Nella nostra Università degli studi di Bergamo, all’ultimo anno della laurea triennale
è obbligatorio lo svolgimento di un tirocinio, che possa avvicinare la teoria fino
allora studiata, alla pratica di un vero e proprio lavoro che, dopo gli studi, si dovrà
intraprendere.
Tutto cominciò, quindi, a settembre del 2013, quando ci fu la presentazione del
progetto di tirocinio, nei termini delle sue modalità di svolgimento, tempistiche, ecc.
In particolare, dall’anno scorso, vennero attivati dei tirocini definiti d’Eccellenza
grazie alla loro portata di progetti di ricerca.
Tra tutti i Tirocini d’Eccellenza descritti quel giorno, balzò alle orecchie un progetto
presso la Little Eden Society, in Sudafrica.
Inizialmente l’interesse fu volto alla volontà di visitare un paese lontano, ai confini
del mondo, così, forse un po’ anche prendendola alla leggera, inviai la domanda di
richiesta per l’ammissione a questo tirocinio: fui scelta e, soltanto in quel momento,
iniziai a realizzare il tutto, crescendo in me la volontà di conoscere una nuova realtà.
Quella realtà era Little Eden Society for the Care of Person with Mental Handicap,
«un’organizzazione no-profit registrata e autorizzata dal Ministero della Sanità su-
dafricano, per persone con disabilità intellettive gravi che ha come missione
principale “la cura, lo sviluppo e l’incremento della qualità della vita, con amore e
comprensione da parte di uno staff dedicato, di persone con disabilità intellettiva di
tutte le razze e confessioni religiose, provvedendo loro con la fiducia nella
Provvidenza Divina e in cooperazione con i genitori, la comunità e lo Stato i
necessari servizi di assistenza infermieristica, di terapia e di stimolazione nella più
efficiente e conveniente maniera possibile”»
1
.
Il mese passato in Sudafrica a Little Eden mi ha insegnato tanto, soprattutto di quanto
non ci si renda conto oggigiorno della fortuna che si possiede, continuando
ininterrottamente a lamentarci di tutto, senza averne un reale motivo.
1
M. Giraldo, F. Magni, Dalle ferite all’abbraccio. L’esperienza di Little Eden in Sudafrica,
Litostampa Istituto Grafico, Bergamo 2014, p. 21.
6
La realtà di Little Eden, quindi, mi ha spinto a interessarmi di più al concetto della
disabilità in Sudafrica ed al loro modo di concepire l’educazione nel senso più
generale del termine.
Questa prova finale, dunque, è la testimonianza di quanto certe volte le occasioni
bisogna prendere al volo, prima di lasciarsele scappare.. per sempre!
“La Costituzione del Sudafrica richiede che l’educazione venga trasformata e
democratizzata in conformità ai valori della dignità umana, dell’egualità, dei diritti
umani e della libertà, dell’anti-razzismo e dell’anti-sessismo. Essa deve garantire
l’accesso all’istruzione di base per tutti attraverso il provvedere che tutti abbiano il
diritto ad essa, includendo l’istruzione di base per adulti”
2
.
Con quest’affermazione della neonata Costituzione della Repubblica Sudafricana si
delinea fin da subito il suo scopo principale: ricostruire il paese sudafricano, da
tempo divorato dal sistema d’oppressione e segregazione razziale dell’apartheid
3
, a
partire dalle sue fondamenta.
2
Education in South Africa: Achievements since 1994, Department of Education, maggio 2001, p. 8.
