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più grande gestore dei servizi idrici esistente in Italia: l’Acquedotto Pugliese
s.p.a. esaminandone gli aspetti normativi, quelli organizzativi, nonché quelli
legati alle attività e alla strategia implementata dalla società.
CAPITOLO 1
IL SETTORE IDRICO
1.1 UN QUADRO GENERALE
Questo capitolo intende fornire un inquadramento generale della struttura del mercato
idrico italiano con un cenno anche alle diverse esperienze internazionali. Sono stati
affrontati aspetti quali: la domanda idrica, l’infrastrutturazione, le possibilità di
concorrenza in questo settore, le esperienze internazionali e il tema della tariffazione.
Prima di entrare nel vivo della trattazione occorre premettere che i servizi idrici
presentano peculiarità che li differenziano dagli altri servizi a rete, in quanto hanno una
notevole valenza ambientale che pone l’esigenza di un utilizzo della risorsa coerente
con i principi dello sviluppo sostenibile.
A questo proposito, la direttiva 2000/60/CE, che istituisce un quadro per l’azione
comunitaria in materia delle acque, recita: “L’acqua non è un prodotto commerciale al
pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale.” La
stessa direttiva aggiunge al considerato numero quindici “La fornitura idrica è un
servizio di interesse generale, come indicato nella comunicazione della Commissione”.
Tutto ciò significa che è un diritto che, oltre ad essere riconosciuto, va garantito secondo
i parametri del servizio universale, dell’open access, della giustizia sociale,
dell’eguaglianza, della solidarietà.
Un servizio che oltre alla distribuzione di acqua a usi civici riguarda anche i servizi
pubblici di fognatura e la depurazione delle acque reflue: quindi il diritto alla salute.
Capitolo 1: Il Settore Idrico
5
Un settore, per il quale si parla di concorrenza per il mercato
2
, piuttosto che di
concorrenza nel mercato (monopolio naturale); nel quale la regola della concorrenza
cede al principio della coesione economico-sociale.
1.2 LA DOMANDA IDRICA
Nel settore idrico la domanda si differenzia da quanto avviene in altri mercati, anche
delle utilities. Infatti, il concetto si sdoppia perché: da un lato, ci si riferisce al prelievo-
fabbisogno (concetto di domanda effettiva e potenziale), equivalente al consumo delle
risorse; dall’altro, si possono considerare le quantità fatturate, corrispondenti ai ricavi
degli operatori, che, per diverse ragioni, differiscono da quelle prelevate.
A fronte di 52 miliardi di m³ di acqua utilizzabili, i prelievi ammontano a circa 40
miliardi di m³; ciò, poiché, oltre agli usi dell’uomo (civili, agricoli e industriali), vi sono
fabbisogni di tipo ambientale, connessi al concetto del deflusso minimo vitale.
D’altra parte, facendo un bilancio tra risorse e fabbisogni, emerge un apparente
equilibrio, ma si tratta di valori medi, che non tengono conto delle diversità stagionali di
fabbisogno, né delle annate siccitose, né infine della diversa distribuzione delle risorse
nello spazio.
La difforme distribuzione nel tempo e nello spazio della risorsa idrica, spesso
concentrata quando e dove non si manifesta maggiore domanda, ha portato a trasportare
2
È un meccanismo con il quale attraverso una gara si sceglie un gestore il quale avrà il
monopolio del servizio per un certo numero di anni, in cui dovrà garantire una serie di
investimenti, il raggiungimento di determinati obiettivi di servizio e soprattutto adeguate
regole tariffarie.
Capitolo 1: Il Settore Idrico
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l’acqua nel tempo (mediante costruzione di serbatoi) e nello spazio (mediante la
realizzazione di condotte).
Nonostante ciò, le crisi idriche sono sempre più ricorrenti e sempre maggiore è la
necessità di trasferire rilevanti volumi idrici alla stagione estiva e nelle aree di maggiore
fabbisogno.
Per quanto riguarda la destinazione d’uso come risulta dalla figura 1, tra i fabbisogni
idrici abbiamo:
Usi civili: prevalentemente destinati agli usi civili domestici ed in misura minore
agli usi civili non domestici (caserme, ospedali, scuole, mercati, uffici, negozi)
Agricoli: i volumi annui utilizzati variano in funzione dell’andamento climatico,
delle disponibilità e delle colture. I dati evidenziano, a questo proposito,
differenze a livello territoriale: nel Nord l’irrigazione riguarda oltre il 30% della
superficie agricola utilizzata, nel Centro circa il 9% e nel Mezzogiorno tra il 10 e
11%. Esigenze di mercato e una rinnovata concezione dell’agricoltura stanno
portando ad una riduzione nell’utilizzazione della risorsa idrica, specie nel
Mezzogiorno d’Italia.
Industriali. Essi possono essere ripartiti tra energia e industria:
- Energia: si stima un fabbisogno intorno ai 5 miliardi di m³ annui,
considerando i soli impianti termoelettrici, che utilizzano acqua dolce per
il raffreddamento.
- Industria: l’industria italiana utilizza annualmente un quantitativo di
acqua stimato in 8 miliardi di m³. La gran parte delle industrie si
approvvigiona direttamente dai corsi d’acqua e dalle falde.
Capitolo 1: Il Settore Idrico
7
Fig.1 Prelievi annui di acqua per tipologia d'uso e area geografica
Fonte: Legambiente 2007 – Il libro bianco di Legambiente
La ripartizione geografica della risorsa idrica, quindi, è molto disomogenea e, specie in
alcune regioni, si osservano significative variazioni stagionali dei flussi e concentrazioni
spazio-temporali delle precipitazioni. Nelle regioni meridionali, oltre a una minore
piovosità generale, è stata rilevata una tendenza all’instaurarsi di lunghi periodi di
siccità, mentre in quelle settentrionali, a fronte di un’entità annua delle precipitazioni
sostanzialmente stabile, si è osservato un progressivo aumento della concentrazione
delle precipitazioni in eventi di elevata intensità.
Complessivamente, al Nord
3
la domanda idrica è maggiore (circa del 66%) a causa di
una prevalenza di attività agricola e zootecnica intensiva e di un’accentuata
concentrazione industriale, mentre nel Sud si riscontra una cronica carenza d’acqua per
tutti gli usi.
3
Tra le città, Torino ha il maggior consumo mentre Firenze il minore
Capitolo 1: Il Settore Idrico
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Il settore idrico in Italia ha un giro d’affari stimato nell’ordine di circa 5 miliardi di euro
ed è potenzialmente attrattivo, visti gli alti consumi pro capite (908 m³ annui rispetto
alla media UE di 604) e la crescita media dei ricavi del settore, stimata superiore al 3%
annuo
4
.
È però un business poco redditizio, in cui il Mol (Margine Operativo Lordo) medio si
attesta attorno al 15% del fatturato. Ciò dipende dal fatto che in Italia le tariffe sono tra
le più basse in Europa e il metodo normalizzato non consente alti rendimenti del
capitale investito, essendo orientato esclusivamente all’economicità della gestione.
Le prospettive di sviluppo della domanda in Italia, con una crescita demografica dello
0,9%, dipendono soprattutto dall’aumento della qualità della vita e dalle pratiche di
irrigazione in agricoltura; d’altra parte, c’è da attendersi, anche per effetto di una
politica di progressivo aumento delle tariffe, che si giunga ad un uso più razionale delle
risorse e quindi ad una riduzione dei consumi.
Dalla figura 1 si evince che i prelievi per usi irrigui rappresentano il 48% dei consumi
totali, quelli per usi industriali e per la produzione di energia il 33%.
5
.
A livello europeo, invece, si osserva una tendenza alla stabilizzazione se non la
riduzione dei prelievi complessivi. Ciò è riconducibile ai seguenti fenomeni:
- andamento demografico,
- ridimensionamento di comparti tradizionalmente caratterizzati da elevati consumi
idrici,
- diffusione di processi produttivi più efficienti.