3
Dopo la guerra anglo-boera (1898-1902) con il South African Act del 31 maggio 1910 nacque
l'Unione Sudafricana che, in un Paese di 6 milioni di abitanti (di cui un quinto bianchi), escluse la
presenza di rappresentanti non bianchi nel Parlamento e istituì come lingue ufficiali l'inglese e
l'afrikaans. Il sistema dell’apartheid è nato e si è sviluppato in questo clima di discriminazione e
differenziazione degli individui a tutti i livelli della vita. Tra le principali leggi razziali si ricordano il
Black Land Act (1913) che impediva l'acquisto ai neri di terre fuori da certe aree, il Native Labour
Regulation Act (1911), la Colour Bar (1911), il Natives Urban Areas Act (1923), il Prohibition of
Mixed Marriages Act (1949), il Population Registration Act (1950), Immorality Act (1950), il Group
Areas Act (1950), il Suppression of Communism Act (1950), il Separate Amenities Act (1953), il Bantu
Education Act (1953), il Public Safety Act (1953), il Terrorism Act (1967). Inoltre, il diritto di voto
della popolazione nera venne definitivamente abolito nel 1936. Con le elezioni del maggio 1948 e la
vittoria del National Party guidato da D. F. Malan alleato con l'Afrikaner Party di N. C. Havenga,
ebbe inizio la vera e propria politica discriminatoria dell’apartheid con cui questi due partiti
esercitarono un controllo totale sulla vita di tutte le persone non bianche in Sudafrica. Accanto ad essi,
però, si sviluppò anche un movimento di opposizione: in Parlamento (attraverso il South African
Native Congress, l'Indian Congress ed il Communist Party of South Africa) e nella società civile con
la nascita di alcuni movimenti di protesta, che vennero più volte repressi dal governo. Nel 1960 arrivò
la prima condanna per il Sudafrica da parte delle Nazioni Unite. Con i poteri conferiti dalle leggi
precedentemente emanate, il governo dichiarò illegali il Panafricanist Congress ed il Partito
Comunista che continuarono comunque a lavorare in clandestinità per una politica anti-apartheid sotto
la direzione di Nelson Mandela che dal 1944 era entrato a far parte della Lega Giovanile dell'ANC di
cui era anche Presidente. Mandela fu arrestato nel 1962 per alto tradimento e sabotaggio. Nel 1964 fu
quindi condannato all'ergastolo nella prigione di Robben Island. Gli anni ‘70 furono scanditi da un
forte movimento studentesco, il Black Consciousness, partito da Soweto nel 1976 in particolare contro
l’introduzione dell’afrikaans a lingua ufficiale nelle scuole: il governo riuscì a reprimere anche questa
insurrezione ma non riuscì a riprendere in mano completamente il controllo del Paese. Nel 1978 salì al
potere Pieter Willem Botha, in un periodo di profonda confusione generale: da un lato la politica di
segregazione continuava, dall’altro si assisteva a continue e sempre più intense insurrezioni. Si decise
così per l'introduzione di una nuova Costituzione nel novembre del 1983, il Republic of South Africa
7
Fondamenta di un paese che da sempre si ritrovano nel campo dell’educazione che,
come ricorda il tanto amato Nelson Mandela
4
, significativo attivista sudafricano nella
lotta contro l’apartheid, «è la più potente arma che si possa utilizzare per cambiare il
mondo»
5
.
L’analisi qui svolta verterà, quindi, sul tema dell’educazione ed in particolare su
quello dell’istruzione scolastica che, in Sudafrica, nel corso del tempo, ha
attraversato numerosi e travagliati eventi, aprendo anche una piccola parentesi sul
concetto della disabilità e sulla maniera in cui venne introdotta all’interno delle
scuole.
Per svolgere tale analisi, mi sono avvalsa, in primis, della mia esperienza svolta
direttamente nella realtà sudafricana e a contatto con società di cura ed educazione di
persone con disabilità; e di un’ampia bibliografia internazionale (per la maggior parte
proveniente dal Sudafrica stesso) che illustra la storia e l’istruzione del paese.