4
Workshop: “Questioni ambientali: risorse idriche” , La gestione d’ambito dei servizi idrici.
Torino, 2005.
5
Comitato per la vigilanza sull’uso delle risorse idriche. “Relazione annuale al Parlamento sullo
stato dei servizi idrici Anno 2003”
Capitolo 1: Il Settore Idrico
9
Fonte: COVIRI - Relazione annuale al Parlamento sullo stato dei servizi idrici Anno
2003
1.2.1 La domanda idrica in Europa
L’Unione Europea dispone di sufficienti risorse idriche, anche se risulta divisa tra
l'enorme ricchezza idrica dei Paesi scandinavi, dell'Islanda e dell'Irlanda, dove vi sono
oltre 10.000 metri cubi l'anno, la buona condizione dei paesi alpini e balcanici (5-
10.000, come negli Usa), e le scarse risorse degli altri Stati. Da un lato, vi sono Gran
Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia con una disponibilità compresa tra
2.000 e 5.000 m
3
ad abitante, dall'altro le più gravi condizioni di alcuni importanti
Nazioni (Germania, Polonia, Romania ed altre confinanti) dove vi sono meno di 2.000
metri cubi per abitante, alla stessa stregua, cioè, degli Stati del Sahara e dell'Africa
orientale e meridionale, e ancora del Medio Oriente.
In figura 2 si evincono tali aspetti.
Fig. 2 Disponibilità idriche in Europa
Capitolo 1: Il Settore Idrico
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Fonte: Eurostat e Ocse (1997)
I consumi in Europa risultano molto differenziati: in media, il 14% dei prelievi totali di
acqua è effettuato a scopi civili, il 30% per l’agricoltura, il 10% per l’industria e il 46%
a scopo energetico.
6
Riguardo agli usi civili, i consumi nell’Unione europea sono caratterizzati da
stabilizzazione o riduzione ma occorre distinguere tra i diversi paesi membri in quanto,
secondo le stime elaborate dall’OECD (1999), i consumi pro capite più elevati si
registrano in Italia, Spagna e Svezia, in una fascia intermedia si collocano Danimarca,
Finlandia, Francia, Austria, Regno Unito, Lussemburgo, Paesi Bassi e Irlanda, mentre i
prelievi più bassi si rilevano in Portogallo, Belgio e Germania.
L’Italia è il Paese che, in rapporto al numero di abitanti, consuma più acqua in Europa,
infatti, ed è quello che preleva la più alta quantità d’acqua pro capite di tutta la comunità
6
IRSA-CNR (2003)
Capitolo 1: Il Settore Idrico
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europea ma il nostro paese, purtroppo ha un altro triste primato che è quello delle
perdite: in Italia si attestano intorno al 33% contro una media europea del 10%.
Per gli operatori di settore tali deficienze del sistema idrico italiano possono costituire
un’opportunità in un’ottica di medio termine. La necessità di maggior efficienza
operativa ed economica del sistema determinano maggiori spazi per lo sviluppo delle
imprese più efficienti e costituiscono importanti motori per nuovi e maggiori
investimenti.
1.3 LA FILIERA IDRICA
Per comprendere il settore idrico occorre soffermarsi sulle sue peculiarità strutturali e
sulle modalità di funzionamento a partire dalla filiera idrica. Il sistema delle utenze è
generalmente strutturato nello schema dei c.d. servizi “ a rete”, dove si distinguono tre
attività: produzione, distribuzione, erogazione individuabili nella c.d. “filiera idrica”.
Il ciclo della filiera idrica può essere scomposto nelle seguenti fasi:
1) approvvigionamento (captazione, adduzione, potabilizzazione);
2) distribuzione e vendita;
3) il servizio di fognatura;
4) depurazione e smaltimento.
Ognuna di queste fasi presenta problematiche gestionali differenti, ma vi è diffuso
convincimento che una gestione integrata della filiera consente di ottenere
miglioramenti qualitativi del servizio offerto grazie ad un forte coordinamento tra le
diverse fasi che, ad ogni modo, risultano fortemente connesse.
In Italia, storicamente, le varie fasi della filiera idrica sono state spesso gestite da
soggetti diversi, sebbene, a seguito della legge Galli del 1994, si sia delineata una certa
Capitolo 1: Il Settore Idrico
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tendenza verso una gestione integrata. Attualmente, i gestori operanti nelle aree urbane
sono prevalentemente integrati lungo tutta la filiera, mentre risultano frammentate le
gestioni delle grandi reti extraurbane, che sono generalmente gestite da consorzi di Enti
locali.
Connesso all’efficienza gestionale è il raggiungimento di economie di scala, che
presentano un peso diverso in relazione alla fase della filiera analizzata. Economie di
scala sono presenti, innanzitutto, nelle attività strumentali alla produzione dell’acqua e,
in particolare, nella progettazione e costruzione delle reti e degli impianti, attività per le
quali si dispone di un vantaggio competitivo importante.
In secondo luogo, anche le attività di staff (pianificazione, programmazione e controllo,
gestione delle risorse finanziarie, gestione delle risorse umane, sistemi informativi)
presentano, da un lato, economie di scala e, dall’altro, possibilità di ottenere quella
razionalizzazione dei costi che è tipica di imprese verticalmente integrate evitando così
costi di duplicazione.
Di queste fasi quella che assume maggior rilievo nel contesto analizzato è quella
dell'approvvigionamento poiché è immediata la sua connessione con le attività di
fognatura e di depurazione; l’esaurimento e la contaminazione della risorsa possono,
infatti, compromettere definitivamente l'erogazione dell'acqua per uso potabile.
Passiamo ora all’esame delle diverse fasi della filiera idrica:
1) L’APPROVVIGIONAMENTO
Quest’attività si può scomporre in tre sottoprocessi:
a) Captazione: riguarda il complesso di attività necessarie al recupero della
risorsa dal territorio; questa è una fase di fondamentale importanza per
Capitolo 1: Il Settore Idrico
13
quanto concerne gli aspetti qualitativi, l’impatto ambientale,
l’infrastrutturazione e la stessa struttura organizzativa.
In Italia vi è un elevato numero di opere di presa a causa del particolare
assetto idrografico ed idrogeologico del territorio nazionale, caratterizzato, in
alcune aree, da sorgenti di modesta produttività e da corsi d’acqua a carattere
prevalentemente torrentizio. Le opere di prese sono in larga misura costituite
da pozzi (45%) e sorgenti (40%), mentre il ricorso ad acque superficiali è
limitato (15%). La Puglia è l’unica Regione che può disporre, sul territorio,
esclusivamente di acqua da pozzi
7
. Il Centro ricorre prevalentemente ad
acqua di sorgente mentre le acque superficiali risultano predominanti solo in
alcuni Ambiti centro-meridionali
8
(in Emilia Romagna, in Toscana, Marche,
Calabria e Sicilia).
b) Potabilizzazione: comprende le attività di trattamento delle acque raccolte.
Tale processo in Italia si trova in uno stadio ancora poco avanzato,
considerato che per l’80% delle acque sotterranee è effettuata una sola
clorazione/disinfezione. Solo le reti maggiori riescono a realizzare
trattamenti sofisticati e hanno la possibilità di introdurre tecnologie
innovative (membrane, ozonizzazione) per la realizzazione di servizi
integrati alle reti
9
.
7
Anche se eroga acqua captata da laghi e sorgenti di altre Regioni
8
COVIRI, Relazione annuale al Parlamento sullo stato dei servizi idrici, 2004.
9
Sebbene il trattamento chimico -fisico per la potabilizzazione presenti economie di scala
moderate, dimensioni troppo contenute renderebbero eccessivamente onerosi i costi relativi al
monitoraggio della qualità dell’acqua erogata.