Il capitolo I avrà come oggetto d’analisi l’evoluzione storico-sociale di quanto
concerne il sistema d’istruzione scolastico del Sudafrica: si partirà da una breve
disamina a partire dal periodo precoloniale, quando l’istruzione che veniva fornita
era prettamente di tipo famigliare e volta all’acquisizione della cultura della
popolazione d’appartenenza; si passerà poi ad interessarsi di tutto il periodo storico
caratterizzato da processi colonizzatori da parte dei boeri e dei britannici in cui vi
Act 110, con cui si permise una minima rappresentanza a indiani e coloured al parlamento, ma non
ancora a neri. Ai primi, con l'Electoral Act for Indians Amendment Act 16 del 1981 e l'Elections
Amendment Act 104 del 1982, venne riattribuito il diritto di voto. La nuova Costituzione non fece che
aumentare il disordine in tutto il Paese. Finalmente, alla fine degli anni ‘80 si verificarono i primi
negoziati tra il governo e l’opposizione che sfociarono in un’apertura verso la le ipotesi di trattativa
con l’elezione a Presidente di De Klerk nel 1989, che fu capace di portare il Sudafrica verso una fase
di transizione democratica. L’azione governativa di De Klerk cominciò con la liberazione di
prigionieri politici che non avevano compiuto reati di uccisione: tra loro, anche Nelson Mandela che
venne scarcerato l’11 febbraio 1990. Nel 1993, si ebbe la prima Costituzione Democratica del
Sudafrica (provvisoria), che riconobbe tutti i sudafricani come un unico popolo. Si venne così a
formare un nuovo Governo di Unità Nazionale al cui capo venne eletto Presidente della Repubblica il
9 maggio 1994 Nelson Mandela, con le prime elezioni libere e democratiche a suffragio universale.
Con il nuovo governo si lavorò profondamente all'obiettivo della Costituzione che venne
definitivamente approvata il 1° ottobre 1996. Per ulteriori approfondimenti, si veda: V. Federico,
Sudafrica, Il Mulino, Bologna 2013.
4
Il primo presidente nero del Sudafrica fu Nelson Mandela, a partire dal 1994 fino al 1999. Fin da
giovane, all’età di 26 anni, entrò nella politica nell’African National Congress di cui nel tempo
divenne il leader. Particolarmente attivo nelle campagne anti-apartheid, Mandela fu arrestato nel 1964,
per poi essere liberato 27 anni più tardi. Per ulteriori approfondimenti, si veda:
http://www.britannica.com/EBchecked/topic/361645/Nelson-Mandela.
5
Address by Nelson Mandela at launch of Mindset Network, Johannesburg 16 luglio 2003. Per ulteriori
approfondimenti, si veda:
http://www.mandela.gov.za/mandela_speeches/2003/030716_mindset.htm.
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furono elevati tentativi di plasmazione della popolazione sudafricana verso una
cultura più europea possibile; per poi terminare il percorso fino ai giorni nostri, con
l’istituzione di un vero e proprio sistema d’istruzione nazionale.
Un breve sottocapitolo è dedicato a sé all’istruzione della popolazione non bianca
(nera, coloured
6
ed indiana) in quanto ad essa, a partire dal periodo coloniale, veniva
riservato un trattamento assai differente rispetto ai bianchi. Le popolazioni nera,
coloured ed indiana venivano infatti considerate estremamente inferiori agli europei,
tanto da venire relegati a lavori di schiavitù e sottopagamento che li costringevano
alla povertà e quindi alla difficoltà di accesso a condizione d’istruzione, ma anche di
vita, dignitose.
Accanto a tale trattazione si accenneranno brevemente anche le principali leggi che
hanno fatto, e fanno ancora oggi, da cornice a tutta la legislazione sudafricana in
tema educativo.
Nel capitolo II verrà preso in esame, in tutta la sua completezza, proprio il sistema
d’istruzione. Di esso se ne darà una precisa descrizione ai vari livelli che lo
compongono (General Education and Training; Further Education and Training;
Higher Education), spiegandone anche il sistema di qualificazione a cui sottendono.
Il capitolo III concernerà il tema della disabilità sia in generale, dandone definizioni
possibili di un concetto così ampio e difficile a contenere in confini assoluti, sia
specificatamente all’interno del campo scolastico, ed anche qui se elencherà in
maniera concisa la legislazione in merito.
Dopo una prima indagine condotta sulla considerazione delle persone con disabilità
all’interno della popolazione sudafricana durante il periodo dell’apartheid, ci si
soffermerà sulla lente d’osservazione che oggi viene posta su queste persone, per
venirne ad una soluzione di cotanta ignoranza attraverso l’inclusione sociale e
conseguentemente scolastica.
Inclusione che sarà l’altro argomento affrontato parallelamente a quello della
disabilità, proprio perché di estrema importanza nella rivoluzione del sistema
d’istruzione del paese.
6
Per coloured in Sudafrica si intende quella popolazione nata da un’unione mista tra Europei e
Africani o Asiatici, come da definizione dal 1950 al 1991. Nei primi anni ’90 essa venne abolita a
causa dello smantellamento del sistema di apartheid nel quale trovò applicazione. Per ulteriori
approfondimenti, si veda: http://www.britannica.com/EBchecked/topic/126829/Coloured.
9
Infine, il IV ed ultimo capitolo illustrerà in maniera approfondita una mia analisi
antropologica sul sistema d’istruzione scolastico sudafricano ed anche a proposito
della nozione di disabilità.
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Capitolo primo: Il sistema scolastico in Sudafrica
In questo primo capitolo ci si soffermerà in particolare su ciò che riguarda il cuore
dell’ambito scolastico del Sudafrica, intraprendendo una disamina storica-legislativa
che analizzi i vari metodi con cui l’istruzione è stata amministrata nel corso del
tempo, e che ne dia una visione più completa rispetto le leggi da cui è stata normata.
In particolare lo studio svolto tratterà l’evoluzione del sistema scolastico sudafricano
a partire dall’anno 1967 fino ad arrivare ai giorni nostri, con una breve descrizione
del periodo precedente (a partire dal periodo pre-coloniale).
In una prima parte sarà narrato il corso dei principali eventi storici; nella seconda
verrà illustrato tutto l’insieme di norme che è andato via via a costituire la
legislazione scolastica sudafricana.
1.1 La storia ed il contesto
L’analisi storica qui svolta affronterà, seppur brevemente, un periodo molto ampio (a
partire dal 1652), con un rapido accenno alle popolazioni vissute sul territorio
sudafricano da vari millenni a questa parte.
1.1.1 Dall’era precoloniale alla guerra anglo-boera
a) Il Capo di Buona Speranza
Le prime popolazioni ad abitare queste terre furono i Khoi
7
, i San
8
ed i Bantu
9
,
indigeni molto differenti tra loro che abitavano la parte più estrema del Sudafrica,
ossia la regione del Capo.
Si trattava di popoli indigeni prevalentemente nomadi, portati a spostarsi
velocemente da una parte all’altra del territorio, e cacciatori-raccoglitori, la cui
fondamentale aspirazione era quella della sopravvivenza.
7
«I Khoi sono originari delle regioni nord-est di quello che attualmente è il Botswana. […] Essi erano
un popolo pastorale, possessori di bestiame e anche allevatori di pecore a coda grassa, ed erano anche
fabbricanti di ceramiche», (J. J. Booyse, C. S. le Roux, J. Seroto et all., A history of schooling in South
Africa, Van Schaik, Pretoria 2011, p. 38).
8
«I San erano anche loro tra le più anziane popolazioni indigene che abitavano la Colonia del Capo
durante il periodo pre-coloniale. […] I San non erano soltanto cacciatori-raccoglitori ma avevano
talenti artistici che erano suddivisi in pittura e scultura. […] Essi preferivano vivere in piccoli clans
nelle caverne o nei rifugi», (Ivi, pp. 38-39).
9
«I Bantu vivevano in varie parti dell’Africa tra il secondo e il quinto secolo. Essi erano misti
agricoltori. Essi radunavano il bestiame, pecore e capre e coltivavano il sorgo, il miglio e altre colture;
essi producevano strumenti di ferro e ornamenti di rame; ed essi vivevano in villaggi fissi», (Ivi, p.
40).